Castello di BargoneCastello di Bargone - Si pensa che il castello fosse già edificato nel 846. Appartenne ai Vescovi di Parma.  Nel 1144 sia Bargone, che Borgo San Donnino furono assegnati al conte Bertoldo IV di Zähringen da parte dell'imperatore Corrado III di Svevia. A causa dei profondi dissidi col figlio Delfino, nel 1145 assoggettò molte corti del Parmense al Comune di Piacenza, che lo investì di quei feudi in cambio del giuramento di vassallaggio. Scoppiò una guerra tra le città di Parma e Piacenza, perché alcune terre del piacentino appartenevano al Comune di Parma; suo figlio Delfino si alleò con Parma contro il padre. I Piacentini assalirono e conquistarono Bargone e San Donnino.

Nel 1149 si instaurò un trattato di pace che non venne però rispettato infatti nel 1150 ricominciarono gli scontri. Le ostilità cessarono solo quando scese in Italia Federico Barbarossa però Oberto non vide la fine delle ostilità, avvenute nel 1153, poiché morì nel 1148.
"In seguito i Piacentini, dice Luciano Scarabelli, visto che i Parmigiani poneansi a fabbricare un castello al Sanguinaro per afforzarsi avanti a Borgo e più facilmente toglierlo, disposero di mandare a Bargone per preparare gli alloggi a duecento armali, onde tenere in. freno il nemico; ma con loro maraviglia un Bertaldo, a nome de’ Bargonesi, con assai ardimento prese la parola, e gridò: Que’ di Bargone sono disposti a stare in obbedienza purché senza lor danno. Riceveranno gli armati ma non forestieri, al più due terzi: il resto sia di piacentini onesti e disciplinati, che rispettin le persone e le robe, e ricordino di essere in casa d’amici. Innanzi tutto mandate vesti e pane ai Bargonesi, che senza ciò non vi riceverebbero, e date sigurtà de’ futuri danni. Quest’ era avviso di ribellione, che, non ostante i sacramenti fecero que’ di Borgo e di Bargone. Allora, quasi a compensare i piacentini della diffalta, sursero que’ di Salso e Cangelasio (ceduti già nel 1145 al Comune di Piacenza da Oberto Pallavicini) e protestarono : sé essere piacentini: mai non aver appartenuto ai parmigiani; perciò niun debito con questi:-sarebbero a Piacenza rimasti fedeli".
Nel 1191 l'imperatore Enrico VI vende i due feudi alla città di Piacenza in cambio di 2000 lire imperiali.
Nel 1198 il Comune di Parma rientra in possesso del castello e Oberto Pallavicino fu ufficialmente investito nel 1249 da Federico II da Pisa. 
Nel 1267 i parmigiani riconquistarono il castello, che smantellarono negli anni seguenti. 
Nel 1298 il podestà di Parma occupò la zona distruggendo vigneti e case sia a Barcone che a Tabino, senza però attaccare il castello.
La causa fu una serie di saccheggi fatta dagli uomini di Bargone nelle saline della vallata di Salsomaggiore.
Nel 1313 Giberto da Correggio diventa capitano di Parma, Cremona, di tutti i castelli della valle dello stirone, solo Bargone si alleò con Parma e gli consegnarono Gherardo Rangoni oppositore di Giberto.
Chi erano i padroni in quel periodo del castello non si sa, nel 1315 fatta la pace tra Giberto e Manfredino Pallavicino, furono inviati a custodire il castello di Bargone milizie Mantovane e Veronesi per mantenere la pace tra i compadroni del castello che in parte erano legati alla lega Bordigiana e in parte a Gilberto. Fatta la pace il castello doveva tornare in mano alla fazione legata a Gilberto, che mandò a Bargone un Cavaliere a nome del Comune di Parma per ratificare la pace. Dopo aver pranzato nel castello e il Cavaliere era sulla strada di ritorno che gli avversari di Gilberto fecero una strage senza nemmeno risparmiare i bambini.
Il 2 ottobre 1315 Gilberto assediò il castello, ma siccome Matteo Visconti e Cangrande della Scala volevano la pace, l'assedio fu interrotto. Bargone si allea nel 1325 con i feudatari dei vicini castelli contro Parma, che riconquistano i vari castelli compreso Tabiano e il 17 settembre dello stesso anno con diverse macchine da guerra espugnano Bargone e uccidono e portano vari prigionieri a Parma, con i signori del castello Acerbino e i suoi fratelli.
