largo cavallotti - Cinema CentraleIl Cinema teatro Centrale fu realizzato sull’area dell’ex garage “Casiraghi”, venne commissionato da Aurelio Berardinelli. Il progetto fu affidato all’ingegnere capo del Comune di Salsomaggiore Guido Tirelli e il 31 ottobre del 1914 venne inaugurato dal Sindaco Sechi Parolini. Dal Gazzettino di Salsomaggiore del 29 ottobre 1914 - "Lo stile esterno del nuovo fabbricato è rinascimentale liberamente sviluppato con accenni per la policromia delle decorazioni allo stile lombardo. Nell'interno, la sala d'accesso e il vano della scala accennano, con maggior rilievo, allo stile lombardo; il salone, invece degli spettacoli è un puro stile cinquecento. Questo salone è davvero importante per la ricchezza di decorazini reali, disposte con disegno ben concepito e armonicamente perfetto." Dobbiamo ora riconoscere davanti ai fatti che il nuovo cinematografo, non solo non ha nessun carattere di provvisorietà, ma che per la larghezza con la quale è stato costruito, per la ricchezza dei materiali impiegati, ci offre molto ma molto di più di quanto si sarebbe richiesto da un edificio di carattere stbile, oggi specialmente che all'apparenza si sacrifica la sostanza e molto è l'orpello e poco è l'oro. Come è noto il progettista del nuovo cinema e direttore amoroso dei lavori, è stato l'Ing. Guido Tirelli capo dell'Ufficio Tecnico del Comune di Salso, e la rapidità con cui tale lavoro fu concepito, studiato diretto e eseguito, rappresenta una prova della febbrilità del suo ingegno profondamente artista e della sua energia inesauribile."

Da un quotidiano locale - "S'innalza sopra un'area di perimetro irregolare della complessiva superficie di metri 280, e così nell'interno come nell'esterno esprime un motivo architettonico del Rinascimento. La decorazione esterna è una libera rievocazione dello stile lombardo con riflessi regionali. La decorazione della sala di aspetto e della scala, è prevalentemente cromatica in armonia con la decorazione esterna. L'architettura del salone è in stile del primo cinquecento. Sopra un basamento a zone di marmo policromo che circuisce completamente il grande vano, le pareti principali si partiscono in tre campi mediante lesine abbinate di marmodi chiampo, con basi e capitelli bronzei. Una ricca tabeazione a mensole costituisce la radice del soffitto. In ciascuno dei campi è una finestra quadrifora, posta in alto e coronata dalla trabeazione della sala. Sul lato della strada sono tre ampie porte, una per ciascun lat, sormontate da ricche cimase. Il soffitto a cassettoni e lacunari, è diviso in dodici scomparti principali sorretti da travi abbinate. Appare nuovo il modo in cui è usato il motivo delle dupplici travi, lo scomparto del soffitto. Questo è eseguito in stucchi reali su intelaiatura in legno, dipinto grigio ed oro, ed ornato da sei ricchi lampadari. La gradinata sporge per metàsulla sala in forma di semicerchi; per metà si interna sopra la sala di ingresso. Il piano che regge la galleria è costituito da struttura di legno lasciata completamente in vista, e costituente i lacunari. La decorazione ispirata a soffitti cinquecenteschi, è ottenuta con dipinti di colore bianco avorio sullo sfondo di rovere. Il parapetto della balconata di ferro galvanizzato a bronzo riproduce le decorazioni delle porte; i 14 bracci di bronzo della parete traggono motivo dalle ghirlande del soffitto e delle porte (...) Il lavoro è stato eseguito per la parte muraria da operai salsesi alla dipendenza del mastro Carpasini. Per cio che concerne il soffitto e le decorazioni a rilievo, sia interna che esterna, la esecuzione è dovuta alla cooperativa Cementori e decoratori di Reggio Emilia su modellatura del Bartoli, le decorazioni a colori sono opera della cooperativa Reggiana pittori e decoratorie per essa del Davalli e del Villa. Le opere in bronzo i lampadari esterni e interni e la grande ditta frontale esterna, che tanto contribuiscono alla ricchezza dell'insieme sono della Casa Greco e C. di Milano; i marmi di rivestimento della Industria Marmi Vicentini che sfrutta le cave del Chiampo; i pavimenti a parquet in legno di tek della ditta Confalonieri di Milano.
Era caratterizzato da una bellissima cupola sormontata da una statua che raffigurava la dea della luce con in mano una fiaccola, realizzata da Alberto Bazzoni. Sopra la cupola c'era un motto latino "Lux vita est".
Nel 1948 L’Architetto Vittorio Gandolfi modifica il cinema, aumentandone la capienza. La  cupola fu sostituita da un elemento frontale in vetro e alluminio, che lasciava intravedere la scala che collegava l'atrio d'ingresso alla balconata, che aveva una capienza di 300 persone ed era supportata da una trave Virendeel, che lasciata a vista dalla platea si potevano vedere i suoi elementi verticali. La platea non fu modificata, poteva contenere 400 posti. Il locale era rivestito con pannelli opportunamente sagomati per l’acustica, in miculite nelle pareti verticali e nelle zone sotto la balconata, mentre il soffitto aveva pannelli in Auslrotex opportunamente distanziali per la ventilazione dell’ambiente. Il locale era totalmente bianco nelle pareti e nel sotto balconata, le porte erano rivestite con tende in verde-grigio chiaro.

Il cinema è rimasto in funzione fino al 1970. Nel 2006 su progetto dell'Architetto Mario Scaffardi viene demolito per far posto ad una serie di negozi, a studi per professionisti. 
Tratto da
Rassegna critica di architettura numero 13 maggio-giugno 1950
Gazzettino di Salsomaggiore del 29 ottobre 1914

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