Castell'Arquato Si vogliono attribuire anche a questo luogo, origini romane: alcuni vogliono far derivare il suo nome da Castel Torquato, altri da Castel Quadrato. Le prime notizie risalgono al 576. Nel 776 fu assegnato al Vescovo di Piacenza da un certo Magno che fu il più antico dei padroni di questa terra, di cui ci parli la storia. Per ben cinque secoli appartenne alla chiesa, ma nel 1307 dopo lunga contesa, passò ad Alberto Scotti signore di Piacenza, che lo conservò fino al 1317, nel quale anno gli fu tolto da Galeazzo Visconti. Nel 1324 Manfredo Landi se ne impadroni e lo vendette poi per 800 fiorini d’oro a Luchino Visconti. Nel 1414 Filippo Maria Visconti lo staccò dalla giurisdizione di Piacenza, concedendo speciali privilegi e ponendogli il nome di Castel Visconteo.

Più tardi l'ebbero in feudo Niccolò Piccinino, Francesco Sforza e Bosio II Sforza, marito di Costanza, figlia naturale di Paolo III Farnese: si deve appunto a questa parentela, la visita fatta a Castellarquato da questo Pontefice nel 1543. Nel 1707 entra a far parte del Ducato di Parma e Piacenza con Maria Luisa d'Austria e poi torna ai Borboni; in seguito alle vicende della Seconda guerra per l'Indipendenza, i Borboni abbandonano il Ducato, che entra a far parte dapprima dei domini sabaudi e poi del stato unitario dei Savoia. Luigi Illica, è il più illustre cittadino arquatese: giornalista, poeta e drammaturgo vissuto fra il 1857 e il 1919. Celebre la sua attività di librettista in collaborazione con Puccini, Mascagni, Giordano, per i quali scrisse fra gli altri i versi di Bohème, Tosca, Madama Butterfly, Le Maschere. Tratto da Guida di Salsomaggiore Tabiano e dintorni Mattioli 1905 Wikipedia

 

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