In linea - Foglio d'ordini del fascio di Salsomaggiore In linea - Foglio d'ordini del fascio di Salsomaggiore - 21 marzo 1942 XX E. F.- La morte del Ten. Don Alberto Carrozza – L’eroismo di un Cappellano militare - E’ pervenuta alla famiglia co­municazione dell’eroica morte del Cappellano militare Tenente Don Alberto Carozza. Egli era nato 28 anni or sono a Salsomaggiore e dopo aver compiuto gli studi religiosi nel Seminario Urbano di Piacenza, nell’aprile del 1938 gli veniva conferito l’Ordine del Sa­cerdozio. Partito il 4 dicembre u. s. per compiere il proprio dove­re di Sacerdote in mezzo ai combattenti, il Cappellano militare Don Carozza trovava morte glo­riosa su una nave che doveva por­tarlo oltre mare.

don Alberto CarrozzaSul tragico fran­gente, il « Giornale di Roma » di Atene del 18 febbraio, ha scritto quanto segue: «Il suo desiderio era stato final­mente soddisfatto e l’umile Sa­cerdote, lasciato l’abito talare, per la divisa grigioverde rossocro­ciata di Cappellano militare, era partito dalla modesta pieve di S. Nazzaro d’Ongina — rimpian­to dai parrocchiani — per rag­giungere oltre mare il reggimento e sostituire un collega rimpatria­to per motivi di salute e ragioni d'avvicendamento.

don  Alberto CarrozzaSulla nave che lo portava al nuovo destino Don Carozza, seppe accattivarsi la stima e l’affezione di ufficiali e soldati per quel suo modo sem­plice ed affabile di rivolgere a tutti una parola di bontà, un ri­chiamo ai doveri religiosi, un motto di spirito. Ed era sempre durante il viaggio, fra i soldati, forse perché le anime semplici meglio s’intendono e più s’affra­tellano. Ma la nave ad un tratto è bruscamente raggiunta dall’in­sidia in agguato. Scoppiano due siluri al fianco, che le producono uno squarcio enorme, nel quale irrompono le onde travolgenti uomini e cose.
Per quanto nuovo alle vicende della guerra Don Carozza mantenne, nella tragici­tà del momento, quella serenità che per gli altri è motivo di cal­ma e coraggio. Aiuta a staccare le scialuppe, regola l’afflusso dei militari che già si sono tuffati nei marosi in cerca di scampo, diri­ge la benedizione divina, traccian­do nell’aria con largo gesto pacato il segno della Croce. Ad un trat­to, è invitato a scendere a por­si in salvo, egli vede invece che a poppa molti militari vi si sono rifugiati nell’attesa e nella spe­ranza di soccorso. Non vuole ab­bandonarli, rifiuta di scendere, intende rimanere a bordo fino a che vi rimane un uomo e conti­nua sereno a compiere la sua mis­sione di sacerdote soldato. La tra­gedia precipita, il vortice inghiot­te la nave — ha riferito il super­stite Cap. Perugia — e l’eroico Cappellano, calmo, quasi trasu­manato, la mano levata al cielo, scompare nelle acque nell’atto ancora di benedire i soldati d’I­talia ».
L’Ordinario Militare Monsignor Carlo Rusticoni ha in proposito scritto da Roma la seguente lettera a Monas Menzani Vescovo di Piacenza: «Mi vie­ne una nuova testimonianza circa il Cappellano Carozza Alberto. Gli Ufficiali e i soldati, supersti­ti della nave, su cui si era im­barcato il Cappellano Militare Don Alberto Carozza, mi hanno descritto con parole di ammira­zione l’eroica fine del detto Cap­pellano. Durante il tragico sinistro, Don Carozza si portò sopra coperta nel luogo più elevato.
Da un Ca­pitano dell’esercito, salvatosi, fu più volte invitato a provvedere a se stesso. Egli sempre si rifiutò recisamente, per poter fino all’ul­timo istante benedire; confortare, assolvere i naufraghi circostanti, che nel vortice delle onde, tro­varono forza nell’atteggiamento impavido di questo ministro di Dio, caduto eroicamente nell’adempimento del proprio supremo dovere. Non pochi, in balia delle onde, ebbero queste testuali parole: ” Guardate il Cappellano, ci bene­dice „. In questo atteggiamento scomparve nel risucchio della nave ».
Il Vescovo di Piacenza ha in­vitato presso la sede della Dio­cesi l’Arciprete di Salsomaggiore Prof. Don Prati per comunicargli le suddette notizie consegnandogli anche una sua lettera per i genitori dell’eroico Cappellano militare, nella quale esprimendo parole di conforto e di rassegna­zione cristiana afferma che Don Carozza « aveva ardentemente de­siderato di dedicarsi al ministero che unisce i due sacri sentimenti della religione e della patria e si è mostrato, nel compimento del dovere, un vero sacerdote eroico, immolandosi per l’assi­stenza spirituale dei suoi fratelli naufraghi ».
La notizia della gloriosa morte di Don Alberto Carozza è stata appresa con vivissimo dolore nel­la nostra città dove egli trascorse la prima giovinezza e dove di tanto in tanto si recava per tro­vare la famiglia. Sacerdote pieno di zelo e di ardore cristiano, per queste sue qualità era passato successivamente nelle curazie di S. Maria in Garivento (Piacenza), Pontenure, S. Nazzaro D’Ongina prima di partire per svolgere la sua alta missione tra le truppe combattenti.    

Don Alberto Carrozza         

 

incrociatore ausiliario Città di Palermo  1930

Il 4 gennaio 1942 il Città di Palermo, il piroscafo sul quale era imbarcato Il cappellano militare Don Alberto Carrozza, venne avvistato e colpito con due siluri dal sommergibile britannico Proteus. Don Alberto collaborò a riportare la calma ed a mettere a mare le scialuppe di salvataggio cedendo il proprio salvagente ad un soldato che ne era privo. In soli sei minuti il piroscafo s'inabissò tre miglia a nordovest di Capo Dukato (Isola di Santa Maura), trascinando con sé Don Alberto,  la maggior parte dell'equipaggio e la quasi totalità dei 600 militari che stava trasportando.

Fonte:http://www.internetculturale.it                                                                                                            

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