Martedì 31 Agosto 1971 - La stampa - S'è conclusa fra i tumulti la passerella delle missMartedì 31 Agosto 1971 - La stampa - S'è conclusa fra i tumulti la passerella delle miss - Nove feriti tra gli agenti a Salsomaggiore - Dalla protesta di un gruppo di operaie esplode la contestazione -  Parma. 30 agosto. (a.c.) -  La squadra politica della questura sta proseguendo le indagini sugli incidenti che hanno accompagnato ieri sera a Salsomaggiore la conclusione del concorso per Miss Italia.

I feriti fra le forze dell'ordine sono stati nove, fra i quali il vicequestore dott. Tomaiuoli, che comandava il servizio predisposto in viale Romagnosi, davanti all'ingresso del teatrino all'aperto in cui si svolgeva la manifestazione conclusiva del concorso. Di questi nove, cinque sono stati trattenuti presso l'Ospedale Civile di Fidenza con prognosi varianti dai dieci ai venticinque giorni. Alcuni degli agenti necessitano di esami radiografici, prima che i sanitari possano emettere una diagnosi precisa. Gli altri quattro sono stati medicati e dimessi.
L'Ufficio politico ha potuto accertare che, contestatori tutti appartenenti a movimenti extraparlamentari provenivano da altre province: se si eccettuano due o tre elementi locali, tutti gli altri erano forestieri, in maggior parte di Piacenza e di Milano. Avevano tratto spunto dalla protesta sindacale dei dipendenti della Faini. Non ci sono stati i topi tra le gambe delle miss, ma una contestazione più dura e tradizionale; le strade di Salsomaggiore trasformate in campo di battaglia, la carica della polizia. A fatica la «più bella d'Italia» è stata proclamata in pubblico, dopo l'elezione ufficiale della mattina, anticipata forse in previsione dei disagi tempestosi della sera. Il giocattolo di Miss Italia s'era incrinato fin dall'inizio, urtando contro una protesta concreta ed estemporanea: quella di un centinaio di ragazze che chiedevano di conservare il posto di lavoro. E c'era stato subito un naturale divorzio, nell'animo degli osservatori, tra l'inclinazione al «colore» piacevole e svagato e l'inquietudine per i problemi reali, nati fuori del mondo fittizio delle reginette.
Quest'anno non c'è stata la offensiva ideologica delle femministe, ma il concorso s'è imbattuto ugualmente in una brusca svolta, che ha risvegliato i furori, creduti sopiti, della contestazione antimondana. Che cosa è accaduto in sintesi? La vicenda, fuori degli appigli specifici, può considerarsi in qualche modo esemplare della crisi dei concorsi di bellezza? Ecco i fatti.
Venerdì In manifestazioni mondane di Miss Italia s'iniziano con un processo al concorso voluto dagli organizzatori: è un'occasione per difendere la bontà pubblicitaria e istituzionale dell'iniziativa. I giudici assolvono. La ditta che finanzia la manifestazione fa distribuire un foglietto: informa di una vertenza in corso nel suo stabilimento di Fiorenzuola d'Arda, ne rifiuta la responsabilità e si scusa di «eventuali intemperanze».
Sabato le tre organizzazioni sindacali, d'accordo col Comune, portano da Fiorenzuola a Salso le operaie della fabbrica che sfilano con la fascia di «miss disoccupazione». Sono seguite da una affollata rappresentanza del movimento studentesco e di altri gruppi giovanili.
I sindacalisti affermano che il patrocinatore di Miss Italia fa confezionare i costumi da bagno in un edificio dichiarato malsano e pericolante.
Non ha accettato l'offerta d'un terreno a prezzo agevolato; si è giunti al braccio di ferro. Se la fabbrica chiude del tutto restano disoccupate le operaie e le collaboratrici a domicilio. Domenica, nella mattina, si elegge Miss Italia, con grande fatica. I giurati la vogliono anonima e perbene, appena bellina: vince una studentessa romana di rigidi principi e di molteplici letture. Interpellate, le miss si dichiarano in genere contrarie alla contestazione studentesca. Si attende la sera. I gruppi extraparlamentari, non impegnati dall'agreement sindacale, inscenano una manifestazione.
Le trombe dell'orchestra di Piergiorgio Farina debbono superare gli squilli della polizia che carica. Il pubblico della tranquilla città termale non ha mai visto niente di simile. I contestatori hanno ottenuto il loro scopo, abbinare alle cronache frivole del concorso i problemi di una concreta controversia di lavoro e insieme fornire un'altra prova di protesta ideologica contro i « divini mondani ». Non sono stati i soli. Un gruppo di aderenti a una «comunità cristiana» ha diffuso durante le giornate del concorso un volantino in cui rifiuta «la donna oggetto» e l'esibizione della bellezza come «filtro d'oblio» verso i problemi della donna casalinga e lavoratrice.
Che cosa risponde l'organizzatore del concorso? Che da ora in avanti l'elezione di Miss Italia «terrà conto delle mutate condizioni sociali e dei nuovi problemi della donna».
Vuol dire che il concorso non si farà più a Salsomaggiore? O che non si farà più del tutto?
Stefano Reggiani

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