1903 - Salsomaggiore Gazzettino Balneare - Alluvione4 giugno 1903 - Salsomaggiore - Alluvione a Salso - L'innondazione del Citronia dal ponte della Madonna nei pressi dell'albergo San Carlo lanciò un enorme quantità d'acqua nelle due strade di accesso al paese. Tutta la vasta plaga fra le vie Copelli e Loschi fu in un attimo allagata, mentre onde enormi, seguendo il letto del torrente fino all'imboccatura della copertura, battevano il muro a difesa dei terreni parrocchiali che si inabissavano, sorpassavano le coperture, strappavano le balaustre in cemento e confluendo con le acque dilaganti in via Copelli e Loschi trasformavano la piazza Cavallotti in un fiume limaccioso. Crolla la casa di Pietro Valentini costruita sul muro del torrente. Dall'altra parte il torrente Gerra asportava la passerella che collega il Magnaghi al Milano allagando i locali terminali, guardaroba, lavanderia, sala macchine. 

Gli chalets furono in serio pericolo e riportarono danni per circa duecentomilalire. Vengono a stento salvati i componenti della famiglia Barabino da un operaio, Paolo Spigaroli, che con una fune attraversò più volte la corrente aiutato dai pompieri civici che la popolazione definì subito baldi e prodi.