Bargone circa il 1336 toccò per successione a Federico Pallavicino. 
Nel
1343 la fortezza risultava ancora in possesso dei Bertoldingi, ma già nel 1360 l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo investì del feudo Oberto III Pallavicino. Nel 1374 il castello fu teatro di una sanguinosa congiura per il possesso castello ordita da Francesco e Nicolò Pallavicino, signori di Scipione e Tabiano.
Francesco Pallavicino, accompagnato da alcuni sicari mandati da Niccolò, furono accolti dallo zio Jacopo e mentre sedevano a tavola  il marchese, suo figlio Giovanni e furono stuprate e cacciate dal castello le donne. Il patto di consegnare il castello a Niccolò non fu rispettato, questo fece irritare Francesco seguirono quindi altri fatti sanguinosi.
Di ciò approfittò il duca di Milano Bernabò Visconti, che attaccò e conquistò il castello di Tabiano, allontanando Niccolò dalle sue terre.
Nel
1386 il beato Rolando de' Medici, ritiratosi in zona già dal 1360, muore nel castello di Bargone.
Con la presa del potere da parte di Gian Galeazzo Visconti, nel
1390 la situazione si ribaltò e Niccolò rientrò in possesso dei suoi feudi nel 1395.
Nel
1401 il marchese scomparve per avvelenamento nel castello di Tabiano e Ottobuono de Terzi coglie l'occasione per attaccare e distruggere il castello di Bargone nel 1405
Nel
1441 Niccolò Piccinino attaccò su più fronti lo Stato Pallavicino, costringendo il marchese Rolando il Magnifico alla fuga, tutte le sue terre furono incamerate dal duca Filippo Maria Visconti, che nel 1442 investì del feudo di Bargone il Piccinino.  
Nel
1457 Francesco Sforza restituì al marchese Gian Lodovico Pallavicino il feudo di Bargone, unitamente a quello di Busseto. 
Nel 1587 il castello fu conquistato dai Farnese duca di Parma, che nel 1650 lo vendettero al marchese Felice Mari di Genova.
Nel 1711 il maniero, ormai trasformato in dimora nobiliare, passò ai marchesi Lomellino, che in seguito lo rivendettero ai Pallavicino di Genova; nella prima metà del XVIII secolo il castello fu alienato ai Pratolongo, che destinarono le terre attorno al maniero e le sue ampie cantine alla produzione di varie qualità di vino.
Nel 1802 gli abitanti di Bargone si opposero ad una tassa feudale, negando il tributo che ogni uomo di Bargone in età d'armi era obbligato di pagare al feudatario per lo mantenimento della guardia. Condannati dal tribunale di Parma si opposero, si ricorse alla forza, e nel di 16 di settembre 1802 un gruppo di soldati comandati da Bernardi colonnello si recarono a Bargone e intimarono il pagamento Partito un grido di ribellione da uno dei casolari, si diffuse qual lampo per tutto il paese la rivolta obligando i militari alla ritirata, lasciando parecchi feriti sul campo: fra questi il Capitano della milizia, Musini di Borgosandonnino.
Alla fine del secolo Carlo Farioli acquistò l'antico castello, poi ereditato dai suoi discendenti.
Ricche sono le decorazioni interne, la sala d'armi è suddivisa in un colonnato a due navate con volte a crociera e stucchi. Un salone è stato dipinto tra il 1864 e il 1884 dallo scenografo Girolamo Magnani, che vi raffigurò una serie di viste del castello nei diversi momenti della giornata, oltre a quattro paesaggi relativi a ciascuna stagione dell'anno. Al piano seminterrato si sviluppano, accanto alle antiche prigioni, le ampie cantine, destinate alla produzione dei vini dell'azienda. Alla fine del secolo Carlo Farioli acquistò l'antico castello, poi ereditato dai suoi discendenti. In seguito alla morte di Silvio Farioli nel 2017, l'edificio, col suo ampio parco, cadde in stato d'abbandono e fu dichiarato inagibile.

 

22 settembre 1926 - Gazzettino di Salsomaggiore - L’inaugurazione del Monumento ai Caduti a Bargone

30 maggio 1987 - Tempo libero - Il fantasma del castello di Bargone

Tratto da:
Guida storica medica e pittorica di Salsomaggiore e Tabiano 1861-  Giovanni Valentini 
Il Parmense e le sue Stazioni Balneari - Salsomaggiore Tabiano  -Sant'Andrea 1899  - Battei
Wikipedia
Castelli Parmigiani  - Guglielmo Capacchi

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