Giandomenico Romagnosi (Salsomaggiore, 11 dicembre 1761 - Milano, 8 giugno 1835) - Figlio di Bernardino e Marianna Trompelli, Gian Domenico Romagnosi nasce a Salsomaggiore l’11 dicembre del 1761 da una famiglia composta di 10 figli, tre maschi e sette fem­mine.

Il padre era notaio e Podestà nei feudi di Gallinella, Scipione, Montebello, commissario del Duca di Parma Don Filippo Borbone presso le Saline di Salsomaggiore, delegato della Camera Ducale in Piacenza.  La madre era figlia del notaio Trompelli. Inizia i suoi studi ginnesiali a Borgo San Donnino, nel Collegio dei Ge­suiti. 
Nel 1775 inizia gli studi nel Collegio Alberoni di Piacenza, la sua passione è per gli stu­di di fisica e matematica. Nel 1782 si iscrive all'Università di Parma dove si laurea in Giurisprudenza il giorno 8 agosto 1786.
Ritornato a Piacenza chiese di essere nominato Notaio presentandi istanza al Duca. Il documento ritornò dal Ministro Manara al Governatore di Piacenza il 29 settembre 1786. Il 30 dicembre venne iscritto all'albo del collegio dei Notai di Piacenza. Solo undici atti si trovano sul suo fascicolo personale che vanno dal 24 novembre 1787 al 20 luglio 1789, oltre un atto relativo al patrimonio dello zio canonico in S. Antonio di Nel 1784 si iscrisse a Piacenza ad una società con il titolo di Filosofia e Belle Lettere per trattare del Diritto Naturale, Diritto Pubblico, Economia Civile, Storia, Eloquenza, Poesia, si aggiunse anche Fisica e la società prese il nome di Società Letteraria. Il 23 giugno 1789 leggeva un "Discorso sull'amore delle donne come motore precipuo della legislazione" che venne poi pubblicato a Trento nel 1792. Nel 1790 fa parte dell'Accademia degli Ortolani, nel 1791 diventa pretore della città di Trento e pubblica la "Genesi del diritto penale" che lo rese celebre in tutta Europa.
Nel 1792 pubblica, "Cosa è eguaglianza" e nel 1793 "Cosa è libertà e Primo avviso al popolo". Il trentino Principato compreso nella Confederazione Germanica governato dal Vescovo Pier Virgilio dei Conti di Thunn ed amministrato da un Consiglio Aulico. Secondo i costumi dei Comuni del Medioevo, ogni anno uno straniero veniva chiamato a render giustizia ed era scelto dal principe da una terna di aspiranti. Il Romagnosi fu tra i concorrenti alla carica di Pretore e nel settembre 1791 assunse tale carica, che doveva terminare nel settembre 1792, ma rimase fino al 6 maggio del 1793 quando ebbe dei contrasti con il principe Vescovo di Trento, il conte Pier Virgiglio Thunn: questi gli concede comunque il titolo di consigliere aulico d'onore. Il Romagnosi rimane in Trento ed esercita la professione di avvocato, rimase a Trento per dieci anni, pubblicò due scritti "Cosa è egualianza?" e "Cosa è libertà?" Si parla poi di un'altra opera in due volumi sui "Giudizi del Pubblico" smarrita, e di averne preparata una nuova dal titolo "Nuova teoria del lume zodiacale". Il 4 aprile 1796 con la vittoria di Roveredo