Giardino Zoologico di Salsomaggiore

Nel Parco Regina Margherita venne inaugurato nel 1931 allora Podestà l'Avvocato Mantovani, lo Zoo di Salsomaggiore.
Salsomaggiore Gazzettino Balneare - 6 giugno 1931 - Il Giardino Zoologico di Salsomaggiore - Domenica scorsa si è aperto al pubblico il Giardino Zoologico di Salsomaggiore, modestamente, senza musica e senza discorsi in una severa austerità quale si addiceva agli ospiti ivi raccolti. Le grandi parate, gli sbandieramenti sono riservati solamente per le cerimonie riguardanti la razza umana ed è bene che sia stato così perchè gli animali, nel loro buon senso, se ne sarebbero giustamente avuto a male se anche in queste occasioni fossero stati equiparati ai signori uomini. I primi ospiti risalgono a qualche anno fa e non erano feroci: erano timidi ed innocui anitrotti gracchianti che si tuffavano nelle acque or limpide or limacciose del laghetto, trastullandosi coi candidi cigni flessuosi.

Si, aggiunsero poi le gazzelle di cui una perì tragicamente per opera di un cane lupo: sembra che l'assassino sia stato un campione premiato nell'ultima esposizione canina salsese, il quale per dimostrare i puri istinti del suo purissimo sangue abbia compiute coscientemente il feroce gazzellicidio. Un'altra tragedia si ebbe l'anno scorso. Un audace scimmiotto che era venuto ad accrescere la fauna locale, in un momento di cattivo umore forse dovuta alla lunga e forzata astinenza asportò con un morso il naso dell'incauto custode il quale, oltre al danno, ebbe la mortificazione di sentirsi dire dal medico che gli aggiustava la parte sanguinante: «Ed ora impara a non mettere il naso negli affari degli altri!». Dopo d'allora non si ebbe più a verificare alcun altro incidente al di fuori di qualche innocente baruffa fra i volatili del laghetto, dovuta alle solite gelosie domestiche. Gli ospiti di quest'anno sono assai più riguardevoli e di più alto interesse zoologico, essendo costituiti da campioni della fauna tropicale. E la loro rarità è tanto più grande in quanto che essi non costano nulla. Il Podestà avv. Mantovani, non si sa come è riuscito a procurare a Salsomaggiore il gratuito omaggio di questi esemplari. Esemplari che, benchè giovanetti, esigono una certa cautela. Per ora si mostrano abbastanza docili tanto che il cav. Plancher, «pars magna» nella sistemazione alberghiera di queste bestiole, si è così famigliarizzato con esse che dopo pranzo va a fare il chilo fra i piccoli leoni adagiandosi mollemente sul loro morbido pelo. Per eccesso di prudenza si assicura solo che essi, alla lor volta, abbiano già soddisfatto a sazietà le esigenze del proprio stomaco. Anche il dottor Capra Carpi nella sua qualità di Veterinario comunale, quindi di sanitario privato delle belve, ha cercato di entrare nella confidenza dei suoi nuovi clienti, cominciando a solleticare i peli della coda di un leopardo, naturalmente con un pochino di circospezione. Lo stesso Podestà si è messo in animo di far sentire la sua autorevole carica ed è già riuscito ad accarezzare una gazzella. II direttore delle Scuole Prof. Alfieri, abituato a dominare il corpo magistrale, credeva di potere anche nel campo zoologico esplicare le sue attitudini didattiche, ma ai primi approcci non è rimasto molto entusiasta ed ha preferito soffermarsi sugli scogli del piccolo Iago a contemplare l'idillio dei cigni, meditando la trama di un nuovo libretto. A parte questi dilettanti, si è cercato una persona che avesse veramente le attitudini di un domatore, ma il concorso è andato sin'ora deserto. L'unico che si era presentato aveva dei titoli veramente eccellenti: per trent'anni era riuscito a tener fronte vittoriosamente agli assalti; di una suocera arcigna e battagliera, senza riportare nemmeno scalfittura. Quando seppe però l'affare del naso, preferì ritornare alle ardue battaglie famigliari. Facciamo ora una breve visita alle bestie, visita che sarà istruttiva e fonte di interessanti considerazioni. Lo studio della psicologia umana ha avuto il suo inizio dall'esame comparativo dell'uomo di fronte all'animale. Basta ricordare in proposito alcune massime, molte delle quali possono, sembrare paradossi, ma sono invece verità inconfutabili. L'animale è animale e non può far