Nella località Centopozzi  dove anticamente erano stati scavati molti pozzi per lo sfruttamento delle acque saline, il Demanio accordò alla Società Petrolifera Italiana la facoltà di eseguire ricerche di idrocarburi dal 1923 fino al 1954. Dal 1923 al 1938 vennero perforati 88 pozzi ad una profondità media di 246 metri, 17 risultarono sterili e 71 produttivi di petrolio e gas. Contemporaneamente alle esplorazioni della Soc. Petrolifera Italiana, l'AGIP,  iniziò l'esplorazione in due cantieri nei pressi del Rio Ferdane, e Rovacchia. Nel primo cantiere, vennero perforati 36 pozzi a profondità media non superiore ai 191 metri, in gran parte produttivi di petrolio e gas. Nel cantiere Rovacchia l'esplorazione ebbe inizio nel 1932. Vennero perforati 37 pozzi a profondità media di m. 220, 23 risultarono produttivi.  I due campi furono ceduti in concessione alla SURGI che aveva installato un impianto di compressione per l'autotrazione a Salsomaggiore, che tentò di utilizzare il gas dei due campi presso Tabiano. Nel 1935 venne abbandonato per esaurimento il cantiere di Rio Ferdane, e nel 1938 quello del Rovacchia.  La produzione massima di petrolio si ebbe nel 1932, e quella del gas nel 1937. Fu il 1950  l’anno della rinuncia della subconcessione da parte della SPI per esaurimento dei giacimenti.

Il testo è stato tratto da "l'attività estrattiva e le risorse minerarie della Regione Emilia Romagna" di Attilio Scicli, stampato in Modena nel 1972.

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