Egisto Orlandi - Manualetto di topografia - 1894Avertenza premessa alla prima edizione - Questo libricciuolo è scritto per i ragazzi. Esso si presenta ai suoi piccoli lettori per condurli a visitare il loro Paese e invogliarli a conoscere le bellezze del resto d’Italia. Tale lo scopo che si propone. Non lo dimentichino i lettori grandi, cui questo libricciuolo per avventura capitasse alle mani.

NUOVO AVVERTIMENTO

Nel licenziare alle stampe la seconda edizione di questa operetta geografico-storico-statistica, alla quale fece buon viso il pubblico intelligente dentro e fuori il campo scolastico, cui è particolarmente dedicata, stimo acconcio dichiarare gl’intendimenti che presiederono alla sua compilazione, e la ragione delle correzioni ed aggiunte che vi ho introdotte.
Libro scolastico vuol dire libro uggioso e i libri uggiosi non si studiano volentieri da’ fanciulli, né si leggono mai da alcuno per passatempo, sia per la materia onde trattano, sia per la forma con che la materia si presenta. Ma io penso che questa si possa mutare e quella rallegrare, e nella stessa guisa che è savio consiglio insegnare la storia per via di romanzi, debbansi intramezzare i principii scientifici con fatti e notizie atti a risvegliare la curiosità, che è il più potente incentivo allo studio. E ho voluto dare un esempio memore di quel tal detto antico che alle parole non annette niuna efficacia, e i lettori lo han già giudicato.
Nessun mutamento essenziale quindi è stato introdotto né dal lato delle cognizioni né da quello dell’ordine; solamente si sono corretti i dati statistici che non potevano più essere gli stessi del 1890; il capitolo “Salsomaggiore” è stato alquanto allungato, perché vi trovassero luogo le cose nuove sopravvenute, e si è aggiunto un cenno dell’Italia in generale fatto anch’esso a metodo intuitivo, onde gli alunni delle scuole elementari inferiori vi trovino tutto quanto di geografia han l’obbligo d’imparare. Non credo d’aver fatto cosa peregrina, ma neppure opera del tutto inutile; e ciò mi dà ardimento di ristamparla e di ripresentarla ai benigni lettori.
L’ AUTORE

  

I
Orientamento

 

A noi sembra che il sole si levi ogni mattina in un certo punto del cielo e ogni sera compiuto il suo giro tramonti dalla parte opposta. Questi punti del cielo determinati dal moto apparente del sole prendono nomi differenti.

I quattro punti cardinali - Il punto dove il sole s’alza al mattino dicesi mattina, levante, oriente, est; il punto opposto dove il sole va sotto la sera si chiama sera, occidente, ponente, ovest; al punto dove vediamo il sole allorchè è giunto a metà del suo cammino che è il più alto diamo il nome di mezzodì o mezzogiorno, austro, sud; e chiamiamo mezzanotte, settentrione, tramontana, borea, o nord il punto opposto al mezzodi. Nella scrittura i nomi est, ovest, sud, nord si abbreviano rispettivamente nell’iniziale maiuscola dei nomi stessi: E., O., S., N.

Punti intermedi - Interposti a questi quattro punti principali ve ne sono altri quattro secondari ognuno

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dei quali prende il nome dei due punti cardinali tra cui è compreso.
Cosi il punto che trovași tra il nord e l’est chiamasi nord est N.- E. o Greco; quello tra il sud e l’est sud-est S.- E. o Scirocco tra il nord e l’ovest o è il nord-ovest N.- O. o Maestro e tra il sud e l’ovest, il sud-ovest o Libeccio.

Per designare con maggior precisione la posizione geografica dei luoghi, agli otto punti suddetti se ne sogliono frapporre altri cui si dà il nome dei due punti entro i quali si trovano. Es. Il punto tra il nord e il nord est si chiamerà nord-nord-est N. N. E.; quello tra il sud e il sud-ovest sud-sud-ovest S-S-O e via discorrendo.

Nei disegni che rappresentano tutta o parte della superficie terrestre detti carte geografiche per convenzione si è fissato il nord in alto il sud in basso l’est a destra e l’ovest a sinistra.

 

Rosa dei venti - La figura che rappresenta i punti cardinali e i punti intermedi che fra tutti sono 32, è chiamata Rosa dei venti perché indica nello stesso tempo anche le varie specie di venti.

Ogni vento infatti prende lo stesso nome del punto cardinale o intermedio donde proviene. Es. il vento di settentrione si chiama tramontana; lo scirocco è un vento di sud-est ecc. (Vedi la figura).

Anemoscopio - Uno strumento semplicissimo indica la direzione dei venti e ne fa quindi conoscere il nome.
È la banderuola a due punte girante attorno a sé stessa detta dai fisici anemoscopio che ponesi ordinariamente in cima agli edifici alle torri e alle antenne dei bastimento. Quando le punte della banderuola sono rivolte a levante vuol dire che soffia il vento di ponente;

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se esse guardano a greco, è libeccio che spira e cosi di seguito.

Venti dominanti - In certi paesi soffiano di preferenza alcuni venti in altri paesi soffiano venti diversi.
A Salsomaggiore per esempio dominano i venti di levante e settentrione.

Modo d’orientarsi - Orientarsi vuol dire riconoscere i quattro punti cardinali. Di giorno i punti cardinali si rilevano facilmente osservando il sole la mattina o il mezzodì la sera. Anche di notte purché sia sereno e si abbia del cielo qualche elementare conoscenza riesce agevole orientarsi cercando la Stella Polare, l'ultima del timone dell’Orsa Minore che segna il settentrione. Se poi le nubi togliessero la vista delle stelle per orientarsi non ci sarebbe altro mezzo che consultare la bussola. La bussola è uno strumento in forma di scatola o cassetta tonda sul cui fondo è disegnata la rosa dei venti e nel cui centro s’impernia una lancetta calamitata la quale ha la proprietà di tener sempre volta a settentrione una delle sue punte. Nel nostro Paese il levante trovasi dalla parte dello Stabilimento vecchio dei Bagni; il ponente dalla parte della Piazza Garibaldi (Alias Loschi) che è quella che s’apre innanzi all’antico e accreditato Albergo del Pavone, il monte del Castellaccio segna il mezzogiorno e la parrocchia di San Vitale il settentrione. Per sapere praticamente verso quale punto una stanza o un campo sono rivolti è d’uopo osservare in che tempo della giornata ricevono il sole. I luoghi che lo ricevono la mattina sono situati a levante quelli che lo ricevono nel pomeriggio sono situati a occidente. Nelle stanze poste a mezzogiorno il sole entra alle dodici e non batte mai in quelle che guardano il

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settentrione o vi batte per poco. Questa è la parte più fredda appunto perchè non vede mai il sole; ivi la neve stenta a squagliarsi e le piante a crescere. La parte più calda è il mezzogiorno, che è anche la più propizia alla vegetazione. I luoghi esposti a mezzogiorno si dicono assolatii o solatii; quelli volti tramontana chiamansi a bacìo.

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I I

Salsomaggiore

 

Posizione - Siede la bella borgata di Salsomaggiore sulla riva destra della Citronia ai piedi delle ridenti colline che sono le ultime digradazioni dell'Appennino a 160 metri sul livello del mare. Avanti la scoperta delle sorgenti saline, da cui il nome di Salsomaggiore sicuramente deriva, essa chiamavasi Brugnuola di Pozzolo, appellativo rimasto a un suo sobborgo; ed era denominato Salso di joco la frazione di Salsominore che per i suoi pozzi d'acqua salsa, pel suo petrolio e per la sua abbondante produzione di gaz idrogeno aveva molti punti di somiglianza con Salsomaggiore. Ma questi cambiamenti di nome avvennero molti secoli fa che il nostro paese è uno de' più antichi della Provincia. Figuratevi che il suo stemma, una salamandra nel fuoco, visibile sulla facciata del Municipio, gli fu dato da Federico II nel 1226 e che la conoscenza dell’acqua salsa e dell’arte di cavarne il sale risale all’800 dell’era volgare se non per ventura a più remota età.

Aspetto generale - Che aspetto avesse Salso non molto anticamente è presto detto. Un gruppo di casupole senza garbo nè simmetria nere basse stillanti umidore quali avanzantisi in mezzo alle strade quali ritraentisi dalla dirittura delle case adiacenti a formare

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piazzette e cortili sul davanti. Le vie torte strette e fangose traversate in tutti i sensi a una certa altezza da lunghe doccie di legno che conducevano le acque salse estratte coi secchi dai pozzi alle saline. Su tutto come nebbia sorgente dal fondo della valle il fumo dei focolari misto al vapore delle caldaie in cui confettavasi il sale. Ora quanta diversità! Scomparse le doccie, rese inutili dalla chiusura dei pozzi distanti dalle saline; allargate e drizzate le vie, rifatte e allindate le case, popolate le alture in giro da casini e ville spiccanti tra il verde de’ vigneti e de’ prati. Salso ha fatto miracoli in pochi anni, si è fornito di tutti i comodi della città senza perdere i vantaggi della campagna, e va continuamente e rapidamente abbellendosi e ingrandendosi. Le strade le piazze i negozi e molte case sono illuminate a gaz; alla penuria d’acqua dolce prodotta dalle infiltrazioni saline delle sorgenti nel sottosuolo ha riparato l’Acquedotto Corazza; il tranvai a vapore Borgo San Donnino - Salsomaggiore, da alcuni anni attivato, mette Salso in diretta comunicazione colla principale linea delle Ferrovie dell’alta Italia. Nella primavera di quest’anno si son intrapresi altri importanti lavori di tagli ed abbattimenti di case per allargare e rettificare nuove vie e aprire alla piazza maggiore la vista del monte del Castellaccio e nuove eleganti costruzioni son sorte sui ruderi di antiche catapecchie. Oramai il paese presenta un insieme armonico e regolare. L’unica macchia che ancora guasti il disegno appare colà dove trovansi le stamberghe del Demanio in cui sono accasermate le Guardie di Finanza. Ma il Municipio se n’è lagnato fuor dei denti col Governo e questo ha pur dovuto rivolgere

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 la sua attenzione allo sconcio, e riconosciutane la sussistenza e l’importanza promettere di toglierlo. Speriamo che tenga la parola e le sue decisioni siano conformi al desiderio generale.
Salso è provveduto di amene passeggiate, di alberghi e di case ammobiliate, cosi per i ricchi come per i forestieri di ristretta fortuna, e di ritrovi per ogni ceto di persone. Il suo avvenire è assicurato e gli abitanti devono saperne grado a coloro che fondarono i Bagni. Salso dista da Borgo circa 9 chilometri, da Parma 32 e conta un migliaio di abitanti stabili.

 

Piazze, Vie, Sobborghi


Piazze - La Piazza Grande, ora Piazza Vittorio Emanuele, ch’è la più importante, occupa il centro del paese. Vi si trovano la Caserma dei Reali Carabinieri e il palazzo del Municipio sede anche delle Scuole. Questo fu costruito nel 1335 e aveva sul davanti uno spazioso porticato a volte e sopra un alta torre quadrata con l’orologio e la campana. Nel 1767 venne restaurato minacciando una parte di esso rovina e in questi ultimi anni fu più volte ampliato e decorato convenientemente. La Piazza Copelli, trasformata in giardino, da un lato del quale vedesi la casa, già sede d’un Monte di Pietà, ora soppresso e nel cui mezzo sorge il monumento a Lorenzo Berzieri, Giovanni Valentini e Guido Dalla Rosa, fondatori dei Bagni.
La Piazza Loschi, ora Piazza Garibaldi, a ponente detta volgarmente il Piazzale del Pavone perchè ivi trovasi l’Albergo del Pavone.