i Francesi occuparono il Tirolo. I notabili si rivolsero al Romagnosi per sentire un consiglio di come si dovevano comportare, il quale si espresse in questo modo "l'esempio di una popolazione pronta a respingere ad ogni costo una entrata ostile delle truppe, di didtruggere il ponte sull'Adigee difenderne la riva con qualche pezzo di artiglieria". Questo permise di ottenere patti onorevoli con i Francesi. Nel 1799 ritornati gli Austriaci nel Tirolo, il Romagnosi venne accusato da una falsa denuncia di crimini di Stato, fu imprigionato per 15 mesi a Jnnsbruck. Venne poi  assolto l'anno seguente e furono condannati i calunniatori. Durante il carcere scrisse "Delle leggi dell'umana perfettibilità per servire ai progressi delle scienze e delle arti".
Nel 1801 alla seconda occupazione Francese di Trento, fu segretario del Consiglio Superiore del Governo. Durante il soggiorno a Trento nel 1802 il Romagnosi fece un esperimento dove dimostrò che la corrente elettrica produceva la deviazione di un ago magnetico. Il Romagnosi pubblicò i suoi risultati il 3 agosto 1802 sul "Ristretto dei Foglietti Universali di Trento, "Articolo sul Galvanismo" e una seconda pubblicazione il 13 agosto 1802 su "Notizie Universali" della "Gazzetta di Rovereto". Cercò anche di far conoscere il suo lavoro a livello internazionale, inviando un articolo all'Accademia delle Scienze di Parigi. Ma la comunità scientifica non capì l'importanza della scoperta. L'elettromagnetismo venne scoperto nel 1820 dal fisico danese Oersted ben 18 anni dopo.
Alla morte di di Don Ferdinando Borbone il 9 ottobre 1802 lo stato Parmensi fu occupato dai Francesi. Per il Romagnosi che era in Piacenza gli fu facile ottenere la Cattedra di Diritto Pubblico nell'Università di Parma, la sua istanza fu accolta il 29 dicembre 1802. Pubblicò nel 1805 "L'introduzione allo studiodel Diritto Pubblico". Il 18 maggio 1804 Napoleone si proclama Imperatore e Re d'Italia. Con questo nuovo governo Giuseppe Luosi Ministro e Garda sigilli del Regno chiama il 26 agosto 1806 il Romagnosi a revisionare il codice di procedura penale che entrò in vigore il 1 gennaio 1807. Venne nominato dal Ministro Luosi il 28 gennaio 1807 "Consultore" del Ministero di Grazia e Giustizia. In febbraio il Vice Re lo nomina insegnante di Diritto civile all'Università di Pavia e pubblica il discorso "Quale sia il governo più adatto a perfezionare la legislazione civili". Nel 1809 è professore nella "Scuola di Alta legislazione" e ispettore delle scuole di diritto, nel 1811 fonda il Giornale di giurisprudenza universale. Napoleone era in declino, le spese finanziare dei francesi, il malcontento serpeggiava, nascono due partiti, quello del Clero e dei Nobili che parteggiavano per un ritorno dell'Austria, e quello degli Italici che volevano un regno d'Italia, il Romagnosi apparteneva a questo partito. Alla sconfitta di Napoleone a Waterloo, gli Austriaci ritornarono a Milano. 

