Unità - Domenica  29  gennaio 1950 - La chiesa cattolica e il mondo contemporaneoIl dibattito sulla posizione della Chiesa cattolica e delle sue più alte gerarchie nel mondo contemporaneo è stato ravvivato dalle recenti vicende del nostro Paese. A chi faceva obiettivamente osservare una cosa evidente per tutti, e cioè che nell'odierna situazione italiana è inevitabile che le alte gerarchie cattoliche portino la corresponsabilità diretta di tutto ciò che vi è in questa situazione di sempre più grave, è stato risposto col solito cumulo di insolenze.


Consuetudine polemica oramai inguaribile, o cattiva coscienza? Alcuni giorni dopo, però, la questione di fondo viene affrontata dall'Osservatore Romano in uno scritto più serio, che merita attenzione e risposta, anche solo perchè nella sostanza qui viene accolta l'affermazione nostra che il famoso “Occidente“ (che vuol dire, anche alla lettera, “tramonto”) non è altro che il luogo dove trai dolori e il tormento dei popoli sta tramontando il capitalismo. Non vogliamo però soffermarci a discutere la tesi accennata alla fine dello scritto, secondo cui la Chiesa (anzi, “Dio” stesso!) sarebbe la "terza forza".
Qui vi è in chi scrive mancanza di rispetto per quello in cui crede, oppure vi è un giuoco pseudohegeliano molto superficiale di concetti. Chi è, oggi, che non ha scoperto di essere “terza forza” ?
Lo pretende Saragat, lo pretende De Gasperi, lo pretendono i liberali e i qualunquisti, lo pretende persino Romita, e il capo del Dipartimento di Stato invoca che anche nella Cina possa sorgere una “terza forza”, nella quale l'imperialismo degli Stati Uniti possa riporre maggiori speranze che nel governo fuggiasco e spettrale di Cian Kaiscek. L'uso di questo termine equivoco non serve a chiarire le cose; se mai a imbrogliarle.
Così pure non ci interessa discutere ora se la creazione e il consolidamento di una società socialista, nella quale gli uomini non siano più sfruttati e scompaiano le disuguaglianze di classe, avrà una influenza e quale sulle concezioni religiose degli uomini e sulla natura delle organizzazioni religiose. Il ragionamento ch'è interessante discutere è invece quello che si riferisce alla posizione della Chiesa cattolica, nei secoli passati e al giorno d'oggi, verso quei regimi economici e politici che tutte le apparenze dimostrano, a un certo punto, essere destinati a presto scomparire. Tale fu, in un passato non troppo lontano, il feudalesimo.
Tale è, oggi, il capitalismo. Quando venne scatenata la polemica decisiva e la lotta contro il regime feudale, — dice il collaboratore dell'Osservatore Romano, — la religione e la Chiesa vennero direttamente coinvolte in questa polemica, attaccate come sostegno del feudalesimo e parte integrante di esso, tanto che era opinione diffusa che, inseparabilmente legate al “vecchio regime”, con esso sarebbero cadute.
Invece non accadde niente di tutto questo, perchè la Chiesa sopravvisse alla bufera delle rivoluzioni contro il feudalesimo, dopo la scomparsa del regime feudale si è ritrovata intatta, e cosi sopravviverà e sì ritroverà intatta dopo le rivoluzioni contro il capitalismo, dopo che anche il regime capitalistico sarà crollato e scomparso. In questo ragionamento, dove lo storico troverebbe molte cose da precisare, vi è un punto che non corrisponde al vero. E’ verissimo che gli ispiratori ideali della ribellione dei popoli al regime feudale condussero particolarmente in Francia una energica battaglia anche contro la religione come tale, discussero il dogma e le verità di fede, irrisero alla storia sacra, distrussero le leggende, spiegarono in questo campo una attività enorme, di cui la Chiesa cattolica stessa, del resto, ha finito per accogliere una parte dei risultati.
