Stabilimento Baistrocchil'Istituto, su progetto di Lodovico Terzi di Parma, fu inaugurato il 13 giugno 1897 alla presenza di autorità locali,  numerosi medici, fra i quali  Professori Porro, Tamburini, Caselli, Majocchi, Calderini, Cugini, Inzaffi, Truzzi, i Direttori degli Ospedali di Piacenza, Reggio, Mantova, Brescia ed altri distinti, Mattei e Ferrari di Reggio, Marchesi, Basilati, Borsini, Barilati di Piacenza e molti di Parma. Il Pof. Ettore Baistrocchi ebbe un solo ideale, quello di mettere le cure delle acque Salso-iodiche a beneficio dell'umanità sofferente, specialmente a vantaggio dei diseredati, dei poveri, di coloro che per effetto della denutrizione erano più che mai afflitti da gravi malattie, come gli scrofolosi. Convinto che il malato avesse il diritto di curarsi egli volle creare l'istituto dei poveri. Nasce così il Sanatorium che permise ai comitati di beneficenza, ai Comuni di inviare alle cure di Salsomaggiore migliaia e migliaia di persone.

Le condizioni di vita dopo la guerra avevano dimostrato che oltre alle classi povere, anche le classi medie, come gli impiegati, salariati, piccoli proprietari, avevano bisogno di assistenza, il Sanatorium colmò questa lacuna.  Il Prof. Baistrocchi, nel discorso inaugurale fissava le ragioni della sua origine e i suoi scopi.

