Dott. Lorenzo BerzieriLorenzo Berzieri ( Besozzola di Pellegrino Parmense, 5 dicembre 1806 - Lucca, 11 marzo 1888 ) - Figlio di Antonio e Francesca Marubbi, ancora giovanissimo resta orfano di padre è può studiare grazie al sostegno di una ricca Signora che gli finanzia gli studi, prima a Borgo San Donnino poi a Piacenza, dove completa gli studi secondari ed infine a Parma dove nel 1835 si laurea a pieni voti in medicina. Il 27 maggio 1835 il Consiglio degli Anziani di Salsomaggiore delibera di aprire un concorso per un posto di medico condotto che venne vinto il 15 giugno 1835 dal Berzieri alle seguenti condizioni:
1) Stipendio annuo di lire 700
2) Che il Medico Cerusico debba curare gratuitamente tutti gli abitanti di Salsomaggiore che saranno riconosciuti miserabili dal Consiglio delle contribuzioni
3) Che non potrà esigere dai proprietari che la sola tassa di centesimi 70 per ogni miglio di monte e centesimi 60 per ogni miglio di piano.
4) Che si adoperi per le operazioni della mammana quando il caso lo richieda
5) Che non potrà assentarsi dal comune senza speciale licenza del Podestà
6) Terrà un registro da cifrarsi e numerizzarsi dall’Autorità locale nel quale conterrannosi le seguenti colonne a) il numero d’ordine b) il cognome, nome, professione, domicilio dell’infermo, c) la data in cui venne fatta la visita d) i giorni di malattia e) il nome nosologico della malattia f) le prescrizioni medico chirurgighe g) se la cura viene eseguita a pagamento o gratis

 

In questo periodo Salsomaggiore contava circa 800 abitanti sparsi su tutto il territorio. Nulla si dice del Medico Lorenzo Berzieri quando nel 1836 scoppia un’epidemia di peste colerica, mentre molto si racconta del1839 quando il dott. Berzieri si reca in visita a casa di Ceriati Luigi che era affetto da pleurite acuta e la moglie Teresa Belengi gli fa visitare la figlia Franchina Ceriati (nata 11-5-1833 e vissuta sino al 13-3-1912), che era affetta da tre anni da “spina ventosa” al piede destro, un tipo di tubercolosi che interessa le falangi e i metacarpi . Un fatto che in qualche anno farà cambiare completamente fisionomia a Salsomaggiore.

Dott. Lorenzo Berzieri - Salsomaggiore TermeDagli appunti del Berzieri:

"Mentre io mi trovavo medico condotto in Salsomaggiore, ebbi nella primavera del 1839 a prestar cure ad un certo Ceriati Luigi affetto da pleurite acuta che superò felicemente. Essendo questi ancora in convalescenza, fui unitamente alla moglie sua Teresa Bellengi, invitato a vedere una loro figliola, per nome Franchina malata da tre anni, di tumore al piede destro, per cui vivevano sempre in gravi pene, tanto più che fino allora tornata era vana ogni cura prodigatale da diversi distinti medici e chirurghi, per lo chè gli infelici genitori ne presagivano già un esito infausto M'accinsi tosto a visitare non senza accuratezza la giovinetta Franchina, che rilevai di temperamento nerveo linfatico, pallidetta in viso, emaciata, non gustava gran chè i cibi, i sonni suoi erano piuttosto brevi perchè tratto tratto interrotti da qualche fitta lancinante, ed era la dolentezza del piede malato che rilevai poi in preda ad una spina ventosa, per cui le ossa del metatarso erano notevolmente tumefatte ed alquanto voluminose e sul medesimo arto, precisamente sul dorso dello stesso riscontravasi un'ulcera profonda in corrispondenza del 1° e 2° osso del metatarso e sotto la compressione provava una dolentezza a tutto il piede e ne usciva in pari tempo una materia liquida siero, purolenta. L'introduzione di uno specillo per la medesima ulcera mi rese manifesto che le ridette ossa erano in parte cariate, « A quel punto la madre della fanciulla mi diceva essere da quella piaga uscite più volte delle scheggie d'ossa. Da tutto ciò mi fu facile inferirne essere la malattia alimentata da un vizio scrofoloso, e che antiscrofolosa ne dovea essere la cura da tentarsi, Ma cosa rimaneva a farsi da me, dopo i tentativi già oprati da valenti Medici e Chirurghi, i quali non v'ha dubbio, avevano adottato il metodo più razionale di cura antiscrofolosa, ed esauriti tutti i tentativi dell'arte. « Andai fra me stesso, per qualche tempo, meditando