2019, centenario della Parrocchia di Sant'AntonioP. Roberto Lecchini, la parrocchia di Sant'Antonio, il primo cinquantennio - Padre Cirillo ebbe a successore il Padre Diego Moscatelli da Caprio. Anch'egli veniva dapprima nominato semplicemente delegato vescovile e, dopo un anno, cioè il 28 Agosto 1931, veniva con regolare decreto vescovile nominato vicario parrocchiale. Pur non essendo un uomo di eccezionali doti intellettuali, egli era un tenace realizzatore. Il momento in cui assumeva la responsabilità della parrocchia era difficile assai.

Padre Cirillo scompariva dalla attività parrocchiale lasciando l'amministrazione oberata di debiti ratti con la costruzione dell'Asilo, della (e con la fondazione della Banda musicale. Padre Diego assumeva la pesante eredità di fronte ai molti creditori, altri veri e altri sedicenti, i quali, sopravvenuta la quasi piena alienazione mentale di Padre Cirillo, sembravano moltiplicarsi di giorno in giorno, bersagliando con nuove fatture il nuovo parroco. 'I debiti furono interamente pagati. E altre opere vennero ben realizzate. Parrocchia di S. Antonio in Salsomaggiore  - Terzo parroco - Padre Diego Moscatelli da CaprioPadre Diego amava appassionatamente il suo tempio che volle sempre più degno di Dio e del glorioso Taumaturgo di Padova.

Le balaustre - Già esisteva la balaustra dell'altare maggiore costruita per ordine di Padre Cirillo dal Signor Luigi Salvi di Salsomaggiore. Il costo di questo lavoro veramente bello, fu di L. 7.000, di cui 3.500 pagate da Padre Cirillo e 3.500 pagate da Padre Diego. Le altre quattro balaustre, del costo di L. 3.000 ciascuna, risalgono all'anno 1931 e sono dovute al Padre Diego, che seppe trovare generosi benefattori nelle persone dei coniugi Gamberini, Sorelle Zancarini, Maria Sozzi, che rispettivamente donarono la balaustra dell'Immacolata, quella del Sacro Cuore e quella di San Francesco. Anche la balaustra dell'altare di S. Giuseppe è dono di pia persona rimasta anonima.

Decorazione della Chiesa - Le volte e le pareti del Santuario erano ancora nude e squallide. Una sobria decorazione, senza toglierle di semplicità, avrebbe dato splendore alla Casa di Dio. Padre Diego si accinse all'opera affidandone l'incarico al Sig. Pietro Maestri di Salsomaggiore. Fu necessaria una impalcatura costruita in modo che il pubblico potesse decorosamente frequentare senza gravi disturbi le sacre funzioni, che, pure durante il lavoro di decorazione, dovevano svolgersi nella Parrocchiale. Tale ponte venne a costare L. 3.311, di cui L. 511 condonate dall'impresa costruttrice Fratelli Rizzi. Il lavoro di decorazione, eseguito con ogni buon gusto e con soddisfazione di tutti, fu presto portato a termine. La spesa fu di L. 6.000.

Affreschi - Nel contempo P. Diego pensò di lasciare nel Santuario in perenne ricordo del VII Centenario Antoniano, che ricorreva in quell'anno 1931, promovendo una manifestazione d'arte pittorica la quale doveva regalare al Santuario sei grandi affreschi riproducenti la vita del Santo. La commissione venne affidata al giovane pittore bergamasco Severino Bellotti, che l'assolveva con nobilissimo gusto fissando alcuni episodi della vita di S. Antonio con genialissime composizioni che ricordano i grandi maestri quattrocenteschi, pur restando sempre spiccatamente personali e originali.

