Dott. Tarugi Bernardino - Direttore Terme Magnaghi e Terme Dalla RosaDi origine toscana, ma ormai parmigiano d'elezione, nel 1907 aprì nella nostra città (Parma) un gabinetto medico. Chiamato a dimostrare l'efficienza curativa e diagnostica delle cure termali salsesi, ottenne subito successi reali. La zona "Cento Pozzi, fu la sua meta preferita. Nel rivedere in questi giorni, ricordi e scritti di cari amici del periodo avanti gli anni trenta, ho trovato alcuni biglietti da visita, ispirati a squisita gentilezza, che il N.H. dott. Bernardino Tarugi, vissuto a Parma e a Salsomaggiore, mi inviò in un periodo particolarmente doloroso per me, dovuto ad una preoccupante malattia che aveva colpito la mia unica figlioletta Laura. Quei biglietti mi hanno risvegliato la memoria di quell’egregio professionista al quale fui legato, fino alla sua scomparsa, da sincera, ricambiata amicizia. Il dott. Tarugi era di origine toscana, discendente della nobile famiglia Tarugi da Montepulciano, ricca di tradizioni nei vari campi delle scienze e delle arti.

Villa Renzo Tarugi,  Viale Marconi, Salsomaggiore TermeI suoi genitori si trasferirono a Parma, ver­so la fine del secolo scorso, dove strinse­ro subito rapporti di amicizia con molte famiglie della nostra città. Le nostre usan­ze, i nostri monumenti e le bellezze na­turali del Parmense attrassero quella fa­miglia, fino a rimanervi per sempre. Il giovane studente Bernardino, frequen­tò i nostri licei e la nostra università, con­cludendo i suoi intensi studi a Padova, dove si laureò brillantemente, in medi­cina e chirurgia. Successivamente si spe­cializzò in radiologia e cure fisiche. Ormai parmigiano d’elezione, nel 1907 aprì nella nostra città un gabinetto medi­co, ispirando subito molta stima nei col­leghi e nei clienti. In una Gazzetta di Par­ma dì quei tempi, quell’ambulatorio è se­gnalato per le prestazioni sanitarie che venivano effettuate; e per le cure gratui­te praticate ai malati poveri, due giorni la settimana. Nel corso del primo conflitto mondiale, superò il concorso per la direzione dei nuovi reparti di cure fisiche e radiologiche nelle terme Dalla Rosa e Magnaghi, di Sal­somaggiore. Il compito del dottor Taru­gi si presentò delicatissimo in quanto la sua prestazione professionale e scienti­fica, doveva dimostrare l’efficienza cura­tiva e diagnostica di una specializzazio­ne i cui metodi non erano stati, fino a quell'epoca, decisamente legati alle cure termali della nostra importante stazione salsoiodica. I suoi successi furono reali ed immediati, e ne guadagnò il prestigio suo personale, e quello degli stabilimen­ti sotto il suo controllo. Fu quello il pe­riodo di transizione decisivo, che avviò a più grande fortuna le cure di Salso­maggiore. Illustri consulenti entrarono a far parte del complesso organico di altri sanitari, ai quali venivano gradualmente assegnati nuovi gabinetti per l’applicazio­ne di nuove cure. Tra i consulenti non do­vranno essere dimenticati il prof. Zoia, il prof. Alfieri, il prof. Lasagna e altri i quali furono validamente coadiuvati, oltre che dal dottor Tarugi, anche dai medici degli stabilimenti, e dei grandi alberghi, tra i quali il dottor Alberto Bavagnoli, il dott. Velardi, il dottor Botti, e altri, dei quali parleremo in altra occasione. A lo­ro va dato il merito di avere lavorato in­tensamente per togliere da una situazione statica la nostra stazione di cura, la qua­le se aveva la fama di conservarsi ricca di storia antica, non accennava ad aprir­si un sicuro avvenire, di prosperità e di bellezza. Pure meritevoli di ricordo, sono i fratelli dottori Della Lucia, gestori del­le terme tra gli anni 20-30, circa; e l’ingegner Fonio, direttore generale dei lavori di trasformazione di tutti gli impianti de­gli stabilimenti termali, e avveduto tecni­co nella costruzione del menzionato sfar­zoso « Berzieri ». Il dottor