Tratto da: Corrado Lamur - Quattro passi fra i ricordi N°2

  8 giugno 1903 Gazzetta di Parma - Corriere Salsese La copertura della “Citronia” causa del disastro di Salsomaggiore 5  giugno 1903 - Gazzetta di Parma -  II disastro di Salsomaggiore - L'eroismo della signorina Luigia Gazza - Responsabilità politiche ed amministrative. Salsomaggiore 4-6-1903 - Era destino che il vostro corrispondente non dovesse godere dell'accordata licenza: si deve occupare anche della tremenda ira di Dio, che questa notte si è scatenata sopra Salsomaggiore sotto forma di uno straordinario nubifragio. Trovasi Salsomaggiore all'imbocco di due valli, la valle del torrente Gerra, più lungo ed importante, sulla quale si svolge la strada provinciale che va a Pellegrino Parmense, e la valle del torrente Citronia, più breve, la quale finisce presso le alture di Marzano. Sono due fiumi di rapina, che cingono da una parte e dall'altra lo splendido altipiano del Castellazzo, e si riuniscono a valle del paese. Ora il nubifragio di questa notte ha ingrossate l'uno e altro in modo che nessuno ricorda eguale. Le acque del Gerra hanno cominciato a spazzare il ponte Parolini, il quale trascinato dalla corrente ha battuto le altre passerelle in ferro; per cui il ponte principale sul Viale Romagnosi, fra le Terme Magnaghi e l’Hotel Milano, venne otturato sia dal materiale di detto ponte, sia dagli alberi svelti e portati dalla fiumana. Si fece quindi una sosta, e le acque si alzarono in modo da allagare pianterreno delle Terme, nonché il giardino e le cantine dell'Albergo Milano; e tracimarono sul viale Romagnosi, danneggiando anche il parapetto del ponte. Qui si tratta di vera forza maggiore, e i danni non sono molto considerevoli. Ma il disastro maggiore e i danni maggiori sono avvenuti nel centro dell’abitato, per effetto della copertura di quella disgraziata Citronia; di cui ci siamo occupati fino alla noia, vox clamantis in deserto! In presenza di così gravi danni, di tanto squallore, non abbiamo neppure il coraggio di dire che siamo stati profeti... profeti di sventura! Proprio ieri altro, con un egregio collega, mi recai a visitare l’imbocco del famoso tunnel, ed osservando lo spostamento non giustificato dell'asse e la sezione ridotta dell'imboccatura, facevamo insieme delle ben gravi considerazioni sulle responsabilità tecniche ed amministrative di questo disgraziato lavoro, e non credevamo certo che due giorni dopo sarebbe venuta una conferma cosi dolorosa ed eloquente! Ed il disastro fu grande, ed esteso, perché l’acqua non aveva soltanto da scavalcare un ponte, momentaneamente chiuso, ma una grande lunghezza, per cui allagamento si estese a tutto l’abitato, innondando tutti i sotterranei, ed anche i piani terreni fino ad un altezza media di uno o due metri. La imprudente galleria, coperta col famoso cemento armato, si mostrò quindi insufficiente a smaltire la quantità d' acqua, che in occasioni straordinarie, il torrente può dare; non solo, ma si sono verificate pericolose corrosioni, che hanno fatto cadere il muro di destra presso lo sbocco (anche il muro di spalla era rinforzato dalla copertura superiore) e il muro, cadendo, fece rovinare una fabbrica in costruzione del sig. Pietro Valentini. Più a vale ancora ebbe a rovinare un'altra casa, di proprietà Gazza, abitata dal sig. Barabino e famiglia, uno dei conduttori dell'albergo della Posta. La famiglia del Barabino era in letto, quando crollò il muro a vale, dove c’era la scala d'entrata. Alle grida, specialmente dei bambini, la signorina Luigia Gazza, abitante in una casa vicina, non esitò a lanciarsi nell'acqua per recarsi al soccorso della famiglia Barabino; attraversò coll'aiuto di una corda un tratto di ben 50 metri fra le due case, e colla sua opera coraggiosa riusci a portare in salvo i bambini della famiglia Barabino. Furono i vicini che mi raccontarono il fatto eroico, perché la gentile signorina, nella sua modestia, non voleva dir nulla. Ma io sono ben lieto di additarla alla pubblica benemerenza, augurandole che diventi presto una madre felice, come ha dimostrato di essere fanciulla di cuore e di coraggio. Ed ora che abbiamo accennato, sotto la grave impressione, alla grandezza del disastro, diciamo pure come si è pure cercato di provvedere e riparare alle conseguenze. Tutti i cittadini sono in moto, perché tutti sono danneggiati, ma la maggior preoccupazione era ed è ancora delle gravi conseguenze per i danni arrecati agli stabilimenti balneari, i quali oggi sono chiusi. Mi sono subito recato alle Terme Magnaghi, e mercè l’opera indefessa del Direttore, dell'ingegnere, e di tutti i sanitari, molto si è già fatto. Mentre scrivo sono attesi i pompieri di Milano, fatti venire espressamente, e siamo stati assicurati che domani stesso (vale a dire quando pubblicherete la presente corrispondenza) le terme Magnaghi saranno in condizione di funzionare regolarmente. Lo stesso dicasi degli stabilimenti, Nuovo e Vecchio, delle R. R. Saline. Anche in questi i danni sono considerevoli; ma per fortuna l'acqua di tracimazione ha potuto trovare uno sfogo più pronto, e i danni sono minori. Anche questi stabilimenti, quando pubblicherete la presente, saranno riaperti. Alle responsabilità, che sono gravissime, penseremo a mente più serena. Per ora, nel rallegrarci che in tanto disastro, la stagione balnearia non si arresti, e tornando il buon tempo riprenda tutto lo splendore, che da essa si aspetta, per compensare i danni patiti, non possiamo dimenticare che ci sono tanti piccoli danneggiati, che non potranno attendere, e che non possono sperare compensi. A costoro facciamo voti che provveda la pubblica beneficenza. Un'ultima osservazione. Il raddrizzamento del torrente Gerra, messo ora alla prova, ha funzionato benissimo; se l'acqua avesse seguito l’antico tortuoso corso, coi detriti e materiali che portava seco, colla inaudita quantità e violenza, chissà quale danno irreparabile avrebbe portato allo stabilimento della Terme Magnaghi, mentre non ne è venuto che un momentaneo allagamento. Ma il caso della Citronia è ben diverso: ne abbiamo parlato tanto: ed ancora riparleremo, specialmente nei suoi rapporti colla politica e coll'amministrazione. Chi rompe deve pagare.... almeno moralmente!