"Signori,
A me spetta in questa modesta solennità dirigere a voi la parola in nome del Consiglio di amministrazione. Non è un onore ambito, ma un ufficio, un dovere che mi fu imposto. Se tutti voi, o signori, che gentili accorresti all’ invito foste cultori della medicina, io non avrei mestieri di dimostrare che codesto edifizio, che voi oggi inaugurate, è una casa di salute, una specie di piccolo ospedale, sotto il nome sorridente e lusinghiero di Sanatorium. Non avrei mestieri di provare che era sentito il bisogno di un istituto, ove la Idrologia moderna potesse studiare uno dei suoi medicamenti; ma avrei limitato il mio dire facendo rivolgere la vostra attenzione sulla costruzione dell’edifizio, che racchiude in sè l’applicazione di molte delle leggi dell’igiene edilizia e vi avrei pregati con fervore di accompagnarmi negli studii colla speranza, che mercè dei vostri lumi debba nascere uno sprazzo di luce, che valga ad illuminare le tenebre del mistero, in cui la terapeutica idrologica tuttodì si nasconde.
Ma voi che qui siete, che appartenete alle classi agiate, o siete lavoratori intellettuali e che pur avendo un cuore libero e palpitante e veramente umano, siete però digiuni di scienza medica o ne avete sventuratamente nozioni errate, vogliate seguirmi per brevi istanti, perchè io desidero convincervi, che lo scopo umanitario dell’ istituto, i mezzi impiegati per raggiungerlo, l’avvenire di esso, sono giusti e fanno onore a colui che pur non badando alle cifre ha versato largamente i fondi necessari. Queste acque che la provvida natura ha elargito all’uomo ammalato diedero fino a ieri portentosi risultati ad una sela classe di persone.
Pochi fra quelli, non colpevoli di essere nati a lottare acerbamente per la esistenza, erano i beneficati da codeste acque E quando la pietà li soccorreva, i vantaggi che ne traevano, erano assai scarsi, perchè mancava loro la medica assistenza, ogni altro conforto fisico e morale. Questa grave ingiustizia, che non esiste per gli altri medicamenti, che sono alla porta'a di tutti, esisteva per le acque salso-jodiche di Salsomaggiore.
Era falso che l’esportazione delle medesime avesse potuto togliere l’ingiustizia. Colla veste della beneficenza, si cercava di coprire una forte speculazione, senza calcolare i danni possibili portati alla efficacia del medicamento. Per togliere l’ingiustizia, per aggrandire il beneficio, per studiare il rimedio dovevasi rapidamente agire. La carità cittadina, il Governo erano esausti. Allora pochi privati guidati da un uomo già noto alla beneficenza, in pochi giorni seguendo gli usi legali dell’oggi, improvvisarono una Società, senza pompa, versarono le somme, edificarono. In poco
più di un anno il nuovo edifizio è sorto. Dovevasi creare un ospedale od un Sanatorium? Vi hanno grandi differenze fra l’uno e l’altro. Si potrebbe dire che questo ha la forma esterna o le sembianze di quello, ma non la vita interna. Negli ospedali si accolgono malati di ogni genere, anche in condizioni disperate; e ciò che è peggio, che possono, viziando l'aria, danneggiare gli altri. Così pure si accolgono ammalati di poca o niuna entità, sia per l’età sia per la miseria estrema bisognevoli di assistenza, di vitto, di confortevole dimora, che ingombrono le corsie ospedaliere.
Nel Sanatorium invece o si selezionano gli infermi o si accolgono piuttosto per cure preventive o preservative, atte a promuovere quelle crisi salutari, che ne assicurino una migliore esistenza o perchè essendo destinati a subire operazioni chirurgiche in altri istituti, sia loro permessa una guarigione sollecita dai vantaggi di una cura preventiva. Nel Sanatorium essendo molto meno svariati gli infermi accolti sia per età sia per condizioni morbose, è reso possibile senza gravi spese procurare un vitto più confacente.
Per la posizione del Sanatorium in deliziosa campagna si somministra un conforto fìsico e morale benefico e riparatore. Da queste premesse nasce facilmente e logicamente la conseguenza che il Sanatorium deve restare sempre aperto e che si rendono indispensabili le cure invernali. La tesi che io chiamerò sfollamento dei nostri ospedali dei cronici ibernanti, passibili di cure balneari, parmi, di facile soluzione e di rapida applicazione. Ognuno di voi, o signori, ricorderà di avere visitato un ospedale d’inverno. Rammentate la folla di malati e vi si affacceranno alla memoria pallidi volti di giovani sorretti dalle gruccie, mutilati, col collo piagato, che o passeggiano nelle infermerie comuni o stanno accovacciati negli scaldatoi. Interrogateli, e vi diranno che attendono la buona stagione per recarsi ai bagni, dove già altra volta hanno provato qualche miglioramento.
Entrate nelle corsie delle donne Quante madri che nell’esercizio della più nobile funzione, quella della maternità ebbero a contrarre malattie e solo sperano nei bagni della primavera. Quelli o queste ha già toccato il ferro riparatore del chirurgo o li sta minacciando. A taluno la cicatrice ritarda, ad altri il prodotto della infiammazione non si riassorbe perchè nel sangue il veleno od il microbio allignano ancora. Occorre opporre una forte resistenza nella lotta. Ma dove incontrare gli alleati! Nei nostri ospedali forse?
