Venerdì 12 dicembre 1930 - La Stampa - Famiglia massacrata a fucilate in un casolare presso Salsomaggiore Venerdì 12 dicembre 1930 - La Stampa - Famiglia massacrata a fucilate in un casolare presso Salsomaggiore - La sparatoria nella notte attraverso la finestra - Due vecchi e il loro nipotino uccisi - La nuora gravemente ferita - Il figlio, rimasto illeso, « fermato » dalla Polizia - Nessuna traccia dell'assassino.

Salsomaggiore, 11 notte.
L'orrendo eccidio di una famiglia di contadini è stato compiuto ieri sera, in una deserta località delle colline, che da Salsomaggiore salgono a Tabiano; più, precisamente, il truce misfatto è stato consumato in un casolare appartato, posto in località detta Casa Spiazzi, nella valle del torrente Gisolo.
La notizia della strage corse in città fin da stanotte, ma solo questa mattina, data la distanza che separa il casolare dai centri abitati e forniti di mezzi di comunicazione, si e potuto venire a conoscenza di particolari. La notizia del tragico fatto, nella notte, è corsa da casolare a casolare, per tutto il monte, suscitando ovunque viva pietà per le povere vittime, profonda esecrazione contro il truce assassino e un non meno vivo senso di terrore. In una vecchia cascina, alla quale si accede per strade mulattiere, situata su un costone del monte a quattro chilometri da Tabiano, ieri sera, come di consueto, dopo aver consumato il pasto frugale, si trovava riunita la famiglia del possidente Luigi Moroni, un robusto vecchio più che settantenne.
Nella piccola cucina posta a pian terreno, attorno al desco familiare, intesi ad una pacata conversazione, insieme con il vecchio Moroni, erano la di lui moglie Giuditta Rastelli di 68 anni, il figlio Oreste di 30 anni, la nuora Erminia Vascelli di 26 anni, che stava ninnando il figlioletto Antonio, di appena un anno. Ad una certa ora i vecchi, preso commiato dal figlio e dalla nuora, si erano accinti a salire su per la scaletta di legno che, posta in fondo alla cucina, conduce al piano superiore, ove è collocata la loro camera da letto.
Proprio in quel momento un colpo di fucile è rimbombato presso una finestra della cucina, destando una cupa eco nella stretta valle del torrente. Sparato dal di fuori, attraverso i vetri della finestra, il colpo ha investito in pieno l’Erminia, ancor seduta presso il tavolo, e il piccolo Antonio, che essa teneva fra le braccia. Il colpo, nello stesso tempo, fracassava la lucerna, dalla quale una fioca luce pioveva nell'ambiente, di modo che la cucina piombava nella più completa oscurità.
L'Erminia, dato un grido acutissimo, si accasciava a ridosso del tavolo, stringendo follemente fra le braccia il corpicino del bimbo, il quale al pianto frammetteva piccoli gemiti. Quando la giovine donna s'acccorse che dal suo corpo, come da quello del figlioletto, a causa di numerose piccole ferite sgorgava a fiotti il sangue, pur non osando muoversi dal suo riparo, si diede ad invocare soccorso con grida strazianti.
Nel buio della camera, non vi è ancor potuto appurare quello che realmente sia accaduto.
L’Oreste Moroni riparato in un angolo, com’egli disse poi, nel quale l’ignoto sparatore non avrebbe potuto raggiungerlo, nonostante le invocazioni della moglie non si mosse. I vecchi, terrorizzati e brancolanti nel buio, invece, tentarono di salire rapidamente la scaletta, onde raggiungere il piano superiore; ma la scala trovandosi dirimpetto alla finestra, l'assassino aveva modo di scaricare ancora su di essi per ben tre volte, la sua arma, cessando il fuoco solo quando i due vecchi, colpiti a morte, rotolando per la scala, si erano accasciati ai piedi di questa.
Allora solamente, o meglio dopo ancora qualche istante di timorosa aspettativa, l'Oreste Moroni ardiva di uscire dal suo rifugio.
Ma anziché prestar soccorso alla moglie e al figlioletto, che gemevano pietosamente, mentre i corpi dei vecchi giacevano ormai esanimi, egli, scostati, a tentoni questi ultimi, raggiungeva cautamente il piano superiore, buttandosi da una finestra, si dava alla fuga per la montagna.
In preda ad un folle terrore, dopo una lunga corsa, il fuggitivo giungeva ai primi casolari dell'abitato, ed affannosamente, ad un gruppo di contadini, i quali sollecitamente avevano risposto alle sue grida d'allarme, egli narrava, con parola piena d'affanno, la tragica scena alla quale aveva poco prima assistito. I contadini, armatisi di fucili e di tridenti, rapidamente si avviarono verso il casolare, sul quale gravava ormai un silenzio di tomba. A capo di essi, l'Oreste Moroni non cessava dal narrar particolari sulla tragedia, dando in smanie.
Nella cucina del casolare, al rossastro chiarore della lanterna, apparvero dapprima, agli occhi incupiti dei contadini, i cadaveri dei due vecchi poggiati un sull'altro, e immersi in un lago di sangue.
Poco discosto, ai piedi del tavolo, anch'essa in una pozza di sangue, era l'Erminia, che, in stato quasi di incoscienza, si cullava in grembo il corpicino del bimbo chiamandolo con nomi più affettuosi. La donna e il piccino vennero immediatamente soccorsi; ma nonostante le cure premurose ricevute, il bimbo, stamane, è spirato, mentre l'Erminia versa tuttora in gravi condizioni. Nella notte, ancora, venivano avvertiti del fatto i carabinieri di Tabiano e di Salsomaggiore. Questi, nelle primissime ore di questa mattina, si sono recati al tragico casolare e hanno iniziato le indagini, che perdurano senza posa, mentre telefoniamo.
Dai primi indizi, le ipotesi, che si possono formulare, appaiono numerose.
Ma poiché nella condotta del Moroni Ernesto si sono riscontrati numerosi punti oscuri, costui è stato fermato dall'Autorità. Resta pertanto assodato che l'assassino, poiché è certo trattarsi di un solo individuo, si é servito di un fucile da caccia a doppia canna. Egli ha dovuto, dopo i primi due colpi, necessariamente ricaricare l'arma.
Ciò dimostra la freddezza con la quale egli aveva pensato alla strage.
D'altra parte, pare senz'altro escluso il movente del furto; nessun tentativo di questo genere trova, nè sulle persone nè sulle cose, una qualsiasi documentazione. L'Autorità ha quindi indirizzato le indagini allo scopo di precisare alcune circostanze che dovrebbero comprovare come il vecchio Moroni si trovasse, in questi ultimi tempi, in rapporti quanto mai tesi con qualche suo stretto parente. Oltre che su queste circostanze, collegate a ragioni di interessi, l'Autorità sta indagando pure su certi contrasti, di carattere passionale, sorti alcuni anni or sono, quando cioè l'Oreste Moroni si sposò.
Ad ogni modo alcune battute sulle colline e sulle cime vicine sono state compiute dai carabinieri, coadiuvati dai contadini. Ma hanno portato, finora, ad alcun risultato. Nessuno ha veduto il presunto autore del misfatto; nessuno sa indicare una qualsiasi traccia di lui. Il delitto, quindi, per ora, rimane avvolto bel più oscuro mistero.

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