Ruy Blas (Ing. A. Ferretti)

 Salsomaggiore Terme -  Citronia e Ghiara all'incrocio fra viale Bereninie e viale Baistrocchi

 Citronia e Ghiara all'incrocio fra viale Bereninie e viale Baistrocchi

 

  8 giugno 1903 Gazzetta di Parma - Corriere Salsese La copertura della “Citronia” causa del disastro di Salsomaggiore 8 giugno 1903 -  Gazzetta di Parma - Corriere Salsese  - La copertura della “Citronia” causa del disastro di Salsomaggiore -  Col ritorno del buon tempo, ritorna la lieta festività di questa stazione balnearia. L’impressione del disastro, tacciuto od attenuato con calcolo vergognoso dai giornali avversari, l'Idea e la Democrazia, per inconfessabili ragioni di solidarietà politica, perdura ancora, colla constatazione dei danni sofferti, che ammontano indubbiamente ad alcune centinaia di migliaia di lire, per la grande estensione che ha preso il disastro (acquatico, pur troppo, come la Democrazia lo definisce con sfacciato cinismo, degno di una femmina da trivio) e per il numero degli allagati dalle acque limacciose di quella malaugurata Citronia.
Vi ricordate quando abbiamo festeggiato ironicamente il suo matrimonio coll'ex-Sindaco, in occasione del collaudo dei lavori, lamentando che portasse in dote... al Municipio tanti debiti: non pensavamo allora che dovesse anche portarvi tanta sventura! L'allagamento dal rigurgito del Gerra non ha danneggiato che le Terme Magnaghi e l'Albergo Milano, e fu allagamento casuale, dovuto all'ingombro per la caduta dei ponti superiori.
Certamente nel ricostruire i detti ponti, si dovrà tener conto dell'esperienza, e prescrivere i provvedimenti atti ad impedire che i fatti ora lamentati, si rinnovino in avvenire. Ed è a raccomandarsi sopratutto che il Genio Civile ordini al Ferrario, proprietario dell'Albergo Milano, di allargare e raddrizzare l'imbocco a monte del ponte sul viale Romagnosi. Ora vi è uno sperone a sinistra, una specie di ripulsore naturale, che spinge la corrente a destra, e può facilmente determinare, in caso d'ingombro per materiali galleggianti, l'otturamento della luce del ponte.
Forse è stata questa la causa principale dell'attuale allagamento; ma non sarà difficile rimediarvi. Ben più grave è invece il problema relativo al torrente Citronia che si è voluto imprigionare in una specie di condotto sotterraneo, non rettilineo, colla volta a rilievi dentati (disgraziatissimo cemento armato!) che pare costruito apposta per trattenere, e non per facilitare, il corso dell'acqua e relativo materiale galleggiante. La gravità eccezionale del fatto consiste in ciò che qui non si tratta di ripristinare, adottando qualche inutile palliativo, ma di pensare seriamente a provvedere perché il disastro attuale non si rinnovi, colla permanenza di una continua minaccia per l’avvenire. Forse da informazioni che ho ragione di ritenere esatte la porzione d’acqua attuale non ha superato quello di altre piene precedenti, le quali quando il Citronia non era coperto, non portarono alcun danno al paese.
Ed è anche a ringraziare la buona stella di Salso che l’intensità straordinaria della piena abbia determinato prontamente la tracimazione dell'acqua, abbattendo il parapetto a monte, opera provvidenzialmente meschina, (un regalo della Ditta Svizzera) che non oppose alcuna resistenza, per cui i lunghi tronchi galleggianti, gli alberi divelti e perfino una passerella in legno, ed altro materiale, invece di imboccare la galleria, passarono sopra.
Se questo materiale si fosse introdotto nel tunnel, l’avrebbe certamente ostruito; e il disastro sarebbe stato senza confronto maggiore, irreparabile: il Citronia si sarebbe creato un nuovo letto!
