Mercato VecchioQuesto piazzale era sede del vecchio mercato. Nel 1937 si chiamava Piazzale Littorio, era anche un posteggio del RACI per automobili e arrivo delle varie autocorriere per Parma, Pellegrino, Tabiano ecc. C'erano gli uffici delle varie istituzioni fasciste e professionali. Le bancarelle erano poche con poca merce esposta, i vestiti già confezionati non c'erano, si vendevano le stoffe che poi venivano portate alle sarte. In un lungo bancone  c'erano gli animali vivi come oche, tacchini, galline, conigli etc. che i contadini avevano portato dalla campagna. La frutta era quella di stagione e arrivava dai Paesi vicino a Salsomaggiore. Ora è solo un posteggio.

IL MERCATO VECCHIO (con il papà di Gigi Stok)
"Nonna Ilda, di anni 79, abitava da giovane a Case Marchini di Banzola. Sorride beata seduta fra noi e si ricorda la data che scriveva ad inchiostro sul quaderno, quando frequentava la seconda elementare: 1924.
Molte cose ci racconta la Sig.ra Ilda della sua fanciullezza; gli occhi le brillano di gioia e di commozione nel tornare con la mente a quei giorni ormai cosi lontani.
- Allora, ci racconta, - i bambini, più che a scuola, imparavano il mestiere di vivere e il proprio futuro lavoro dai genitori, dai nonni, dagli zii.
Le famiglie erano numerose e i ragazzini cominciavano a rendersi utili in casa, nella stalla, nei campi già all'età di 6-7 anni.
Da bambina a nonna Ilda (come a nonna Bruna e a nonna Elsa) piaceva accompagnare la sua mamma al mercato perchè là poteva comperare i mentini, i biscotti oppure le spilline, i piccoli pettini o i nastri per sistemarsi i lunghi capelli pettinati a treccia.
Veniva volentieri a Salso da Banzola, anche se sempre a piedi, per scoprire l'ambiente di città e per vedere le novità di cui parlavano gli adulti. A quei tempi il mercato era ubicato nell'attuale Arena dei Platani.
Le bancarelle si presentavano in modo molto diverso da quello di oggi: più austere, meno numerose, meno ricche.
Non si vendevano vestiti già confezionati. I "marser" offrivano solo la stoffa che si acquistava e si portava dalla sarta.
Il banco dei giocattoli era proibitivo per gli alti prezzi; non esistevano giochi del tipo attuale perchè la plastica e le batterie non erano ancora state inventate.
In un apposito, lungo bancone si sistemavano gli animali da cortile (oche, tacchini, galline, conigli, faraone....) vivi che le massaie avevano portato a vendere direttamente dalla campagna.
Dalle colline circostanti, ma anche da paesini più lontani come Rigollo, Iggio, Besozzola e Vigoleno, arrivavano di buon' ora i contadini con i cestoni di vimini confezionati a mano e ricolmi di frutta di stagione. Cosi i privati e i fruttivendoli della città contrattavano, a seconda dei mesi, ciliege, fragole, mele, fichi, pere, uva, noci, castagne....
C'era una signora un po' su con gli anni e robusta di corporatura che portava appeso al collo un largo cesto contenente lucido da scarpe, stringhe, fettucce, aghi, ditali: tutta mercanzia colorata ed estremamente invitante. L'attrazione più importante, tuttavia, era costituita dal padre [Aldo Stocchi] di Gigi Stok che catturava l'attenzione di tutti perchè suonava la fisarmonica, cantava e vendeva le canzoni scritte su particolari foglietti.
Non avendo a casa nè televisione, nè radio, nè registratori, i giovanotti e le signorine, ricordando la melodia e leggendo le parole sul foglio, cantavano tutt'insieme di giorno nei campi e di sera, riuniti in gruppo, nella piazzuola del cortile."

 

Tratto da:

- Sig.ra Ilda Felloni, Sig.ra Bruna Berzieri e Sig.ra Elsa Cattani
- La memoria i luoghi una città - Alunni e insegnanti del Circolo Didattico di Salsomaggiore Terme, anno scolastico 1995/96 - Tipolitografia salsese.

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