Tarugi, visse a Salsomaggiore in quel periodo difficile in cui ebbe pie­no svolgimento una tacita quanto impe­gnativa competizione, per un primato, fra tutte le stazioni termali nazionali ed este­re. Egli studiò e lavorò sul vivo di quella situazione delicata, portando un contri­buto notevole di dati clinici e di statisti­ca, sulle indagini radiologiche e fisiche, bastanti a creare una base sicura per ogni ulteriore approfondimento di ri­cerche. Lo conobbi verso gli anni « 25 », nella sua villa, fatta costruire con particolare buon gusto, dall’architetto Vacca. Per l’a­micizia che mi legava al progettista, il dott. Tarugi avrebbe desiderato che io af­frescassi le volte di un loggiato, richiaman­te, appunto, un motivo architettonico di certe ville toscane del ’700. Da quel momen­to ebbi un’idea della sua ottima prepara­zione, anche nel campo dell’arte. Le sue conoscenze non erano superficiali, ma ca­ratterizzate da uno spirito raffinato di os­servazione e da considerazioni critiche, di­rei, eleganti e convincenti. Parlare con lui, si provava il piacere dì essere vicino ad un vero signore, al classico gentiluomo. Il dottor Tarugi, al di fuori della propria professione, si interessò altresì dell’avve­nire di Salsomaggiore, per quella parte che riguarda la città. A quei tempi, la cit­tadina, presentava molte lacune all’esterno e all’interno degli stabilimenti e degli al­berghi, nelle strade e nei giardini. Egli non rifiutava dì trovarsi a contatto di pri­vati e di amministratori, per essere ascol­tato nell’esporre pareri e giudizi sui vari programmi edili o altro, riguardanti l’ab­bellimento e l’ammodernamento della no­stra grande stazione, in pieno fervore d’opere. Era dunque un medico, ma anche un uomo le cui capacità si estendevano nella vasta dinamica della vita sociale; sempre lieto di partecipare a collaborare con tut­ti, per la realizzazione di quanto, come di­ceva lui, poteva dare maggior lustro al nostro incomparabile paese. Gradiva fare qualche passeggiata per rendersi conto dei rinnovamenti che veni­vano compiuti nella nostra cittadina ter­male, nel modo premuroso, come se fosse stata la sua città natale. Varie volte i suoi pareri, vennero accolti e realizzati. La sua vita si era dedicata alla scienza, ma era anche un chiaro temperamento di artista. Debbo a lui, al suo cortese inco­raggiamento, la pubblicazione, sopra que­sto giornale, dì alcuni miei scritti, ineren­ti allo sviluppo che andava prendendo Salsomaggiore, in quelle memorabili an­nate, poiché quasi nessuno si interessa­va di farlo. La zona detta dei « cento pozzi », fu la sua meta preferita. Quella vallata costitui­va per il nostro amico, il centro di inda­gini legate ai suoi studi. Diceva, che nel profondo di quel suolo, c’era la fortuna delle terme e della città che le ospitava. Tutto dipendeva dal sapere sfruttare quel­la fortuna, di possedere cioè, delle acque miracolose; di studiarne le sue applica­zioni su vasta scala e a beneficio di tutti. Molti di tali pronostici, sono divenuti una realtà. In quelle ore di vacanza, trascorse in aperta campagna, il dott. Tarugi, finiva per abbandonare i discorsi scientifici, per abbandonarsi alla contemplazione della na­tura. Amava i colori delle colline soleg­giate, i cieli caldi del tramonto. Il medi­co diventava un poeta, che si esprimeva con il sorriso bonario di chi sente nel­l’animo, il piacere della bellezza. Amò la sua famiglia, con la devozione dell’uomo esemplare. Fu caro agli amici verso i quali serbò sempre alta stima. Del­la sua bontà d’animo e del suo sapere, ri­mangono ancora vivi i ricordi; fu un esem­pio di limpida onestà e chiarezza di co­stumi. Si spense nel 1932 a Salsomaggiore, alla quale città dedicò il migliore della sua vita. Porto e porterò sempre di lui, un ca­ro ricordo!

Valdo Bianchi - Gazzetta di Parma

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