Nel luogo in cui fu costruita la chiesa vi era una fonte, chiamata Fonte Limosa o Fontanabroccola (cioè traboccante). Molti pellegrini che andavano a Roma percorrendo la via Francigena si fermavano per visitarla, le cui acque erano considerate taumaturgiche, Era visitata da molti pellegrini che andavano a Roma percorrendo la via Francigena.  Chi soffriva di dolori alla testa vi si recava il primo di giugno portando sul capo un mattone o una pietra, che metteva nelle vicinanze poco prima di attingere all'acqua miracolosa La sua importanza crebbe nei secoli tanto che intorno all'800 fu costruito il pozzo in marmo che incalanò le acque. La chiesa fu costruita tra 880 e l'885, quando Carlo il Grosso, con un atto nell'anno 885, dona a Guibodo vescovo di Parma, una Corte nel parmense detta Evoriano, per costruire una chiesa in cui si dovranno tumulare le reliquie provenienti da Roma del martire Nicomede, "eo quo procedicti Martyris Christi Nicomedis Corpus reconditurus est." Diploma orig. nell’Arch. capit. di Parma, sec. IX, N° XVIII: trascritto dall’Affo in append. al I Voi, op. cit., N° XXX. Con le invasione degli Ungari nel 913 si preferì spostare le reliquie nel Duomo di Parma. La chiesa venne costruita utilizzando le pietre ed i mattoni accumulatisi nei secoli e fu dedicata al Martire. All'inizio del secolo X la chiesa di Fontanabroccola era di proprietà dell'ex-imperatrice Geltrude.
Morta Geltrude, la chiesa di San Nicomede passa ai vescovi di Piacenza, i quali visto la crescente ascesa dei Pallavicino, sentendo minacciati investirono i Visconti di Piacenza sui possedimenti di Fontanabroccola attuale San Nicomede. La chiesa venne restaurata o rifatta, sicuramente nel 1290 Guglielmo Visconti presenta all’approvazione al vescovo di Piacenza, Filippo, un nuovo prebendario destinato alla chiesa di Fontanabroccola, e nell'atto (Rogito di Bonaventura Gai, notaro di Piacenza) stà scritto "patrono, avvocato e fondatore della Chiesa di S. Nicomede" Campi, op. cit. Parte III, pag. 41:  "De mandato Ven. Patries D. Philippi Dei gratia Episcopi Piacentini, et ad instantiam honorabilis viri D. Guillelmi Vicecomitis predictae Ecclesiae S. Nicomedis de Fontana Brocula Dioecesis Placen.".
La stessa cosa avviene nel 1309 quando Ugo vescovo di Piacenza approva la nomina fatta da Guglielmo Visconti, del prete Armano da Tiedolo a rettore di S. Nicomede, fatta ancora da Guglielmo Visconti Campi, op. cit., Parte III pag. 41. Rogito di Egizio Crosi da Piacenza "1309 die Veneris 25 Iulij Ven. Pater D. Ugo Episcopus Piacentiae presentata sibi per presbyterum Armanum da Tegedulo, electione facta per D. Guillelmum Vicecomitem', patronum, et fundatorem Ecclesiae S. Nicomedis de Fontana Brocula Placentinae Diocesis de dieto presbjtero Armano in Redorem eiusdem Ecclesiae.." Ma dopo un secolo dal restauro Visconteo la chiesa era ancora in cattive condizioni e come compare sopra la porta principale c'è un mattone con inciso che riproduco fedelmente nella Tav. I.
« 1389 — Don Oberto del Poggio fece riedificare questa chiesa : prega Iddio e il bealo Nicomede. Amen. » Attorno alla metà del secolo XV è rettore della chiesa di S. Nieomede don Lorenzo Antini, che nel 1455 affitta i beni costituenti il beneficio a Uberto Draghi (Rogito 2 giugno, notaio Borghino Cossi fidentino) il canone annuo è di cento staia di frumento a misura di Parma, e di otto misure di vino puro della Vernasca. Nel 1479 i fratelli Gianfrancesco, Antonio, Alessandro e Giovanni Battista marchesi Pallavicino di Scipione propongono al cardinale Giovanni d’Aragona, di riparare del proprio la chiesa di S. Nicomede di provvederla di quanti oggetti sono necessari alle sacre funzioni, e di stabilire una conveniente dote: questo a patto che loro, ai loro successori ed eredi sia conferito in perpetuo il giuspatronato sulla chiesa. Il cardinale accetta, 13 ottobre 1479 "Iuspatronatus dictae Ecclesiae et presentandi personam idoneam ad illam quam primum et quoties vacare contigerit, vobis quod vixeritis, et vobis rebus humanis exemptis prefatis haeredibus, et successoribus a vobis legitime dipendentibus eadem auctoritate reservamus, atque concedimus".Arch. della Cancell. vesc. di Borgo San Donnino. Riportato dal Campi, op. cit., Parto III, pag. 275; dal Trecasali, Giuspadronati e Benefìzi della Diocesi di B. S. D., Voi. II,f.° 299, presso l’Arch. della Cancell. Vesc. di B. S. D."