quale rimedio mai io avessi potuto con qualche probabilità di successo tentare, onde salvare, se ciò era ancora possibile questa graziosa fanciulla dall'amputazione dell'arto affetto, e che si affacciava inesorabilmente quale rimedio il più acconcio alla salute della sventurata giovinetta. Dopo pensato e ripensato seriamente sulla malattia in discorso, mi balza alla mente l'idea dei bagni di mare, memore di quanto io avevo letto nella celebratissima opera del Medico Inglese L. Busk pubblicata sin dal 1751, favoritami dal Chiarissimi Prof. C. Toschi nel 1835 e che ha per titolo De tabe glandularum sive de usu aquae marine in morbis glandularum non che di quanto mi aveva insegnato il Gianelli col suo manuale per i bagni di mare pubblicato nel 1833. Avrei indirizzato molto volentieri la mia Piccola inferma alle onde marine, ripromettendomi miglioramento da quelle bagnature, principalmente pel jodio di cui fan parte le acque del mare oltre gli altri principi che mineralizzano le medesime. Ma qui un forte ostacolo metteva inciampo a tale divisamento, ed era la ristrettezza economica della famiglia della Franchina, per cui dovetti, mio malgrado, abbandonare questa idea. Allora mi posi a riflettere che in Salsomaggiore si hanno acque simili a quella del mare, e che dalle une e dalle altre si trae colla semplice evaporazione il cloruro di Sodio, cioè il sale di cucina, e che le prime diversificano dalle seconde pel solo grado di satùrità, poichè le acque marine offrono all' Areometro di Beaume gradi 4 ½ mentre in quelle di Salsomaggiore dagli 8" ai 14"« Pensai inoltre che se per analogia di cause se ne possono conseguire analoghi effetti, io ne inferiva fra me medesimo una logica conseguenza, cioè che le acque di Salso, usate per bagno, ad imitazione di quelle del mare, si potevano tentare con molta probabilità di successo; nè posso dissimulare che con non poca confidenza era condotto dagli enunciavi ragionamenti ricorrere a questo mezzo, sul riflesso anche che le acque Salsesi hanno una saturità assai superiore a quelle di mare, e sopratutto ricorrendo alle acque madri, la cui saturità non è mai inferiore ali 30 gradi. « Prima di manifestare questa mia idea alla famiglia ed avanti di farne oggetto di cura, volli por mente se si sarebbe scontrato inconveniente alcuno per mandare praticamente ad effetto un tale divisamento, ma per verità collo sforzo del mio intelletto non ne seppi trovare alcuno, per cui lieto mi portai un giorno presso dei genitori della piccola malata, ed espressi loro il mio pensiero, che tosto venne da essi accettato ed accarezzato. Allora mi decisi porlo in pratica appena fossimo giunti alla propizia stagione a questo genere di cura, che fu verso la metà di Giugno 1839.Franchina Ceriati - guarita dal dott. Berzieri e in seguito diventata bagnina A quell'epoca pervenuti mi accinsi a dar principio al divisato bagno: titubante, se sarebbe tornato più conveniente, fra quelle acque salsedinose, scegliere le naturali dei pozzi, ovvero le acque madri: mi risolsi a dar la preferenza a queste ultime come più sature di principi mineralizzatari e come me l'aveva dimostrato l'Areometro di Beaume, e quindi più cariche di iodio, di Bromo, e di tutti quei corpi minerali per cui simili acque sogliono spiegare la loro azione terapeutica in tutte quelle malattie ove sono indicate le acque di mare.« Fatta richiesta ebbi dalla squisita cortesia del Direttore delle fabbriche saline Signor Luigi Del VaI l'autorizzazione di servirmi a mio agio di quelle acque madri. « Siccome in questa pratica mi proponeva di seguire per norma il bagno di mare: così partendo io da tale idea, che era il mio faro in questo primo tentativo, mi proposi diluire la prementovata acqua con acqua semplice, riducendola alla saturità ordinaria dell'acqua del Mediterraneo cioè ai gradi 4 1/2; e per la temperatura addottai quella dei + 28° del termometro di Reaumour. La piccola inferma dolcissima come era e fu sempre scese nel suo primo bagno, ma appena entrata provò un insopportabile bruciore sulla piaga, per cui fu gioco forza il coprire la medesima con cerotto adesivo, onde impedire il contatto immediato