Anche la strozzatura, lasciata permanere all'interno del canale coperto, e lo stesso spostamento a sinistra dell'asse della corrente, che tecnicamente apparisce a chiunque un grave errore, nel caso particolare riesce provvidenziale. Imperocchè il restringimento della sezione all'imbocco è stato evidentemente la causa che ha prodotto la tracimazione, e per l'istantaneo determinarsi della piena, deviando il materiale galleggiante, ha salvato la famosa copertura, ed ha risparmiato a Salsomaggiore una più grave jattura. Ma se la piena fosse stata meno subitanea, cosa sarebbe successo!
E questa specie di valvola di sicurezza della strozzatura, che si disse imposta dai proprietari superiori all'imbocco, mentre sembra che ciò non sia, si deve togliere o si deve lasciare. In questa occasione è stata utile, ma lo sarà sempre? Di fronte a questo grave pericolo, che altra volta ebbi ad additare, nella generale indifferenza; ora che evidenza dei fatti avvenuti ha persuaso tutti, è possibile lasciare le cose come sono, senza pensare a provvedimenti radicali, che rassicurino gli abitanti di Salso? Anche adesso si pensa già che non è prudente tenere, le cantine piene di vino, rassegnandosi ad un eventuale allagamento del solo piano di terra; e molti pensano di portare quel po' di vino, che hanno salvato, più al sicuro. Ed è unanime la protesta contro imprevidenza, per non dir peggio, con cui si e voluto andare innanzi, rifiutando persino di discutere, deridendo i consigli di prudenza, e le critiche, e le osservazioni, che non mancarono durante i lavori. Rileggete le corrispondenze del sottoscritto, da un anno a questa parte, e poi giudicate!
I lavori erano sorvegliati per conto del Municipio da un pittore e professore di disegno, che certo non se ne intendeva. Si può quindi ragionevolmente temere della stabilità dei piedritti, che sostengono la galleria coperta, specialmente dove essa trovasi in curva ed in controcurva, che non si vede; e non si sa quali corrosioni siano avvenute la sotto. E’ stato fatto un'esame di sicurezza, che lo stato attuale di fatto avrebbe dovuto consigliare di urgenza? Noi non lo sappiamo, e non avendo altro mezzo di far sentire la nostra voce, nostro modesto consiglio, trattandosi di sicurezza pubblica, ci permettiamo di chiederlo da queste colonne. Ho sentito dire da molti che quando vi sono danni, causati sia pure da imperizia, da negligenza od altro, ci dovrebbe essere un diritto alla riparazione. E chi riparerà in questo caso?
Se un costruttore sbaglia, sia pure in buona fede, o se sbaglia chi ordina la costruzione, o chi l'ha immaginata, quando si tratta di lavori che crollano, che arrechino danno ai terzi, che mettono a repentaglio perfino la vita dei cittadini non si cerca se vi e un responsabile? Io non so se sia questo il caso, perchè non sono ne avvocato, ne figlio di avvocato; le domande che mi furono rivolte da parecchi io le giro a quei volonterosi e competenti che vorranno studiarle. Se non vi sono responsabilità materiali, vi sono però di certo delle gravi responsabilità morali. Queste almeno si dovrebbero discutere e forse si discuteranno.
Ma finirà per pagare, come sempre, Scarpagrossa! Però la responsabilità maggiore, e più urgente è quella che riguarda il “quid faciendum”. Lasciare le cose come sono, e curare semplicemente il ripristino, abbandonandosi alla fata novino simili ire di Dio, non mi pare partito saggio e prudente. Questa spada di Damocle non si può lasciare sospesa sul capo dell'industria e della prosperità di Salsomaggiore; bisogna assolutamente pensare all'avvenire! “Provideant consules”.