Ma chiaramente è espressa la riserva che, estinti tutti i discendenti della famiglia Pallavicino di Scipione, la proprietà passerà agli arcipreti-mitrati di Borgo San Donnino. "Statuentes et ordinantes, quod decedentibus omnibus de dieta faimilia de Marchionibus Pallavicinis adveniente vacatione dictae Ecclesiae illius collatio, provvisto, et omnimoda dispostio ad ordinarium Loci penitus et omnino devolvatur" In adempimento delle promesse fatte e firmate, i marchesi Pallavicino di Scipione sborsano 40 ducati d’oro depositandoli presso il sacerdote Stefano Tosi. Di questi 40 ducati, dieci devono servire per le riparazioni della chiesa, dieci per l’acquisto di un messale in pergamena, dieci per un calice d’argento e patena di once quattordici, dieci per pianete, vesti, tovaglie, ecc... Assegnano poi come dote tre appezzamenti di terra, dell’area complessiva di 59 pertiche, situati nelle adiacenze di Scipione Rogito 20 ottobre 1479, del notaio Barnaba Majatici di B. S. D. esiste copia nell’Arch. della Cancell. vescov. di B. S. D., vicino al diploma di Sisto IV.. Era ancora a quest’epoca rettore di S. Nicomede don Lorenzo Antini, succeduto a Bartolomeo Varani che alla sua volta aveva occupato il posto di Giovanni Antonio Rainucci, successore di quell’Oberto del Poggio presunto riedificatore della chiesa di S. Nicomede. Nel 1840 muore Lorenzo Antini, e i marchesi Pallavicino di Scipione nominano rettore il proprio fratello don Alessandro. Il dì seguente alla nomina, il procuratore dei marchesi presenta l’eletto alla abbatessa del monastero dei SS. Giovanni Battista ed Evangelista, perchè lo riconosca enfitenta dei molini di Fontanabroccola, concessi da donna Ildegarde nel 1310. Rifiutandosi l’abbatessa, il marchese don Alessandro si appella all’arciprete-mitrato reggente la diocesi di Borgo San Donnino. A nome dell’arciprete il vicario generale concede l'istituzione canonica al marchese don Alessandro Pallavicino da Scipione, che prende subito possesso della chiesa e del benefìcio. Nel 1504 muore don Alessandro, e il rettorato viene conceduto al marchese don Nicola Pallavicino. Il giuspatronato continua a essere esercito, giusto il privilegio di Sisto IV, e prosegue fino alla prima metà del secolo XIX. Estinta le famiglia dei marchesi Pailavicino da Scipione col marchese Gian Gerolamo morto nel 1779, e resosi vacante il beneficio di San Nicomede con la morte del rettore abate conte Carlo Scotti avvenuta nel 1835, la Santa Sede, valendosi delle riserve dichiarate nel privilegio, intervenne subito nominando alla rettoria don Antonio Ferrari di Piacenza. Ma a questa provvista fatta da Gregorio XVI si opposero i conti Paolo Scotti, Giuseppe Simonetta, Chiara Mazzucchini Cerati vedova Magawly, pretendendo l’antico diritto di giuspatronato come discendenti per linea femminile dai Pallavicino di Scipione. Si iniziò la causa nei tribunali civili: ma proposta una transazione, venne accettata dal pontefice il quale, con breve 31 gennaio 1840, stabilì che il giuspatronato sulla chiesa di San Nicomede si alternasse fra l’ordinario del luogo (vescovo di Borgo San Donnino) e le famiglie dei conti Paolo Scotti, Giuseppe Simonetta, Chiara Muzzucchini Cerati-Magawly e del marchese Federico Fogliami. "«.. alternis vicibus Beneficii nominatio ad Ordinarium ipsum et commenioratas Famlias pertineat. ». Breve orig. nell’Ardi, della Cancell. vescov. di Borgo San Donnino." Più tardi, con l’incameramento dei beni ecclesiastici, venne soppresso il