È indispensabile o utile far respirare l’atmosfera delle saline di Salsomaggiore agli ammalati che già eseguiscono la cura dei gabinetti d’inalazione?È indispensabile od utile far respirare l’atmosfera delle saline di Salsomaggiore agli ammalati che già eseguiscono la cura dei gabinetti d’inalazione?
Lettera del dottor Carlo Forlanini al prof. Gaetano Strambio.

Illustriss. Sig. Professore,
Stabilimento balneare del Masino, 8 agosto 1880.

Il N. 26 della Gazzetta Medica Lombarda del passato luglio reca una corrispondenza da Salsomaggiore che per me è il pretesto di scriverle e di chiedere alla abituale di Lei cortesia l’inserzione della mia lettera nel riputato periodico da Lei compilato.

Veramente sarebbe un pò tardi per una risposta a quella corrispondenza; ma Ella mi terrà certo per buona scusa la circostanza che in questi monti, ove mi sono rifugiato a cercare la salute, i giornali mi giungono con un sensibile ritardo, e che come indica il titolo scritto in testa alla mia lettera, io non rispondo propriamente alla corrispondenza da Salsomaggiore, ma piuttosto questa è la ragione, un pretesto, come già dissi, per parlare ora di un argomento che è di qualche importanza per sè solo e poteva essere trattato o prima o dopo quella corrispondenza, ed anche senza di essa, indifferentemente.
Per la stagione balneare di quest’anno a Salsomaggiore si è stabilmente istituito il servizio dei gabinetti d’inalazione delle acque nebulizzate e si cessò di far respirare a certi ammalati i vapori delle saline, o per parlare con più precisione l’atmosfera del locale delle saline. La responsabilità della soppressione di questa pratica terapeutica, che il signor corrispondente da Salsomaggiore non so per che stravaganti nozioni di fisica e di fisiologia, com’è gli dice afferma essere un complemento indispensabile alla cura inalatoria dei gabinetti, è tutta mia:  convinto che essa sia inutile, ne proposi la soppressione al concessionario delle saline, signor Marchese Dalla Rosa ed ora chiedo a Lei, poiché s’è voluto partecipare il fatto al pubblico medico, di dire a questo le ragioni del consiglio che ho dato. Se i vapori delle saline di Salsomaggiore hanno un’altra virtù terapeutica, oltre quella nota a tutti del vapore acqueo puro, l’hanno perchè o mescolati o sciolti, quando precipitano in forma globosa, contengono qualcuno degli elementi minerali delle acque. Ora, è possibile che ciò succeda?
E se è possibile, succede? e succede in modo ed in misura utilizzabili terapeuticamente? Chi vuole ammettere queste possibilità, non lo può se non che in uno di questi tre modi :

1. 0 il vapore acqueo delle saline non è secco, vale a dire strascina meccanicamente dell’ acqua dalla quale si svolge ;
2. 0 qualcuno dei sali disciolti nelle acque si decompone
prima del punto di ebullizione di queste in prodotti secondari gassosi che si svolgono insieme al vapor acqueo;
3. 0 infine, — ma questa, nel caso, è una ipotesi assai arrischiata, — l’acqua di precipitazione allo stato globoso che per brevissimo tempo lambe la superficie di ebullizione delle saline, come accade per ogni massa d’acqua che bolla a superficie libera, discioglie transitoriamente una tenuissima quantità di pulviscolo salino o di vapori jodici che indubbiamente sono mescolatiall’atmosfera dello Stabilimento.
Di queste tre ipotesi, le quali in determinati casi si verificano, le prime due non si possono verificare a Salsomaggiore, e se si può forse pensare che si verifichi la terza, si deve anche in pari tempo essere certi che le proporzioni nelle quali ciò avviene sono così insignificanti da essere trascurabili, ed il modo tale da non poter riuscire utile agli ammalati.