Ruy Blas (Ing. A. Ferretti)


 8 giugno 1903 Gazzetta di Parma - Corriere Salsese La copertura della “Citronia” causa del disastro di Salsomaggiore 10  giugno 1903 - Gazzetta di Parma - Corriere Salsese -  Il progetto della Citronia non è stato approvato! — Cause al Comune e relative responsabilità — Meminisse juvabit — I danni dei privati — Un grazioso “per finire”. -
Salsomaggiore 8 - 6 - 1903 -  Mi viene assicurato da persona, che ha avuto la notizia direttamente dal Ministero dei L. P. che il progetto della copertura della Citronia, inoltrato dall'on. Deputato Ing. Albertelli, coll’approvazione del Genio Civile di Parma, fu eseguito, mentre non è ancora stato approvato dalle superiori Autorità il caso è enormemente grave, non solo in linea morale per le eventuali ingerenze politiche, sulle quali tutti domandano la luce, ma anche per le responsabilità finanziarie del Municipio di Salsomaggiore, e delle conseguenze relative sulla vittima designata, il povero Scarpagrossa, destinato a pagare sempre.
Le pretese di danni cominciano già a farsi innanzi: primo il sig. Pietro Valentini, per il quale ebbe luogo ieri un sopraluogo della Pretura, con un ingegnere perito nominato dal Tribunale di Parma. Mi dicono ora che si faranno innanzi per lo stesso titolo il Coppelli, il Gazza, il farmacista Redenti, ed altri.
Ma non è uno scherzo, per Iddio! I danni, che noi abbiamo calcolato per alcune centinaia di migliaia di lire, il Salsomaggiore che riceve le notizie direttamente dall’amministrazione comunale, ed è quindi credibile, le stabilisce in 200.000 lire.
E’ inutile quindi voler attenuare; si tratta di cosa ben seria! Quando l’ing. Ferretti scriveva lo scorso anno, nella Gazzetta del 28 agosto, a proposito della copertura di un torrente, chi ha dato importanza alle sue osservazioni?
Furono persino derise; ma il tempo, quel gran galantuomo, s'è incaricato di fare giustizia. Ecco il brano, che ci pare utile qui di riportare: “Soltanto mi domando se al punto in cui stanno le cose, non si presenti, la necessità di una piattaforma selciata sul fondo del torrente per impedire eventuali corrosioni nei muri laterali che sono piuttosto debolucci e pessimamente costruiti.
E penso anche che sarebbe forse opportuno non fare una copertura continua, giacchè si deve fare; ma, per esempio, in tre tratti di circa 50 metri ciascuno con spazi intermedi vuoti, onde facilitare lo sgombero di eventuali interrramenti, e il conseguente non impossibile allagamento del paese. Imperocchè non devesi, dimenticare che il Citromia è torrente di rapina, che, nel suo breve, ma rapido corso, trascina ogni sorta di materiale, che può benissimo ingombrare una lunga galleria coperta. Ciò in linea tecnica generale perchè tali provvedimenti si potrebbero ancora adottare.
Ma veniamo al sistema di copertura in cemento armato, che fu proposto dall'on. Albertelli in sostituzione della volta in muratura del progetto compilato dal perito Garbi, tecnico del Municipio. Cioè, mi correggo: la proposta fu fatta da una Ditta De Valliere e Soci di Losanna ed appoggiata dall'on. Albertelli, il quale intervenne come competente tecnico straordinario per persuadere il Municipio che vi sarebbe stato un risparmio di ben 15.000 lire. Vedremo a conti fatti ed a lavoro ultimato, se vi sarà realmente un tale risparmio, al punto in cui sono le cose io sono persuaso che costerà anzi di più. Ma che importa Paga Pantalone. Quello che è certo si è che col progetto di Garbi si avrebbe almeno avuto un'opera monumentale di durata secolare e di resistenza ineccepibile.
Col progetto De Valliere e Soci abbiamo dei muri laterali a sistema ridotto (e fossero almeno ben costruiti!) ed un sistema di copertura di troppo recente applicazione, perchè se ne conosca la durata, e specialmente la resistenza avvenire. Vi sarà bensì l’economia: ma questa va tutta a beneficio del costruttore e soci, non certo del Municipio.” Sarebbe utile riferire anche il resto della lettera, ma e troppo lunga, e siccome il seguito riguarda l'opera di intermediario dell'on. Albertelli ed il Municipio di Salsomaggiore, il contratto fatto fra il medesimo ed una Ditta Svizzera col sistema delle trattative private, ed altre cose amministrative e private, ma non tecniche, del resto per ora non ci vogliamo occupare. Chi ha vaghezza di istruirsi, e di imparare la storia (oh quante storie!) della copertura della famosa Citronia, può rileggere il numero del 28 agosto 1902 della Gazzetta di Parma.
Ci sarebbe poi anche da parlare un po' più dettagliatamente dei danni sofferti dai privati, ma di questo riferirò più dettagliatamente dopo aver assunto maggiori e più sicure informazioni. Chiudo per oggi, con un grazioso... per finire ! L' ex-sindaco è in tutte le furie contro Madama Citronia, colpevole di un grande tradimento, perchè fa all'amore, dicono, con Ruy Blas: nientemeno ! Pare che il consulente legale del medesimo, on. Berenini, nell'interesse del Municipio, si voglia far promotore... del divorzio. Che scandalo!