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La Piazza dell’Erbe, cosí chiamata dalla verdura e dalle frutte che vi si vendono. Essa appartiene alle Saline e il Municipio paga un affitto per tenervi il mercato. Da un lato di questa piazza, proprio dirimpetto allo Stabilimento Vecchio, è la Caserma delle guardie di Finanza.

Vie - Le vie principali sono:

Via Romagnosi, nella quale son posti l’Albergo Brescia, la casa dove nacque lo scultore Cristoforo Marzaroli, gli uffici notarile e telegrafico, la casa natale di Giandomenico Romagnosi, l’Albergo della Posta e l’Albergo Roma.


Il Viale Romagnosi, in continuazione della Via Romagnosi, deliziosa e ombrosa passeggiata da una parte della quale trovasi l’Albergo dei Bagni e il Nuovo Stabilimento Balneare e dall'altra, in vicinanza del torrente Ghiara, il Grand Albergo Milano e il nuovo Stabilimento dei Bagni del signor Magnaghi. Il Viale Romagnosi termina in un giardino in mezzo a cui venne posta sur un piedestallo la statua del Filosofo vanto di questa terra e il giardino è circondato da un boschetto.

La Via Loschi, dove son posti l’Ufficio Postale, l'Albergo d’Italia e la Chiesa di San Bartolomeo. Questa venne fondata nel 1568 dalla Confraternita del Sacramento sullo spazio occupato anticamente da una fabbrica di sale

La Via Copelli, parallela alla precedente, il cui nome ricorda il benemerito Sacerdote fondatore del Monte di Pietà.

 

La Via Mazzini, già detta del Convento. Ivi son posti da una parte lo Stabilimento Balneare Militare, le vecchie sale d’inalazione, le Saline e la Stazione del Tranvai e dall’altra la Chiesa del Rosario, fondata nel

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1748 ed ora abolita, e l'Albergo Grande già Convento dei Serviti costruito nel 1560 e aperto ai frati nel 1525.
Alla Via Mazzini fa seguito un viale che corre parallelo alla Strada Provinciale di Borgo ed è un altra amena passeggiata del nostro paese.

La Via Lorenzo Berzieri che dalla Piazza Copelli mena in linea retta allo Stabilimento Vecchio.
La Via Guido Dalla Rosa, costeggiante la Citronia che termina nella Piazza dello Stabilimento Vecchio.
La Strada di San Vitale, che conduce alla parrocchia costruita sopra una piccola altura nel 1581 dedicata a San Vitale patrono di Salso.
La Via Giovanni Valentini, già Via del Castellaccio, che spiccasi dalla Piazza Vittorio Emanuele e salendo mena al gruppo di case di modesta apparenza costrutte sui fianchi del monte dello stesso nome e discende in Via Romagnosi. La Via Cristoforo Marzaroli, già detta Via della Brugnuola, perchè mette capo nella Brugnuola.
La Via di circonvallazione, con un ponte sulla Citronia che dalla Stazione va sino in Via Romagnosi passando fuori del paese.

Sobborghi - Salsomaggiore ha un solo sobborgo chiamato Brugnuola il cui meschino aspetto può dare un idea di quel che fosse il nostro paese cinquant’anni addietro quando la virtù salutare dell’acqua salso iodica era ignorata e però mancavano gli Stabilimenti Balneari.



Lapidi. Monumenti, Istituzioni pubbliche

Lapidi - Due lapidi in Via Romagnosi distinguono le case natie di due illustri figli di Salso.

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Quella collocata in faccia all’Albergo della Posta reca una bellissima iscrizione di Pietro Giordani eminente letterato e scrittore Piacentino che dice:

 

MDCCCXXXV
GLI ABITANTI DI SALSOMAGGIORE
ONORANO LA CARA MEMORIA
DI GIANDOMENICO ROMAGNOSI
CHE NATO QUÌ IL DÌ XI DIC MDCCLXI
E COLLA SAPIENZA DEGLI SCRITTI E LA SANTITÀ DEI COSTUMI
ACQUISTATOSI RIVERENZA ED AMORE
IN TUTTA ITALIA E FUORI
HA FATTO MEMORABILE QUESTO PICCOLO BORGO

 

*********

 

Essa fu murata nel 1854 a perpetua ricordanza della nascita del grand’Uomo.
L’altra apposta nel 1885 per proposta della locale Società Operaia di Mutuo Soccorso sulla facciata di un altra casa rammenta lo scultore Cristoforo Marzaroli che ivi venne alla luce e abitò. Essa dice:


A
CRISTOFORO MARZAROLI
CHE NATO QUI
ADDÌ XIII MARZO MDCCCXXXVI
COLLE OPERE DELLO SCALPELLO
E COLLE CIVILI VIRTÙ
ONORAVA IL PAESE NATIVO
QUANDO MORTE LO TOLSE ALLA PATRIA
NEL FIORE DE SUOI SETTE LUSTRI
SALSOMAGGIORE
MEMORE DEL CARO FIGLIO
QUESTO MARMO POSE
MDCCCLXXXV

 

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Una terza lapide fu collocata nel 1868 quando era Sindaco il Dott Giovanni Valentini in una sala del Monte di Pietà per ricordare ai futuri il nome di don Arcangelo Copelli fondatore del pio istituto e porta questa bella iscrizione del benemerito Dott Valentini stesso presidente del Monte:



DON ARCANGELO COPELLI
DA MARZANO
SACERDOTE DI PIETÀ ESEMPLARE
NEGLI ANNI 1772-73-75
A ROGITO DI GIAMBATTISTA GRANELLI NOTAIO
APPROVANTI FERDINANDO I DUCA DI PARMA
FONDÓ E DOTÓ DEL PROPRIO IN SALSOMAGGIORE
IL MONTE CHE CHIAMANO DEI PEGNI
A CUI NEGLI ANNI 1777-79
AGGIUNSE QUELLO DEI GRANI
CON CHE OFFERSE ALLE ANGUSTIE DEL POVERO
FACILE E SENZA USURA IL SOCCORSO
______

RIPARANDO L’INCURIA
DI CHI LASCIAVA INONORATO IL NOME DI LUI
GLI AMMINISTRATORI DELL’ISTITUTO
QUESTO MARMO
PER SEGNO DELLA PUBBLICA GRATITUDINE
COLLOCARONO
1868


Monumenti - In fondo al Viale Romagnosi sorge il monumento innalzato al Filosofo. La statua fu modellata e in parte eseguita dallo scultore salsese Cristoforo Marzaroli. Sostennero le spese Governo, varii Municipi, altri enti morali e moltissimi privati, La solenne inaugurazione seguì alla presenza di ministri,

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deputati, senatori, sindaci, professori e di altri cospicui personaggi il 2 agosto 1874. L’erezione di questo monumento devesi all’opera indefessa del Dott Giovanni Valentini coadiuvato dal Marchese Guido Dalla Rosa. Un altro monumento sorge in Piazza Copelli. E una colonna sulla cima della quale poggia un aquila colle ali spiegate che cogli artigli tiene un ramo d’alloro. La colonna è posata sovra un dado sulle cui quattro faccie laterali sporgono quattro medaglioni in alto rilievo rappresentanti l’effigie di Berzieri, Valentini e Dalla Rosa, a cui il monumento è dedicato e lo stemma del Comune. Tutto il monumento è di marmo eccetto l’aquila l’alloro e i medaglioni che sono di bronzo ed è opera pregevole del giovane scultore parmigiano Enrico Cerlini. Le bellissime iscrizioni che si leggono sotto ciascun medaglione sono le seguenti dovute alla penna del chiaro letterato Dott. Romani di Parma:

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I.

(Sotto l’effigie di Berzieri)

____


IL DOTTOR LORENZO BERZIERI
DA PELLEGRINO PARMENSE
CON INTUITO SAPIENTE
SCOPERSE PRIMO NEL 1839
L’ENERGIA SALUTARE
DI QUESTE ACQUE
PRESAGIO DI GRANDE BENEFIZI

  

II.

(Sotto l’effigie di Valentini)
_____


IL DOTTOR GIOVANNI VALENTINI
CON FECONDE ESPERIENZE
CONFERMÒ
LA SCOPERTA DEL COLLEGA
ILLUSTRANDOLA COGLI SCRITTI
L’UMAN GENERE BENEDISSE
IL PRESAGIO AVVERATO

III.

(Sotto l’effigie di Dalla Rosa)

IL MARCHESE GUIDO DALLA ROSA
CONCESSIONARIO DELLE SALINE
CONSACRÒ PER 20 ANNI
INGEGNO, CUORE, DOTTRINA
AL CIVILE INCREMENTO DEI BAGNI
LA CUI FAMA
VARCÓ I CONFINI D’EUROPA

IV.

(Sotto l’arme del Comune)

AI BENEMERITI
DELLA UMANITÀ
I SALSESI MEMORI CONCORDI POSERO
EGREGI BAGNANTI
PER GRATO ANIMO CONCORSERO
1894

 

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Istituzioni pubbliche - La Borgata di Salsomaggiore ha Pubbliche Scuole Elementari, una Biblioteca circolante comunale e una Società operaia di Mutuo soccorso. Una volta aveva anche la Scuola di Musica, un Monte di Pietà e un Ospedale.

Scuole elementari - Le scuole Elementari o Primarie hanno lo scopo di fornire ai fanciulli la prima istruzione e di indirizzarli al bene. Esse sono di due gradi: scuole inferiori e scuole superiori. Le scuole inferiori comprendono tre classi e le superiori due: quarta e quinta.
Tutti i fanciulli sono obbligati a frequentare almeno il corso inferiore per tre quattro o più anni consecutivi finché non ottengano previo esame un attestato di licenza. Le scuole essendo gratuite nessuno può allegare la propria indigenza per esimersi dal dovere d’intervenirvi. Dunque tutti a scuola. Il restare ignoranti è oggigiorno una vergogna senza scusa. L’uomo tanto vale quanto sa.

 

Biblioteca - La biblioteca fondata nel 1883 dai privati ora è divenuta comunale Essa come la scuola istruisce il popolo che ricorre a lei fornendogli gratuitamente buoni libri. Della biblioteca di Salso leggesi nel VII Annuario delle Biblioteche Popolari in Italia di Antonio Bruni padre di queste civili istituzioni (Milano G. Agnelli 1886 pagina 140-141)

“Giuseppe Ant. Menghini morto circa 40 anni or sono aveva costituita una biblioteca di 2000 volumi, ma in tempi di servitù essa doveva inevitabilmente isterilire. Ora i fratelli Zancarini eredi suoi e pronipoti eredi anco delle virtù iniziarono la biblioteca popolare circolante intitolata al nome di Romagnosi per modo ch’essa può dirsi un fatto compiuto.