— Vediamolo 
1° «"È vero o no, che colla ebullizione qualche particella di sali è sempre strascinata col vapore acqueo?" — Questa domanda è del signor corrispondente da Salsomaggiore; anzi la risposta affermativa, della quale egli sembra moltissimo persuaso, è, si deve credere, il fatto elementare di fisica pel quale afferma l’indispensabilità del respirare l’atmosfera delle saline. — Tutti vedono che questa domanda è scorretta e da mal pratico.
Il vapore che si svolge da una massa d’acqua in ebullizione non strascina mai particelle d’un sale che vi sia disciolto. Son cose che s’imparano al liceo e le sanno tutti coloro che colle nozioni più elementari di fisica hanno una confidenza anche appena maggiore della nessuna in cui mostra d’essere con tanto sicura tranquillità il signor corrispondente da Salsomaggiore. Tutti costoro, i quali colle nozioni di fìsica imparano di necessità quella correttezza di linguaggio, che è indispensabile nello scrivere e la cui trascuranza è la caratteristica di coloro che, in fatto di scienza, hanno appena l’improntitudine ed il modo di ciarlare da aristarchi sui giornali, — tutti costoro, sanno invece che il vapore acqueo, generato da una massa d’acqua in ebullizione può in certi casi strascinarne una parte, svolgersi cioè umido, ed in certi casi non strascinarne, svolgersi cioè secco. Se l’acqua che bolle contiene disciolti dei sali, questi si ritrovano nella così detta umidità del vapore.
L’un fatto poi o l’altro accade secondo il modo come ha luogo l’ebullizione; e siccome ora ciò che importa è di sapere a quale dei due casi appartenga l’ebullizione delle saline di Salsomaggiore, mi conceda, chiarissimo Professore, di entrare a questo proposito in qualche dettaglio. Allorché la temperatura d’una massa d’acqua che si riscalda sia a superficie libera, sia in spazio chiuso, giunge al punto di ebullizione, gli strati che toccano la superfìcie di riscaldamento si convertono in vapore acqueo: questo si raccoglie in bolle, che si portano alla superficie di vaporizzazione, da dove il vapore si sprigiona. È chiaro che a parità di intensità della sorgente calorifica e della massa d'acqua, quanto più piccola sarà la superficie di vaporizzazione rispetto a quella di riscaldamento, tanto maggiore sarà il numero e volume delle bolle che si svolgeranno nello stesso tempo, tanto più esse si seguiranno davvicino, e tanto più dappresso l’una all’altra si romperanno alla superficie d’evaporizzazione. — Se, in queste condizioni, e restando costante la superficie di riscaldamento, si immagina una serie di rapporti diversi fra le due superficie di riscaldamento e di vaporizzazione, si avrà in corrispondenza, senza che muti la quantità del vapore acqueo generato, una serie di gradi diversi della così detta vivacità di ebullizione, — dal tranquillo rompersi di bolle largamente disseminate ad un tumultuario schiumeggiare della superficie di vaporizzazione. È facile ora vedere che, nel primo caso, le bolle di vapore rompendosi isolate e non immediatamente seguite da altre, il velo liquido che all’ultimo momento le separa dalla atmosfera ricadrà pel suo peso nel liquido in ebullizione ; — mentre nel secondo caso le bolle di vapore acqueo susseguendosi fittissime, convertiranno la superficie di vaporizzazione in uno strato di bolle serrate fra loro e solo separate da veli liquidi tenuissimi; questi dall’affluire di nuove bolle, vale a dire dell’incessante corrente ascensiva di vapore acqueo, saranno frantumati e strascinati nell’atmosfera, dove, in grazia della legge di attrazione molecolare, assumeranno la forma globosa.
Nel primo caso il vapore sarà secco, nel secondo umido più o meno. Ora, siccome il rapporto fra superficie di riscaldamento e superficie di vaporizzazione può variare anche col variare della superficie di riscaldamento, — chè anzi questo è il caso più comune negli apparecchi industriali; e siccome si possono considerare come pochissimo mutevoli, rispetto agli altri due valori, la massa liquida e la intensità della sorgente calorifica, cosi si potrà dire in modo generale che, la cosi detta vivacità di ebullizione e la umidità del vapore acqueo sono principalmente subordinate al valore del rapporto fra le due superficie di riscaldamento e di vaporizzazione.