Nel 1814 il Romagnosi viene accusato di avere aiutato un suo studente il Lattuada, a stendere uno schema di costituzione, pubblica le Istituzioni di Diritto amministrativo e l'anno seguente, l'opera Della costituzione di una monarchia costituzionale rappresentativa che gli vale i sospetti della polizia austriaca. Il Romagnosi fu destituito dai Pubblici impieghi, ma protestò vivamente e fu reintegrato nell'insegnamento.

Romagnosi riuscì a radunare intorno a Milano una scuola di pensiero alla quale si formarono alcuni dei nomi più illustri del Risorgimento italiano. Dal 1817 collabora alla Biblioteca Italiana e al Conciliatore e nel 1820 pubblica l'Assunto primo della scienza del diritto naturale.

Nel 1821 iniziano le persecuzione austriache contro la Carboneria, due furono i processi, nel secondo fu processato anche G. D. Romagnosi. Imputati e accusati di alto tradimento furono arrestati Piero Maroncelli, trasportato e imprigionato a Venezia il 29 gennaio del 1821, e Silvio Pellico, chiuso nei Piombi il 20 febbraio; e più tardi venivano coinvolti e arrestati il Conte Giovanni Arrivabene,
Odoardo Bonelli, Giacomo Alfredo Rezia. il Prof. Adeodato Rossi e Gian Domenico Romagnosi. Questi era imputato di non aver denunziato, come imponeva un editto del 27 Agosto 1820, che egli era stato invitato a far parte della Carboneria, indicando le persone che lo avevano sollecitato ad aderirvi. Ini realtà l’invito gli era stato fatto da Silvio Pellico, ma Romagnosi non si iscrisse. La pena era del carcere duro a vita. Romagnosi fu arrestato a Milano e comparve dinnanzi alla Commissione di Venezia verso la metà di giugno del 1821. Contro di lui stavano le rivelazioni del Pellico, di Maroncelli, di Laderchi. Fu interrogato dall' inquisitore Antonio Salvotti, un tirolese che fu il più feroce persecutore dei patrioti italiaini, ma il Romagnosi con abilità scrisse un’autodifesa che appoggiandosi al Codice Penale Austriaco, distruggeva le accuse. Così la sentenza data il 6 dicembre 1821, dal Senato Lombardo-Veneto, sedente a Verona, mentre condannava a morte Pellico e Maroncelli, poi
commutata, nel carcere allo Spdelberg, e altri imputati, assolveva il Romagnosi per in sufficienza di prove. La conseguenza fu che il Romagnosi, scampato alle prigioni della Moravia, tornò a Milano, ove gli venne proibito persino l’insegnamento privato. L’Austria gli negò anche il passaporto, costringendolo a vivere in miseria aiutato solo da Angiolino Castelli e Luigi Azimonti.  Durante la detenzione scrive "Dell'insegnamento primitivo delle matematiche" che pubblica nel 1823 mentre del 1824 l'opera "Della condotta delle acque".  Nel 1825 escono le Istituzioni di civile filosofia ossia di Giurisprudenza Teorica, testo per lezioni da tenere all'Università di Corfù su invito del governo britannico, non potè andare perchè gli mancava il passaporto. Dal 1827 al 1835 è direttore degli Annali Universali di Statistica (1824-1848) rivista specialistica che tratta diversi rami del sapere, dalla storia al commercio all'economia politica; collabora anche all'Antologia fiorentina del Vieusseux. Nel 1831 contribuì all'opera dei cospiratori della Giovane Italia. Per comunicare con il partito d'azione fu da intermediario Cesare Cantù, che non lo tradì mai anche quando fu imprigionato.
Morì povero nella Villa di Luigi Azimonti l'8 giugno 1835, assistito dal suo allievo Carlo Cattaneo, al quale detta il testamento e affida i manoscritti inediti. È sepolto a Carate Brianza nella cappella dei conti Cusani Confalonieri. Sulla sua tomba sono le parole di S. Paolo: ” Cursum consummavi, fide ser­avi ”Salsomaggiore non possiede di lui che il gesso del suo voluminoso cervello.

Atto di nascita del Romagnosi
Anno Domini millesi.mo sep.mo sexagesimo primo, die vero 
decima tertia Mensis Decembris.
Ego Petrus Berzeri Plebis S. Vitalis Salsimajoris Archipresbiter
baptizavi domi private propter metù mortis infantem
natum die undecima, hora decima sexta, ex D. Bernardino
Romagniosi et D. Marianna Trompelli conjugibus. Deinde
sub die decima mensis Febbruarii Anni Mile.mi sep.mì sexagesimi
secundi factae fuerunt caerimoniae solemniter in Ecclesia
S. Vitalis. Patrinus fuif ad. R. D. .Canonicus Joannes Dominicus
Guarnieri Vilaggi ex terra Castri Arguati, Piacentinae
liaecesis.