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Il Romagnosi (che qui respirò le prime aure) disse che la civiltà cammina in carrozza e sono due ruote l’istruzione e l’educazione: ma fattrice rapida di progresso civile è senza dubbio la biblioteca, che divulga in ogni angolo il sapere, fa apprender la virtù col diletto delle buone e piacevoli letture, redime l’infima classe sollevandone lo spirito e svolgendone l’intelligenza…”

L’origine della Biblioteca di Salso è ricordata in una iscrizione dettata dal colto maestro Aristide Provinciali, il quale tanto si adoperò per la sua costituzione iscrizione che merita d’essere incisa nel marmo e di rimanere come documento storico nella sala della Biblioteca. Essa dice:



GIUSEPPE ANTONIO MENGHINI
SINDACO DEL COMUNE DI SALSOMAGGIORE
CHE QUA
NEL PRIMO QUARTO DI QUESTO SECOLO
DURANTE LA SERVITU’
DELLA PATRIA E DEL PENSIERO
DIVINANDO
NELLA LETTERATURA DEMOCRATIZZATA
L’ARMA INVITTA DELLA PACE E DELL’UMANITÀ
PRECORSE MODESTAMENTE
CON UNA PROPRIA LIBRERIA PUBBLICA
DI DUE MILA VOLUMI
L’ODIERNE BIBLIOTECHE POPOLARI CIRCOLANTI
I SOCI DELLA QUÌ RISORTA INCIVILITRICE ISTITUZIONE
RIVERENTI RICORDANO
1883

 

 

Società Operaia - La Società Operaia fu istituita nel 1881 Presidente onorario perpetuo ne è Giuseppe

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Garibaldi. Essa ha lo scopo di soccorrere i soci che, colpiti da malattia sono inabili temporaneamente al lavoro e di venire in aiuto ai soci sani che si trovano in qualche straordinaria strettezza con piccoli prestiti. Conta a un dipresso 150 soci ed ha un capitale di lire tredicimila. Ogni socio paga una lira al mese, e cadendo infermo riceve una lira al di fino tanto che non abbia ricuperata la salute, per i primi tre mesi, e 50 centesimi per gli altri nove. Il socio riceve dunque più che non dà. Ecco il vantaggio dell’unione e dell’associazione.

Scuola di Musica - La scuola di musica ora soppressa anch’essa era gratuita e aperta a tutti. La musica è scienza ed arte nobilissima che ingentilisce il cuore e ricrea lo spirito. I fanciulli, che possono procurarsene altrimenti l’acquisto, la coltivino di voglia e ne trarranno tal diletto che li compenserà ad usura della fatica cui l’apprendimento avrà loro costato. L’Italia nella musica tenne sempre il primato, e anche oggi le opere di Bellini, Rossini, Donizetti e Verdi fan risuonare il nome di lei fin nelle più remote contrade. Noi dobbiamo andar alteri di questa supremazia e mantenercela tenendo in onore gli studi musicali. 

Monte di Pietà - Il Monte di Pietà era un istituto di beneficenza, che prendeva in pegno roba dei privati per guarentigia d’una certa somma di danaro che loro prestava e che essi dovevano restituire dentro un dato termine. Il nostro Monte somministrava altresì granaglie a prestito a chiunque, purché offerisse una buona mallevadoria e dava e dà tuttora sussidi così in danaro come in medicine, ed elemosine ai poveri e ai disgraziati, sempre che tali senza lor colpa, di comprovata onestà e di costumi illibati.

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Ospedale - Salsomaggiore non ha ospedale. Parte de malati poveri è a spese del Comune mandata all’ospedale di Borgo o di Parma e gli altri, i più da compiangersi, devono rassegnarsi a starsene a casa dove la cura, non aiutata da un regime dietetico conveniente riesce per lo più inefficace. E’ desiderabile che questa santa istituzione sorga presto anche a Salso che l’ebbe già in tempi remoti, dal 1987, in cui certo Vitalta, uomo di cuore la fondò del suo, fino all’anno 1587, in cui avvenne la sua soppressione per opera del vescovo di Piacenza, che forse si propose di rimpolpare le prebende della parrocchia di San Vitale e del convento dei Serviti, tra cui furono divise le rendite del pio istituto.

 

Saline, Stabilimenti Balneari, loro storia

 

Saline - I presenti ampi e massicci edifizi delle Saline furono innalzati dai Farnesi. Nessuno dei proprietari delle Saline, che furon molti, fece tanti lavori e introdusse tanti miglioramenti nell’industria salifera quanto i Farnesi. Si crede che la conoscenza dell’acqua salsa e dell’arte di cavarne il sale risalga a due secoli avanti l’era volgare ma non sono certe le notizie sul nostro paese anteriori all’800 dopo Cristo.

 

Storia - I primi padroni delle saline furono successivamente i Salsesi, il Vescovo di Piacenza, il comune di Parma e il comune di Piacenza. In seguito esse diventarono preda dei feudatari più potenti il cui dominio a vicenda erasi esteso fin nel nostro comune, quali i Gambara, i Pallavicini, i Terzi, gli Sforza e il Visconti, sempre in lotte sanguinose gli uni contro gli altri. Ai tirannelli domestici subentrarono presto i tiranni

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forestieri, e le saline come gran parte d’Italia caddero in potere ora dei Francesi ora degli Spagnuoli i quali s’erano sognati che l’Italia fosse roba loro e se la litigarono per un pezzo sotto gli occhi dei veri padroni, gl’Italiani, che lasciarono fare. Finita nel 1559 la lunga contesa durata la bagattella di 65 anni con la vittoria degli Spagnuoli, i Farnesi ritornarono nei ducati di Parma e Piacenza, dove avevano regnato un secolo prima, e si ripresero le saline, che tennero sino all’anno 1731, in cui l’ultimo membro della famiglia, Antonio III, si spense. A questo principe succedettero l’uno dopo l’altro Don Carlos di Spagna suo nipote, Don Filippo I Duca di Borbone e Don Ferdinando II Duca di Parma, che mori nel 1802. Dal 1802 al 1815 le Saline appartennero con lo stato parmense alla Francia. Caduto Napoleone il Grande, i ducati furono assegnati alla moglie di lui Maria Luigia, che vi regnò fino al 1847 e poi ai Borboni che per fortuna furon gli ultimi. Ora le Saline sono dello Stato italiano libero indipendente e uno, e lo Stato le ha affittate ad una società privata.

Sale - Il sale si ottiene facendo evaporare a forza di fuoco per dodici ore continue l’acqua salsa mandata in opportune caldaie e depurata preventivamente per mezzo della calce da una sostanza estranea chiamata ossido di ferro. Una volta prima si faceva il sale e poi la depurazione per mezzo del sangue di bue a cui fu sostituito in processo di tempo l’albume d uovo e da ultimo la calce. Ma il metodo usato di presente è preferibile perché sottrae all’acqua avanti che entri nella caldaia l’ossido di ferro cioè la ruggine che ne intacca le pareti e ne abbrevia la durata. Quello che qui fa il fuoco, altrove lo fa il sole.

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Il sale comune da cucina, che chiamiamo grosso è fabbricato con l’acqua del mare evaporata al solleone ne giorni più ardenti dell’estate. Il sale di Salsomaggiore è minuto bianchissimo e si ricava dall’acqua salso iodica dei pozzi. I sali iodo-bromuri per bagni si fabbricano con la stessa acqua non depurata per comodo delle persone che vogliono far la cura delle loro case. Questi sali hanno un colore tra il rossastro e il violaceo dovuto alla grande quantità di iodio che contengono ed hanno la stessa efficacia dell’acqua naturale di cui sono un estratto concentrato.

Pozzi d’acqua salsa - Salso deve la sua notorietà alle sorgenti d’acqua salso-iodo-bromica che sgorgano nel suo territorio da tempo immemorabile, e che da circa mezzo secolo restituiscono la salute a tanti malati. Di dove provengano non è bene accertato; ma l’opinione più accettabile è quella secondo la quale nel sottosuolo salsese vi sono depositi di salgemma che tali acque traverserebbero non essendo verosimile la loro derivazione dal mare che come tutti sanno ha una saturità dai due gradi e mezzo ai tre, cioè di molto inferiore alla saturità delle acque di Salso. Comunque sia qui v’è grande abbondanza d’acqua salata che in antico ricavavasi da un centinaio di pozzi scavati a mano in diversi luoghi del Comune a Salsomaggiore, a Pozzolo, a Centopozzi, nella Brugnuola e a Salsominore.
Le acque salse estratte dai pozzi della Brugnuola erano riunite e condotte alle Saline da un bellissimo acquedotto lungo più di 400 metri, costrutto dai Farnesi nel 1603 e atterrato completamente verso il 1870 in seguito alla chiusura di quei pozzi avvenuta dopo

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la perforazione del primo pozzo artesiano. Al giorno d’oggi l’acqua salsa che occorre per la fabbricazione del sale e pei bagni è fornita da quattro pozzi, l’Artesiano, già Scotti, perforato nel 1864, che misura 25 centimetri di diametro e 308 metri di profondità; quello della Ruota, di metri 1,40 di diametro e 55 di profondità, il più antico, scavato nel 1275, così detto perché sino al 1852 si attingeva l’acqua da esso per mezzo d’una gran ruota di legno girata nei primi tempi da due cavalli e più tardi da galeotti, giusta il progresso dei gamberi. Nel 1852 la ruota fu soppressa dal conte d’Adhémar e le fu sostituito il vapore, ma per poco, ché, partito quest’uomo intraprendente si comincio ad estrarre l’acqua a braccia coi secchi e per mezzo di puleggie. Decisamente e ad ogni costo si voleva andare indietro. Oggi si adopera una macchina a vapore. Questi pozzi sono situati entrambi in vicinanza dello Stabilimento vecchio. Gli altri due che somministrano l’acqua sono il nuovo pozzo Zipperlen, che è a cento metri dallo Stabilimento nuovo, e un altro pozzo presso il torrente Ghiara, il primo profondo metri 570, il secondo 690. Dal pozzo Artesiano si ricavano giornalmente circa 320 ettolitri d’acqua a 16 gradi di salsedine e 130 ettolitri dà la Ruota. Gli altri due essendo intermittenti ne forniscono una quantità minore ma tra tutti e quattro dànno più acqua che non occorra per fabbricare ogni anno più di sei mila quintali di sale che viene ritirato dal Governo, e fare da 70 mila bagni all’incirca. Le acque salse dei pozzi sono incolore, hanno un odore bituminoso che dà loro il petrolio al quale, si trovano mescolate, e contengono in notevoli proporzioni l’iodio e il bromo, corpi aventi molte qualità mediche.

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Acqua madre - Ottenuto il sale si toglie dalle caldaie e si pone entro addatti recipienti di legno per farlo sgrondare. L’acqua che ne cola è l’acqua madre L’acqua madre è ricchissima d’iodio e di bromo è trasparente, giallastra, untuosa al tatto, di sapore disgustoso ed assorbe avidamente l’umidità. Se non fosse destinata all’uso dei bagni e delle inalazioni se ne potrebbero estrarre l’iodio, il bromo e la magnesia. Nelle saline si prepara pure dell’acqua per bibita, pei geloni e per la zoppina del bestiame, malattia contagiosa cosi detta perché fa zoppiccare l’nimale che ne è colto ed è posta in vendita del pari che l’acqua madre e i sali iodo-bromuri.