Si immagini ora una serie progressiva di questi rapporti: vi sarà un punto, prima del quale il vapore acqueo sarà sempre secco e dopo il quale andrà gradatamente aumentando di umidità. Ignoro se questo punto sia stato determinato, ma — e ciò è quello che più importa nel caso nostro — l’industria fornisce dati sufficienti per decidere se il rapporto fra la superficie di riscaldamento e di vaporizzazione delle saline di Salsomaggiore sia sopra o sotto questo punto; o, con altre parole, se il vapore acqueo che si svolge dalle saline di Salsomaggiore sia secco od umido, strascini cioè o no parte dell'acqua minerale.
L’industria, pur di raggiungere certe condizioni di spazio o di locomobilità, adopera dei generatori di vapor acqueo, nel quale tollera un grado di umidità relativamente alto. Soltanto le caldaje vapore munite di surriscaldatore, il quale mentre aumenta la forza espansiva del vapore, evaporizza l’acqua strascinata, possono fornire del vapore secco; negli altri casi il vapore è sempre umido. Una caldaia in buonissime condizioni svolge vapore col 30 per 100 d’acqua: nelle caldaie ordinarie l’umidità è del 40 per 100 circa; nelle caldaie a più rapida ebullizione, come sono le locomotive e le locomobili, l’umidità del vapore raggiunge il 50-60 per 100; mentre nelle caldaie del tipo Belleville tocca persino l’85-90 per 100.
Come è facile supporlo, in questi apparati esiste una notevole differenza fra le aree delle superficie di riscaldamento e di vaporizzazione, e ciò allo scopo d’ottenere una ebullizione assai attiva, vale a dire delle grandi quantità di vapore. Così nelle caldaie ordinarie (tipo Galloway) il rapporto fra la superficie di riscaldamento e quella di vaporizzazione è di 22:5 ca. ed il vapore generato col 40 per 100 di umidità è di chilogr. 90 per ora e per mq della superficie di vaporizzazione: — nelle caldaie tubulari (locomobili e locomotive) detto rapporto è di 35:5 ca. ed il vapore generato col 50-60 per 100 di umidità è 140-180 chilogr.; e nelle caldaie del tipo Belleville, nelle quali, come si disse, l’umidità è del 85-90 per 100, il rapporto giunge persino a 65:1 ed il vapore generato a chilogr. 16,800. È vero peraltro che l’ebullizione in questi apparati ha luogo in circostanze di pressione e quindi di temperatura particolari in confronto di quelle degli apparati di ebullizione a superficie libera, quali sono le saline di Salsomaggiore: alla pressione di due atmosfere, per esempio, l’acqua non bolle che a 120° circa ; a quella di 14 non bolle che a 200° ecc.; ma è assai probabile che queste speciali condizioni non esercitino sulla vivacità della ebullizione che una influenza limitata o che non ne esercitino punto. In confronto dei casi teste citati ve ne sono altri invece nei quali all’industria importa ottenere vapore secco o non perdere nulla del liquido che deve bollire; mentre le importano poco le condizioni di spazio e di locomobilità. In questi casi adopera apparati nei quali il rapporto fra le superficie di riscaldamento e di vaporizzazione è tale da far raggiungere questi scopi: tali sono gli apparati di distillazione e di evaporazione, — e le saline di Salsomaggiore sono fra questi ultimi. Nei lambicchi ordinari il rapporto fra le superficie di riscaldamento e di vaporizzazione è minore di 4:1; il vapore generato è di chilogr. 24-40 per ora e per mq. di superficie di svolgimento — e la massima umidità tollerata, è del 0,5-1 per 100. Nelle saline l’ebullizione è relativamente languida: esse sono da considerare piuttosto come apparati di evaporazione anziché di vaporizzazione; il rapporto fra le superficie di riscaldamento e di vaporizzazione è di circa 1, e la quantità di vapore acqueo generato, anche attivando al maximum il fuoco, è di circa 15 chilogr. per mq. di superficie di svolgimento e per ora. Si paragonino queste cifre con quelle riferite per le caldaie-vapore ed i lambicchi, e non sarà difficile concludere che il vapore delle saline deve essere secco.