Gli ispiratori e fondatori del movimento sociale contro il capitalismo teascurarono, invece, questo campo. Ma non basta. Quando si arriva agli ultimi due decenni del mezzo secolo che in quest'anno si chiude, al momento decisivo in cui la scomparsa del regime capitalistico non è più soltanto una storica necessità preveduta dagli scienziati, ma diventa una necessità immediata per la salvezza di tutti gli uomini e di tutti i popoli, la posizione del movimento comunista si precisa in un modo nuovo, originale. Nessuna lotta contro la religione, dicono e ripetono i comunisti, ma concreta e permanente collaborazione di tutti gli uomini di buona volontà per sopprimere le ingiustizie sociali, per evitare la guerra, per salvare la pace. E’ evidente — nessuno di noi lo nasconde — che la collaborazione per raggiungere questi obiettivi significa collaborazione per mettere da parte il capitalismo, diventato oramai insuperabile ostacolo all'ordine sociale, al benessere e alla felicità degli uomini; ma è pure evidente che questa offerta, è fatta, per di più, nel momento in cui il movimento comunista riporta le più grandi, incontestabili vittorie, segna una differenza profonda tra la situazione odierna, in cui tramonta il regime capitalistico, e la situazione in cui tramontò il regime feudale.
Ben prevedo che a questo punto lo scrittore cattolico riverserà sopra di me tutto l'armamentario della corrente propaganda e agitazione anticomunistica, che fu ieri prerogativa di nazisti e fascisti, ed è oggi orchestrata dal Dipartimento di Stato, dalle sue agenzie, dai suoi uomini. Entrati in questo vischioso groviglio, chi ne caverà i piedi? Ma nel fatto stesso di portare il dibattito su questo terreno è la conferma della verità di ciò ch'io dico.
La scelta che le gerarchie dirigenti cattoliche hanno fatto tra la parte che per salvare il mondo dalla rovina distrugge i privilegi del capitalismo, e la parte che per salvare il capitalismo è disposta a mandare il mondo alla rovina, non è stata certamente dettata dai motivi di questa polemica corrente, ma da qualche cosa di più profondo, di obiettivo e derivante dalla struttura stessa della società di oggi e dal modo come con essa la Chiesa è collegata, e non coincide affatto con gli interessi della religione.
Mantenendo il dibattito sul terreno delle correnti ideali e della loro validità presente e futura, si potrebbe anche affermare che la condotta dei dirigenti della Chiesa cattolica (e se parliamo solo dei dirigenti non è per aprire un'altra polemica irritante, ma unicamente perchè anche le masse cattoliche vengono con noi in tutto il mondo, e ne sono contente) è dettata dalla convinzione e dal timore che in un regime non più capitalistico la religione come tale abbia a perdere almeno una parte della sua ragion d'essere, oppure si impongano profondissime trasformazioni della organizzazione ecclesiastica.
Ci troveremmo quindi di fronte, da un lato a una mancanza di fede, dall'altro lato a uno spirito conservatore, l'una e l'altro conseguenza del fatto di non saper vedere e comprendere quale è lo spirito e il compito dei tempi nostri. Non vi è dubbio che la posizione dei dirigenti della Chiesa cattolica nell'attuale contrasto sociale rende la lotta più penosa e il cammino più lungo; prolunga la vita di un regime che deve scomparire; accresce le sofferenze dell'umanità. Altrettanto è vero però, per chi sa comprendere, che questi dirigenti adempiono una funzione che trascende le loro persone.
Lo si è visto a Modena, alle esequie non religiose di sei lavoratori innocenti, uccisi, mentre chiedevano lavoro, dalle forze cui comanda un governo che si chiama democristiano ed esiste solo perchè lo hanno voluto le alte gerarchie della Chiesa. Erano presenti trecentomila persone, solo in piccola minoranza, com'è evidente, comunisti.
Ma se qualcuno avesse chiesto perchè non erano presenti i sacerdoti della Chiesa cattolica e avesse pensato di protestare, la grande maggioranza si sarebbe sdegnata, avrebbe detto: e Che ci vengono a fare! Son loro che vogliono tutto questo! ». Vera o falsa che sia questa accusa, certo è che la schiacciante maggioranza di quei trecentomila avrebbe risposto così.

PALMIRO TOGLIATTI

1 gennaio 1950 – Voce di S. Antonio - Dopo i fatti di Modena (2) - Condanniamo la violenza e l'egoismo

 

 

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