Stabilimento CatenaDon Adalberto Catena fu docente di teologia nel Seminario vescovile di Milano ma venne allontanato perchè considerato ostile all'Austria, che allora governava in Lombardia. Nel 1871 era nominato Prevostato di S. Fedele in Milano. Alessandro Manzoni e Giuseppe Verdi ebbero in morte il conforto sacerdotale. Adalberto Catena morì il 30 ottobre 1902. Dopo la sua morte venne formato un comitato con lo scopo di celebrare la memoria di questo sant'uomo. Tutti concordarono sul fatto che il monumento più adatto per ricordare le doti di carità cristiana del sacerdote fosse un'istituzione benefica: nacque così l'idea d'erigire l'Opera Pia Catena.

Verso la fine del 1903 l'idea dell'istituzione benefica prese forma concreta. I bagni di Salsomaggiore godevano già allora, fra i milanesi, larga fama di indiscutibile efficacia. Il dott. Porro medico primario dell'ospedale di Milano, era stato tra i primi a intuirne i portentosi effetti dell'acqua salso-bromo-jodica.I ricchi aprofittarono subito di questa recente scoperta, ma bisognava venire in aiuto dei poveri: pagar loro la cura, accompagnarli a Salso, assisterli, riaccompagnarli a casa. In una parola bisognava creare a Salsomaggiore un Ospizio, che offrisse ai poveri quanto già vi trovavano i ricchi. Il comitato "Pro ricordo Catena" si mise subito all'opera. ll dott. cav. Attilio Faconti fu il consulente tecnico: il prevosto Nava presiedeva il Comitato; don Cesare Orsenigo fu il segretario. Nel frattempo il Comitato acquistava un terreno di 10.000 metri quadrati.
L'attuazione dell'ardito progetto richiese esattamente 25 anni di lavoro. Non bisogna però credere che i poveri abbiano atteso 25 anni per affidare le loro malattie alle acque di Salsomaggiore. La prima squadra di ammalati, partì da Milano il 1904; erano 18, 16 donne 2 uomini. Furono alloggiati nel Sanatorium diretto dal dott. Baistrocchi, era l'unica casa di cura accessibile allora ai poveri. Dal 1904 ininterrottamente per 15 anni furono inviati a Salsomaggiore gruppi di ammalati, sempre ospitati nel Sanatorium. Nel 1916 furono inviati 120 soldati. Nel 1918 al Sanatorium furono mandate 230 donne e 35 uomini per un totale di 265. Nel 1919 la colonia dei poveri, inviata con i mezzi dell'opera Pia Catena erano saliti a 534 beneficati. Nel novembre del 1918 si affittò nei pressi della stazione villino Giulio Righi nel Rione Pescatori (oggi casa Garello) con rustici annessi.
Si trasformò la villa in una vera casa di salute e si adattarono i locali rustici a padiglione per le cure. I letti a disposizione furono 45. I malati dal 1919 al 1922 vennero mandati in parte al Sanatorium e in parte al Villino Righi opportunamente adattato. Dal 1923 al 1927 le cure avranno luogo parte nell'Ospizio Catena parzialmente costruito e parte nel Sanatorium. Dal 1928 le cure avranno luogo tutte nell'Ospizio Catena. Il Comitato dell'Opera Pia Catena divenne Ente Morale nel 24 marzo 1918. In seguito alle numerose offerte dei benefattori milanesi fu acquistato 10.000 metri quadri di terreno del Sig. Parodi. Un nuovo Comitato fiancheggiatore è stato eletto a fianco del Comitato Opera Pia Catena, col titolo espressivo "Comitato Pro erigendo Ospizio", lo presiede il Grand'Ufficiale Enea Pressi. Nel 1921 iniziarono i lavori su disegno dell'architetto Francesco Valtolina.
La costruzione fu affidata al capomastro Luigi Allievi. Si costruì solo una terza parte dell'intero edificio. Nell'agosto del 1922 il primo lato dell'ospizio era pronto e venne solennemente inaugurato, erano presenti i consiglieri, i benefattori e una parte di malati. Mancava però Mons. Orsenigo, che era diventato Arcivescovo ed era stato mandato in Olanda in qualità di Nunzio Apostolico. La partenza di Mons. Orsenigo lasciava un vuoto nel Comitato sia per il prezioso lavoro svolto, sia per i numerosissimi allievi che avevano frequentato la scuola di religione che egli aveva tenuto per 25 anni ininterrottamente nella chiesa di San Fedele. Tutti vollero testimoniargli la loro riconoscenza: aprirono una sottoscrizione per affrettare la costruzione del padiglione cure. La sottoscrizione fruttò in pochi giorni circa centomila lire e il Padiglione fu inaugurato assieme all'Ospizio. Esso offriva una novità che domani sarà probabilmente la cosa più naturale di questo mondo, come l'uso delle posate a tavola, ma che nel 1922 costituiva una novità così ardita da dover persino essere difesa. Le camerette sostituivano i tradizionali cameroni rimasti in uso solo nelle caserme. La Cassa di Risparmio di Milano, grazie al marchese Giuseppe De Capitani, diede nel 1925 un sussidio sotto forma di mutuo e i lavori, lasciati in sospeso tre anni prima, poterono ricominciare.
