30 marzo 1947 - Gazzetta di Parma - Salsomaggiore - Si discute il Casinò30 marzo 1947 - Gazzetta di Parma - Salsomaggiore - Si discute il Casinò - Eravamo intenti a preparare un lavoro di valorizzazione della industria termale della nostra provincia e delle nostre attività turistiche, quando ci è giunto lo scritto che più sotto pubblichiamo sul Casinò di Salsomaggiore che presenta un interesse notevole per i nostri lettori e, diciamolo pure, per la nostra provincia. Non entriamo a discutere sulla forma di attività che potrebbe prestare i fianchi a molte considerazioni: diamo l'articolo a puro titolo informativo anche per l'obiettività con cui la delicata questione viene trattata dal nostro straordinario collaboratore, dichiarando fin, d'ora che apriremo le nostre colonne ad una obiettiva discussione.

Dallo scorso novembre appassionate e vivaci discussioni si svolgono a Salsomaggiore su questo argomento senza che ancora sia intervenuta una decisione definitiva e, poiché molti si sono chiesti quali siano gli elementi obbiettivi del dibattito, così riteniamo opportuno riepilogare rapidamente quanto in proposito abbiamo potuto appurare da fonti bene informiate. Nello scorso autunno gli impegni finanziari del Comune sembrarono così gravi ed urgenti da far ritenere indispensabili agli amministratori due provvedimenti di carattere diverso, ma tendenti allo stesso scopo di sistemazione del bilancio: l'uno consisteva nella sensibile riduzione del personale mediante il licenziamento di un numero considerevole di dipendenti; l'altro nella accensione di un mutuo di dieci milioni con il quale fronteggiare i bisogni di cassa sino alle rate esattoriali di maggiore rendimento.
Si dovrebbe, a tale riguardo, indagare e spiegare come mai un Comune che ebbe ,a beneficiare di un introito considerevole per l'esercizio straordinario del Casinò in regime di tolleranza, non seppe o non poté dosare con oculatezza i propri impegni finanziari onde evitare che, proprio nel periodo di morta stagione ed alle soglie di un inverno purtroppo eccezionale, il numero dei disoccupati fosse accresciuto da improvvisi licenziamenti; ma ciò ci porterebbe su di un campo diverso e più ampio che lo spazio non ci consente di trattare. Sta di fatto che, avendo immediato bisogno di dieci milioni o non essendo riuscito a definire una pendenza di credito verso la concessionaria del gioco d'azzardo — per sospesi, assegni a vuoto, monete ed assegni falsi, ecc. per l'ingente ammontare di 14 milioni — il Comune iniziò trattative con la concessionaria stessa allo scopo di ottenere il mutuo desiderato.
Le offerte dei concorrenti La concessionaria, — trattasi di una società esercente alcuni dei maggiori alberghi locali, che per brevità chiameremo società alberghiera — non perse l'occasione insperatamente favorevole che le si presentava e fece la sua offerta che schematicamente, si può così riassumere: il Comune avrebbe avuta la somma di dieci milioni metà a fondo perduto e metà all'interesse del 5 per cento (in secondo tempo ridotto al 3.50 per cento) da rimborsarsi in dieci anni con garanzia di delegazioni esattoriali; di contro avrebbe riservato per nove anni alla società stessa ogni concessione di gioco d'azzardo — tollerato ed ammesso per legge e sugli introiti dei quale il Comune avrebbe beneficiato del 45 per cento (in seccando tempo aumentato al 50 per cento). Il Consiglio Comunale approvava la relativa convenzione nella seduta del dieci dicembre 1946. Senonché, con provvedimento del 20 successivo, la Giunta Provinciale Amministrativa di Parma oculatamente rinviava la delibera al Consiglio stesso per vari motivi formali e sostanziali.
Formalmente rilevava che le ultime proposte non erano comprovate da un regolare atto deliberativo. Nel merito, invitava l'amministrazione comunale a trattare sulla base di una maggiore Compartecipazione degli utili a favore del Comune e, poiché risultava esistere in quel momento un'altra concorrente (che per meglio intenderci chiameremo società italosvizzera) così non riteneva conveniente precludere la via ad ulteriori trattative con entrambe le società appunto nella persuasione che, dalla emulazione e da una minore partecipazione di decisioni, il Comune potesse ricavare condizioni migliori. Riaperta così la gara, si presentava un terzo concorrente costituito da un gruppo finanziario locale (che per brevità chiameremo gruppo salsese). Tale gruppo offriva condizioni assai vantaggiose; in primo luogo dava in mutuo la somma richiesta di dieci milioni senza alcun interesse col rimborso in cinque anni dietro la solita garanzia di delegazioni esattoriali; in caso di concessione regolare tutti i dieci milioni venivano offerti a fondo perduto; infine, la percentuale offerta era del 60 per cento di cui il 55 per cento al Comune ed il rimanente 5 per cento a favore di enti locali di beneficenza, associazioni reduci, partigiani, mutilati, combattenti a scelta del Comune stesso.
A garanzia delle proposte presentate, tanto la società alberghiera quanto il gruppo salsese versavano nella tesoreria comunale il richiesto deposito cauzionale di cinque Milioni, mentre la società italosvizzera, si limitava a dichiarare di essere pronta al versamento stesso e di conseguenza veniva a porsi al di fuori di ogni possibilità di ulteriori trattative L'intervento del gruppo salsese nella, gara, attizzava subito l'opinione pubblica locale, la quale, come è logico ed umano specie in un piccolo ambiente, si divideva in due correnti antagonistiche — egualmente accese e tifose, e quindi non sempre serene — l'una a favore della società alberghiera e l'altra a favore del gruppo salsese. Argomentano i fautori della società alberghiera che il gruppo salsese, presentatosi come una costituenda società a mezzo di un professionista, non si sa di chi è personalmente formiato, perciò mancano gli elementi per un giudizio esatto sulle garanzie morali e materiali delle sue future attività. Che, viceversa, la società alberghiera è nota nei suoi componenti, nelle sue proprietà immobiliari e nelle sue capacità specifiche in quanto ha già svolto lodevolmente il suo compito nello scorso anno.
Che il gruppo salsese è privo di locale adatto allo scopo mentre la società alberghiera ha locali a dovizia. Che il Comune, in. conseguenza della delibera 10 dicembre 1946, ha già firmato una convenzione che la G. P. A. non ha annullata, ma ha rinviata ad un nuovo esame per un miglioramento delle condizioni, miglioramento da ottenere nei confronti della società alberghiera e non da altri concorrenti. Che tale miglioramento è stato raggiunto con l'aumento della somma offerta a fondo perduto (in un primo tempo di 5 milioni ed ora sembra di 10-12 milioni) e con l'aumento della percentuale (che sembra era portata dal 50 al 55 per cento). Che l'aumento della somma offerta a fondo perduto costituisce un vantaggio decisivo in quanto procura una semina certa al Comune anche nel caso in cui nessun permesso di gioco venisse in avvenire concesso a Salsomaggiore.