dell'acqua che portava irritazione sulla parte esulcerata. Mi accorsi inoltre che la medesima acqua irritava alquanto tutta quanta la pelle per cui diluii di nuovo la stessa, riducendola a soli 3° e pel primo giorno restò nel bagno solamente mezz'ora. Sortita la feci asciugare con tiepida lingeria e dopo ciò prescrissi fosse posta in letto lasciandocela ogni giorno un paio d'ore, e le si somministrasse poco dopo brodo caldo. « Nel successivo giorno, 16 Giugno praticò il secondo bagno nell'istessissima guisa del giorno anteccedente che tollerò benissimo. Nel successivo 17, fece il terzo bagno e volli spingere la saturità ai 3 1/2 che tollerò senza disturbo veruno e per un tempo uguale ai due precedenti giorni. Il dì 18 scese nel bagno al medesimo grado della giornata anteriore; nel dì 19 che era il quinto bagno venne la saturità portata ai 4°; ed essendo questo ben tollerato, al sesto diedi la saturità di 4 1/2 che è l'ordinaria del Mediterraneo, e seguitai così sino a tutto il 22 che era l'ottavo bagno, ed essendo pure tollerato ottimamente, lo spingeva al 5° grado continuando in questo modo sino al 26 Giugno, che toccava già il dodicesimo bagno. Questa tolleranza mi era di gran soddisfazione. poichè in tal modo ero fatto certo che quanto questa fosse maggiore, maggiore pure doveva essere la quantità dei principi medicamentosi che si andavano introducendo. mediante l'assorbimento nell'organismo della nostra inferma. Giunto a quest'epoca, la stessa era travagliata da disturbi intestinali, verosimilmente prodotti da sostanze indigeste mangiate nel giorno antecedente, e per cui anche per porgerle un poco di riposo, sospesi il bagno per due giorni amministrandole intanto in due volte una dramma di magnesia usta (ossido di magnesio) che fu sufficiente a ridonarle la calma del basso ventre. « Nel dì 29 dello stesso mese feci alla medesima riprendere il suo bagno, portando la saturità dell'acqua a 5 1/2 e continuò in questo grado per altri due giorni compiendo il quattordicesimo bagno, seguitando ad essere tollerato senza disturbo di sorta, mi credetti autorizzato spingere il grado al 6° continuando così fino al sedicesimo bagno. Pervenuta a questo punto con la più perfetta tolleranza, volli allora portare la saturità al 7° che non apportava alla fanciulla molestia alcuna, e si continuò con questo grado sino al ventesimo bagno che era il dì 6 Luglio. « Eccitato dalla curiosità volli conoscere sin dove poteva estendersi la sua tolleranza, per cui feci portare la saturità all'ottavo grado, ma per verità allora in essa si manifestò su tutta la superficie dermoide un'irritazione ed una sensibile molestia, per cui fui costretto mitigare l' azione della saturità mediante un bagno di acqua dolce, e dopo 24 ore le feci riprendere il bagno riducendolo a 7 gradi e seguitai così sino al compimento del venticinquesimo ed ultimo bagno che era il 13 Luglio 1839. Io avrei amato giungere al trentesimo bagno, ma la nostra piccola malata era già di sovverchio annoiata, ed alquanto abbattuta e prostrata per cui credetti che questo numero di bagnature potesse probabilmente essere sufficente per una cura di questo genere, la quale aveva lo scopo di introdurre nel torrente della circolazione sanguigna tanti principi medicamentosi di quelle acque saline, capaci forse di poter portare su tutto quanto l'organismo dell'inferma una tale vantaggiosa modificazione atta poi a farne risentire i salutari effetti sulla località ammalata. Siccome io non ignorava che gli effetti dei bagni generalmente non si manifestano che alcuni mesi dopo la pratica dei medesimi; così a me non recò meraviglia alcuna, se compito il venticinquesimo bagno non fosse ancora apparso miglioramento alcuno. Terminato per tanto questa cura, io mi prefissi di tener visitata, ogni 17 giorni, la giovinetta Franchina Ceriati, che formava il soggetto di questo special genere di cura e delle mie meditazioni, col fermo proposito di tenere a calcolo scrupoloso tutti i cambiamenti che avessero poi in essa potuto insorgere e che mi fosse dato poter ravvisarvi. Raccomandai ai genitori fosse la fanciulla possibilmente alimentata con cibi succosi e nutrienti.