A venticinque anni dalla morte del Prevostato Catena, il 15 maggio 1927 vi fu l'inaugurazione: vennero i benefattori da Milano, altri da Salsomaggiore, i poveri in cura, le autorità comunali e prefettizie, i medici, i rappresentanti della Cassa di Risparmio di Milano, Mons. Orsenigo, questa volta dall'Ungheria; l'unico che mancava era l'ingegner Valtolina morto il novembre dell'anno prima. L'inaugurazione fu semplice: si iniziò con una funzione religiosa il mattino presto a cui parteciparono tutti i ricoverati; più tardi fu offciata una seconda funzione con intervento di tutti gli invitati che arrivavano da lontano.
Seguì la visita all'Ospizio: si cominciò dalla Cappella, al refettorio, alle camerette, al salone di ricreazione, alla lavanderia, alle caldaie per il riscaldamento delle acque e dei fanghi, si passò ai reparti cure; con le inalazioni, le polverizzazioni, i camerini da bagno, la sala di consultazione medica e di medicazione. Alle 13 si tenne un rinfresco per più di cento commensali; infine si svolse l'inaugurazione ufficiale, con una serie di discorsi all'aperto, mentre dall'alto del podio sventolavano le bandiere di Milano, d'Italia e del Papa. "Quando un popolo disse Mons. Orsenigo il giorno della inaugurazione sa elevare i suoi monumenti non solo agli artefici di grandezze terrene, non solo ai geni di una scienza o di una letteratura umana, ma anche a chi, come il Prevosto Catena ha profuso la luce di eterne speranze sul nostro popolo ed ha avvivato i cuori di vita soprannaturale, allora un tal popolo, non è adulazione il dirlo, si eleva ben alto nella gerarchia delle nazioni civili". "Questa casa, appunto perchè monumento di riconoscenza a un Sacerdote disse ancora Mons. Orsenigo  più che un ricovero per il povero vuol essere come il suo santuario, ove trovi non solo attenzioni e cure, ma amore, rispetto e persino venerazione". Così disse, e i centocinquanta poveri presenti all’inaugurazione confermarono, con le lagrime agli occhi, la dolce esperienza di questa verità! 
L’ala edace del tempo distruggerà molte care memorie; ma nessuno mai dei benefattori dell’Ospizio Catena potrà cancellare dal proprio cuore il sentimento di riconoscenza a Dio, per averlo voluto collaboratore di questa Opera di bene. Non tutti i benefattori e gli amici poterono presenziare all'inaugurazione; parecchi si fecero rappresentare, molti inviarono la loro adesione con telegrammi e lettere. Si fecero rappresentare: S.Em. il Card. Tosi, Arcivescovo di Milano; S.E. l'On. De Capitani, Presidente della Cassa di Risparmio di Milano. L'On. Prof. Ernesto Belloni, Podestà di Milano. Inviarono adesioni. S.E. Mons. Giuseppe Fabbrucci, Vescovo di Fidenza; S.E. Mons. Ersilio Menzani, Vescovo di Piacenza; S.E.Gr. Uff. Vincenzo Pericoli, Prefetto di Milano;On. Prof. Ernesto Belloni, Podestà di Milano; S.E. il Marchese Giuseppe De-Capitani d'Arzago, Presidente della Cassa di Risparmio di Milano; Mons. Dot. Carlo Colli, Segretario della Nuziatura di Varsavia; Sac. Gaetano Orsenigo, Prevosto di Rosate; Sac. Cav. Dot. Federico Tettamanti; Sig. Carla Belmas Anelli, dell'Associazione Nazionale madri, vedove e famiglie dei caduti e dispersi in guerra. Contessa Alfonsina Casati Cappello; Signora Adele Malerba La Croix; Gr. Uff. Luigi Bertarelli; Comm. Prof. Giovanni Bognetti; Gr. Uff. Angelo Ferrario; Cav. Ferdinando Gola; Dot. Giancarlo Sessa; Sig. Roberto Sessa.
