26 giugno 1947 - Gazzetta di Parma – Un’opera di bonifica umana e sociale – Le terme Tommasini 26 giugno 1947 - Gazzetta di Parma – Un’opera di bonifica umana e sociale – Le terme Tommasini - Quella gemma, termale della nostra Provincia che e Salsomaggiore, riprendendo a vivere dopo gli anni tremendi, della guerra, ha riaperto, ormai, tutti suoi Stabilimenti di cura. Ma, fra essi uno ve n'era che sembrava, per le ragioni che andremo esponendo, non potesse ha riaprirsi cosi presto.

Eppure, questo Stabilimento che ancora, mancava a completare la risorta attrezzatura sanatoriale di Salsomaggiore, era, forse, il più reclamato a rifunzionare, come quello che, indirizzandosi all'assistenza e al rinvigorimento fisico dei lavoratori e alla loro elevazione morale, assolve a compiti della più alta e squisita socialità. Intendiamo palare delle Terme, salsesi dell'Istituto Nazionale della Previdenza, Sociale che s'intitolano al nome insigne di quel gran medico e Maestro che fu il nostro Giacomo Tommasini e che innalzano la loro candida e ricca mole su Via Filippo Corridoni.
Oggi, colui che la percorre (non immagina nemmeno lo stato di sfacelo in cui erano state ridotte dalla guerra, perché l'occhio del visitatore si posa soltanto sul più perfetto ordine, sul più perfetto nitore, sul più perfetto splendore — verrebbe voglia di aggiungere — che emanano e brillano dai vestiboli, dagli atrii, dai loggiati (aperti al sole e al verde smeraldino dei giardini che formano il polmone vivificatore e ristoratore del magnifico ambiente), dai saloni della mensa, capaci di 300 persone ciascuno, dalle Sale di convegno, di scrittura, di lettura (con annessa biblioteca), dalle 248 camere da letto, dove gli ospiti riposano da due a quattro, dalle 48 stanze da bagno, dalle sale dove si compiono le cure di inalazione, di polverizzazione e d'irrigazione, servite da un complesso e completo macchinario modernissimo o dalle cucine, luminose e spaziose, dove i pasti vengono accuratamente confezionati da una, schiera, di cuochi e di faccendieri. Oggi, dunque, le rinate Terme dell'Istituto Nazionale della previdenza Sociale si presentano cosi come abbiamo potuto constatare, de visu e come abbiamo testè detto.
Ma ieri come uscivano esse dal tragico inferno di sei lunghi anni di guerra? Eh! Ieri— ma un ieri assai recente nel tempo e che rimonta appena al novembre dello scorso anno — queste Terme si erano presentate ben diversamente ai dirigenti dell'Istituto che rientravano in sicuro possesso dopo che le le Autorità militari di occupazione le avevano lasciate, finalmente, libere! Perché occorre sapere che qui (mentre la struttura muraria di questo grande e sontuoso edificio era rimasta, sostanzialmente, indenne da, bombardamenti), nel loro interno, queste Terme erano servite, per oltre un anno, da sordido bivacco dei tedeschi che vi si erano installati da padroni prepotenti e dispotici.
Requisite e occupate dal furor teutonicus, tutto vi era stato messo a soqquadro: muri lordati e sbrecciati finestre e porte scardinate e quel che più conta, tutta la preziosa, suppellettile, medica e d'arredamento, sconciata, rubata, saccheggiata e quel che non si poté portar via, devastato e reso inservibile sul posto. Dopo i tedeschi, vennero le truppe alleate e, si capisce, lo scempio era continuato, che le contingenze e le necessità, militari, specie di guerra o dipendente dalla guerra, non, hanno legge!