Tratto da:
Wikipedia
Salsomaggiore e Tabiano 1899
Da Guida Balneare di Salsomaggiore e Tabiano 1927
Salsomaggiore 1° centenario delle cure 1839-1939

 

Romagnosi Gian-Domenico (1761 – 1853) - Dotto pubblicista, nato in Salso Maggiore, borgo nel Piacentino presso ai confini del Parmigiano, morto a Milano; fu istruito a Piacenza nel Collegio Alberoni; mentre studiava in divinità, ed attendeva alla fisica e alle scienze naturali, capitatogli alle mani il Saggio analitico sulla facoltà dell' anima di Bonnet, il lesse con avidità, e più che mai disviluppossi in lui da quella lettura il filosofico ingegno di cui doveva dare si luminose prove. Vogliosissimo di possedere libri, ma povero, ne comperava a prezzo di qualche pietanza che cedeva ai suoi compagni. Fu sua ventura che, senza aver consiglio nella scelta dei libri, ne incontrasse sempre dei buoni, com'egli stesso diceva. Fin dalla giovinezza mostrava un raro intelletto, ammirato da' suoi compagni e dai maestri. Maggiormente fu ammirato quando nell'Università di Pavia (1786) prendeva la laurea in diritto, e più ancora quando si rendè chiaro in Italia per la sua prima Opera che scrisse in età di 30 anni, e fu la Genesi del diritto penale, dettata con una potenza di analisi poco comune, per non dire nuova a quel tempo; quivi tra molte altre dottrine il Romagnosi prese a combattere l'arbitraria ipotesi di preteso stato di natura anteriore allo stato sociale, e dimostrò che stato di natura per l'uomo è quello della civile società. Il libro non solo fu plaudito in Italia, ma altresí nella dotta Germania, e fu dichiarato classico dalla Università di Gottinga. Nell'anno stesso (1791) della pubblicazione del medesimo, il Romagnosi aveva l'ufficio di Pretore in Trento, e due anni dopo titolo di Consigliere Aulico. Poi fermatosi in Trento, prese ad esercitarvi l'avvocatura. Ingegno felicemente inventivo, mentre colà dimorava ed erasi dato agli studi di fisica, scoprí la deviazione dell'ago magnetico operata dall'azione di una corrente galvanica. Questo fenomeno, base dell'elettro-magnetismo, benchè fosse annunziato nella Gazzetta di Trento del 3 agosto 1802, non fu curato, e molti anni dopo il danese Oerstedt colse l'onore della scoperta. Nell'anno stesso, 1802, fu chiamato all'Università di Parma per la Cattedra di diritto pubblico, e la ritenne fino al 1806, chè il governo del regno italico il volle a Milano commettendogli il progetto di un Codice di procedura penale, al quale incarico degnamente soddisfece; e provò il contento di veder messo in atto il suo lavoro. Ebbe nomina di Consultore del ministero della giustizia, di professore di diritto civile all'Università di Parma, ma poco ivi stette che fu di nuovo chiamato in Milano a sedere in una Cattedra, fondata apposta per lui, la quale chiamarono di Alta Legislazione. In molti dotti lavori e consigli serví il governo, il quale infine gli ordinò di pubblicare un Giornale di Giurisprudenza Amministrativa e Civile, intorno alla qual materia fece poi il dotto libro dei Principii fondamentali di quel diritto. Al cadere del regno d'Italia cadde altresi la fortuna del Romagnosi, e povero come era entrato nella via degli onori, povero si ritrasse nella segreta tranquillità degli studi, e la mente sua sempre feconda meditò sui diversi rami della civile filosofia cercando di scoprire le grandi leggi della natura sulla vita degli Stati. Ma il sospetto non lo lasciò in pace nemmeno in quella solitudine, e tenuto complice di macchinazioni contro lo Stato, patí per molti mesi il carcere in Venezia. Tornato libero, diede alla luce un'Opera sulle matematiche, che aveva scritto in prigione, e presso a quel tempo pubblicava ancora un Trattato filosofico pratico della condotta delle acque, che in Piemonte, in Parma ed in Toscana si cita come autorevole avanti i tribunali. Poi ampliò