Padre Raffaele da Mestre (1922-1972) Parrocchia di S. Antonio - Padre Raffaele da Mestre (Mestre, Venezia, 15 marzo 1922 - Puianello, Modena, 5 dicembre 1972) - Padre Raffaele arrivò al convento-parrocchia di Salsomaggiore nel marzo 1965, dopo anni di penoso peregrinare da un ospedale all'altro in Italia e in Svizzera, in seguito alle gravi lesioni riportate alla spina dorsale nell'incidente stradale avvenuto nel giugno 1948, mentre seguiva, come predicatore, la statua della Madonna Pellegrina nella diocesi di Reggio Emilia. Il parroco, Padre Alessandro, suo carissimo amico e compagno di studi, gli affidò subito il compito di occuparsi dei giovani.

Padre Raffaele con i suoi ragazziPadre Raffaele accettò con entusiasmo e si mise all'opera: osservò la realtà del rione, si calò nell'ambiente dei giovani, si interessò delle loro paure e attese, fu attento al loro percorso, li accompagnò nella loro attuazione umana. La sua conoscenza sapienziale del cuore umano, affinata dall'accettazione della sofferenza fisica e morale, era profondissima, senza ombre. I giovani, ma non solo loro, si assiepavano attorno al "Padre in carrozzella"; di giorno in giorno cresceva il loro numero, arrivavano anche da altre parrocchie e da luoghi vicini. Sembrava prendere forma il desiderio di Padre Raffaele, maturato in anni di incontri ed esperienze: fare della Parrocchia di Sant'Antonio un Centro per giovani, un Centro ecumenico. Nel Centro, come nel cuore di Padre Raffaele, tutti avrebbero trovato posto, ognuno con il suo mistero di disperazione e di fiducia, di fragilità e di grandezza. Preghiera, meditazione prolungata, confessioni, incontri con i singoli e con i gruppi, conferenze e dibattiti occupavano la sua giornata; nonostante le limitanti condizioni fisiche, Padre Raffaele non si arrestava e neppure trascurava nulla che potesse favorire la promozione delle persone. Era un vulcano di idee e di progetti: allestì una piccola biblioteca per i giovani, formò un'orchestrina, organizzò una compagnia di prosa... La sua prorompente umanità, la sua parola brillante, i suoi canti, la sua accoglienza e fedeltà, in una parola, lo stile di una vita che convince per trasparenza e autenticità, attraevano molti e forse turbavano anche e disturbavano qualcuno, certo non lasciavano indifferenti. Poche righe, enucleate dalle tante pagine di analisi e di riflessioni lasciate scritte da Padre Raffaele, dicono il suo rapporto con quanti gli si avvicinavano, specie con i giovani, e il suo operato: "Ho cercato di darvi il Signore, prima amandovi, prendendovi come eravate, senza forzare la vostra libertà e poi, partendo dalle vostre esperienze, siamo arrivati a parlare dei vostri problemi e, alla fine, di Dio. Da Dio siamo arrivati a parlare della Chiesa, dalla Chiesa al Vangelo, poi a Gesù e poi a tutto." Nel giugno del 1968 Padre Raffaele fu trasferito al convento di Puianello, dove morì nel dicembre del 1972. Nulla del suo operato è andato perduto, ma tre anni erano davvero pochi perché quell'incipiente Comunità potesse proseguire autonomamente nel segno indicato da Padre Raffaele: "La Chiesa nasce quando si comincia a vivere Cristo". Nonostante quell'esperienza di unitaria appartenenza si sia — e comprensibilmente — arrestata, in tutti è rimasta l'indicazione certa della meta.

Così lo ricorda Mario Faroldi, poeta dialettale salsese, in una delle sue poesie. 

Vrumes ben

V'ricurdev ed pâder Raffael

qul frà ché gireva in carussenna?  

Vril savel? Adess l'è in ciel

sidì sven a la Madunenna.

Tutt i pensan ch'al sia mort

ma però l'ne mia vera

perché in ciel a l'è risort

in l'eterna primavera.

Pedar Alessandar l'è cun lò,

cun Cipolla e fra Paccetta,

qul frà c'andeva a catara so

sempr alegher in bicicletta.

Mandummegh sü na cartulenna

cui salut par la Berzera

e par la nostra Madunenna

mandumegh sü una preghiera.

Là insemma a Sant'Antoni,

prutetur ed d'Ia Parrocchia

chi pruteggan GianAntoni

in tla mission da gran "capoccia".

Fumma sü una famija

lassum ander ogni rancur

vecc e giuan in armonia

vrumes ben cme vol al Sgnur.

Tutt al mond a l'é un sfacel,

tutt al mond a l'é un orrur,

parché nison viva el Vangel

cme sa insgné nostar Signur.

Dumm nuetar el bon esempi

d'esser tütt di ver cristian

e vedrì, o bonni genti,

che i bei giuren i turnaran.

 Vogliamoci bene

Vi ricordate di Padre Raffaele

quel Frate che girava in carrozzina?

Volete saperlo? Adesso è in cielo

seduto accanto alla Madonnina.

Tutti pensan che sia morto

ma però non è poi vero

perché in cielo è risorto

nell'eterna primavera.

Padre Alessandro è con lui,

con Cipolla e fra Pacetta,

quel Frate che andava alla questua

sempre allegro in bicicletta.

Mandiamogli su una cartolina

con i saluti per la Berzieri

e per la nostra Madonnina

mandiamole su una preghiera.

Là insieme a Sant'Antonio,

protettore della Parrocchia,

che protegga Gianantonio

nella missione di gran capoccia.

Formiamo insieme una famiglia

abbandoniamo ogni rancore

vecchi e giovani in armonia

vogliamoci bene come vuole il Signore.

Tutto il mondo è uno sfacelo,

tutto il mondo è un orrore,

perché nessuno vive il Vangelo

come ha insegnato nostro Signore.

Diamo noi il buon esempio

d'esser tutti dei veri cristiani

e vedrete, o buona gente,

che i bei giorni torneranno.

 

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