Voce di S. Antonio - Parrocchia di S. Antonio  - Salsomaggiore Terme

1 agosto 1950 – Voce di S. Antonio - Dalli! E' un prete! (1) - Il Sacerdote è combattuto - E’ una constatazione di fatto che non ci sorprende poiché già a suo tempo Cristo ce ne diede l’avviso: — Come hanno per­seguitato me, perseguiteranno anche voi. E’ così. Deve essere così. Se non fosse così, Cristo avrebbe mentito. E Cristo non mentisce mai.

Chi lo combatte?

I primi a combattere i sacerdoti furono i farisei, cioè gli uomini dell’ambizione, dell’ipocrisia, dell’odio, coloro insomma che nel sacerdote cristiano vedevano il rappresentante e il continuatore di quel Cristo il quale aveva bollato con la sua parola di fuoco la loro ipocrisia.
Così la storia si è ripetuta di secolo in secolo sino ad oggi.
Anche oggi il sacerdote è odiato da chi odia Dio, da chi odia il bene, da chi odia la verità, da chi vorrebbe eliminato il cristianesimo dal mondo. Guardatevi d’in­torno: i più arrabbiati mangiapreti sono i bestemmiatori, gli ipocriti, i falsari, gli arrivisti, i settari, gli scavezzacolli, gli adulteri, i ladri, gli ubriaconi, gli anarchi­ci, i galeotti.
Le persone da tutti stimate per la loro rettitudine morale amano, stimano, difen­dono il sacerdote.
E’ questa una constatazione che non te­me smentite e che, da sola, vale la più poderosa apologia del sacerdozio cattolico.

Perchè si combatte il sacerdote?

Lo combattono con una diabolica per­sistenza e con una infernale tattica, non disgiunta da una satanica perfidia, perchè, lo sanno troppo bene, annientato il sacer­dote, sarebbe annientato il Cristianesimo, che dal sacerdote è stato diffuso e dall’o­pera del sacerdote e mantenuto nella sua salvatrice efficienza. Ed è questo l’obbiettivo su cui puntano nella vana illusione di atterrare Colui che ha vinto la morte.

L’Arma dei nemici

E’ l’arma sempre vecchia, ma sempre efficace: la calunnia. Essi gridano ossessio­nati; — Via il sacerdote! —

Egli è un essere inutile

Rispondiamo: sarà inutile per voi, ma è utile per altri. Inutile per voi che volete vivere da bestie, ma non è inutile per al­tri, e non son pochi grazie a Dio, i quali credono di non essere solo un ammasso di carne che vegeta, che mangia, che beve, che muore, ma sanno di avere un’anima che pensa, che ama, che soffre, che tende all’immortalità.
Per santificare quest’anima attraverso alla pratica di una religione concreta e ri­velata; per battezzare e per istruire i lo­ro figlioli; per confortare i loro ammalati; per consacrare il vincolo del loro amore su cui si basa la famiglia; insomma per essere cristiani e non scimmie tutti costoro che non la pensano come voi, vogliono e reclamano a loro disposizione, di giorno e di notte, nella gioia e nel dolore, il sa­cerdote.
Dunque, almeno per costoro, il sacerdo­te non è un essere inutile. Chi si sente di provare il contrario?

Il Sacerdote è uno sfruttatore

Se io mi dilungassi in astrusi ragiona­menti per provare il contrario non sarei seguito e forse nemmeno compreso da chi pertinacemente persiste a vedere le cose solamente sotto il suo punto di vista e a valutarle secondo il criterio di una setta­ria propaganda a base di odio e di men­zogna. E allora io, venendo molto al con­creto, rivolgo una domanda ai lettori di questo giornalino, che sono i parrocchia­ni di S. Antonio, non esclusi i più arrabbia­ti mangiapreti o mangiafrati:
— Chi di voi è mai stato sfruttato dal Sa­cerdote? Chi si sente di rispondere esca dal branco. — Dico: — chi di voi è stato sfruttato dal Sacerdote?
E’ una sfida che vi lancio, capite? Se voi non rispondete, vuol dire che siete a corto di argomenti oppure dei vigliacchi.

Il Sacerdote è contro il popolo

L’esperienza di chi conosce la storia vi prova che i nemici della religione usano, nel combatterla, la magistralissima tattica di presentare agli occhi del popolo credu­lone il sacerdote in contrasto con gli idea­li del momento.
Quando, per esempio, cinquantanni fa l’ideale era la Patria, si diceva: I preti sono contro la Patria. — Quando l’idea­le era il progresso, si diceva: — I preti so­no oscurantisti.— Oggi l’ideale è l’esalta­zione del popolo e allora niente di più opportuno che gridare; — I preti sono nemi­ci del popolo. —
Sempre così. Calunniate, calunniate: qualche cosa resterà.
Penso che se domani venisse un terre­moto non sarebbe improbabile ascoltare un altro grido: — Dei preti la colpa. — Del resto non fu meno assurda quella ca­lunnia che indicava nel Papa il responsabile della guerra.
Quanto il clero, cioè i sacerdoti, hanno fatto per il popolo è un ricco materiale passato in dominio di quella storia che troppo spesso si vuole ignorare. Già in un articolo piuttosto lungo da me steso su questo giornalino alcuni mesi fa, che mol­ti forse non hanno nemmeno degnato di uno sguardo, io ricordavo parte di quel moltissimo operato dai sacerdoti a vantag­gio del popolo. Non credo quindi conve­niente ripetermi. Mi basta dirvi che tutta la vita, tutta la dottrina, tutto il ministero del sacerdote è per il popolo. Il sacerdote è contro il popolo? Mentitori di professione, vi sfido a pro­varlo.