beneficio di S. Nicomede in Fontanabroccola. Nel 1909 furono intrapresi altri importanti lavori, con la decorazione a strisce degli interni e la costruzione in stile gotico lombardo del campanile e della facciata, a cui fu aggiunto il portale. La chiesa fu descritta nel 1700 dal frate Ireneo Affò "Il luogo di Fontanabroccola, situato al presente nella Diocesi di Borgo S. Donnino, giace sulla destra riva dello Stirone, quattro miglia a meriggio dal detto Borgo, e fra i limiti della parrocchia di Salsominore. Trasse probabilmente il nome da una gran sorgente d’aqua, ridotta quindi al Pozzo rinchiuso sotto la Confessione della Chiesa di S. Nicomede, solita sgorgar nel tempo d’inverno, cosi che sormontandone l'orlo, fu d’uopo per sotterranei condotti distrarla altrove. Qui dunque si edificò la Chiesa prenominata nel Distretto della diocesi parmigiana, e ridotta al suo termine, solennemente vi furono trasferite le sacre reliquie, cioè quelle medesime che ora si con servano nella Cattedrale di Parma. Ve le troviamo già venerate cinque anni appresso, e dal Re Guido successore di Carlo il Grosso di altre offerte arricchite. Ma usandosi a que’ giorni di chiamar Corpo d’un santo anche le parti, sembra parlarci il documento del Corpo intero (Nel diploma di Guido dell'889 si legge: in Ecclesia Beati Nicomedis martyris Christi, sita in Fontanabroculi ubi ejusdem corpus requiescit.), come del Corpo intero pajono intendersi gli Statuti di Parma (Lib. II Rubr. de Ferriis: cujus corpus est in Ecclesia majori post altare majus), benché sia certo non trovarsene presso noi che la sola metà. Ignorarono il Garofani e il Pico la prima traslazione di tali reliquie a Fontanabroccola, nè seppero in qual modo Parma le ottenesse: ma i nostri documenti conoscere ce le fanno prima colà venerate: benché non molto dopo ce le mostrino ridotte a Parma e collocate nella Cattedrale". "Quella Chiesa però (ei soggiunse) non rimase per questo negletta, mentre passò in proprietà dell’ Imperatrice Ageltruda vedova di Guido e madre di Lamberto, che dedicatasi al servigio divino prese in seguito ad abitare alla stessa vicino, siccome prova un atto da lei dettato nel 923. Non deve poi esser priva di fondamento la tradizione, che presso tal Chiesa fosse già eretto un Monistero, o un Ospedale, sembrando confermarlo certe reliquie di antico edilizio scoperte sotterra, rimasto col volger di tempo distrutto. Ora non vi si vede che la Chiesa senz’ altre fabbriche, ma non è più l’antica; imparandosi dal Canonico Pier-maria Campi, che trasferitone il giuspatronato nella persona di Bosone vescovo di Piacenza figliuolo bastardo di Ugo Re d’Italia, egli ne livellò i beni nel 943 ad un certo Giovanni: e che nel 1289 un Guglieimo Visconti piacentino la riedificò. Sulla porta della medesima leggesi tuttora scritta in mattone la memoria del risarcimento fattone l’anno 1389 dal Sacerdote Oberto del Poggio: (MCCCLX DONUS OBERT. DE. PODIO. FECIT. REDIFICHARI. ISTAM. ECLEXIAM. O.D.E.R.N.A.) e la Cancelleria episcopale di Borgo S. Donnino conserva la cessione fattane l'anno 1479 dal Cardinale Giovanni d’Aragona Legato apostolico a Gianfrancesco Antonio, Alessandro, e Giambattista fratelli Pallavicini di Scipione, acciò la riparassero e dotassero, riserbandone loro e ai discendenti il giuspatronato."
Tratto Da
Guida storica medica e pittorica di Salsomaggiore e Tabiano Giovanni Valentini 1861
La chiesa di San Nicomede a Fontanabroccola (salsominore) Arch. Arturo Pettronelli 1906
Wikipedia




 

Comments powered by CComment

pie di pagina

We use cookies

Utilizziamo i cookie sul nostro sito Web. Alcuni di essi sono essenziali per il funzionamento del sito, mentre altri ci aiutano a migliorare questo sito e l'esperienza dell'utente (cookie di tracciamento). Puoi decidere tu stesso se consentire o meno i cookie. Ti preghiamo di notare che se li rifiuti, potresti non essere in grado di utilizzare tutte le funzionalità del sito.