Vittoriano Viganò (Milano, 14 dicembre 1919 – Milano, 5 gennaio 1996)Vittoriano Viganò (Milano, 14 dicembre 1919 – Milano, 5 gennaio 1996) - E' stato un architetto italiano. Importante per Salso per aver progettato nel 1949, con l'ing. Francesco Clerici il centro sportivo e di svago ricavato all'interno del perimetro del parco del Grand Hotel desThermes.

Fresco di laurea gli fu proposto assieme all'ing. Francesco Clerici di dotare il Grand Hotel desThermes, progettato da Luigi Broggi nel 1898, di negozi e strutture di svago. L'amicizia di Viganò con la famiglia Leoni, proprietaria del complesso immobiliare, ha origine negli anni giovanili, in particolare con il nipote di Giovanni Leoni. I Leoni, ebrei di origine, dapprima attivi nelle produzioni cinematografiche, furono costretti, a causa delle leggi razziali del 1938, a rivolgere i propri interessi in altri settori. Rientrati dalla Svizzera, dopo l’esilio forzato, nel secondo do­poguerra acquistarono, la società Sagas, proprietaria a Salsomaggiore di quattro grandi alberghi.   E’ così che alla fine degli anni Quaranta,  per rilanciare l’attività alberghiera, incaricarono Viganò e Clerici, anche quest’ultimo amico di fami­glia, della progettazione del "Centro sportivo, turistico e commerciale", perchè servisse  per un più ampio rilancio della dolce vita del dopoguerra e come richiamo nei confronti di una raffinata clientela sia nazionale sia internazionale. Il Centro Sportivo salsese, prevedeva una serie di negozi affacciati alla strada e una piscina ad uso polivalente, inizialmente utilizzata dai clienti dell’dell'al­bergo ed oggi pubblica.piscina leoni Nell’area della piscina, un importante movimento di terra e camminamenti ricavati con grandi lastre di beola posate a filo terra creavano un naturale anfiteatro, con opportuni piani degradanti, che permettevano un’ottima visione d'insieme utile soprattutto durante le manifestazioni che, in quegli anni, si ripetevano con frequenza attorno all'acqua della piscina. I locali dei negozi, paralleli all'attuale viale Berenini, erano sovrastati da una copertura in ferro e cemento che si protraeva a sbalzo come una grande onda bianca a protezione dei passanti.

Vittoriano Viganò è il figlio di Vico Viganò (1874-1967), artista-pittore che proprio per i Leoni realizza alcuni affreschi nella taverna Rossa del Grand Hotel già mirabilmente affrescata qualche anno prima da Galileo Chini. In questo periodo la tecnica di Vittoriano si confronta-scontra con quella accademica, in quello che diventerà un lungo e tormentato tirocinio con il padre.

Vittoriano Viganò matura in un ambiente culturale molto fertile che lo porta a iscriversi al Politecnico di Milano, dove si laurea in architettura nel 1944. Nel dopoguerra, svolge un breve apprendistato presso lo studio BBPR e, dopo aver ottenuto tra il 1946 e il 1947 il corso di perfezionamento in costruzioni in cemento armato con Arturo Danusso, diviene assistente volontario, incaricato e di ruolo presso la cattedra di architettura degli interni, arredamento e decorazione affidata a Gio Ponti (1945-1969), poi come docente di architettura degli interni e arredamento (1979) e di composizione architettonica.

Alcuni momenti salienti della vita sua professionale:

  • 1947 apre il proprio studio professionale in corso di Porta Vigentina, a Milano, dove si occupa di disegno del prodotto industriale, di architettura degli interni di allestimento e di architettura urbanistica.
  • dal 1947 al 1963 collabora dall'Italia con la rivista francese "L'architecture d'aujourd'hui" diretta dall'amico André Bloc, producendo, nei primi anni cinquanta, due monografie dedicate all'architettura italiana del dopoguerra; nello stesso periodo è anche corrispondente dall'Italia di Aujourd'hui, sempre diretta da Bloc.
  • fra il 1947 e il 1960 è consulente tecnico-artistico di Arteluce, che produrrà alcuni lampade da lui disegnate.
  • nel 1958 Viganò diventa famoso a livello internazionale con il progetto dell'Istituto Marchiondi Spagliardi a Milano (1958), per il particolare impiego del cemento armato, le sue opere sono state annoverate da Reyner Banham fra gli esempi di brutalismo italiano.
  • è presente alle Triennali di Milano del 1951, 1954, 1960 e 1968
  • nel 1969 Bruno Zevi dedica all'architetto milanese un intero fascicolo della rivista L'architettura. Cronache e storia.
    nel 1991 viene allestita, prima al Politecnico di Milano e poi all'Accademia di San Luca a Roma, la prima mostra retrospettiva di Viganò, dal titolo A come architettura.
    Nello stesso anno gli viene conferito, su segnalazione dell'Accademia di San Luca, il Premio per l'Architettura del Presidente della Repubblica

 

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