Nel 1° Agosto successivo andai a visitare la piccola inferma ed esaminato con attenzione, nessun cambiamento ebbi a riscontrarvi. Verso il 15 dello stesso mese ebbi a vederla di nuovo, ed allora mi dichiarò che gustava i cibi assai più di quello che non faceva per lo passato, trovava le carni molte saporite, mentre non le aveva mai trovate tali.
Giusta l'asserzione della madre i sonni della figlia, eransi fatti più placidi e più lunghi, più rari i lagni che soleva emettere sotto i movimenti dell'arto affetto. Il 1° Settembre andai a visitarla per la terza volta, interrogata, seppi primieramente che l'appetito si era in essa sviluppato fortemente, i sonni erano fatti ancor più quieti, e più lunghi, allo svegliarsi se ne sentiva ristorata: rilevai con piacere essere divenuta più vispa; i movimenti del piede cominciavano ad essere meno dolenti, e meno stentati del passato. Nel dì 22 dell’antecedente Agosto era uscita una scheggia dalle ossa del metatarso che mi sembrò provenire da quello corrispondente al 2° osso. La materia liquida siero purolenta che ordinariamente usciva, dalla fistola si era fatta più densa, meno purolenta, per cui qui incominciai a concepire sull'esito le più liete speranze.
Verso la metà dello stesso mese di Settembre, feci alla stessa giovinetta la quarta visita, ed allora oltre agli effetti lodevoli qui sopra accennati rilevai che cominciava a notevolmente scemare la tumefazione del piede malato, a tingersi di un bel colore roseo il viso, e farsi animata la fisonomia.
Sui primi del susseguente Ottobre poi riscontrai sempre più diminuita la premenzionata tumefazione, la zoppicatura era appena dall'occhio avvertita, la nutrizione erasi fatta maggiore, la dolentezza del piede notevolmente scemata: alla fine dello stesso mese la fanciulla in discorso veniva da me riscontrata in istato più soddisfacente, poichè i sintomi tutti della sua infermità erano nel più deciso decremento. Verso la fine del successivo Novembre poi, la guarigione faceva passi vi è più giganteschi, di modo che sulla fine di Dicembre provai grande compiacenza nel vedere perfettamente ristabilita la giovinetta più volte ricordata, colla cicatrizzazione completa della piaga del piede, e così ridonata alla Società ed ai suoi genitori, l'unica idolatrata loro figlia, che, per si lungo tempo era stata per essi oggetto di tante pene di tante speranze e di tanti timori.
Dopo questo primo tentativo fatto con quelle acque saline coll'esito il più felice, concepii le più grandi speranze sull'efficacia medicatrice delle stesse .
Siccome in medicina un unico fatto, una sola guarigione, abbenchè riuscita completa e quasi meravigliosa, come quella che ho annunciato or ora, non è sufficente a costituire un dogma incontrovertibile; così da quell'epoca mi posi in attesa di altri casi simili, per istituire nuovi esperimenti con quelle acque, onde meglio, accertarmi della vera loro potenza medicatrice.