Un miracolo

Questo lacrimevole e deplorevole bailamme che toccava, in triste eredità bellica, all'Istituto della Previdenza Sociale. Ma qui e il miracolo: che in soli sei mesi e precisamente dall'11 novembre 1946 al 25 maggio di quest'anno si sia potuta riparare tanta rovina! Ma miracolo non è, e se lo è, è miracolo di fede, di lavoro, di abnegazione, di sacrificio che l'Istituto si e proposto e assunto di realizzare a favore dei, suoi lavoratori assistiti perché riavessero il giusto premio alle loro quotidiane fatiche, perché fosse loro riservato un meritato periodo di riposo onde ritemprare e recuperare, il più a lungo possibile, le loro energie al lavoro fecondo e produttivo per se stessi e per la Nazione.
Del resto, a dare un'idea, in cifre, della poderosa opera compiuta sotto la personale e competente direzione dell’ing. Franco Magri dell'Ispettorato par l'Emilia, basterà, dire che i lavori, in economia, eseguiti con lodevole lena dalle maestranze salsesi, occuparono 11.95.527 ore lavorative e che la spesa totale fu di ben 34 milioni e 679 mila 370 lire.
Cosi è stato possibile, a due anni dalla fine della guerra, riaprire le Terme Tommasini, quasi giusto all'inizio della grande stagione balneare. E se prima della guerra erano evitati i turni di 650 persone l'uno, che l'Istituto offriva ai suoi lavoratori assistiti bisognosi di cure, per quest'anno 1947 i turni (quindicinali) saranno dodici e comprenderanno, ciascuno, 250 persone.
Nel prime turno, quello inaugurale, iniziatosi quindici giorni fa, e che si è concluso proprio ieri, i curandi (tutti uomini) erano stati divisi in parti uguali tra l’Emilia e la Lombardia, 125 per Regione. Parma ne ha inviati venti.
A questo primo seguirà immediatamente un secondo turno, riservato alle donne, e così via via, alternativamente, fino a tutto dicembre. Turni misti, almeno per quest'anno non se ne possono fare, perché il corpo del fabbricato a valle (destinato, appunto, alle donne) e tuttora in via di allestimento e ancora le maestranze vi lavorano, ed è proprio qui dove si può toccar con mano (come abbiamo fatto noi, guidati dall'ottimo economo delle Terme sig. Emilio Zingoni, su. cui grava tutto il ponderoso andamento amministrativo del grande Stabilimento) la desolata, bruttura e il conseguente vuoto lasciatovi dagli armati occupanti, bruttura e vuoto che gradatamente e rispettivamente si pulisce, e si riattrezza.

Congedo del primo turno

Il caso ha voluto che noi assistessimo, martedì sera, alla conclusione del primo turno. Conclusione che si è svolta, in un'atmosfera commossa e toccante famigliarità, nel salone della mensa, dove si erano riuniti i 250 assistiti, insieme ai medici curanti, con a capo il valente Direttore sanitario dott. Domenico Piragine, le infermiere, la assistenti disciplinari e il personale dello stabilimento. Era l’ora del congedo, del congedo da Salso, e, come tutti i congedi, anche questo era velato di sottile melanconia.
Melanconia per lasciare la bella cittadina balneare, melanconia per lasciare queste signorili Terme dove gli ospiti sono stati trattati, per 15 giorni, con la più squisita e affettuosa, cortesia dove si sono trovati a loro perfetto agio, avendo sempre la sensazione di essere, più che in una Casa di Curia, in un albergo, un vero albergo dei più completi, accoglienti e confortevoli.
A questo addio ha voluto presenziare il Sindaco di Salsomaggiore, che ha espresso ai partenti lavoratori tutta la sua simpatia. Uguali espressioni per lui e per l'ospitalità generosa di Salso ha avuto, a nome di tutti, un assistito, mentre il dr. Piragine, e il rag. Guido Lanzoni, Ispettore dell'Istituto per l’Emilia Romagna hanno, applauditissimi, sottolineato il significato umano e sociale di questo simpatica, dimostrazione.
Poi si e fatta un po’ di musica, un po' di declamazione umoristica, si è riso, si e cantato a fugare la malinconia. Ma con tutto attesto, noi siamo sicuri che la malinconia del distacco non se ne è andata: tutt'altro!....
A. Landini

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