Discussione prematura

Rispondono i fautori del gruppo salsese: che le argomentazioni relative alle persone che formeranno la costituenda società sono completamente infondate perché nella offerta presentata, le garanzie morali e materiali vengono nettamente precisate. Che fondamento principale della iniziativa presa dal gruppo salsese è quello di tendere a che l'intero cento per cento degli utili derivanti dal gioco rimanga in luogo.
Che è errato affermare lodi sul modo di conduzione del gioco a favore della società alberghiera, tanto è vero che essa ha contestato il pagamento della cifra notevole di 14 milioni rivendicato dal Comune e tale questione è tuttora pendente nonostante le centinaia di milioni guadagnati dalla predetta società nello scorso armo.
Che il gruppo salsese dispone del locale più adatto allo scopo (i magnifici ambienti del Teatro Nuovo) in attesa della eventuale costruzione di un Casinò municipale, mentre la società albeghiera per far funzionare il gioco nello scorso anno, tenne chiuso uno dei principali alberghi presso il quale trovano normalmente lavoro 120 persone per tutta la stagione. A questo punto resta da chiedersi: quale delle due parti presenta il maggior vantaggio del Comune. Per dare una risposta adeguata occorrerebbe entrare nel vivo del dibattito e controllare le argomentazioni che precedentemente abbiamo riportate a titolo di cronaca imparziale.
Ma mai siamo convinti della inutilità di un tale esame perché, secondo noi, esiste una pregiudiziale da superare.
Ci siamo chiesti, cioè, per quale motivo il Comune abbia aperto una gara e si mostri consenziente a vincolarsi per ben nove anni, prima ancora di sapere quale sarà l'orientamento della futura Camera circa le concessioni autorizzate di gioco d'azzardo. Per dirla alla buona, si venda il proverbiale vitello nel ventre della vacca. Si è detto precedentemente che, nello scorso autunno, gli amministratori comunali ritenevano indispensabile un mutuo di dieci milioni .per far fronte alle necessità di cassa.
Ed a leggere i verbali delle adunanze consiliari di quell'epoca, sembrava che, se quel danaro non fosse stato subito trovato, chissà cosa sarebbe accaduto. Il tempo — eterno galantuomo ha dimostrato che quelle preoccupazioni erano lodevoli, ma infondate. E' passato novembre, dicembre, il più dure inverno del secolo, forse, ed il Comune, senza il mutuo, ha provveduto regolarmente ai suoi impegni. Ed allora? Allora, caduto il presupposto che ha motivato le trattative, cade tutto, tutto il castello e non resta altro che attendere il tempo opportuno, quando cioè si potranno vagliare le cose con minore precipitazione e con maggiore cognizione di causa. Il vero e preciso interesse del Comune ci sembra oggi quello di attendere gli avvenimenti e procedere al passo con essi.
Se verrà la legge, i concorrenti saranno diecine e nella gara sarà più facile al Comune ottenere condizioni ottime sotto ogni profilo. Se non verrà, perché vincolarsi per ben nove anni? Calma, dunque, ci permettiamo suggerire agli amministratori del Comune Salsomaggiore; calma e serenità perché il compito di amministrare il danaro dei centribuenti non è affatto facile e lieto, specie in questi momenti.

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