Trovandomi sui primi di marzo 1840 in Parma, mi recai a porgere ossequio al Chiarissimo mio Maestro Prof. Cav. Giacomo Tommasini che trovai nella propria casa, il quale conversava coll'Illustre di lui nipote Dottor Giovanni Rossi, Professore di Clinica Chirurgica, distintissimo operatore, quale è a tutti noto, dopo essermi alquanto trattenuto con questi due luminosi astri della scienza, che oggi costituiscono non solo il lustro ed il decoro della Ducale Università Parmense, ma il vanto d'ltalia tutta, non volli mancare di riferire loro il caso enunciato qui sopra con tutte quelle circostanze che l'accompagnarono, e con quella ingenuità che si ha diritto esigere nelle scienze fisiche, e particolarmente in medicina, e come io le ho descritto or ora. La narrazione del fatto arrecò profonda e gradita impressione nella mente d'entrambi; e mi esortarono a continuare negli intrapresi esperimenti, e nelle mie osservazioni sull'uso di quelle acque saline per bagno sopratutto nelle malattie scrofolose, ed in tutte quelle che alle stesse hanno attinenza; ma qui io soggiungeva che in Salsomaggiore mi mancano i mezzi di ciò poter fare, perchè pochi essere gli infermi di scrofole; e pochi anche si adatterebbero ad un metodo di cura per essi totalmente nuovo.
Il Prof. Rossi mi soggiunse che nella prossima stagione estiva mi avrebbe indirizzato una madamigella affetta di tumore strumoso al collo, il che realmente fece. Dal 1840 al 1841 potè approfondire gli studi su altri otto pazienti, curati con ottimi risultati, di cui il Berzieri pubblicò le sue considerazioni. Da questi felici risultati della terapeutica sperimentata, d'infermità tutte della più manifesta indole scrofolosa, sono indotto a ritenere che le enunciate acque (che per lo innanzi chiamerei salino jodate) sono fuor di dubbio un valido e potente presidio terapeutico usate per bagno, onde combattere vittoriosamente la scrofola in tutte le sue molteplici forme. E ciò forse lo si deve principalmente al iodio il quale fa parte integrante di quelle acque, come più volte me ne ha voluto persuadere il Prof. Andrea Piroli; e che a buon diritto si ha fondato motivo per ritenerle simili alle acque del mare con questa differenza però, come enunciai a principio, che le acque salsesi dei pozzi hanno una saturità dagli 8" ai 14", e le loro acque madri giungono ai 30" gradi e più mentre le marine le hanno dai 4° ai 4 1/2 del più vol- te ricordato Areometro Beaume, e queste ultime hanno lo svantaggio che la loro saturità non può essere nè aumentata nè diminuita mentre di quelle di Salso puossi alzare ed abbassare a norma del bisogno, della capacità morbosa e della tolleranza.
Come poi agiscono coteste acque sull'umano organismo, qual mezzo terapeutico, non mi provo a voler precisare, vuoi per le controversie nelle teorie mediche che dominano in questa epoca, vuoi per non essere tacciato d'imprudente ed audace, se colla mia sdruscita navicella volessi avventurarmi in un pelago si vasto e procelloso: solo però mi limiterò a dichiarare essere ormai indubitato che le stesse usate per bagno, come si conviene, e con quella prudenza che si addice ai singoli casi, modificano assai vantaggiosamente la scrofola e la costituzione scrofolosa. Coi fatti che ho sopra enunciato, mi pare non se ne possa dedurre altra logica induzione. A me è doluto non poco il dovere abbandonare Salso ove avevo cominciato con fervore questo novello studio, al quale avrei desiderato dedicarmi totalmente
."

Franca Ceriati divenne la prima bagnina di Salsomaggiore, e Agostino Gragnani il primo bagnino. Dal 1840 al 1841 gli esperimenti continuarono: il bambino Lodovico Ferrari di costituzione scrofolosa e affetto da adenite generale, Eligio Baistrocchi figlio del Segretario Comunale di Borgo San Donnino che presentava profonde piaghe di natura scrofolosa alla gamba sinistra con principio di carie alle ossa, e una damigella di corte di Maria Luigia, che gli valse la stima della Regina. Visti i risultati ottenuti, fu incoraggiato anche dal Medico Giacomo Tommasini e Giovanni Rossi, titolari presso la cattedra clinica medica dell’Università di Parma. Dal 1839 al 1841 nove furono i pazienti trattati. Il Berzieri continuò questi esperimenti, mandando regolare resoconto al Dott. Rossi alla fine di ogni stagione, anche quando il 1 agosto 1841 passò alla direzione delle Terme di Tabiano, facendosi trasportare l’acqua a dorso di mulo. 