Fra le adesioni anche quella del Prof. Cesare Cattaneo direttore della clinica Pediatrica dell'Università di Milano, così volle definire l’Opera Pia Catena; “Una delle poche che corrisponde alla grande, formidabile richiesta della società: affermare, ridare la salute alle madri presenti e future. Da madri sane nasceranno migliori e più forti i figli di una Italia sempre più grande e gloriosa" Erano presenti le più distinte personalità politiche e medichelocali con a capo il Prefetto di Parma e il Podeastà di Salsomaggiore, e da Milano intervennero tutti i consiglieri, un largo stuolo delle Allieve della Carità di S. Vincenzo, una numerosa rappresentanza dell'Oratorio maschile di S. Fedele. La sorveglianza disciplinare dell'Ospizio è affidata alle Suore di San Vincenzo; l'assistenza sanitaria a un medico per i gruppi maschili, e a una dottoressa per i gruppi femminili.
La direzione medica generale è affidata al Dott. Cav. Attilio Faconti di Milano, prezioso benefattore dell'Opera Pia fin dal 1904. Il Villino e l'Ospizio hanno ciascuno una propria cappella e un proprio giardino. Da Ospizio Catena ossia la beneficenza a servizio della cura di Salsomaggiore 1936 - L'acqua di Salsomaggiore, corrosiva e con odore di jodio, ha reso necessario che le cure fossero installate fuori dall'Ospizo, in apposito edificio; per ovviare all'inconveniente di dover uscire all'aperto per accedere ai reparti cure, il padiglione fu collegato con l'Ospizio da un ampia passerella, chiusa da vetrate, che attraversava tutto il vasto cortile interno.
L'Ospizio e il Padiglione cure erano riscaldati a termosifone. Il Padiglione cure comprendeva tutti i reparti necessari per una completa cura salsojodica: bagni-inalazioni-polverizzazioni-fangature-ecc. La stagione di cura nell'Ospizio Catena cominciava verso il mese di marzo e durava fino settembre. Gli ammalati vi giungevano in comitive, al massimo di 170 persone, e vi rimanevano 19 giorni: la cura completa esigeva infatti 18-20 bagni.
Ogni gruppo di ammalati era composto di sole donne o di soli uomini. Il viaggio da Milano a Salso durava quasi due ore; gli ammalati partivano dalla stazione centrale in carrozze riservate, accompagnati da infermieri o infermiere.
La più importante delle cure era il bagno che era prescritto a tutti durava 20/25 minuti: acqua salsojodica fredda, acqua naturale fredda e acqua naturale riscaldata, ben mescolate e di una densità e di una temperatura in conformità alle prescrizioni del medico. La densità del bagno varia di giorno in giorno, elevandosi lentamente da 4 fino 8/10 gradi Beaumé.
Oltre al bagno quasi tutti gli ammalati prendevano parte ogni giorno alle "polverizzazioni": si trattava di passare un'ora in una sala per respirare "acqua salsojodica" polverizzata mediante un'apposita macchina, che di solito era sospesa nel mezzo della sala. L'inalazione a getto diretto consisteva nell'assorbire una mezza bottiglia di acqua Salsojodica, proiettata in gola da un apposito apparecchio a vapore. Essa richiedeva circa venti minuti di tempo.
Le ammalate si proteggevano dall'umidità avvolgendosi il capo con ampi asciugamani. Alcune malattie richiedevano oltre al bagno, anche la fangatura: per questa cura erano adibiti speciali camerini da bagno. Si applicava il fango jodato caldo sulle parti ammalate per circa mezz'ora; di solito la fangatura precedeva il bagno. La cura di Salso fu chiamata "cura di mare concentrata" e appunto perchè concentrata doveva essere continuamene sorvegliata dal medico nei suoi progressivi effetti. Uno speciale gabinetto medico serviva per le visite di controllo.
L'acqua salsojodica veniva estratta dal sottosuolo mediante pozzi artesiani, alcuni profondi anche 800 metri; essa era però fredda e non poteva essere direttamente riscaldata; per ottenere la giusta temperatura di un bagno caldo, occorreva quindi immettere acqua caldissima proveniente da due potenti caldaie, capace di offrire acqua calda per tutti i 170 bagni e per le altre cure integranti. Alle 12 alcuni rintocchi di campana avvisavano che il pranzo era pronto nel refettorio, dove speciali tavole di marmo garantivano una perfetta pulizia; una lunga serie di fotografie disposte lungo le pareti ricordavano ai commensali i vari benefattori.