 

Gaz naturale - In tutti i pozzi all’acqua salsa è mescolato gaz e potrolio e la proporzione di questi elementi cresce in ragione della profondità dei pozzi. ll gaz naturale come più leggiero dell’aria fa gorgogliare l’acqua da cui si sprigiona con un moto d’ebollizione, e sale mandando un odore acuto particolare. Il gaz che proviene dai pozzi del Comune di Salsomaggiore viene ora raccolto in due grandi gazometri della capacità l’uno di 150 metri cubi e di 400 l’altro che lo distribuiscono a tutto il paese. Ma una volta si disperdeva nell’aria e dava origine al fenomeno dei fuochi perpetui quando s’infiammava spontaneamente oo per l avvicinamento d un corpo acceso e non s estingueva che dopo settimane e mesi interi per qualche inopinato accidente Esso brucia con bella fiamma bianca non ispande fumo ne odore e serve ottimamente per l illuminazione e come combustibile Tre volte si ebbero a lamentare dei disastri in causa dell accensione e dello scoppio nella gola dei pozzi di questo gaz che mescolato con l aria diventa tonante nel 1565 nel 1681 e

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l’ultima nel 1824. Anche di gaz ce n’è d’avanzo, poiché mentre tutto il paese non ne consuma all’anno che un 18 mila metri cubi, compresi gli 8900 occorrenti alla pubblica illuminazione, i pozzi ne producono abbastanza da riempire i gazometri in pochi dì.

Petrolio - Il petrolio si trova in serbatoi sotterranei a diverse profondità e in quantità minore e variabile galleggia alla superficie dell’acqua salsa. Da due società ch’ebber licenza a far ricerche del petrolio si praticarono perforazioni artesiane in varii punti del territorio spinte dai 125 ai 683 metri di profondità. Il risultato fu soddisfacente anzi da principio superò l’aspettativa. Di dieci pozzi in breve aperti sette più o meno dieder frutto, e tre soltanto rimasero inoperosi. Il pozzo Trionfo nel primo mese mandò fuori giornalmente dai 25 ai 35 barili di petrolio da 150 chilogrammi l’uno. Un altro ne diede in pochissimo tempo più di 2000 barili. Ma a poco a poco la produzione andò scemando. Ora i pozzi n. 3, n. 4 sono improduttivi e però lasciati in abbandono e il pozzo n. 2 (pozzo Albertina) è quasi estinto. Quelli che forniscono ancora un po di petrolio sono il pozzo n. 1 (Trionfo) e il n 3 bis, dai quali si traggono a un dipresso dodicimila chilogrammi di petrolio all’anno e il pozzo N 5 di proprietà dell’Ing Magnaghi Giuseppe che ne produce annualmente circa novemila chilogrammi. Da questo affievolimento d’energia dei pozzi alcuni han dedotto che nel Comune di Salso non ci sia petrolio in tale quantità da compensare le spese di ricerca. Ma illustri scienziati che hanno studiato la natura del suolo affermano che realmente il petrolio c’è in questa

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zona e in misura abbondante; e uno di questi fu il Marchese Guido Dalla Rosa. Lo prova il grande sviluppo di gaz che dal petrolio emana, il quale sempre si manifesta nelle sorgenti petroleifere e l’acqua salsa da cui il petrolio è sempre accompagnato. La ragione per cui non si sono peranco ottenuti risultati splendidi secondo gli stessi geologi devesi ricercare nell’enorme pressione della massa d’acqua salata sgorgante dagli strati superiori cui il petrolio non può vincere. Il petrolio per essere atto alla combustione e servire senza pericoli all’economia domestica bisogna depurarlo dalle sostanze infiammabili che contiene. Il petrolio non depurato chiamasi greggio.

 

Acqua ferruginosa - In una grotta artificiale costruita sotto allo Stabilimento Vecchio con quelle pietre leggere, porose, quasi tarlate, che i dotti chiamano tufi, raccolte sulle circostanti colline, trovasi una sorgente d’acqua ferruginosa che per la sua chimica composizione è simile a quella di Recoaro. Usata come bibita anch’essa è di grande giovamento non solo ai bagnanti ma a tutte le persone affette da malattie derivanti da povertà di sangue. Un altra fonte della stessa acqua è posta in vicinanza dell’Albergo Grande. Fu rinvenuta a caso nel 1859 mentre si scavava un pozzo con l’intento di trovare acqua dolce. Ma ora il pozzo è chiuso e la sorgente trascurata. Per un curioso fenomeno geologico nel sottosuolo di Salso essendo le acque in gran parte ferruginose alla profondità dai quattro ai cinque metri, come maggiori profondità sono salate, si capisce come altre fonti, oltre le mentovate, siano sparse in questa terra e molte altre ancora se ne potrebbero rinvenire.
Stabilimento vecchio - Fino al 1839 dalle acque

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salate di Salsomaggiore non si seppe cavar altro che sale, e le residue acque madri venivano buttate via; e fin lì pare ci arrivassero anche gli antichi Galli, i quali se è vero quel che fu scritto, abitavano questo paese un duemila anni or sono.
Nel 1839 il dottor Lorenzo Berzieri medico condotto del Comune pensò di valersi delle acque madri di Salso per bagno nella cura di quelle stesse malattie per le quali sono indicate le acque del mare, e scoperse la loro mirabile efficacia.
Il dottor Giovanni Valentini succeduto nel 1841 al Berzieri nella condotta sanitaria di Salso prosegui gli esperimenti istituiti dal suo antecessore, moltiplicandoli, perfezionandoli e coordinandoli, e poté convincersi e convincere che queste acque - tanto le naturali quanto le - per la loro virtù erano destinate a conquistarsi una sicura rinomanza.
Il primo piccolo stabilimento balneare sorse in casa del dottor Valentini ma esso divenne ben tosto insufficiente al cresciuto concorso di bagnanti, e allora, cioè nel 1847, il maestro comunale di Salso, Lodovico Rocca, dietro preghiera di Valentini, ne aperse uno più grande, appetto al primo, in casa di Giulio Bussandri, con quattro camerini e vasche riconosciuto e incoraggiato dal governo del ducato di Parma, ed ivi si fecero i bagni fino al 1850. In quest’anno il conte Alessandro d’Adhémar, diventato concessionario delle saline, in seguito alle istanze reiterate del dottor Valentini, cominciò a costrurre un più grande ed apposito edificio con dodici camerini sulla sinistra della Citronia, a levante. Per varie peripezie i lavori furono più volte sospesi e ripresi così s’impiegarono sei anni a condurre a termine lo

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stabilimento; ma i bagni vi si fecero subito, nello stesso anno 1850 e seguenti, in alcuni camerini alla meglio allestiti.
Nei camerini, posti tutti a pianterreno, è collocata una o più vasche di marmo o di metallo. Le acque vi giungono guidate da acconci tubi ed escono dopo che hanno servito al bagno, da un altro condotto che le manda nel torrente. Al primo piano dello Stabilimento vecchio trovazi un teatrino e sale di ballo, di conversazione e bigliardo dove i forastieri con un ora di svago si rifanno delle noie della cura.
Possono considerarsi parte dello stabilimento vecchio il locale dello Stabilimento Militare riservato ai soldati e le vecchie sale d’inalazione, dove le malattie degli organi respiratorii e di petto sono vittoriosamente combattute con l’acqua madre polverizzata che le riempie a guisa di fitta nebbia e si respira dai malati.
La cura delle inalazioni iniziata nel 1879 per opera del dottor Longhi di Milano, va prendendo un grande sviluppo. Di presente all’anno si fanno circa 15 mila inalazioni e sempre di più se ne faranno in avvenire.


Stabilimento nuovo - Lo Stabilimento nuovo che sorge a sud est del paese, fu cominciato nel 1880 dal Marchese Guido Dalla Rosa e terminato nella primavera del 1883 dagli eredi di lui. Nel 1889 fu ampliato e il numero delle vasche che era stato sino allora di 22, raddoppiato. Nel 1893 vi si fecero opportuni ed importanti lavori che permisero di portare le vasche al numero di 75, provvedendolo altresì di un salone e di gabinetti per le inalazioni, di un altra sala per le doccie e di locali per il massaggio e per i fanghi salso-iodici. Le doccie sono colonne d’acqua che si fa cadere

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direttamente e con violenza, per mezzo di un apposito apparecchio, su di una parte del corpo di certi malati, per guarirli di qualche infermità.
Il massaggio consiste nel piegare, rivolgere, percuotere o fregare con le mani le parti del corpo malate nelle articolazioni.

I fanghi sono preparazioni composte di terra e d’acqua salso-iodica. Si applicano sul corpo dei malati a strati oppure le parti inferme si tengono immerse in essi.

Lo Stabilimento Nuovo è più ampio ed elegante del vecchio, di cui è sussidiario.

L’ingegnere Giuseppe Magnaghi, al quale fu dal Governo conceduta una zona di terreno in questo Comune per l’esercizio della sorgente d’acqua salso-iodica di cui da varii anni possiede un abbondante pozzo, sta costruendo sulle rive della Ghiara, vicino all’Albergo Milano, uno Stabilimento di bagni, assai comodo ed elegante, su disegno d’un valente architetto. È il terzo stabilimento, che sorge in paese, e non sarà l’ultimo.
Gli Stabilimenti Balneari di Salso, aperti sei mesi dell’anno, dal primo maggio al 31 ottobre, ottennero alle principali esposizioni nazionali e mondiali medaglie e diplomi, ed ultimamente nel 1889 a Parigi la medaglia d’oro cioè la più alta onorificenza.
A questi bagni accorrono nell’estiva stagione più di cinquemila forastieri d’ogni nazionalità i quali d’anno in anno crescono di numero come rilevasi dalle statistiche. L’efficacia salutare dell’acqua salso-iodica e dell’acqua madre è riconosciuta dall’universale e confermata da numerose guarigioni. Le pareti di una sala al primo piano dello stabilimento vecchio (quella stessa ove si vede il museo di mineralogia formato di saggi

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raccolti la più parte fuori del Comune) sono decorate di stampelle e d’iscrizioni lasciatevi da coloro che, partiti da casa infermi e scoraggiati, vi ritornarono sani e lieti.

 

Uomini illustri salsesi

 

Ogni umile canto di terra italiana vanta almeno un tomo illustre. Salso ha i suoi, che si vogliono qui ricordare ad onore del nostro paese ed esempio di quanto possa la ferma volontà d’imparare accoppiata all’ingegno.

Rainaldi, padre - Ubertino Rainaldi fu un medico famoso e un eccellente maestro del 1300. Passò la sua vita ad insegnare nelle università di Pavia, Bologna e Firenze la scienza che aveva saputo acquistare co suoi talenti e il suo buon volere.

Rainaldi, figlio - Suo figlio Cristoforo Rainaldi emulò il padre. Studiò molto e divenne anch’esso medico e insegnante per quei tempi assai rinomato.


Albasi - Orazio Albasi fu un riputato poeta, che visse tra la fine del 1500 e il principio del 1600. Scrisse in latino varie opere e cantò con entusiasmo le lodi del suo paese ch’egli amò teneramente.

Cabruni - Alberto Cabruni, nato nel 1658, dopo avere studiato leggi, salì in tanta rinomanza che il duca di Modena, Rinaldo d’Este, lo chiamo a sè e lo nominò suo ministro. Morì povero alla fine dell’anno 1744 segno che s’era mantenuto onesto anche nell’alto ufficio e lasciò delle opere legali di grande valore.

Parolini - Gaetano Parolini fu un discreto prosatore e poeta che gode la stima di Monti Giordani e d altri letterati All’opposto di Albasi fu poco tenero del suo paese che considerò causa primaria delle sue sventure. In bei versi fa un orrida quanto falsa descrizione

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di Salso Lo dipinge sepolto in una valle tetra e profonda esalante fumo e fetore, dove il sole stenta a giungere e non s’ode che strido di gufi e di pipistrelli. Parolini nacque nel 1764.