il suo grande trattato della Genesi; indi si volse a studiare la economia pubblica, e ne trattò da suo pari. Avendo l'Ateneo delle Arti di Parigi proposto un premio nel 1830 a chi meglio disviluppasse il vero senso della parola incivilimento, e dal generale senso passando al particolare, spiegasse l'incivilimento francese; il premio fu decretato ad un avvocato Franklio; ma quando il Romagnosi ebbe alle mani la costui Memoria; parve a lui ben povera cosa, e gli venne in animo di scrivere i suoi dotti studi, Sui fattori dell'incivilimento. Negli ultimi momenti della sua vita dolevasi di non aver potuto sviluppare e mettere in luce tutto il grandioso lavoro che meditava su quel soggetto. La carcere sofferta in Venezia dal Romagnosi non fu la prima per lui, chè trovandosi in Trento quando le armi francesi ne furono espulse dalle tedesche, fu condotto per 15 mesi nelle prigioni d'Inspruck: si narra che stesse ivi sciogliendo un problema di matematica quando entrò improvvisamente un suo amico ad annunciargli che egli era libero, ma egli non dette ascolto, alla lieta novella, finchè non ebbe trovata la soluzione del suo problema. Del suo coraggio civile diede una bella prova in Milano quando sedendo a Consiglio con altri giureconsulti, fu proposto di introdurre un titolo nel nuovo Codice che desse al ministero un diritto arbitrario simile a quello delle antiche lettere di suggello; tutti per paura tacevano; ma il Romagnosi percuotendo col pugno sul tavolo e levatosi in piedi: « Signori, esclamo, io credo che quelle croci che hanno sul petto facciano sui loro cuori l'effetto della testa di Medusa. Questi articoli non si porranno nel Codice, e non si uscirà dallo Statuto che ne fu accordato. » E quando il suo Codice giunse in Francia, il Cambacerés, grande cancelliere dell'impero, e sommo giureconsulto, ebbe a dire che gl'Italiani la prima volta che avean fatto un Codice, l'avevano fatto perfetto. Tanto l'Italia dee a Gian Domenico Romagnosi, il quale pur troppo, ci duole il dirlo, ma il vero vuole sua ragione, trasse nella povertà la sua onorata vecchiezza, e quando gl'Inglesi gli offrivano una Cattedra nell'Università di Corfù, egli in preparazione delle sue lezioni aveva dato mano al Corso di civile filosofia o di giurisprudenza teorica e mentre tutto lieto si apparecchiava al viaggio, gli fu negato il passaporto. Una edizione delle opere sue in 19 vol. in 80 fu fatta a Firenze coi tipi del Piatti, 1832-40, nella quale si contengono le Opere postume. Altre edizioni ne furono eseguite in appresso. Intorno a questo dottissimo italiano molti scrissero; si possono fra gli altri consultare l'avvocato Celso Marsucchi che negli Atti dell'Accademia dei Georgofili di Firenze pubblicò: Dei principii fondamentali di filosofia della vita sociale di G. Romagnosi; Ferrari: La mente di G. D. Romagnosi nel volume 79 della Biblioteca italiana; Defendente Sacchi, che ha la Biografia del Romagnosi tra i suoi Saggi biografici stampati a Milano nella Biblioteca scelta del Silvestri (1840), e finalmente il saggio di Alessandro Nova intitolato: Della censura dell'Abate Rosmini-Serbati contro la dottrina religiosa di G. D. Romagnosi, nel quale lo difende dalle accuse del filosofo (Milano 1842). De-Giorgi Alessandro. Biografia di G. D. Romagnosi e Catal. delle sue Opere con App. Parma, Fiaccadori 1874... Abbiamo il suo ritratto inciso in Parma da Antonio Dalcó. Ultimamente fu tributato debito onore a quel portentoso ingegno, innalzandogli un monumento con statua scolpita dal valente Marzaróli nel nativo Salsomaggiore.

 

Fonte: Dizionario biografico dei parmigiani illustri o benemeriti nelle scienze, nelle lettere e nelle arti o per altra guisa notevoli per Giovanni Battista Janelli tenente colonnello nell'esercito italiano - 1877

 

 

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