Verso le 13,30 tutti si ritiravano in camera per il riposo pomeridiano, raccomandato per il buon esito delle cure. Per i bambini vi era un dormitoio tipo camerata in quanto questi erano bisognosi di speciale sorveglianza. Verso le 15 il salone centrale si rianimava, si faceva conversazione, si scrivevano lettere ai parenti e amici. La maggior parte dei bagnanti amava passeggiare all'ombra dei grandiosi alberi che circondavano l'Ospizio, godendosi allo stesso tempo il via e vai sulla strada che conduceva a Fidenza. Si facevano passeggiate lungo il dolce pendio del giardino, che si elevava dietro il Padiglione cure; molti facevano una visita nella Cappella.
L'altare riproduce, grazie alla cortese prestazione di un'abile pittrice, la figura della Madonna delle Vittorie di San Fedele a Milano. Nel pomeriggio si poteva visitare il centro di Salsomaggiore. Verso le 18,30 gli gli ammalati dovevano essere in refettorio per la cena, seguita da numerosi passatempi: musica, conferenze con proiezioni, radio e allegra conversazione. Verso le 21 tutti tornavano al riposo. Nel 1936 all'Ospizio Catena si facevano 12 turni di cura all'anno; ogni turno durava almeno 19 giorni; le partenze dei turni si svolgevano a intervalli fissi di 23 giorni, da marzo a novembre. Duemila persone venivano curate con una spesa complessiva di 700000 lire. Dopo tre settimane di cure i bagnanti tornano alle loro famiglie; il treno passando dinnanzi all'ospizio dava occasione a tutti di inviare dai finestrini un ultimo saluto a quelle mura ospitali. Suore, bagnini, inservienti rispondevano con cordialità. Poi l'ospizio si faceva silenzioso, ma subito si incominciava alacremente alla toeletta per ricevere il prossimo turno: per tre giorni non si udiva altro che il ritmo più o meno cadenzato di disinfestazione.
Il complesso era costato complessivamente oltre quattro milioni di lire.
Non si chiudeva mai definitivamente il bilancio in quanto si aveva sempre bisogno di beneficenza, per alleviare i sofferenti. Nel 1956 alla presenza del Vescovo di Milano Giovanni Battista Montini in futuro Papa Paolo VI avviene la posa della prima pietra della cappella dedicata a Monignor Orsenigo, che ritorno nel 1957 per l'inaugurazione. Negli anni 1990 lo stabilimento andò incontro ad una crisi irreversible, il 1997 fu l'ultima stagione elo stabilimento chiuse. Il complesso fu interamente restaurato, il Villino Catena venne usato per inserire la Comunità terapeutica riabilitativa per utenti psichiatrici. Da Voce Amica - Le Suore dell’opera Pia Catena hanno lasciato Salsomaggiore 1982  - Con una liturgia solenne e toccante la Comunità parrocchiale di S. Antonio ha salutato Domenica 20 Novembre 1981 le RR. Suore dell’Opera Pia Catena che lasciano Salsomaggiore. Moltissimi i presenti.
Abbiamo notato fra gli altri il Direttore Amm. Avv. Mergoni, il Direttore San. Dott. Romanini, un Membro dell’Amministrazione arrivato da Milano, il sig. Economo. Ha presieduto la Concelebrazione S.E. Mons. M. Zanchin Vescovo di Fidenza.
Nell’Omelia ha ricordato i 55 anni di servizio umile, generoso, zelante delle RR. Suore della Carità a favore degli Ospiti e di tutta la Comunità salsese. La partenza delle Suore, ha ricordato il Presule, rientra nella situazione dolorosa che la Chiesa sta vivendo. Il benessere, il positivismo, hanno portato ad una crisi di valori che ha fra le altre conseguenze il calo delle vocazioni, o meglio di persone disposte a consacrarsi totalmente al servizio di Dio e dei fratelli. Il Vescovo ha ricordato come le Suore della Carità di S. Vincenzo hanno già lasciato, in zona, gli Ospedali di Piacenza e Parma e la Casa di Riposo di Fidenza nonostante le pressioni degli Ecc.mi Vescovi.
A maggior ragione, nonostante vari interventi presso la Rev.ma Superiora Generale, las ciano ora l’Opera Pia Catena. Il Parroco si è associato nel ringraziare le Suore per la testimonianza offerta in questi anni alla Comunità salsese e per la collaborazione prestata senza riserve alla Parrocchia nel campo dell’assistenza ai malati, della catechesi ai bimbi, dell’aiuto ai bisognosi. Il ricordo di queste Suore, degne Figlie spirituali di S. Vincenzo de Paoli, non si spegnerà nel cuore di quanti hanno avuto la fortuna di avvicinarle. A loro va la riconoscenza di tutta la cittadinanza di Salsomaggiore. Il complesso è stato nei primi anni del 2000 ristrutturato, in parte destinato a centro di cure e benessere"Airone" e in parte ospita una Comunità di riabilitazione psichiatrica.