Vitale Loschi - Vitale Loschi, nato da poveri genitori nel 1756 si diede al sacerdozio. Studiò filosofia, teologia e diritto a Piacenza e a Parma, e divenne cosi erudito che nel 1831 il papa Pio VIII lo consacrò vescovo. Resse il Loschi saviamente la diocesi di Parma per lo spazio d’undici ann,i e mori in età avanzatissima compianto sì per le doti dell’animo, che gli avevan cattivato la benevolenza pubblica, che per quelle altissime della mente.


Lodovico Loschi - Lodovico Loschi, cugino di Vitale e suo coetaneo, abbracciò anch’egli la carriera ecclesiastica. Nutrito ad una buona scuola assieme al cugino Vitale e a Romagnosi, riuscì giurista profondo degno dei suoi illustri condiscepoli. Varie dotte pubblicazioni in materia legale, che egli dettò, gli procacciarono meritati encomi e la nomina a vescovo di Piacenza nel 1825. Morì a 76 anni nel 1836 lasciando l’esempio d’una vita intemerata spesa a studiare e ad esercitare con intelletto d’amore il suo sacro ministero.


Copelli - Arcangelo Copelli da Marzano fu un prete esemplare, che nella sua vita oscura, quasi inosservata, trovò modo di far del bene ai suoi conterranei meno agiati, le cui miserie gli passavano il cuore. Egli fondò negli anni 1772-73-75 un Monte dei pegni con capitali proprii, e ad esso aggiunse esso aggiunse nel 1777-79 un altro Monte detto dei grani, perché i poveri nelle loro strettezze avessero un facile e pronto soccorso. Il suo nome giacque a lungo inonorato. Lo trasse dall oblio il Dottor Giovanni Valentini, che, sindaco di Salsomaggiore.

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nel 1868 e presidente del Monte di diritto, lo fece scolpire sur una pietra, come a suo luogo si è già ricordato.

Romagnosi - Giandomenico Romagnosi, il più grande di tutti, venne alla luce il di 11 dicembre 1761 in Salsomaggiore, e morì a Milano l’8 giugno 1835. Fu un vero prodigio di genio e d’operosità. Si chiamava da sè “la sentinella avanzata dell’incivilimento” e lo fu davvero chè da lui il moderno progresso ebbe quella spinta potente che gli fece percorrere in breve tempo lungo cammino. Accolse in sommo grado le qualità di filosofo, statista e pubblicista e s’acquistò tal fama in tutta Europa da meritarsi un posto accanto ai grandi figli d Italia. Non era nobile nè ricco. Discendeva da una famiglia d’impiegati nelle saline, e suo padre era notaio e commissario del Duca. Mori miserabile a Milano e la sua fine indegna di tant’uomo suona rampogna all’età nostra usa a spregiare il merito vivente per onorarlo estinto.
Marzaroli - Cristoforo Marzaroli, nato il 13 marzo 1836, mostrò fin da fanciullo un potente ingegno e una irresistibile inclinazione alle arti del disegno e della plastica. Mandato agli studi a Parma a spese di alcuni Salsesi caritatevoli ed intelligenti, studiò con ardore e fece rapidi progressi. Da Parma passò a Firenze dove si perfezionò nella scultura e ideò e modellò la Nostalgia, il suo capolavoro. Nostalgia vuol dire dolore vivissimo che chi ama la sua patria prova trovandosene lontano. La Nostalgia del Marzaroli è una giovinetta che rappresenta appunto questo dolore. Scolpì inoltre la statua del Parmigianino, quella di Romagnosi innalzata a Salsomaggiore, il gruppo della Carità, il martirio di San Sebastiano oltre diversi altri lavori

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 minori. Questo artista cui sorrideva la gloria mori povero nel fiore dell età l’anno 1870.
Valentini - Giovanni Valentini ebbe i vatali a Salso nel 1816. Studiò medicina nell’università di Parma, una delle più riputate di quel tempo, dove tra gli altri insegnavano Giandomenico Romagnosi, Pietro Giordani e Giacomo Tomasini, medico di fama mondiale dei quali si cattivò la stima e l’amicizia. Tornato a Salso nel 1841, si consacrò anima e corpo a proseguire le esperienze sulla virtù salutare dell’acqua madre iniziate dal Dottor Lorenzo Berzieri, e a far noti i mirabili effetti che otteneva, dimostrando la necessità di erigere un pubblico stabilimento di bagni. E lo stabilimento sorse per suo merito esclusivo, ed ei ne divenne il direttore, il paladino, il padre. Studioso assiduo e infaticabile scrisse opuscoli, corrispondenze scientifiche ed opere varie tra cui la Guida ai Bagni di Salso e di Tabiano, che incontrarono assai; e lasciò inediti molti altri scritti in verso e in prosa L’ingratitudine degli uomini amareggið gli ultimi anni di sua vita ch’egli trascorse nella miseria e purtroppo neppure dopo la morte di lui sono cessate le persecuzioni argomento di nausea per gli onesti Salsesi, che, a nobilmente protestare, gli hanno assegnato un posto nel monumento decretato ai benemeriti fondatori dei Bagni.
Valentini mori nel 1886 compianto da tutti persino da suoi avversari. Fu d’indole mite, amante della scienza, dell’umanità, della libertà, ottimo padre di famiglia, virtuoso, leale, caritatevole, medico premuroso e disinteressato. Il suo nome sarà sempre benedetto da quelli che lo conobbero e dai giovani che nelle scuole apprendono quanto bene abbia fatto al loro paese.

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Apoteòsi - Ricordo affettuoso - Povero Valentini! Tratta dall’oblio la sua memoria dall’opuscolo di Egisto Orlandi, tutto verità e devozione verso l’uomo grande per le sue virtù e il suo sapere, l’animo si conforta! Io pure vengo a sacrificare sull’altare dell’amicizia la mia parola di ammirazione e di compianto, e vorrei che il suo nome congiunto al mio in varie circostanze della vita, in cui gli prestai consiglio ed aiuto, fosse circondato da quello splendore di gloria che merita il creatore dei bagni di Salsomaggiore. A lui si deve se quell’angolo di terra fu conosciuto per la virtù dei suoi sali che gli donarono la ricchezza se l’umanità ebbe refrigerio e salute da quelle acque rese celebri nelle più lontane contrade da suoi scritti dotti e dilettevoli. Fu direttore illustre di quei bagni, medico insigne, modesto, caritatevole, dai poverelli chiamato padre, e coprì cariche pubbliche col maggior encomio. Fu poeta gentile e cultore dell’arte musicale; formava la delizia della sua famiglia, da cui era adorato; ebbe onori e lode dai grandi, la stima di Romagnosi, di Manzoni ecc., ecc., per cui nutriva culto speciale, e pareva che il sorriso della vita fosse tutto per lui! Ma ahimè! l’invidia trionfò, fu destituito ingiustamente dal suo posto, fu colmato di amarezze, vennero i giorni i più tristi, i più miseri; e sofferse il suo martirio con animo calmo, rassegnato e grande. Ora nella sua tomba in cui scese il 29 Marzo 1886, aspetta dal suo paese nativo un mesto e grato ricordo all’opera sua, ad essa consacrato con tutte le forze del suo ingegno e del suo cuore. (Dott. Comm. Filippo Rossi di Milano - pubblicato nel Corriere di Parma del 5 luglio 1892, e nel Progresso di Piacenza del 30 Agosto dello stesso anno).

Ella On. Sig Orlandi, ha fatto opera veramente riparatrice mettendo in mostra ciò che della vita del Dott. Giovanni Valentini era poco o punto noto.
Le sue generose parole per il medico, letterato, filantropo, patriota non potevano essere dettate con maggiore efficacia. Mi unisco quindi al coro di quelli che le faranno plauso per aver onorato degnamente il nome e la memoria del Valentini, a cui

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si deve se Salso rende oggi cosi segnalati servigi all umaniti sofferente.
Ella ha voluto citare il mio nome a titolo di benemerenza:
Sono stato per conto mio e delle mie malate uno sfruttatore, e lo sono delle efficacissime Acque di Salsomaggiore. Vedrà, caro signor Maestro, che più saranno note e meglio saranno apprezzate ed adoperate in Italia e fuori le portentose acque di Salsomaggiore. Purché poi, pari all’importanza, cresca il voluto ordinamento degli stabilimenti balneari. Si è fatto molto ma bisogna far di più onde tenere tutto l’anno in esercizio la cura balneare. (Da una lettera del prof. Senatore Edoardo Porro all’Autore).
Sono in ritardo, e me ne duole, a ringraziarla come faccio del graditissimo ricordo ch’Ella m’inviava della biografia con alcuni giornali commemorativi dell’ottimo suo genitore Dott. Giovanni Valentini che io molto ho stimato ed amato. Le virtù egregie che l’adornavano lo facevano degno di vita assai più felice che non fu la sua. La grande sua modestia e riservatezza furono le cause per cui altri colse i frutti del nobile campo dalla sua scienza seminato. Io avrò sempre cara la bella sua memoria e serverò coll’opra sui bagni di Salsomaggiore la biografia di cui Ella si è compiaciuta farmi dono e nella quale godo di vedermi annoverato fra i molti amici dell’egregio estinto. Ella tenga caro e onori il buon nome che il venerato Padre le ha trasmesso e che meglio vale di ogni altro bene secondo la sacra sentenza: Melius est bunum nomen quam divitiæ multæ (Da una lettera dell On. P. O. Vigliani, Senatore e Ministro di Stato a un figlio di Valentini).

Valentini è un uomo di meriti altissimi grandissimi il cui nome è sempre vanto fulgidissimo della sua Salso.
E che il Valentini sia stato proprio l’iniziatore dei bagni di Salso, son lì a provarlo inconfutabili documenti; e che sia stato proprio egli a far conoscere all’Italia il valore delle acque Salsoiodiche e la loro importanza in medicina son lì a provarlo numerose ed importanti pubblicazioni che gli fruttarono tra gli altri vantaggi ed onori la nomina di Direttore dello stabilimento balneare di Salso, dietro proposta del Consiglio Medico-Chirurgico del R. Protomedicato degli Stati Parmensi.
(Dal Corriere di Parma del 24 giugno 1892).

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Il primo a far palese la importanza terapeutica delle acque salso iodiche ed a muovere il cessato Governo ad utilizzarle in pro degl infermi è stato il Dott Giovanni Valentini. Gli assennati studi da lui fatti intorno alla utilità delle medesime nella cura di varii morbi, gli ottimi risultati ottenuti, l’esemplare suo disinteresse e lo zelo da lui spiegato onde accrescere la riputazione dello Stabilimento gli procurarono la pubblica stima. (Da un disteso del Consiglio Medico Chirurgico del Protomedicato Parmense costituito dai professori L. Caggiati, G. Inzani, L. Gherardi, C. Ughi ecc.)

Il dottor Valentini, medico direttore dei bagni, dotto cultore di studi storici e statistici, fondatore benemerito di quelle bagnature, mi fornì pur esso ottime e dotte cognizioni storico-fisiche di quel territorio, e alle replicate mie richieste mi soddisfece per vero amore della scienza e del paese colla più esemplare pazienza ed accuratezza; del che abbia anch’egli da me pubblico attestato di gratitudine ed effetto. (Dall’Avvertenza al Saggio di Statistica Comunitativa del Comune di Salso di David Rabbeno Parma Tip Rossi Ubaldi 1861).