l'uomo: l'uomo è uomo e può far l'animale. Pochi sono gli animali parassiti dell'uomo: l'uomo è il parassita di quasi tutti gli animali. L'uomo che divora una bestia fa una cosa normale: una bestia che divora un uomo viene chiamata feroce. Quando un animale vuol possedere una femmina caccia fuori le unghie, l'uomo il portafogli. Fra tutti gli esseri viventi, solo l'uomo può farsi mantenere dalla femmina. La vipera è migliore di certe donne perchè se porta il veleno non ne ha colpa. L'asino raglia d'amore solo in maggio, l'uomo in tutte le stagioni e in tutti i mesi. Se ad una bestia si dice che ha un bel paio di corna le si fa onore, se si dice altrettanto all'uomo, questi se ne adonta. Il pesce è superiore all'uomo: egli inghiottisce l'amo quando questo porta l'esca: l'uomo abbocca appena sente la parola «amo». E si potrebbe continuare... La sede del parco zoologico è suggestiva: gabbie, grotte e padiglioni fra pini, aiuole e zampilli di fontane. Gli appartamenti sono lussuosi e provvisti persino di vasche da bagno con acqua dolce, cosa strana per Salsomaggiore: gli è che questi ospiti sono qui non per fare la cura salsoiodica, ma per vedere la faccia di quelli che la fanno. Ecco due esemplari del Re del deserto «ab Jove principium». È una coppia ancora imberbe ma che promette bene: il maschio è meno pericoloso della femmina, proprio come l'uomo, mentre la femmina è più traditrice, come la donna. In una gabbia vicina stanno accoccolati due orsi bruni siberiani, dall'aria sorniona e dall'occhio vigile e sospettoso. L'aspetto è un po' goffo, tuttavia essi portano il proprio pelo più elegantemente e con maggior disinvoltura di quanto un uomo porta la pelliccia d'orso. 6 giugno 1931 - Il Giardino Zoologico di SalsomaggioreQuesta bestia è termine di paragone per gli esseri solitari e scontrosi: persone indigeste ed indigeribili peggio di una specialità farmaceutica, ma se sono tanto orso così, diceva uno di tali esemplari alla giovane compagna perchè non mi abbandoni? — Perchè prima voglio pelarti — rispose lei mentre si verniciava le lunghe unghie lucide ed aguzze. Leopardi somali e puma americani dalle linee snelle e flessuose come le «girls» dei: palcoscenici di varietà, sono vicini di casa dei leoni e degli orsi. Un mio amico, che mi accompagnava nella visita, mi diceva che non avrebbe avuto alcuna esitazione ad entrare nelle gabbie facendomi osservare che ben altri pericoli aveva affrontato: la suocera e il padrone di casa. Procediamo oltre. In una grotta artificiale stanno accovacciate tre volpi timide e circospette un po' seccate della curiosità dei visitatori. Fra questi vi era una giovane coppia di sposi col solito bimbo curioso che credeva fossero lupi. Mamma — chiese il piccolo sono queste le bestie che cambiano il pelo ma non il vizio? Domandalo a tuo padre, rispose la mamma con tono significativo, dando un'occhiata eloquente al marito che intanto si voltava da un'altra parte con fare distratto. Più in là, gazzelle ed antilopi colle fragili gambe di bisquit saltellavano con spensierata felicità entro le ampie gabbie dipinte in un verde pisello (è stato scelto il verde perchè è un colore di grande attualità). Gli uccelli sono per ora scarsamente rappresentati, ma presto ne avremo qui in gran numero svolazzanti nella grande gabbia in via di sistemazione: e ne vedremo di ogni genere e varietà, dal passero al canarino, dall'usignolo al cardellino, dal verdone al... merlo. Un'aquila un po' spennacchiata sembra vergognosa ed avvilita di dover rappresentare la dominatrice dei cieli. Due pappagalli (attenti alla psittacosi!), che si chiamano naturalmente «Loreto» si addocchiano l'un l'altro con aria un po’ diffidente: non sono molto loquaci a quanto sembra. Ma è noto che queste bestie sono assai testarde: quando imparano una frase non c'è verso di farla loro cambiare. Questione di carattere. Anche il pappagallo di Trilussa era così e al padrone che da repubblicano si era trasformato monarchico e che dopo avergli insegnato a gridare «Viva Mazzini» pretendeva che cantasse «Viva il Re», diceva:
«Capisco: l'interessi personali
J'avranno rotto li convicimenti,
J 'avranno buggiarato l'ideali,
Ma lassi armeno in pace l'animali
Che so' contrari a certi cambiamenti!».