Il Sacerdote è un fannullone

Eh! già, perchè non fa il calzolaio, nè il muratore, nè il commerciante. Egli fa il sacerdote, cioè prega, studia, predica, insegna, visita i malati, istruisce i fanciul­li, resta a disposizione di chi ha bisogno del suo consiglio, delle sue raccomanda­zioni, del suo aiuto nel disbrigo di prati­che, egli cura la Chiesa, celebra, ammini­stra i sacramenti, compila i registri dei nati, dei morti, dei matrimoni, dello stato d’anime; egli sbriga le pratiche svariate della parrocchia; egli cura le opere par­rocchiali che possono essere asili, ricrea­tori, teatri, associazioni cattoliche ecc...; egli compie una missione pietosa in un ospedale, in on manicomio, in un sanato­rio o in un carcere; egli insegna in una scuola o in un collegio o in un seminario; egli lavora in un ufficio di curia; egli va lontano in terra di missione portatore di fede e di civiltà.
Che fa il sacerdote? Egli mantiene cri­stiana una popolazione, che, senza di lui, tornerebbe, sotto l’aspetto religioso e mo­rale, allo stato selvaggio. Se egli non fa­cesse altro che restare là in mezzo al suo popolo, sempre a disposizione di chi lo vuole, anche quando ivi si piange e si muore, farebbe abbastanza. Una sentinel­la, anche rimanendo semplice sentinella, non si chiama mai fannullone.
Il sacerdote è un fannullone? Voi, o amanti del dopolavoro, con d minuscolo, non dite così del maestro, del medico, dell’avvocato del giudice, del carabiniere, voi non dite così neanche dell’attore tea­trale o cinematografico, del commediante, del saltimbanco, dell’indovino, della me­retrice Voi sputate il vostro veleno solo contro il sacerdote perchè tutta l’opera sua è contro tutta l’opera vostra: voi siete i rappresentanti del male ed egli è il rap­presentante del bene; voi siete portatori di tenebre ed egli è portatore di luce; voi militate per satana ed egli milita per Cri­sto. Deve essere così! Se voi parlate bene di lui, vorrebbe dire che egli vi assomiglia. Che Dio ce ne liberi!

II Sacerdote è un gaudente

Questa ultima accusa lanciata dagli austeri esponenti di una vita penitenziale fatta di digiuni, di macerazioni cruente e di segregazione è di una potenza demo­litrice da vera bomba atomica. Tentare di fronteggiarla per controbatterla è una im­presa che farebbe tremare le vene e i pol­si a uomini ben più agguerriti di me. Non mi ci provo nemmeno. Tenterò invece di aggirare la posizione mirando a colpire il nemico alla schiena con la punta avvele­nata di una domandina che suona così:
Se la vita del sacerdote è proprio la vita comoda del proverbiale Michelaccio, che mangia, beve, dorme e va a spasso, perchè anche voi, o sibariti nostrani, non l’avete abbracciata? Ma molti ancora sono in tempo. Coraggio dunque, o giovanotti! spezzate finalmente il giogo di schiavitù che vi spinge ogni sera nelle mefitiche sa­le dei cinema o negli asfissianti serragli dei festival», dove, allo stridore infernale di una musica tanto esotica quanto sel­vaggia, vi spossate in frenetiche danze che richiamano i contorcimenti dell’epilettico, e... venite con noi nei nostri conventi, nel­le nostre canoniche. Coraggio, giovanotti! fate ressa alle porte dei nostri seminari. E’ di là che, dopo una quindicina d’anni gioiosi, trascorrendo i giorni di festa in festa, di bagordi in bagordi, felicemente salperete verso la terra di Bengodi, verso cioè le immancabili gioie della vita sacer­dotale rallegrata da banchetti luculliani, da dolcissimi riposi su rive incantate, da spassosi diporti senza fine. Se la beatissi­ma vita del prete o del frate è una vera cuccagna, perchè anche voi non vi fate prete o frate?
Che? non siete disposti ad accettare l’invito?
Che? persistete nel gran rifiuto?
Oh! allora non c’è altra alternativa: o siete degli eroi o siete dei citrulli.
Non c’è altra alternativa.
P. Roberto

 

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