Ho acquistato e letto con vivo interessamento e piacere i cenni storici sulla vita del comune Amico Dott. Valentini, e sulla efficacia delle Acque di Salso e di Tabiano. Tali cenni oltre ad essere scritti in buona lingua e veritieri in ogni lor parte, sono trattati con nobiltà d’animo e pari delicatezza, là dove si accenna agli ultimi rapporti tra l’egregio Dott. Valentini e il benemerito Marchese Dalla Rosa, rapporti che io e il prof. Cav. Caggiati cercammo di riannodare ma invano.
(Da una lettera del Cav. Dott. Massimiliano Rossi in data del 5 luglio 1892 all’autore).

Fu lodevolissimo pensiero quello di scrivere la storia dei bagni di Salso, creazione ed amore del Dott. Valentini, e pei quali ha fama e vantaggio grandissimo il paese; mentre a Lui diedero ben poco frutto se non dispiaceri.
Del Valentini conservo 45 lettere che rilessi in questi giorni con piacere; esse si aggirano sopra fatti del tutto speciali di malati che io gl’inviava a Salso per la cura dei bagni. Nell’ultima che reca la data del 15 Novembre 1869 chiude con queste parole:

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“Non sarà difficile che io lasci alla Biblioteca di Piacenza tutti gli autografi e le corrispondenze che tengo del Romagnosi e di altri uomini preclari.”
Il Valentini m’aveva anche lasciato una sua poesia, che porta la data del di 8 maggio 1874 ed é intitolata Selvapiana - poesia che conservo - ed un manoscritto sul Romagnosi, che io aveva intrapreso a copiare e di cui non potei ultimare la copia, perché egli m’ingiunse di spedirlo al sig. Dott. Comm. Filippo Rossi di Milano, presso il quale si trova.
Le pubblicazioni di Giovanni Valentini sui Bagni, ch’io conosco, sono:
1. Salso, le sue Saline, i suoi Bagni salino-iodati (Parma 1857);
2. Guida-Storico-Medico-Pittoresca ai Bagni di Salso e di Tabiano (Parma 1861);
3. Relazione Statistico-Medica sui Bagni salino-iodati, esercizio 1860 (Parma 1861);
4. Relazione sui Bagni eseguiti nel 1861, (Parma 1862);
5. Analisi chimica dell’Acqua Ferruginosa di Salso eseguita da Piazza Pietro, con lettera dedicatoria al cav. Gamberini (Parma 1860);
6. Dell’utilità di stabilire un Ospedale militare in Borgo S. Donnino per i bisognosi delle acque di Tabiano e di Salso proposta dal Dott. Calisto Bona (Milano Tip Giuseppe Chiusi 1863);
7. Alcuni cenni Storico-Medici sulle Acque di Salso apparsi sul Giornale Militare di Torino nell’anno 1865. (Da una lettera del Dott. Giuseppe Rosa di Piacenza al proprio figlio Camillo in Roma del 10 Agosto 1893).
(Dal N. 130 del Giornale Il Patriota di Parma del 30 maggio 1860)
I Bagni di Salso produssero guarigioni portentose, pel che le bagnature in pochi anni salirono ad oltre quattromila all’anno. Della qualcosa devesi per amor del vero e del giusto rendere lode all’egregio Dottor Valentini, il quale fra i primi, osservatore delle virtù medicamentose di quelle acque, se ne fece indefesso campione.
March. Guido Dalla Rosa

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(Dal numero 267 del Patriota del 21 Agosto 1861, e dal Bollettino delle scienze mediche di Bologna, fascicolo di giugno 1861).
Il dotto e solerte medico-direttore dei Bagni di Salso pubblicava in altro tempo le cose medico-terapeutiche di quello stabilimento, non che di un acqua ferrosa rinvenuta nelle vicinanze di quello, e ciò faceva con molta sapienza ed utilità, sia pei medici che per gl’infermi; ora donando al pubblico questo nuovo lavoro improntato di grande sagacia, di squisita erudizione storica e di sommo diletto (la Guida), ha compartito quei due stabilimenti del Parmense un lustro che va di pari passo colla comprovata virtù curativa delle acque solforose di Tabiano e colle salso iodiche di Salso.
Prof PIETRO GAMBERINI

(Dal N. 136 della Gazzetiu di Parma del 15 giugno 1861).

De bagni solforosi di Tabiano e di quelli che in Salsomaggiore si amministrano con le acque salino-iodate si va da parecchi anni propagando lentamente la fama; ma ad eccitarne i voli il Dottor Giovanni Valentini, medico-direttore dello stabilimento balneare di Salso, ha testé pubblicato pe’ torchi di questa tipografia Cavouriana del sig. Pietro Grazioli, un elegante, utile ed opportuno volumetto intitolato: Guida storica medica e pittoresca ai Bagni di Salso e Tabiano.
Pochi anni fa il nostro Autore scrisse con plauso di Salsomaggiore, di quelle secolari saline e de suoi bagni salino-iodati ch’egli stesso (dopo qualche saggio fattone dal medico Dottor Lorenzo Berzieri) iniziò privatamente nel 1841, studiandone diligentemente gli effetti. Ora per la prefata sua Guida egli porge più larghe cognizioni scientifiche e maggiori argomenti a provare la potente efficacia cosi dei bagni salino-iodati sovra tutto nella cura delle scrofole, come dei solforosi nel trattamento delle malattie della pelle, anco inveterate.

L. M.
(Lorenzo Molossi)

Berzieri - Debito di gratitudine il paese di Salso anche verso il medico Lorenzo Berzieri. Egli nacque bel 1806 a Besozzola, villa del Comune di Pellegrino

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Parmense, fece i primi studi a Borgo, li prosegui a Piacenza e terminò a Parma, dove si laureò con lode. A lui va dato il merito di avere nel 1839 scoperta la virtù terapeutica dell’acqua madre allungata in giuste proporzioni con l’acqua comune; e, nominato direttore dello Stabilimento balneario di Tabiano, d’avere illustrate quelle acque solforose con una dotta monografia. La morte lo tolse opportunamente alla miseria che angustiò la sua vecchiaia così meritevole di pace, e a cui niuno pensò nè venne in aiuto. Trista ricompensa a resi servigi!

Autodifesa - A proposito di quest’uomo ch’io ho sempre venerato e che ho collocato tra gli illustri Salsesi anche nella prima edizione di quest’opera mi si fa appunto di aver portato Valentini sugli altari e gettato Berzieri nella polvere; ma non merito questa nota di parzialità.
Nessuno più di me apprezza il valore della scoperta dal Berzieri operata ed anche l’utilità delle esperienze da lui fatte a Tabiano dal 1845 al 1850 in casa del benemerito Dottor Ferdinando Rossi, che con una liberalità piuttosto unica che rara, che i figli dopo la morte di lui imitarono mandava a prendere l’acqua salso-iodica a Centopozzi, da dove non era possibile trasportarla senza grande disagio e dispendio e sosteneva eziandio le spese di stampa delle relazioni annuali sulle cure praticate, redatte dal Berzieri.
Io non ho fatto altro che comparare l’opera breve di quest’uomo a quella lunga di Valentini, e assegnare a chi aveva più lavorato e lottato a portare a termine un impresa osteggiata da molti perfino in Salso una parte maggiore di gloria perché sono d’avviso che l’intuire una verità il giungere a una scoperta l’indicare una meta sia cosa più facile che l’applicare la verità l’utilizzare la scoperta e il conseguire la meta stessa. Così la pensa il Boccardo, di cui ho citato in altro mio scritto le parole, e così la pensa anche il Rovani, che dice ne’ suoi Cento Anni:
“Vi sono gl’ingegni che additano e gl’ingegni che fanno... senza i secondi i primi sarebbero inutili. A che sarebbe valso l’Orlando del Boiardo senza il Furioso dell’Ariosto; a che la

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leggenda del Faust senza il dramma di Goethe; a che il crescendo di Generali senza Rossini che lo ha fatto trionfare?” 
Quanto agli esperimenti compiuti dal Berzieri a Tabiano con le acque di Salso è innegabile che anch’essi non siano tornati d’aiuto a Valentini e non gli abbiano fornito un argomento di più a favore delle medesime; ma stimo esagerazione il credere che siano stati necessari, e, se m è lecito esprimermi cosi, la cagione sine qua non della fortuna delle acque di Salsomaggiore, per questa ragione. Lo Stabilimento Rossi di Tabiano era affatto privato, laddove quello di Salso, aperto dal Rocca prima e dal Bussandri poi, rivestiva un tal quale carattere pubblico, siccome quello riconosciuto e incoraggiato dal governo, che vi tenera gli occhi su, ne aveva disciplinato le cure con un regolamento, e per mezzo d un proprio Ispettore, che fu il Valentini stesso, ne sorvegliava l’andamento.

Si vuole una prova ancor più evidente che quello che ho scritto non è poi cosi strano né lontano dal vero come si vorrebbe? Il Dott. cav Massimiliano Rossi, proprietario assieme al fratello del piccolo Stabilimento dei bagni salso-iodici, dopo la morte del padre suo Dott. Ferdinando già ricordato, non richiesto e da me non conosciuto, mi diresse, e gliene sono grato, lusinghiere parole pei miei cenni sull’opera del Valentini, ch’egli chiama veritieri in ogni lor porte. Ora se io avessi preso una cantonata non avrebbe dovuto essere il primo a rivendicare per Berzieri, e però anche un po del proprio genitore, quel merito che io avessi loro usurpato per darlo a Valentini?
E con ciò sia posto un caposaldo alla questione.

Dalla Rosa - Anche il nome del Marchese Guido Dalla Rosa va ricordato con riconoscenza. Parmigiano di nascita fu Salsese per elezione, e il nostro paese amò e predilesse sopra ogni altro. Le scienze fisiche e matematiche ebbero in lui un cultore appassionato ed egli diede prova del suo profondo sapere nelle università di Parma e di Roma dove insegnò molti anni, e nelle opere che scrisse e pubblico.
Divenuto concessionario delle saline e dei bagni ampliò il vecchio stabilimento, costruì il nuovo; perforò il pozzo Artesiano senza mezzi

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meccanici cosi a mano con grandissima spesa; mise a profitto il gaz naturale che si disperdeva nell’aria, impiegandolo come mezzo d’illuminazione e riscaldamento, e fu il primo a ricercare il petrolio nel sottosuolo di Salsomaggiore. Sindaco si applicò a trasformare ed abbellire il nostro paese al quale rese importanti servigi e aggiunse ornamento di utili opere, tra cui il Viale Romagnosi e la strada carrozzabile di Tabiano Il marchese Guido Dalla Rosa fu anche Sindaco di Parma, deputato al Parlamento, socio fondatore di molti sodalizi umanitarii, patriottici e scientifici, ed occupò altri elevati uffici. Mori sessantenne in Salso l’anno 1882 dopo aver ottenuto encomi ed onorificenze dal governo, e la sua morte fu una grave perdita per il nostro paese e per la scienza.