I quadrumarni sono rappresentati da due minuscoli Huistitì del Brasile provvisti di un elegante ciuffetto bianco che fu imitato dalle signore eleganti quando usavano le «aigrettes». Esse appartenevano prima ad un medico che ha dovuto disfarsene data la folla seccante di decrepiti sparuti «viveur» che accorreva a lui per la cura Woronoff. Si sperava che dalla coppia nascesse qualche rampollo ma invano e si i temeva che la sterilità fosse dovuta all'atmosfera salso-iodica, del luogo non confacente al loro organismo; dopo però la visita di un illustre veterinario ginecologo si spiegò il mistero: si trattava di due maschi! Un 'altra scimmia (non di quelle che si lasciano prendere dai sacerdoti di Bacco, le quali colla attuale tassa sul vino sono quasi completamente scomparse) si ammira in una gabbia vicina. Si chiama «Bobi» ed è simile a quelle che un (tempo si vedevano così spesso sugli organetti dei suonatori ambulanti e che sollazzavano i piccoli e i grandi colle loro smorfie e acrobazie. Ora non si godono più, simili spettacoli perchè Col progredire delle arti e specialmente della musica, dette scimmie hanno trasferito il campo delle loro manifestazioni nelle moderne accademie di ballo, nei the danzanti e nei concerti di «Jazz-band», dando persino il nome ad una speciale danza, Io shimmy, caratteristico per certi contorcimenti per particolari movimenti ritmici del corpo che le stesse, scimmie si guarderebbero bene di fare in pubblico. Davanti alla gabbia c'era una signora giovane ed elegante, tutta bistro e belletto, che si divertiva un mondo nell'osservare le movenze di quella bestiola la quale, da parte sua, la guardava con certi occhi acuti e furbi che pareva volessero dire: Fa bene, signora, a ridere alle mie spalle per lo spirito di imitazione che mi viene, attribuito e che tutti credono sia un carattere esclusivo della nostra razza. Ma mi permetto farle “absit iniuria verbum” osservare che, in fatto di imitare il prossimo ella da dei punti a me. Quando lei ride, per esempio, si sforza di ridere come Greta Garbo, quando muove le mani ella cerca di muoverle come Dolorés Del Rio, quando si dipinge le labbra e si tinge le sopracciglia, dopo averle ben rase, ha l'unico scopo di imitare qualche altra Diva dello schermo, quando si veste raccomanda alla sarta di foggiare l'abito uguale a quello della sua migliore amica o della sua peggiore nemica. Solo quando ragiona, mia bella signora, sa di ragionare colla stessa intelligenza di tutte le altre sue simili che di intelligenza non ne hanno affatto. Ma fortunatamente la scimmia non il dono della parola, chè altrimenti potrebbe dire ben altro. Potrebbe per esempio farci un quesito: se 'è vero che l'uomo deriva dalla scimmia, che cosa mai deriverà dall'uomo? E a simile domanda saremmo molto imbarazzati a rispondere...
Mus.

31 dicembre 1939 - XVIII - Mattinata allo zoo

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