Quando il Berzieri fu trasferito a Tabiano rimane una testimonianza scritta dallo stesso Berzieri presso la Biblioteca Comunale che dice:
"Malgrado la mia rimozione da quel paese (Salsomaggiore) non pongo, né porrò in dimenticanza quella pianticella di cui io ho gettato il primo seme, il cui rigoglio non può ormai venir meno. Avanti la mia partenza da colà volli farne calda raccomandazione al Collega Dott. Giovanni Valentini che mi è successo e sono certo non mancherà di dedicarvi le sue premure ed i suoi studi. Ho già intavolato pratiche presso S. E. il Signor Barone Vincenzo Mistrali Presidente delle Finanze, onde avere in Tabiano quelle acque madri saline allo scopo di poter con esse continuare colà gli intrapresi esperimenti terapeutici, pel che anche l’ottimo Signor Dott. Ferdinando Rossi di S. Polo mi ha promesso il valido suo appoggio, da me persuaso che le acque saline possono riescire di efficace aiuto alle solforose minerali di Tabiano (di cui io disimpegno le funzioni di Medico Direttore) in quegli individui affetti di Dermatosi legate ed alimentate da un vizio scrofoloso, nel qual caso l’uso alternato e promiscuo di bagni delle acque Tabianesi con quelle di Salso tornerà di non poca utilità. Questa è la sola idea che mi guida e che in pari tempo coonesta il mio pretesto al fine di poter conseguire dalla superiorità governativa la concessione delle acque madri saline di Salsomaggiore da usarsi in Tabiano. Non debbo dissimulare che il prefato Dr. Ferdinando Rossi, filantropo com’egli è e caldissimo fautore dei bagni di Tabiano alla cui prosperità piglia tanto interessamento mi ha assicurato, appena ottenutasi la concessione delle accennate acque madri, far costruire in Tabiano in prossimità di quello stabilimento balneare, sorto or ora per opera della munificenza dell’augusta nostra Sovrana Maria Luigia, un piccolo edificio della capacità di quattro vasche, per così coadiuvare all’occorrenza i bagni solforosi e ciò che a me più preme potervi continuare gli esperimenti terapeutici e le mie osservazioni che ho cominciato in Salso con si brillante successo. Se a tanto potrò riuscire, io sarò ben felice, l’aver dissotterrato questo tesoro terapeutico, per cui l’egra umanità, non che la scienza medica dovranno professare gratitudine molta, formando esso un’arma potente onde combattere e debellare una terribile malattia qual è la proteiforme scrofolosa con tutte quelle croniche morbose affezioni del sistema ghiandolare linfatico che ad essa si associano, e che purtroppo oggi, invadono tanta parte delle popolazioni, e fanno tante vittime."