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III

Dintorni

 

Tabiano

 

Posizione - Tabiano è ura villa importante e conosciuta per le sorgenti d acqua solforoso calcica che possiede. Esso resta a sud est di Salso, da cui dista 3 Km., ed ha una popolazione di 688 abitanti. Si compone di un castello, d’una chiesa, di case sparse lungo i fianchi e sulle cime dei colli, e di uno Stabilimento balneare.
Storia - Il suo castello munito di una rocca e di trincee ora distrutte, nel medio-evo godè fama di forte e fu causa e teatro di lotte accanite. I Pallavicini, che furono i primi a possederlo, lo difesero strenuamente contro i Piacentini, i quali da ultimo rimasti vincitori lo distrussero per vendicarsi delle passate sconfitte. Ciò avvenne intorno al 1150. Riedificato tre anni dopo sulle stesse fondamenta dai Pallavicini passò in retaggio ad altri feudatari, che non legarono il loro nome a verun fatto notevole, e finì per tornare ai discendenti degli antichi padroni, cui rimase pressoché incontrastato fino al 1756. Il governo del ducato parmense alla morte dell’ultimo membro di questa famiglia seguita in tal anno se ne impadronì e ne concesse successivamente il dominio ai Sermattei d Assisi, ai Landi e ai Douglas-Scotti di Piacenza.

 

 Comune di Salsomaggiore

manualetto topografia5

 

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Ora è proprietà del Signor Giacomo Corazza a cui appartiene pure lo Stabilimento.

Bagni - L’acqua solforosa di Tabiano cominciò a far parlare di sè verso la metà del secolo scorso; ma è probabile che fosse conosciuta ed adoperata molto tempo prima, chè in antico lo zolfo passava per la quintessenza dei rimedi e i bagni d’acqua solforosa erano usatissimi.
Essa scaturisce alle falde d’un colle detto Pergoli che trovasi vicino allo Stabilimento tanto d’inverno quanto d’estate nella misura di 384 ettolitri al giorno. Un borghigiano, comperata la fonte, vi eresse intorno una capanna e la fornì di quattro vasche di legno. Ivi ebbero luogo le prime cure e i primi successi, che continuarono sino al 1839 e determinarono la duchessa di Parma, Maria Luigia d’Austria, ad acquistare alla sua volta la fonte di cui poi fece dono all’ospedale di Borgo. Questo, aiutato dalla stessa duchessa, da Comuni e da privati costruì lo Stabilimento Balneare, il quale fu inaugurato nel giugno del 1842, e amministrato dall’ospedale per 14 anni. Nel 1856 lo Stabilimento fu dato in affitto ai Fratelli Pandos, i quali passati nove anni lo comprarono, nel 1872 lo ampliarono, e dopo aver fatto di tutto per dargli lustro e rinomanza, lo venderono al Sig. Giacomo Corazza.
Anche la bella strada che da Tabiano mena a Borgo e il grande albergo dei bagni sono dovuti a Maria Luigia, che volle probabilmente farsi perdonare da suoi sudditi con atti di munificenza la colpa, che la coscienza le rimproverava, di non aver seguito nell’esilio il proprio Napoleone I per cupidigia di regno. L’acqua solforosa di Tabiano è l’acqua più ricca zolfo che si conosca possedendo per ogni litro 75

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e una centimetri cubi e mezzo di un composto di zolfo detto acido solfidrico che le dà un odore di uova marcie e un sapore nauseante. Essa è efficacissima nelle malattie della pelle. Le cure che si fanno a Tabiano sono: i bagni, le doccie, i fanghi, il massaggio, le inalazioni di acido solfidrico e la nebulizzazione dell’acqua solforosa.
Il primo direttore medico dello Stabilimento di Tabiano fu il dott. Lorenzo Berzieri che dal 1842, anno in cui fu aperto al pubblico, vi dedicò le sue cure fino al 1884, vale a dire per il lungo periodo di 42 anni, passati i quali fu licenziato e messo in mezzo a una strada, come si butta a mare merce avariata che non franchi la spesa di portare al suo destino.
Tabiano deve il suo Stabilimento Balneare alle istanze del prete Iacopo Calestani, come Salso vide sorgere otto anni dopo il suo, per quelle di Valentini.

Calestani - Nato Iacopo Calestani a Borgo San Donnino da poveri parenti nel 1778 si diede al sacerdozio, e nel 1814 fu nominato parroco di Tabiano. Buono, operoso, filantropo instancabile nel fare il bene, diede prova del suo cuore eccellente in due tristi occasioni: negli anni di carestia 1816-1817 e durante il colera del 1836 ,in cui per venire in aiuto ad altrui si toglieva il pan di bocca ed era di continuo in volta per confortare i suoi parrocchiani ed alleviare le loro miserie. Mori poverissimo nel 1845 e lo ricorda una iscrizione dovuta alla penna del letterato borghigiano Michele Leoni che del Calestani scrisse anche un cenno necrologico, la quale fu collocata nella Chiesa di Tabiano e dice:

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A IACOPO CALESTANI

CHE IN XXXIII ANNI DI PARROCCHIALE MINISTERO

FU AI TABIANESI AMICO E PADRE

SOCCORRENDO LORO CON ANIMO FRANCO E LEALE

IN FLAGELLI DI CONTAGIO DI FAME DI MILITARE LICENZA

INGENTILENDONE I COSTUMI

ILLUSTRANDO IL CONTADO

IL POPOLO DI TABIANO

IN RICONOSCENZA AI MOLTI BENEFATTI

PER DUREVOLE RICORDO

P.Q.M.

MDCCCXLVI

 

Adesso questa villa è fornita di scuola, di comodi ed eleganti alberghi, d’ombrosi e freschi viali, di comunicazione postale e telegrafica con Salsomaggiore e Borgo San Donnino, e di tutto quanto rende bello e accetto il soggiorno estivo in un sito già incantevole per amenità di posizione, riso di cielo e purezza d’aria.



Bargone

 

Posizione - Bargone è un grande ricco ed illustre villaggio a 3 Km est da Salso. Conta 965 abitanti possiede una scuola, un abbondante cava di gesso e sorgenti d’acqua salsa (Centopozzi) da cui estraevasi un tempo il sale, ora abbandonate, e diede nel cinquecento i natali ad un grand’uomo, il grammatico Marco Antonio Ovio.

Storia - Il castello di Bargone, anch’esso sottoposto ai Pallavicini, ricorda una triste storia di fieri odii e sanguinose lotte tra un figlio suaturato, Delfino, e il proprio padre Oberto, complici i Parmigiani e i

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Piacentini, che parteggiavano gli uni pel figlio, gli altri pel padre. Le prime zuffe si accesero nel 1148 col sopravvento dei Piacentini, e, dopo un anno di tentati accordi, si rinnovarono più accanite nel 1150. La vittoria arrise al figlio. Egli s’installo e fortificò nei possessi del padre il quale tentò più volte indarno di vendicarsi e togliergli i perduti dominii. La sete del potere che aveva l’un contro l’altro armato padre e figlio, spinse più tardi un nipote ad un orrendo delitto contro lo zio ed un cugino. Iacopo Pallavicini, padrone del castello, e Giovanni della stessa famiglia nel 1374 furono assassinati a tradimento da Francesco Pallavicini. L’eccidio ebbe un lungo strascico di vendette e di guerre, delle quali, come sempre accade, soffersero i danni i pacifici abitanti del villaggio e de’ paesi limitrofi. Adesso il castello appartiene ad un privato.
La festa del beato Orlando, che ogni anno si celebra in Bargone, è un tributo che la religione paga alla memoria del principe Orlando de Medici, vissuto solitario in quei boschi morto nel castello in concetto di santo l’anno 1386. Alla frazione di Bargone ch’è molto estesa appartiene il caseggiato posto lungo la strada di Borgo, nel sito denominato Campore.


Scipione


Posizione - Scipione torreggia sulla vetta di un colle elevantesi alla destra dello Stirone. È un piccolo villaggio di 399 abitanti situato a nord ovest di Salso, da cui dista meno di 3 Km. ed è fornito di scuola.

Storia - Il castello di Scipione, che la tradizione popolare vuole eretto da un certo Gneo Scipione, che

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viveva ai tempi di Federico II e del re Enzio di Sardegna e che gli avrebbe dato il nome, fu sempre in possesso dei marchesi Pallavicini, che se lo trasmisero di padre in figlio. Non mancò peraltro chi lo disputò loro giacché a quei tempi non si rispettava la proprietà altrui, e il diritto stava nella forza. Uno fu Ottone Terzi che, dopo lunghi litigi, aiutato da una delle più potenti famiglie di Parma, i Rossi, lo tolse nel 1407 al Pallavicini che aveva dalla sua i conti Sanvitale; un altro fu il duca di Parma, un Farnese, che sul cominciamento del secolo scorso, lo pretese e lo molestò con le armi finché il Pallavicini gli ebbe pagato una somma ragguardevole. Presentemente il castello di Scipione, cadente e abbandonato è d’un privato.

San Giovanni o Contignaco

 

Questo villaggio a mezzogiorno di Salso, ha una popolazione di 523 abitanti e una scuola elementare; dista circa 3 Km. dal capoluogo e vanta due castelli.

Contignaco - Quello detto di Contignaco, di cui ora non restano che alcuni avanzi, fu proprietà dei Pallavicini anch’esso, i quali lo tennero fino al 1315 - nel qual anno fu loro tolto dagli Aldigeri parenti dei Rossi - e lo riebbero nel 1537. Anche ai Terzi appartenne un secolo, ed estinti questi nel 1760 cadde in potere dei Farnesi.

Gallinella - L’altro castello detto di Gallinella, che tempo apparteneva alla frazione di San Viitore, è mucchio di rovine. I Pallavicini lo possedettero al 1661 in cui l’ebbe il duca di Parma. Il duca suoi successori lo diedero in fondo a varii signori. Gli eredi d’uno di questi, chiamato Cesare Ventura, marchese e ministro del duca, nel 1828 lo fece abbattere.

 

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Salsominore

Posizione – Salsominore, frazione di 569 abitanti, anticamente chiamata Salso di joco, trovasi a poco più di 2 Km da Salso verso tramontana. Nel suo territorio vi sono sorgenti d’acqua salsa ora trascurata ma dalla quale un tempo si ricavava il sale. Vi fu rinvenuto anche il petrolio che si estrasse con qualche fortuna e c’è abbondanza di gaz. Per tagliar corto è un piccolo Salsomaggiore e il suo nome lo dice chiaro.
Storia - A Salsominore esisteva una rocca edificata da un Pallavicini di Scipione, ghibellino, chiamata Castel Ghibellino, in odio a un suo correligionario apostata, che s’era fatto guelfo. Salsominore era un feudo dei Pallavicini; venne temporaneamente in dominio dei Della-Torre di Verona, e fu reso ai Pallavicini nel 1450.
Nel territorio di questo villaggio è posto l’antichissimo oratorio di San Nicomede, costruito nell’885 e più volte restaurato e forse rifatto, a cui traevano i fedeli recando sul capo un mattone, contributo e talismano a un tempo per guarire dall’emicrania. La frazione di Salsominore è provvista di scuola, recentemente istituita, che farà del bene di certo agli abitanti se vi manderanno i loro fanciulli.

Vigoleno

Posizioni - Vigoleno è piantato sul colle di Santo Stefano alla sinistra dello Stirone. Resta a nord-ovest di Salso, e la parte che appartiene al nostro comune ha una popolazione di 249 abitanti.