Bronchiti, polmoniti, tifoidee, tubercolosi galoppanti li circondano i nostri poveri cronici. Egli è vero che un esercito di disinfettanti sotto forma di liquidi e di vapori li circonda eziandio: ma dalla lotta contro i germi dei morbi acuti usciranno immuni i nostri cronici? E in tale lotta fra i nemici che l'organismo alberga, chi sarà il vincitore ?.. Se la beneficenza moderna non avesse bisogno di gara, e se l'Erario dello Stato non fosse esausto, se il giureconsulto ligio alle consuetudini della vecchia giurisprudenza non volesse rispettare le volontà degli umanitari trapassati di secoli or sono, eppure riconoscendo il miglioramento dello scopo, non soffocasse le voci del sentimento, che è e fu la sola vera ed unica originale causa delle donazioni generose testamentarie se l'igiene delle campagne non trovasse gravi ostacoli nella politica e nel capitale; se questi ed altre cause non fossero nemici giganti contro la selezione degli infermi, il perfezionamento dei nostri ospedali avrebbe già raggiunto un altissimo grado. Sorgano dunque le cure invernali e saranno provvidenziali.
Questo piccolo Sanatorium per opera di pochi scioglierà la tesi e ripeto sarà provvidenziale. Pensate, quanti anni impiegarono gli Ospedali comuni per comprendere ed attuare la necessità di riscaldare gli ambienti, per ventilarli, per distruggere la gangrena nosocomiale.
Quante vittime innocenti ! Spetta ora ai Comitati di beneficenza, degli Ospizi marini, che pur sono convinti, che una sola cura all'anno non è sufficiente in molti casi e riesce talora inutili in certe malattie. Spetta loro il meditare sulle cure invernali. Io nutro fiducia che l’Amministrazione delle Regie Saline, già cotanto benemerita elargirà nel prossimo inverno i suoi favori. Allora la soluzione della tesi dello sfollamento sarà ancora più facile. Gli scrofolosi ibernanti, le povere donne recentemente offese nella funzione che sorveglia il mantenimento della specie, benediranno ai generosi, che avranno trovato fondi per le cure invernali. Signori; in queste brevi parole si compendiano gli scopi del Sanatorium : Studiare il rimedio, renderlo accessibile a tutti tanto nell’ estate che nell’inverno.
Se avrò saputo trasformare il pensier mio, voi o colleghi e voi sopratutto o signore, nate e preposte all’esercizio del bene, uscirete di qui apostoli della mia idea. Cosi a coloro che per uniformità e serietà di studi e di tendenze posso chiamare amici, porgo i miei più vivi ringraziamenti per avere accompagnato me ed il Consiglio nell’ adempimento del progetto senza tema mai di lotte personali o di altre dimostrazioni capricciose ed ostili. Evocando anzi la sempre cara memoria di Berzieri, di Valentini e Dalla Rosa, il cui spirito eletto certamente aleggia intorno a noi, perchè non può aver mancato di accorrere, laddove si inizia un’ opera buona, dichiaro in nome del generoso Presidente inaugurato il Sanatorium."
Una circolare venne spedita ai medici e agli ospedali per dimostrarne gli scopi filantropici.
"L'espeienza ha dimostrato a tutti i medici che le acque di Salsomaggiore, se giovano a togliere i postumi delle malattie delle donne, delle sifilidi e delle artritidi, sono poi efficaci in modo meraviglioso nelle forme variate della scrofolosi e più specialmente dove il tessuto della pelle, delle mucose, dell'ossa o delle glandule ha sofferto gravi alterazioni e dove il bagno di mare non può avere più alcuna efficacia, dove veramente bisogna ricorrere alle forti dosi dei Cloruri, Joduri e Bromuri, che esistono solamente in queste acque di Salsomaggiore. E l'esperienza fatta negli scorsi anni dai comitati per la cura degli scrofolosi della città di Como e di Parma fu tale, che le richieste sono già numerose.
L'avere oggi un Istituto, che possa con le cautele igieniche e colla scrupolosa disinfestazione, diretto e condotto come una cassa di salute, cui possono ricorrere gli operai, i bambini, le donne d'ogni età e paese con minima spesa, deve essere considerato un beneficio per tutti i sofferenti. Il potere fare le cure nella stagione invernale appaga il desiderio degli infermi che ben sanno che le cure estive non bastano.
Gli ospedali, i Muncipi, che spendono forti somme per svernare molti scrofolosi non più operabili, pensare devono allo sfollamento nell'inverno delle infermiere con evidente reciproco beneficio dei malati acuti e cronici. Il ferro chirurgico non viene usato, e nel caso di operazioni sono gli infermi rimandati alle rispettive famiglie. Gli operati possono quindi incontrare una buona preparazione per sopportare gli atti operativi. Gli operati possono con queste cure più prontamente raggiungere la guarigione. Le ammalate di morbi ginecologici inviate prima che gli essudati si solidificano od avvengono ectopie degli organi saranno più sicure di guarire completamente. L'amministrazione pertanto nutre fiducia, che i medici vorranno inviare gli infermi, sicuri che saranno trattati secondo le prescrizioni della scienza. Il Consiglio di Amministrazione.
"