I sei affreschi riproducono: Il battesimo di S. Antonio — La conversione di Ezzelino da Romano — Il miracolo della mula — La predica ai pesci — Il cuore dell'avaro — L'agonia del Santo.
Questi affreschi alti quasi tre metri, correndo da sinistra della porta centrale all'altezza di cinque metri, tutt'attorno alle pareti formano così un policromo fregio animato che inizia col battesimo e termina con la morte del Santo. Veri intenditori hanno riscontrato in questo lavoro del Bellotti equilibrio e unità di masse, ricerca e varietà di espressioni, studio dei toni e la sobrietà e la varietà del colorito su una gamma di grigi appena qua e là ravvivati da note rosse, brune e bianche. Per parte nostra ci sembra di poter modestamente affermare che questo pregiato lavoro, di fronte a tanta produzione di caricature di un'arte che, non potendosi vantare di altro, si vanta di originalità, può segnare una autorevole affermazione di arte vera che, pur contenuta nei limiti di una classica compostezza, sa dirci qualche cosa di nuovo. Fra i sei pannelli forse si possono ritenere migliori quello del miracolo della giumenta e della agonia. Il miracolo della giumenta che adora l'Eucarestia, il quale ha ispirato al Mantegna il noto quadro che si ammira nella Scuola del Santo, è efficacemente raffigurato dal Bellotti: in primo piano la figura del Santo che regge l'ostensorio, quella dell'eretico Bonello, già prono in adorazione e quella della giumenta a gambe piegate. Dietro al Santo un fratello che regge la lanterna; dietro la giumenta il popolo e l'eretico stupefatti. La vasta scena si chiude su un cielo quadrettato a mosaico d'oro. La scena dell'agonia gli ha pure ispirato una commossa composizione: il Santo giace sul piccolo letto dei fratelli di S. Maria dell'Arcella dai quali era stato accolto mentre, uscito dal palazzo Tisi e diretto al convento di S. Maria Mater Domini in Padova, s'era sentito male. Attorno a lui tre fratelli mentre il Padre del Convento (il pittore ha ritratto la figura di P. Diego) a piedi del letto, recita le preghiere dei moribondi. Il Santo ha già l'occhio fisso al cielo, e pare veramente che nella visione del suo Signore, egli mormori le estreme parole: Video Dominum meum. L'opera del Bellotti, che è stata assai ammirata da artisti e competenti, fu anche visitata da S. A. R. il Duca di Bergamo che volle personalmente esprimere al giovane pittore bergamasco il suo vivo compiacimento. Premiato più volte durante i Corsi Accademici, il Bellotti vinse il Premio Piazzoni e quindi la borsa di studio per l'accademia inglese in Roma. Assistente del suo stesso maestro dal 1925 al 1927, tenne, quando il Loverini si ritirò dalla scuola, l'interim per un anno. Fu incombenzato per questo lavoro dalla Sovraintendenza all'Arte di Torino che approvò e lodò. Altre importanti opere in paesi e città diverse documentano il valore del giovane artista che ancora molto promette. Appena le circostanze lo permisero egli tornò al nostro bel S. Antonio per completare il suo lavoro aggiungendo ai sei affreschi e alle due lunette, quattro lunette e otto medaglioni raffiguranti Santi e Beati dell'Ordine Francescano Cappuccino. P. Diego da Caprio aveva ben ragione di compiacersi di questo magnifico regalo d'arte donato alla sua Chiesa e alla città di Salso (Questi affreschi, uno dei quali regalato dall'Autore, vengono a costare 2000 ciascuno).

 

Sempre durante il Centenario Antoniano P. Diego allestì nei locali dell'Asilo, con l'approvazione e l'appoggio delle Autorità cittadine, e con la collaborazione dei volontari competenti, una mostra dell'Artigianato Salsese che ebbe un vero successo. P. Diego non dimenticò il bene spirituale della Parrocchia, nulla tralasciando per conseguirlo. Curava specialmente le frequenti e solenni funzioni religiose allo scopo di eccitare il fervore e riaccendere la fede nelle anime. Volle completati i quadri dell'Azione Cattolica e fondò il bollettino parrocchiale: Voce amica per far giungere la sua voce di padre, di pastore e di maestro a tutte le anime, specialmente a quelle più lontane spiritualmente dalla chiesa e dalla pratica della vita cristiana. Lui parroco, venne acquistato il terreno ad est del torrente Ghiara, dove già sorgeva l'attuale chiesina del Sacro Cuore, della Soc. Beni Immobili di Salsomaggiore, rappresentata dal rag. Giuseppe Meroni. Per tale acquisto fu necessario uno sborso di L. 80.000. Noi che abbiamo conosciuto la tenace volontà di Padre Diego, non dubitiamo di affermare che una nuova chiesa del Sacro Cuore a Salsomaggiore, sarebbe oggi una realtà, se Egli avesse avuto vita più lunga. Ma Dio chiamava al premio il lavoratore instancabile a mezzo corso della sua giornata. Un terribile morbo, ribelle a ogni cura, lo portò al sepolcro, benché nulla fosse intentato per salvare la sua preziosa esistenza. Ricoverato all'ospedale di Parma, egli nutrì in un primo tempo la speranza di poter ritornare a Salso, che tanto amava, per lavorare ancora tanto! Ma poi comprese che la fine era prossima e con pietà e rassegnazione si dispose ad accogliere sorella morte. Le sue ultime parole sono state: Fiat voluntas Tua! Di lui scrisse molto giustamente il M. R. P. Agostino dandone la notizia della morte: «Egli è stato il Servo fedele dell'Evangelo che non nascose nel sudario i talenti da Dio ricevuti, ma santamente seppe trafficarli e farli fruttare in tutti i vari uffici che gli furono affidati dalla Obbedienza». La sua parola semplice, fervorosa e convincente commoveva i cuori e convertiva le anime. Era nato a Caprio di Pontremoli il 5 febbraio 1882. Entrato giovanissimo nell'Ordine nostro e ordinato Sacerdote, fu tosto destinato nel nostro Seminario Serafico di Scandiano come insegnante e predicatore, poscia fu eletto superiore nei conventi di Modena, Parma e Pontremoli, indi Curato Parroco nell'ospedale civile di Piacenza dove rimase sino alla venuta in questa parrocchia. A lui è dovuta la costruzione del Collegio Serafico nel nostro Convento di Pontremoli. Moriva a soli 52 anni di età il 21 marzo 1934.

 

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