Domenica 12 settembre 1920 - Il Gazzettino della Domenica - Iniziamo una rapida illustrazione della mostra d'Arte degli artisti parmensi, inaugurata anche quest'anno per la quinta volta, nei magnifici locali del Palazzo Scolastico. Ordinatore infaticabile di questa mostra è stato lo scultore concittadino
Alberto Bazzoni, al quale i suoi colleghi devono essere grati per il fervore e per l'attività che ha spiegato in questa organizzazione. Lo spazio non ci consente un esame particolare delle opere. Come impressione sintetica possiamo dire che se le opere di scultura non sono molte, se ancora non vi è, fra di esse, la rivelazione di un capolavoro, pure esse sono sufficienti a dare una prova di maturità e di coscienza artistica tali da trarre i maggiori e più lieti auspici. Gli scultori che qui espongono sono stati quasi tutti dei combattenti, e dalla guerra han tratto alcune ispirazioni. Ma vediamoli particolarmente.
Alberto Bazzoni - Ha una sala sua nella quale espone, oltre ad una dozzina di lavori, dei grandi disegni per cartelloni, progetti di monumenti, visioni di guerra, che rivelano la inquieta e ansiosa anima di un artista, tormentato dalla febbre creativa.
Le sculture che richiamano per vigore di linee, per eccellenza di modellazione, per profondità di senti mento, sono il ritratto della Madre, una visione di serenità velata appena dall'ombra d'una malinconia pensosa; l'autoritratto, scolpito con robustezza, denso di pensiero; l'erma bifronte; una originale fusione del suo ritratto con quello della sua signora. Le testine di fanciulli (Tinuccio, Adriana, il mio bimbo) rivelano la grazia squisita del modellatore; il ritratto di Bianca Bazzoni, un'eleganza aristocratica, la pietà e il dolore la virtù emotiva e la sensibilità dell'espressione. I disegni, i bozzetti di monumenti, le fantasie cromatiche, le allegorie che traggono i motivi ispiratori della guerra, per la glorificazione degli eroi, sono una prova sicura della sua fecondità creativa, della sua infaticabile ansia di ascesa.
Ernesto Vighi - Anch'egli espone il maggior numero di opere, dalle quali è lecito trarre le più sicure promesse. Il suo trasporto di un ferito, madre ed eroe rivelano in lui le sicure virtù del modellatore, e sono ricche di particolari veramente pregevoli. L'autoritratto, pervaso da una serena espressione di, volontà quasi gioconda, un vigoroso ritratto del Prof., Bernini, dimostrano come egli sappia animare l'opera d’arte e infonderle il soffio Vitale. Una Simpaticissima testa di fanciulla pensosa, Tristezza, tre figurine, quasi tre età della vita, un adolescente, un giovane, un vecchio, in cui raccoglie tre visioni della scala umana, Versa la vita, nella vita, addio alla vita; sono piene di movimenti e di significazione, modellate con gusto e con sicura sobrietà.
Pietro Carnerini - Espone una figura di adolescente, di grandi dimensioni, che raccoglie, per quanto rapidamente abbozzata, ottimi pregi. C'è del movimento, c'è un'armonia composta di linee e di atteggiamento. Nel ritratto di Signorina, egli rivela una spigliatezza sicura e un'eleganza squisita; nel ritratto del pittore Monica, una vigoria notevole di espressione.
L'ultimo scultore è Guglielmo Cacciani. Non si può escludere che le sue composizioni; la maschera verdastra di Antica grandezza; l'autoritratto e stanchezza, non comunichino la sensazione immediata, subitanea, che in questo giovane c'è un temperamento vigoroso e un’anima che vuol essere soltanto sé stessa. In alcuni particolari appare un maestro, in altri rivela dei. difetti che
sono però il segno di una individualità personalissima, che vuol essere diversa e andar per vie non use. Anche la sua mostra è una bella prova di quelle profonde virtù di questa nostra terra parmense, che può, nella gloria d'Italia, aspirare, ai primissimi lauri. Al prossimo numero parleremo della pittura delle altre opere della mostra.
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