2°. Può qualcuno dei sali che mineralizzano le acque di Salsomaggiore scomporsi prima del punto di ebullizione di questa in prodotti gassosi, segnatamente in vapori di jodio? Se la memoria non m’inganna, la chimica non nota che due sali che si scompongano prima della ebullizione dell’acqua. Sono il cloruro d'ammonio che si decompone in acido cloridrico ed ammoniaca, ed il cloruro di magnesio, il quale peraltro non si decompone in ossido di magnesio ed in acido cloridrico se non quando ne è satura l’acqua in cui è disciolto. Adunque anche per riguardo alla ipotesi di questo secondo punto i vapori delle saline di Salsomaggiore sono puri.

3.° In un terzo modo infine i vapori delle saline potrebbero contenere traccie dei sali delle acque o jodio. Non v’ha dubbio che nell’atmosfera dello Stabilimento di Salsomaggiose esistono dei vapori jodici; probabilmente v’è anche sospeso del pulviscolo dei sali delle acque. Tutti coloro che furono a Salsomaggiore ne son persuasi, sebbene non si sieno determinate le proporzioni di questo pulviscolo e di questi vapori,
nè sia stato stabilito da dove provengano. A questo riguardo l’ipotesi più verosimile si è che i sali precipitati in gran copia in tutte le costruzioni murarie di Salsomaggiore costantemente imbibite per filtrazione delle acque, meccanicamente disgregandosi o scomponendosi per il prolungato contatto dell’aria, sieno la fonte e del pulviscolo e dei vapori jodici. Ciò posto, v’ha un istante fugacissimo nel quale e vapori e pulviscolo troverebbero una circostanza favorevole per sciogliersi nei vapori precipitati delle saline.
Ad operazione avviata, il vapor acqueo secco che si svolge dalla salina ascendendo nell’atmosfera trova immediatamente lo strato che lambe la superficie liquida nelle condizioni di temperatura, pressione e tensione del vapore acqueo che costituiscono il punto di rugiada. Il vapore allora precipita tutto sotto la ordinaria forma globosa, nel quale stato potrebbe disciogliere il pulviscolo salino ed i vapori jodici dell' atmosfera: il fatto non è impossibile e l’industria ne approfìtta.
A Salsomaggiore però, ammesso che accada, non può accadere che in proporzioni assolutamente trascurabili, ed in modo da non poter essere utilizzato per gli ammalati. Infatti, lo strato atmosferico nel quale esistono le condizioni del punto di rugiada, e per la stagione, e per essere il locale ampiamente aperto, e per la scarsezza della evaporazione, è assai poco alto: ciò fa sì che l’acqua allo stato globoso, spinta in alto dalla corrente di vapore che incessantemente si svolge, raggiunge presto, ed in un punto ancora assai lontano dagli ostj inalatorj degli ammalati, degli strati atmosferici, nei quali mancano le condizioni del punto di rugiada e dove necessariamente i globi acquei si rievaporano abbandonando e vapori jodici e sali.
Una considerazione ovvia poi toglie ogni valore a quest’ultima possibilità, alla quale ho accennato soltanto perchè in ogni controversia è utile anche un eccesso di rigore nel provare. Se quel poco di sali e di jodio, supposti disciolti nel vapore, precipitato delle saline, non proviene da queste ma dall’atmosfera e le saline non forniscono che puro vapor acqueo, un getto di vapore in qualsisia punto dello Stabilimento, ripeterà il fenomeno in condizioni più commode e più utilizzabili per gli ammalati; perchè allora far respirare a questi proprio l’ambiente delle saline?