Norme per l'accettazione dei malati

1. Sono ammessi alla cura uomini, donne e fanciulli d'ogni età e paese. I fanciulli inferiori agli anni 6 verranno accettati quando siano accompagnati da persona che ne assuma la custodia.
2. Per l'amministrazione devono far domanda per tempo alla Direzione perché possa disporre del conveniente collocamento, indicando l'età ed il sesso.
3. Le domande dovranno essere corredate: a) dal certificato di nulla tenenza e se non appartengono alla suddetta categoria devono essere comprovare con certificato autentico lo stato della loro condizione ristretta finanziaria rilasciato dall'autorità Municipale; b) dal certificato medico, colle notizie anammestiche di ciascun balneando; c) per i pensionati di camera basta la domanda col certificato medico.
4. Tutti devono essere provvisti del necessario corredo di biancheria personale e possibilmente anche due mute d'abiti.
5. Il Sanatorium è aperto tutto l'anno
6. Colore che volessero ripetere la cura due volte l'anno devono in tempo utile farne domanda e si potrà per essi fare alcune facilitazioni.
7. Non sono ammessi e verranno respinti gli epilettici, i febbricitanti gravi per malattie croniche come tubercolosi polmonare ed intestinale, gli oftalmici non assolutamente scrofolosi o in modo particolare raccomandati da oculisti e tutti coloro che potessero avere malattie contagiose.
8. Le malattie contagiose, che si sviluppassero nel corso della cura balneare si cureranno nelle camere d'isolamento o saranno mandati all'ospedale.
9. La cura dura in genere almeno 20 giorni. E' di sommo interesse non abbreviarla, onde non compromettere l'esito.
10. E' obbligo dei curanti di attenersi strettamente alle prescrizioni del regolamento dello stabilimento.
11. L'edificio è costruito di maniera che maschi e femmine sono completamente separati di dormitorio, di sale da pranzo, di medicazione, di giardino.
12. L'assistenza è affidata alle suore di carità.
13. Vi ha sempre un medico di guardia.
14. La corrispondenza si tiene colla Direzione esclusivamente.