Ruy Blas (Ing. A. Ferretti)

Pubblichiamo, seguendo il nostro sistema di pubblicisti imparziali, la seguente lettera dell'ing. Albertelli.

Lasciamo all'ing. Ferretti, competente in materia l'incarico di rispondere. A noi non tecnici, e quindi incompetenti, ha fatto però meraviglia che le acque di un nubifragio siano incalcolabili. Povera scienza degli ingegneri!
Ecco pertanto la lettera-polemica dell'on. deputato:

All'Illmo Signor Direttore della Gazzetta di Parma,

Il corrispondente per Salsomaggiore di codesto giornale, seguendo i suoi soliti metodi, parla dell'ultimo nubifragio svisando gli elementi più primordiali della verità. Io non fui ideatore e estensore del progetto fondamentale di deviazione e copertura del Citronia; modificai quel progetto, soltanto e specialmente nella copertura. Perciò dovrei parlare solo di questa e rallegrarmi con me stesso perchè essa resistette alla fiumana, sull'impeto e sul volume della quale non era possibile abbozzare le lontane previsioni. Il corrispondente dice che si tratti di una piena ordinaria, .... e... buon per lui e per la sua laurea!
Certo è che il vicino torrente Gerra raggiunse una portata non mai preveduta e penetrò nei pianterreni dell'Hotel Milan e delle Terme Magnaghi, non ostante lavori di accorciamento e di raddrizzamento del suo corso eseguiti dai privati nel passato anno.
Ma quel signor corrispondente parla del Gerra come se parlasse di un torrente distante migliaia di chilometri dal Citronia e per furore di denigrazione tace, o equivoca a proposito, sull'importanza complessiva dei danni (Lire trentamila circa e non centinaia di migliaia), toccati alla borgata di Salsomaggiore, i quali sono dovuti esclusivamente al Gerra stesso.
Ma io vado oltre nelle mie responsabilità, e, col consenso di uomini come l'ing. Italo Pelleri, l’ing. Zeffirino Provinciali e l'ing. Baiardi, che esaminarono e studiarono le conseguenze del nubifragio, dichiaro che quando fossi stato incaricato fin dal principio di studiare i lavori di deviazione e copertura del Citronia di Salsomaggiore, non avrei fatto ne più ne meno di ciò che realmente si fece.
Le condizioni planimetriche e altimetriche della borgata di Salso non consentono che si dia al Citronia una sezione capace di smaltire le acque incalcolabili di un nubifragio; bisogna risalire a monte e e con opportune serre e piantagioni diminuire la velocità delle acque che ora precipitano da una vallata nuda, della lunghezza di sette chilometri e della pendenza di oltre quattrocento metri.
Ma chi pensa alle acque di un nubifragio chi ne calcola la portata? il metodo più spiccio lo segue il corrispondente per Salso il quale nega, contro l’opinione autorevole del Genio Civile e di altre autorità tecniche, l'importanza dell’ultima piena del Citronia, esagerando invece quella del lontano Gerra.
I danni derivati ai lavori del Citronia non superano le lire mille e si debbono, come vuole il chiaro ing. Pelleri, a cause indipendenti dal progetto e dalla sua esecuzione. Non si dolga perciò il corrispondente per Salso se non furono ascoltati quei consigli che dice di avere generosamente impartiti: per ora non se ne ha proprio bisogno. Si potrebbe desiderare da lui un po' di sincerità poichè gli manca la competenza tecnica; ma a questa dea egli non ha l'abitudine di bruciare i suoi incensi.

Con osservanza e con ringraziamenti

Dev.mo Ing. GUIDO ALBERTELLI.

Parma, 8 Giugno 1903.

Fonte: archiviogazzettadiparma.medialibrary.it / Biblioteca Civica di Parma con Editrice Gazzetta di Parma

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