Martedì 31 maggio 1949 - NUOVA STAMPA SERA  - Tra i cimeli di Maria Luisa il candeliere di Napoleone

Martedì 31 maggio 1949 - Nuova stampa sera - Tra i cimeli di Maria Luisa il candeliere di Napoleone - Salsomaggiore, martedì sera. Convincere il prof. Glauco Lombardi, oggi presidente dell'Istituto di Storia di Parma, ad allestire in alcune sale dell'ex-Casinò di Salsomaggiore, la mostra permanente del Museo storico del ducato di Maria Luigia, con una raccolta preziosissima di rarità e cimeli, appartenenti alla defunta Imperatrice, deve essere stata, per l'avvocato Manlio Leoni, impresa difficilissima.

Qui sono ordinati, con un gusto e una competenza mirabili, i pezzi più belli della collezione del Lombardi, a completare la quale egli ha dedicato tutta la vita. Certo è che, non appena il Leoni potè assistere agli ultimi tocchi della esposizione, lo disse ad amici e conoscenti e Invitò un gruppo di giornalisti a visitarla. Ne valeva veramente la pena.
Quello che rimane della vita e della grazia regale di Maria Luigia imperatrice, duchessa di Parma, è qui. In queste sale luminose dove ora rivive la sua superba e leggiadra figura di donna e di sovrana il cui destino è stato cosi intimamente legato a quello di Napoleone. A 102 anni dalla sua morte la ventura (che fu poi sventura) di essere figlia di un imperatore e seconda moglie dell'imperatore dei francesi, dopo le sfolgoranti vittorie di Austerlitz e di Jena, prima della campagna di Russia e dell'esilio, è testimoniata nella straordinaria raccolta delle cose più intime della sua femminilità e della sua vita di sposa, della sua passione artistica e della sua squisita delicatezza di spirito, per chi va a Salsomaggiore, quest'anno, sia per cura sia per villeggiatura.
Può parere strano che in una città come questa, tra grandi stabilimenti termali e sontuosi alberghi, in mezzo a gente di ogni paese e di ogni favella, sia sorta un'oasi di poesia e di storia, costituita da un museo. Eppure, è cosi: un professore (e appassionato storiografo), un uomo piccolo, sottile, grigio di capelli, che parla con strabiliante sicurezza di date, di cifre, di eventi napoleonici, come un sacerdote potrebbe parlare del Vangelo, e proprio con lo stesso mistico fervore, dal primi anni della sua giovinezza di studioso, senti il desiderio ardentissimo di porre, un giorno, nella sua vera luce, la vita di questa sovrana.
Era stato detto e detto della sua leggerezza di carattere, della sua debolezza. Persino di una sua aridità di cuore. Come la vita, anche la Storia non fu troppo riguardosa nei suol confronti. Una indagine attenta per il ristabilimento di certi valori si rendeva quindi necessaria; e per 45 anni, con la pazienza del collezionista, la perspicacia dello storico e una fede quasi di innamorato, il Lombardi ha raccolto quanto riguardò direttamente e indirettamente Maria Luigia e lo appassionò. Questo certosino vive solo, non ha famiglia, nè parenti.
Non si dedica ad altro che all'amore per la storia di una vita di donna; e a Parma ciò gli è valso la qualifica affettuosa di « ultimo amante dell'Imperatrice ».
Egli è proprietario della villa di Colorno, dove appunto abitò Maria Luigia; villa che fu chiamata la « Versaglia dei duchi di Parma»; vi si aggira da solo, e di quello splendore imperlale è il devoto conservatore: pare che a lui un'epoca di fulgori e di gloria abbia affidato il compito di tener vivo il ricordo e di custodirne le testimonianze di grandezza e di splendore. Infatti, presso antiquari, collezionisti o privati, il Lombardi acquistò tutto che gli sembrò utile alla ricostruzione storica ed umana di Maria Luigia; cosi, dai diciotto anni di Vienna alla folgorante meraviglia Imperiale della Corte di Parigi, è nella mostra ordinato e raccolto con una perizia che forse non ha confronti.
Due « pezzi » di eccezionale valore, uno studio a carboncino del Gerard, per un ritratto di Napoleone: un quadro, ancora Inedito; non fu mai, cioè, riprodotto.
Negli occhi di Napoleone, assorti e profondi nello sguardo, c'è già l'ombra del presagio catastrofico di Mosca. Fu acquistato per 200 lire. E un « Re di Roma dormente » in un boschetto di palme e di lauti, opera del Proudhop che il Lombardi pagò 500 lire.
Sia l'uno che l'altro, per il collezionista non hanno prezzo, ne è custode gelosissimo e nessuna offerta potrebbe indurlo a cederli. Cosi dicasi per i cimeli personali di Maria Luigia. In essi rivive la sovrana nel più semplici ed umani aspetti del suo carattere e in quelli, più alti, di protettrice delle arti, — pittrice squisitissima lei stessa, — di donna di casa e di appassionata al bello scrivere come ai lavori donneschi. Il suo servizio completo da lavoro è conservato in un astuccio, stupendo ancora negli ori e negli ordinamenti di cesello; vi sono ancora le matassine delle sete azzurre, rosse, gialle e di tutte le gradazioni, che conservano intatta la vivacità del colore impareggiabile. In cassettine, religiosamente conservati, i suoi oggetti di toeletta che suscitavano le più alte meraviglie delle signore presenti, per la semplicità e la sobrietà.
Un cosiddetto «Piatto della puerpera», in porcellana e oro, è il recipiente, raro fra i più rari, della raccolta: se ne servì Maria Luigia per sorbire il primo brodo, mentre ascoltava i primi vagiti del re di Roma; vagiti che presagivano, forse, la infelicità di un destino.
C’è anche un bicchiere di cristallo di Boemia, tutto lavorato a mano con li quale Bonaparte si dissetò durante i lunghissimi viaggi; ed un candeliere da campo; era il candeliere da campo dell'Imperatore; alla luce di quel candeliere, durante alcune notti, solo sotto la sua tenda, il conquistatore scrisse i proclami dell'esaltazione delle vittorie strepitose o i rassegnati commenti delle più dure sconfitte. Ma quante, e quant'altre cose, vi si possono ammirare. Sapevate, ad esempio, che Maria Luigia era un'appassionata pescatrice? Ebbene, fra questi suoi cimeli, c'è il suo personale servizio da pesca, con una dotazione numerosa e completa di ami, da sbalordire. Tutto conservato, lenze, spaghi, ami di ogni misura, di qualsiasi tipo, dentro un astuccio di mogano lavorato e tempestato di perline.
La sua farmacia personale, con alcune ricette di medici del tempo, autografi suoi di annotazioni in calce ad ogni ricetta. E c'è anche la sua mano destra, scolpita dal Canova. Le dita affusolate, cosi perfette nella riproduzione e nella interpretazione umana, paiono muoversi in un delicato, quasi aereo gesto di carezza a chi volesse vedere qual'è il libro sul quale si posa. Ma tutto che vi è in queste sale raccolto ha contribuito a resuscitare la figura di Maria Luigia, sovrana e madre, appassionata cultrice del buono e del bello, ma eziandio creatura umana; perchè se un timbro è evidente nella mirabile collezione del Lombardi, questo è un timbro di umanità.
Davanti al quadri, alle carte, a tutte le cose che furono sue, Maria Luigia ritorna non come una larva del regno dell'eterno, ma creatura viva, come ad accogliere una curiosità ammirante.

Lincoln Cavicchioli

 

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