Il 30 marzo del 1841 il Berzieri chiede un aumento di stipendio che gli viene negato e non ci riconoscimenti per l’operato del Medico quando nel 1836 si manifestò una grave forma di pestilenza. Per ben due volte il Consiglio respinge la domanda di pensione perorata da alcuni cittadini (la stessa cosa non accadde al Dott. Valentini) e ci furono alcuni che tentarono di sottratgli i meriti della scoperta delle proprietà curative delle acque. Nel 1884 il Berzieri fu esonerato dal servizio per raggiunti limiti d’età, si trasferì a Lucca dove soppravvisse grazie ai modesti proventi di una ricevitoria del lotto, donatagli dallo Stato. Il Berzieri visse sostanzialmente in povertà come è testimoniato in una lettera scritta al nipote Celestino Pirani da Lucca il 22-3-1887 un anno prima di morire:
"Carissimo Nipote fra le diverse obbligazioni di cui mi confesso debitore verso di te, ultima non è certamente quella di aver tu dato forte impulso ed eccitamento e colla penna e colla voce a diversi individui di Salsomaggiore, perché da essi fosse inoltrata un’istanza a quel Consiglio Municipale, perché a me fosse dato un attestato di grtitudine ed un’equa retribuzione per la scoperta da me fatta nel 1839 dell’impareggiabile tesoro terapeutico delle sue acque saline iodate a vantaggio tanto delle umane sofferenze, quanto ad utilità economica di quella Borgata che ora non è più riconoscibileda quella che era allorquando io mi trovavo colà medico condotto. Per un atto si generoso abbiatene tu pel primo le mie più sentite azioni di grazie che ti prego all’opportunità far sentire anche a quelli che guidati da uno dei più nobili pensieri ebbero la degnazione sotto quest’istanza porre la loro firma e di cui serberò in petto perenne memoria. Noi grazie al cielo, godiamo di ottima salute, così speriamo di te, e mentre ti prego aggradire i miei più affettuosi saluti e di tua zia, mi dico
L’.aff.mo tuo zio
L. Berzieri"

Berzieri la salma riportata a Salso da LuccaBerzieri morì a Lucca l'11 marzo 1888, ma ai suoi funerali la sua Salsomaggiore non c'era. Il Comune reclamerà la salma solo nel 1926. Da un articolo della Gazzetta di Parma del 15 maggio 1926 "La salma di Berzieri a Salsomeggiore Ci telefonazo da Salacmaggione: Nel pomeriggio di ieri alle ore 16,30 in un autocarro funebre proveniente da Luocca sono qui giunte le spoglie mortali dell’illustre concittadino Lorenzo Berzieri, il cui fulgido nome è ormai seritto a caratteri indelebili nella storia di questa importante stazione termale. A ricevere il funebre convoglio, all'ingresso del viale XX Settembre, erano convenute tutte le Autorità locali, il R. Commissario Generale Saporiti, i dirigenti del Fascio, dei Sindacati e dei Medici partecipanti al Congresso idrologico. Dopo la rituale benedizione impartita dal clero, il feretro venne deposto nella chiesa parrocchiale di S. Antonio, ove durante la notte squadre di vigili e di medici si alternarono nella veglia d’onore. Nel pomeriggio di oggi alle ore 17, avrà luogo il solenne trasporto del feretro nella, terra che gli diede i natali. Il corteo assurgerà a plebiscito di popolo è vi parteciperanno indistintamente tutte le associazioni patriottiche, politiche ed economiche salsesi. Verranno percorse le principali vie cittadine, sostando infine il corteo dinnanzi alle grandiose R. Terme che portano il suo nome, ove verranno pronunciati i discorsi, ll R. Commissario e la Segreteria politica del Fascio, hanno pubblicati nobilissimi manifesti di circostanza." La salma del Berzieri, insieme a quella del Valentini, doveva essere traslata il 15 giugno 1939 nel pronao della chiesa Parrocchiale a cura delle regie terme, del Comune e dell’Azienda di cura. I due monumenti tombali ai lati del portone principale furono ideati dall'architetto Arata. I due grandi sarcofagi di Sarizzo di Domodossola erano sormontati da due grandi lastre di marmo rosa di Candoglia, dove lo scultore Bentivegna ricavò due medaglioni con i volti in bassorilievo dei due medici, sotto i quali si leggono i nomi del Berzieri e del Valentini e le date di nascita e di morte. Il 21 marzo 1939 il Vescovo di Piacenza Ersilio Menzani aveva concesso il suo benestare, ma le due salme non furono mai traslate dal cimitero. Ad impedire il trasferimento furono probabilmente le norme di tutela della salute pubblica. I resti mortali dei due fondatori della stazione termale riposano ora nel cimitero cittadino. I monumenti tombali nella chiesa rimasero vuoti e a testimonianza rimasero per molti anni le lastre di marmo rosa. Nel 1960 furono spostate nell'atrio della Direzione Termale.
Tratto da
Guida di Salsomaggiore Tabiano e dintorni Mattioli 1905
Gazzetta di Parma del 15 maggio 1926  "Fonte archiviogazzettadiparma.medialibrary.it / Biblioteca Civica del Comune di Parma in collaborazione con Editrice Gazzetta di Parma"
Salsomaggiore 1° centenario delle cure 1839-1939

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