Descrizione del Sanatorium del 1899 - L'edificio era capace di ricoverare più di 100 infermi, costituito da due grandi fabbricati, che successivamente vennero ampliati. L'anteriore con pianta a forma di T rovesciato era a due piani, con sotterranei rialzati a m 1,50 sulla campagna e conteneva oltre ai dormitori grandi e medie stanze per malati speciali, locali per le cure e di amministrazione, refettori e servizi.
I dormitori come in padiglioni erano isolati, si trovavano quindi nelle migliori condizioni di areazione e l'igene era molto scrupolosa. L'edificio posteriore era formato da due padiglioni ad un solo piano rialzato, uniti da un corpo centrale a due piani contenente i servizi di pulizia e latrine, una stanza per infermieri, una per ammalati speciali e stanze di isolamento.
I due fabbricati erano uniti fra loro da una doppia galleria e perfettamente simmetrici rispetto all'asse longitudinale. Formano così due sezioni divise tali a garantire la continua separazione delle donne dagli uomini. Attorno e fra i due fabbricati si estendevano spaziosi giardini, con viali. Il riscaldamento era ad aria calda con franklin e stufe in terra cotta e la ventilazione era ottenuta naturalmente con ampie finestre e con feritoie munite di telaio scorrevole, sia a livello di pavimenti che in sommità delle volte.
I soffitti, sono a volte senza spigoli. I pavimenti di mattonelle provenienti da Cremona. L'acqua potabile era dell'acquedotto Corazza. Ogni dormitorio aveva le latrine e camere di pulizia poste esternamente ai fabbricati. Le cattive esalazioni erano impedite da apposite canne ventilatrici, e fu adottato per le latrine stesse l'apparecchio Oppi di Bologna, il quale consisteva in un tubo di scarico per ogni sedile perfettamente verticale da impedire così qualsiasi ristagno di materia, che pescando in uno strato di catrame galleggiante alla superficie della fogna rendeva gli ambienti inodori. Il mobilio tutto di ferro, letti, seggiole, comodini fu costruito dalla Ditta De Maria di Torino. Per la disinfestazione della biancheria veniva usata la sterilizzatrice Geneste-Herscher.
Le Figlie della Carità avevano la direzione dei servizi di cucina, infermeria, ecc. Oltre le cure del bagno, delle inalazioni e delle applicazioni dell'acqua madre si facevano massaggi, elettroterapia ecc.)
Nel 1897 anno di fondazione furono ospitati 448 curandi ed erogate 15.000 cure. Nel 1906 i curanti furono 3000 con 125.000 cure.
Nel 1919 promosso dalla Congregazione Municipale di Carità di Parma, fu costituito in Ente Morale l'attuale Consorzio Parmense per le cure salsojodiche (denominazione assunta nel 1931). Nel 1920 ci sono 4.620 curandi e 143.000 le cure erogate. Nel 1940 gli arrivi furono 7495 con 300.000 le cure erogate. Nel 1943 al 1945 l'Istituto fu occupato dagli sfollati dell'albergo dei poveri di Genova e del ricovero anziani di Fidenza.
Nel 1946 riprese l'attività con 4000 curandi e 165000 cure. Negli anni 50 e 60 l'utenza si assestò tra 6/7000 curandi con 300000 cure. Gli stessi dati si manterranno anche negli anni 70 e 80. Dal 1990 si passò dai 6500 curandi del 1987 ai 4500 del 1995.
Dal 1996 si registra una ripresa. I turni si sono ridotti nel tempo si è passato dai 18/19 giorni degli anni 20 e 30 sino agli attuali 12 giorni. Nel 1919 la proprietà dello Stabilimento passò al Consorzio Parmense di Beneficenza per le cure Salsojodiche.
Il Consorzio era costituito dalla Congregazione di Carità Municipale, dalla Congregazione San Filippo Neri, dal Comune di Parma, dalla Provincia e dagli Ospizi Civili. Nel 1926 la Regina Margherita di Savoia visitò l'istituto. Anche il Principe Umberto di Savoia in visita a Salsomaggiore si recò nello stabilimento. Il 21 Maggio 1931 il Consorzio deliberò la modifica dell'intestazione. Il vecchio nome Sanatorium cedette il posto ad una nuova denominazione, in onore al suo fondatore, ISTITUTO TERMALE ETTORE BAISTROCCHI.
I mutamenti intervenuti nell'ambito istituzionale degli Enti rappresentati nel Consorzio determinarono modifiche nell'attribuzione delle quote consortili, che nel 1997 erano così distribuite: 2 quote all'Amministrazione Comunale di Parma, 1 quota all'Amministrazione Provinciale, 1 quota agli IRAIA (Istituti Riuniti di Assistenza Inabili e Anziani) 1 quota all'Azienda USL di Parma.
Le suore Vincenziane subentrarono nell'assistenza e vi restarono fino agli anni ottanta.
Durante la prima guerra l'edificio fu occupato dalla Croce Rossa che vi istituì una Scuola per Infermieri; e ospitò i militari convalescentidella prima e della seconda guerra mondiale e gli anziani dell'Ospizio di Genova bombardato dagli alleati. Dal 1948 la gestione garantiva 16 turni di cure e continuarono ad affluire i pazienti iscritti agli albi di povertà. Il Baistrocchi diventa ente Pubblico con un consiglio di Amministrazione e una gestione autonoma. Tra il 1958 e il 1967 vengono portate a compimento importanti opere edili, vengono sostituiti i cameroni, con stanze da 4 o 5 posti con servizi, nuove cucine. Negli anni 70 viene costruito un nuovo reparto di seconda classe.
Soci Fondatori - Dott. Prof. Ettore Baistrocchi, Prof. Giovanni Inzani, Ing. Augusto Terzi, Avv. Erminio Olivieri, Dott. Carlo Serpagli, Dott. Demetrio Mambriani, Sig. Giacomo Corazza, Sig. Mario Zambelli, M.se Pietro Dalla Rosa, Avv.Vittorio Salvetti.

Tratto da:

Salsomaggiore Tabiano, 1899
Guida Medica dei bagni e delle inalazioni di Salsomaggiore degli stabilimenti balneari e del Sanatorium Battei, 1900
Guida Turistica Balneare Salsomaggiore Tabiano, 1927
Un secolo di termalismo sociale, 1897-1997

 

Comments powered by CComment

pie di pagina

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.