Acuti Cino - (Piacenza, 6 marzo 1898 - Salsomaggiore, 18 ottobre 1985) – PittoreAcuti Cino - (Piacenza, 6 marzo 1898 - Salsomaggiore, 18 ottobre 1985) – Pittore - Studiò pittura a Piacenza con Nazzareno e Giuseppe Sidoli, dai quali apprese il disegno e la tecnica di colore che fu definito nei suoi maestri il fiammingo.

Paesaggi che richiamano atmosfere d’inverno e colori che sono quelli dell’autunno, contrasto di tinte, i marroni, gli ocra, i gialli, gradazioni di rosso.  Il periodo più fecondo per l’Acuti fu sucuramente quello fra il 1920 al 1940, dove poteva esprimere l’esperienza acquisita nella bottega dei Sidoli. Nel 1930 stabilì la sua dimora a Salso e il suo stile andò definitivamente delineandosi verso una tecnica dei colori e della figura che mantenne fino alla fine. A Salso, dal 1956, fu presidente del circolo Cristoforo Marzaroli, al quale aderirono i pittori salsesi Attilio Bertolotti, Aldo Menoni, Fausto Avanzi, Lella e Dino Marzaroli e Luigi Ariggi. Proprio a Salso, nell’agosto del 1955, Acuti mostrò per la prima volta in una personale i suoi lavori. La mostra riassumeva il suo percorso artistico con diversi esempi di dipinti della prima maniera, passando attraverso le fantasie floreali con la serie dei Crisantemi, delle Dalie, delle Ortensie, delle Paulonia Imperialis e gli studi sulle nature morte, con composizioni di frutta che esprimono grande sensibilità e gusto.

Fonte: Comune di Parma - Dizionario Parmigiani

 

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Studiò pittura a Piacenza con Nazzareno e Giuseppe Sidoli, dai quali apprese il disegno e quel colore che fu definito nei suoi maestri il fiammingo. L’influenza dei Sidoli, con i quali riprese successivamente gli studi, affiora, come detto, soprattutto nelle sue opere giovanili. Le nature morte, con l’uso della terra di cassel e nelle qualità minute e sottili, guardano alla pittura dei fioranti fiamminghi. Il ricordo di quella tradizione miniaturistica ispirò probabilmente più tardi (anche se non nella tecnica e nei colori), la vasta produzione di quelli che l’Acuti amava chiamare miniquadri, piccole composizioni al limite del bozzetto, che accennava con pochi colpi di spatola o stendendo il colore con le dita. Rapide impressioni di paesaggi, scorci di viottoli boschivi o delicate presenze floreali personalizzate dall’abilità del maneggio del colore e nell’accostamento dei toni, sono il frutto di una sensibilità spiccata, già palesata nei suoi primi lavori. La danzatrice ad esempio, un’opera del 1916 che contiene modi Liberty nella danza fluttuante di veli alla Loie Fuller, nel fermaglio di gusto esotico tra i capelli, nella simbologia del serpente che si riferisce al demone della curva, ossessione degli artisti di quello stile. Anche nei ritratti si nota il serio studio tecnico, unito al gusto tradizionalista, che evidenzia la matrice ottocentesca e la personalità romantica dell’Acuti, presente ad esempio nel Ritratto di ragazza di spalle, caratterizzato dai colori scuri, quasi corruschi, dello sfondo indistinto, o nei grigi plumbei squarciati dal lampo procelloso di Bufera sulla laguna. Ma anche nei quadri successivi, fino alle ultime cose della carriera, i suoi oli, pur caldi e calibrati, non raggiungono mai la solarità. Nei paesaggi, la sua è sempre un’atmosfera d’inverno e i colori sono quelli dell’autunno che si spegne: i marroni, gli ocra, i gialli, la lacca di garanzia, dove la luce non è colore ma contrasto di tinte. Il ventennio che va dal 1920 al 1940 fu sicuramente il periodo più fertile per l’Acuti, che usciva ancora fresco dall’esperienza acquisita nella bottega dei Sidoli. Ne è un esempio l’opera datata 1930, Ragazza sulla terrazza, un olio su tela che riprende con chiaro cromatismo le atmosfere e gli ambienti degli ultimi fuochi di quegli anni dorati. Ma furono anche anni di isolamento che l’Acuti trascorse nello studio e nel lavoro, durante i quali andò approfondendo una tecnica svolta secondo i canoni precedenti alle grandi rivoluzioni dell’Ottocento. Nel 1930 si stabilì definitivamente a Salsomaggiore dove la personalità del suo stile andò delineandosi, evolvendo la tecnica coloristica e della figura verso quei caratteri che conservò sino alla fine. In questa città, dal 1956, presiedette anche il circolo pittorico Cristoforo Marzaroli, attorno al quale si strinsero pittori salsesi come Attilio Bertolotti, Aldo Menoni, Fausto Avanzi, Lella e Dino Marzaroli, Luigi Ariggi. Fu solo nell’agosto del 1955, e proprio nella città termale, che l’Acuti mostrò per la prima volta in una personale il frutto del suo lavoro. Quella mostra riassunse l’itinerario pittorico percorso, con diversi esempi dei dipinti della prima maniera, passando attraverso le fantasie floreali (la serie dei Crisantemi, delle Dalie, delle Ortensie, delle Paulonia Imperialis) e gli studi sulle nature morte, nei quali le composizioni di frutta vivono di sensibilità e gusto. La vocazione pittorica dell’Acuti non fu, per sua stessa ammissione, incline alla modernità, al trasformarsi delle arti. Eppure, in alcuni suoi quadri non si può fare a meno di notare una scansione, un’attrazione verso altri modi di pensare la pittura, di interpretare le cose. Nature morte come I peperoni si mostrano moderne nel trattamento dei colori e nella composizione, che piega le forme verso l’astrattismo. Altre volte sono vigorose pennellate che attraversano la tela nei toni del grigio, del nero e del rosso, o una cascata di petali di rosa trasformata in macchie di colori, a trasportare l’artista più lontano del suo intendimento.

FONTI E BIBL.: D. Soresina, Enciclopedia diocesana fidentina, 1961, 1-4; R. Santi Tanzi, in Gazzetta di Parma 17 giugno 1992, 17.

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