13 febbraio 1921 - Domenica del Corriere  - UNA GRANDE INIZIATIVA MILANESE A SALSOMAGGIORE

Per il 1923 aprirà una nuova grande porta ai bisogni delle prodigiose cure di Salsomaggiore, una porta accessibile alla clientela aliena dalle spese lussuarie, un nuovo grande Albergo di 300 stanze con 400 letti - cure complete nell'albergo stesso - con annessa una Casa di Cura per coloro che versano in speciali condizioni, ed un reparto speciale per bambini. Non si tratta di un semplice progetto, ma di una già ben avvinta iniziativa, sorta in Milano grazie ad un gruppo di medici ed industriali, fra i quali si trovano bei nomi della medicina e della finanza italiana.
Raccolti i primi fondi, già acquistato il terreno - 30 mila mq., in una delle più belle posizioni di Salsomaggiore, presso la stazione, sul piano regolatore - sono ora aperte e sono già migliaia, le prenotazioni per le azioni da L. 500. Raccolti i primi 4 milioni, si provvederà alla costituzione della "SOCIETA' EDIFIZI SANITARI in SALSOMAGGIORE". Azioni nominative non cedibili senza il consenso del Consiglio d'Amministrazione: la Società vuol essere a larga base (l'appello è rivolto specialmente ai professionisti, ai medici, ai futuri clienti), escludere la possibilità di trust, di "scalata", conservare il suo carattere e i suoi scopi, di accordo e fusione fra scienza e industria, intese al bene degli ammalati, all'incremento della celebre Stazione balneare, al vantaggio della Nazione.
Agli azionisti spetterà, oltre il 5% sul capitale, un utile adeguato; le eccedenze di bilancio andranno: a diminuzione della retta (Albergo e Casa di Cura): ad eventuale rimborso percentuale, come nelle aziende cooperative: a costituire un fondo edifici sanitari pei meno abbienti (sanatori per bambini, alberghi per operai, ecc.) da costruirsi in cooperazione con altri Enti o Associazioni. L'Albergo, non meno che la Casa di Cura - pei quali sono già minuziosamente predisposti i progetti - saranno veri modelli del genere, costruiti coi più accurati criteri scientifici e di modernità: decoro ed eleganza, ma nessun lusso superfluo. Vigilatissima, con ogni cura, l'alimentazione: fra l'altro, una "sala da pranzo per clienti a regime dietetico" e una s"ala da pranzo per bambini". La Casa di Cura sarà annessa, vicino all'Albergo, ma isolata.
Tutte le cure salsojodiche (bagni, inalazioni, lavature, voc.) si potranno fare in Albergo, in rapporto diretto coll'Azienda Termale di Stato, a maggiore garanzia dei clienti. L'Albergo da solo occuperà un'area di circa 3700 mq. Esso funzionerà, e sarà anche il più indicato, por le tanto invocate cure invernali - in ogni caso in Marzo e Novembre - con grande beneficio dell'Azienda di Stato e dei numerosi ammalati che preferiscono evitare il periodo estivo.
Bastano queste linee sommarie a dare un'idea della grandiosità e della bontà dell'impresa, e a prospettarne sicuro il successo. I più interessati a cooperarvi devono essere i medici, e quanti, bisognosi per sé e pei loro cari della cura meravigliosa, vorranno previdentemente assicurarsene la possibilità a moderate condizioni, e, come azionisti, trovarsi in casa propria. Le prenotazioni (i versamenti, a termini di legge e di statuto, si inizieranno a costituzione definitiva della Società) si ricevono (e si ottengono, a richiesta, gli opuscoli esplicativi) presso i seguenti signori:

BARI: P. A. Susca, piazza Massari N. 42-43.

BOLZANO: Mangili & Mari, Capuziner Gasse N. 30.

BOLOGNA: Fratelli Mandelli, via Parigi N. 2.

BORGO SAN DONNINO-SALSOMAGGIORE: Libreria Mattioli.

CAGLIARI: Ilario & Coco, via Roma Portici Vivanet.

CATANIA: G. Ballo, via Umberto N. 125.

FERRARA: Valentino Ferraretta, via Cortevecchia N. 3

FIRENZE: Fratelli Mandelli, via Ricasoli N. 4-a primo piano.

GENOVA: Duilio Bottaro, via S. Lorenzo N. 5.

JESI: Castellani Mancini & Fiori, piazza Plebiscito.

LIVORNO: Federico Chierici, via del Giardino N. 30 p. p.

MANTOVA: Banco Fano & Finzi.

MESSINA: Fratelli Occhipinti, piazza Maurolico N. 3.

MILANO: Angelo Banfi, via Archimede N. 21; "Società Edifizi Sanitari in Salsomaggiore", corso Venezia N. 18; Carlo Sacchi fu G., via Crocefisso N. 4; Edoardo Sacchi, corso Italia N. 18; Eugenio Sacchi, corso Italia N. 27; Tesco Speroni, via Borsieri N. 43.

NAPOLI: Alfredo Koller & C., largo Dogana Nuova N. 6,

ORBETELLO-GROSSETO: Pietro Raveggi.

PALERMO: Lorenzo Pace fu L., via Roma N. 5.

ROMA: Alberto Menini, Lungo Tevere Vallati N. 6.

SPEZIA; Agostino Gimelli, corso Cavour N. 18.

TORINO: Rag, Michele Guida, corso Vittorio Emanuele N. 62.

TRIESTE: Tomaso Baldissera, via Lavatoi N. 4.

VENEZIA: Emilio Monti & C., San Marco Fondamenta Pignoli N. 4893.

VERONA: Guido Scarmi, via S. Nicola N. 8.

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Tratto da:
13 febbraio 1921 - Domenica del Corriere  
1928 -  L'ospizio Milanese D.Adalberto Catena in Salsomaggiore 
1936 -  L'Ospizio Catena 
Quattro passi fra i ricordi di Corrado Lamur

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