Adunque quel che è permesso di stabilire a priori è:
— 1.°che i vapori delle saline di Salsomaggiore si svolgono secchi;
— 2.° che essi sono puri chimicamente;
— 3.° che solo non è assurdo il dubbio che — in modo insignificante e non utilizzabile affatto — gli scarsi vapori precipitati possano per un istante fugacissimo contenere traccie dei sali delle acque o jodio.
Conferma queste deduzioni aprioristiche una esperienza delle più ovvie che venne istituita e riferisco principalmente per tagliar corto ai dubbi di coloro che in medicina e terapia diffidano sempre d’ogni dimostrazione teorica e preferiscono l’esperimento. Si raccolse una sufficiente quantità d’acqua di precipitazione dei vapori delle saline ed analizzatala chimicamente non vi si scoperse la benché minima traccia di jodio.
Per chi ricorda bene la corrispondenza da Salsomaggiore, questo è l’esperimento che il signor corrispondente — di sicuro senza malizia — confuse con un supposto esame dell’aria, che il signor Marchese Dalla Rosa avrebbe fatto eseguire. Dimostrato che le saline di Salsomaggiore non danno che vapore acqueo, dovrei aver finito la mia lettera. Ma una causa buona ha ragioni in esuberanza e, s’Ella chiarissimo Professore, me lo permette, vorrei a quelle esposte aggiungerne ancora una.
Il vapore delle saline è secco ed è puro; la sua acqua di precipitazione non contiene jodio: ebbene rinuncio ad ogni dimostrazione di ciò; ammetto che non sia ed entro nelle vedute del signor corrispondente da Salsomaggiore; anzi, faccio di più; non ammetto, come lui, che il vapore delle saline strascini qualche particella di sale — si sa che questo è uno sproposito; — ma ammetto che il vapore delle saline strascini una quantità grandissima d’acqua con scioltivi tutti gli elementi che la mineralizzano.
Ma poi, dato ciò e non concesso, qual differenza vi sarà fra l’ambiente dei gabinetti e quello delle saline, sì che dopo aver respirato il primo si debba respirare il secondo e ciò sia di cosí grande importanza che ove non lo si possa fare tanto valga il tornarsene via da Salsomaggiore? Là, nelle saline c’è un apparato, dal quale si sprigiona vapore che strascina meccanicamente dell’acqua minerale; qui, nei gabinetti, c’è un apparato, dal quale si sprigiona vapore che strascina meccanicamente della stessa acqua minerale.
Occorre disturbare dei fatti di fisica e di fisiologia per scoprire che di differenze non ve n’ha alcuna? Non basta il senso comune? S’è anche voluto disturbare l’autorità dei medici provetti di Stabilimenti balneari europei: ma sarebbe far torto a questi il supporli di un parere diverso.
Che poi ad un ammalato di date forme di catarro delle vie aeree possa riuscir utile il respirare una atmosfera umida, calda, impregnata di vapor acqueo precipitato, tutti lo sanno, — e tutti sanno anche che se questa atmosfera contiene del pulviscolo salino e dei vapori jodici, per quanto scarsi, l’utile in dati casi, sarà maggiore. Per sapere quindi e credere che a certi ammalati giova respirare l’atmosfera delle saline, a nessuno occorre che lo racconti il signor corrispondente da Salsomaggiore o qualsiasi dei medici provetti di Stabilimenti balneari europei.
Ma la quistione non sta qui; sta nel sapere se ammalati che fanno la cura dei gabinetti d’inalazione hanno bisogno, perchè la cura sia completa, d’aggiungervi anche quella di respirare i vapori delle saline.
— Ora, finché non si sarà dimostrato, nei modi e coi metodi che oggi usa la medicina, che ammalati, i quali hanno eseguito la sola cura dei gabinetti hanno migliorato meno di altri che hanno eseguito le due cure insieme, questo argomento dei medici provetti degli Stabilimenti balneari europei non avrà maggior valore di quello dei fatti di fisica e di fisiologia che sono il fondamento delle particolari idee terapeutiche che il signor corrispondente da Salsomaggiore ha su quelle saline. Il signor corrispondente da Salsomaggiore ci parla anche di molto altro.
Ma io ho voluto solo sciogliere un dubbio che forse qualcuno poteva avere: mentre non mi sento solleticato a polemizzare con un ragionatore così fatto, nè vedo la necessità od una utilità di farlo. Quindi finisco, ringraziandola in anticipazione della inserzione ch’Ella signor Professore, nella di lei equità non mi vorrà rifiutare e reiterandole l’assicurazione del distinto ossequio col quale me le protesto
Devotissimo
Dott. Carlo Forlanini.

Tratto da: Estratto dalla Gazzetta Medica Italiana Lombardia n. 31 -  1880

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