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Minerali - Il suolo è fertilissimo e ricco di fossili marini e di minerali, come gesso, tripolo, pietra arenaria. Più in basso del castello vi è una grotta naturale decorata di incrostazioni calcari e di stalattiti e stalagmiti, che vandalicamente furono asportate. Le stalattiti sono tubi cavi nel mezzo, oppure coni irregolari di calce carbonata, depositata dall’acqua che vanno assottigliandosi in basso, e pendono dalla volta delle grotte. Le stalagmiti sono rialzi della stessa materia forma che dal suolo delle grotte si dirigono verticalmente e spesso si uniscono alle stalattiti dando origine a colonne di varie dimensioni, che, ingrossandosi sempre più e crescendo di numero, rendono spesso inaccessibili le stesse grotte.
Storia - Il castello, per la sua forte posizione e per le opere di difesa ond’era munito, fu sempre di difficile presa.

I conti Scotti l ebbero in feudo nel 1404; indi a pochi anni lo perdettero, e lo ricuperarono, togliendolo ai Piccinini, nel 1449.
Uomini illustri - Anche Vigoleno ebbe le sue glorie paesane nel medico e filosofo Lazzaro Datilo, vissuto nel XV secolo, e in Cristoforo Romani, diligente raccoglitore dei fossili sparsi sulla costa sinistra dello Stirone.

San Vittore

Di questo, come dei seguenti villaggi, basterà un cenno. Sono tutti formati di amene e pittoresche collinette, godono di svariati prospetti, ma per la parte storica sono senza importanza.
San Vittore fa 678 anime, rimane a mezzodì di Salso a una distanza di circa 7 Km. e mezzo ed è

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fornito di scuola. In vicinanza della chiesa sorgeva un tempo la rocca di Castelvetro delle Corticelle, che apparteneva anch’essa ai Pallavicini, della cui esistenza fanno testimonianza pochi ma certi indizi. Le due colonnette di marmo che sostengono il minuscolo propilèo situato dinanzi alla chiesa, facevano parte della rocca summenzionata, tra le cui rovine furono trovate.

 

Cangelasio



Cangelasio sorge sopra un bel colle distante circa 6 Km. a sud ovest di Salso ed è popolato da 283 abitanti.
Le cose più importanti di questa frazione sono la sua pubblica scuola, alla quale intervengono anche molti alunni della vicina Marzano, e la Valle. La Valle un tempo era un bosco estesissimo appartenente al governo Parmense, di circa 140 ettare, dove prosperavano quercie, faggi e cerri, che forniva alle saline una grande quantità di legna ora è ridotto in gran parte a coltivazione ed è proprietà privata,

Marzano

Marzano è situato a sud-ovest di Salso a poco più di 2 Km. di distanza, ed ha una popolazione di 305 abitanti.

Banzola


Banzola è il villaggio più piccolo del Comune poiché non fa che 154 anime. È posto presso il torrente Parola nel quale si trovano anche sorgenti saline a sud-est di Salso, da cui dista circa 9 Km.


IV

Che cosa è il comune?

 

Noi abitiamo nelle case. Le sono riunite a gruppi più o meno considerevoli, detti villaggi, paesi borgate, città, o sparpagliate per la campagna. L’insieme d’uno o più gruppi di case e d’un certo numero di case isolate, situate in un determinato territorio, che hanno un amministrazione propria, chiamasi Comune.
Ogni comune ha un Municipio. Il Municipio è il complesso dei cittadini più onesti e istruiti nominati dalla popolazione per tutelare gl’interessi del Comune. Gl’interessi del Comune sono gl’interessi di tutti. Il Municipio pensa a provvedere il Comune di strade, perché i cittadini possano agevolmente recarsi da un luogo all’altro; apre scuole perché s’istruiscano, paga il medico, perché siano curati gratuitamente nelle loro malattie. Insomma il Municipio fa il nostro bene e in cambio non richiede da noi che una tassa proporzionale alle nostre sostanze o ai nostri guadagni, per sopperire alle spese che importano i pubblici servizi. Tutti devono pagare le tasse, perché tutti godono dei benefici arrecati dal Comune. Chiamasi Municipio anche la casa dove gli amministratori del Comune, detti Consiglieri, si riuniscono e prendono le loro deliberazioni. Come nella famiglia c’è un capo, il padre, che i figliuoli debbono obbedire, e rispettare così nel Comune

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c’è il Sindaco che ne è il capo, a cui tutti i cittadini devono obbedienza e rispetto.
Il Sindaco nei grandi Comuni è nominato dai Consiglieri, nei piccoli dal Re; ma il Re non può mica nominare chi vuole, deve sceglierlo tra i Consiglieri eletti dal popolo. I Consiglieri, il cui numero varia secondo l’importanza dei comuni, per non adunarsi tutti i momenti, per ogni piccola cosa, il che anche volendo non potrebbero fare, nominano alcuni tra di essi, che formano la Giunta Comunale, la quale delibera intorno agli affari più urgenti e fa eseguire gli ordini del Consiglio. In ogni comune vi sono le Guardie Comunali, che vigilano alla pubblica nettezza e fanno osservare i regolamenti municipali; i Reali Carabinieri, posti a guardia della vita e degli averi dei cittadini; le Guardie di Finanza, incaricate d’accertarsi che non si defraudi il Governo in certi suoi diritti di dazi e privative; il Giudice Conciliatore, che compone i piccoli litigi, la Congregazione di carità, che è un pubblico ufficio di beneficenza, e le scuole elementari .
In molti comuni v’ha inoltre l’Ospedale, l’Asilo o Giardino Infantile, il Monte di Pietà, le scuole tecniche o ginnasiali, nelle quali si entra dopo aver percorso le elementari, uno o più istituti di credito (le banche).
In Italia si contano 8256 Comuni tra grandi e piccoli. Questo numero è esattissimo e venne accertato dalla Direzione Generale della Statistica del Regno al 31 Dicembre 1893

  

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 V

Il nostro Comune

  

Posizione – Confini - Il comune di Salsomaggiore appartieve ai piccoli comuni. Geograficamente è compreso fra i gradi 44°, 48’, 36’’ di latitudine e 27°, 38’, 15’’ di longitudine; ed è situato a ovest di Parma, a sud di Borgo San Donnino, a nord di Pellegrino e a est di Piacenza. Per conseguenza i suoi confini sono: al nord e all’est il Comune di Borgo, al sud i comuni di Medesano e di Pellegrino, e al nord ovest la provincia di Piacenza.
Il Comune di Salsomaggiore è posto quasi interamente in collina. La sola parte piana che comprende è la breve estensione di terreno formante l ultimo lembo della valle della Gerra o Ghiara, che dir si voglia, e parte della valle dello Stirone.
Popolazione e Superficie - Ha una popolazione di 5790 abitanti sopra una superficie di chilometri quadrati 77 e mezzo circa
Orografia - (Descrizione dei monti ) - Il Comune di Salso non ha monti propriamente detti. L’altezza massima delle colline sulle quali giace non supera i 500 metri. Le principali sono:
1. Il monte del Castellaccio o Castellazzo a mezzo-giorno, alto 322 metri. Sulla cima di questo colle in tempi molto remoti si elevava un castello, in vicinanza

 

Comune di Salsomaggiore

 

manualetto topografia6

 

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del quale nel 1007 si costrui un monastero. Tanto il castello quanto il monastero furono arsi e distrutti dalle feroci soldatesche di Bernabò Visconti nel 1373.

2. Il monte della Marazzuola a nord, alto 224 metri, sul quale esisteva un oratorio che, cominciato nel 1616, fu aperto due anni dopo e dedicato alla Madonna della Pietà. Al presente esso è ridotto ad abitazione civile ed appartiene ad un privato.

3. Il monte di Scipione a nord-ovest, che si eleva 294 metri sul livello del mare .

4. Il monte di Tabiano a sud-est, alto 329 metri.

5. Il monte Cucco, anch’esso a sud-est, ma più basso, arrivando appena ai 280 metri, su cui torreggia la Villa Ortisi.

6. Il monte Predella a sud, uno dei più alti, che raggiunge i 492 metri.

7. Il monte di Bargone a est, meno alto dei precedenti, che giunge appena ai 200 metri su cui è piantato il castello dello stesso nome.

8. Il monte di Gallinella al sud, dell’altezza di 356 metri, dove giacciono le rovine dell’antico castello chiamato anch’esso di Gallinella.

9. La Costa Marenga al nord, alta metri 231, e alcune altre colline di varia altezza.

Idrografia - (Descrizione delle acque). Cinque sono i torrenti che bagnano il Comune di Salsomaggiore.

1. Lo Stirone, il più importante, che scende dal monte Santa Cristina, dopo 3 Km. riceve lo Stirone Rivarolo, proveniente da Pozzolo, passa a ponente di Salso, e dopo un corso di circa 40 km. si getta nel Taro, fra Sissa e Roccabianca.
2. La Gerra o Ghiara, che scende dal monte delle

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Canate al sud, e dopo un corso di circa 11 Km., mette foce nello Stirone.

3. La Citronia, la quale ha origine dalla costa di Faeto, passa nell’interno di Salso e si versa nella Gerra a poca distanza dalla Borgata. La Gerra si chiama anche Gerra della Brugnola o Gerra di San Giovanni e la Citronia Gerra di Salso.
4. La Rovacchia, che scende dai colli di Tabiano e sbocca nello Stirone.

5. Il Gisiolo, il quale ha origine dai colli di San Vittore e finisce nella Parola, torrentello che nasce dal monte Pariolo presso Mariano in quel di Pellegrino e sbocca nella Rovacchia.

Suolo - Il suolo per la natura degli elementi ond’è costituito, presenta notevoli differenze in brevi estensioni. Gli elementi che vi predominano sono i calcarei con avanzi di corpi marini, i cretacei, gli argillosi, i sabbiosi e i sassosi, con traccie qua e là di rame e lignite. Esso è ricco di fossili, di conchiglie, di quarzo purissimo, di tripolo (finissima argilla) di gesso, di sorgenti saline, solforose e ferruginose, gaz idrogeno e petroli.

I fossili specialmente e le conchiglie sono in preponderanza, o meglio erano, che furon raccolti e di presente sono rari. Perfino uno scheletro di balena fu trovato molti anni fa sopra un monte circostante. Da ciò e da altri indizi gli scienziati argomentano che il nostro comune e varii altri comuni limitrofi fossero ricoperti un tempo dalle acque del mare.

Prodotti - Se si considera dal lato agricolo il suolo in generale è fertile. Vi prosperano il frumento, il granturco, il fieno, la canapa, canne da far rocche, pettini da tessitore e ancie per istrumenti da fiato; la

  

Comune di Salsomaggiore

manualetto topografia7

 

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vite, il carciofo, l’olmo, il leccio, il cerro, il faggio; spontaneamente funghi mangerecci (l’agarico cesareo e il prataiuolo), fragole e lamponi. Anche l’ulivo vi alligna nelle terre a solatio (specie a Scipione e a Contignaco) ma non è coltivato. In tutto il Comune si alleva con buoni frutti il bestiame e si cacciano lepri, pernici, beccaccie e tordi.
Clima - Se si eccettua qualche improvviso cambiamento di temperatura nell’estate, comune a tutti i luoghi situati alle falde delle colline, che del resto non ha mai serie conseguenze, il clima é temperato e salubre si nella fredda che nella calda stagione e l’aria è limpida e purissima.
Se Salso avesse un osservatorio meteorologico si potrebbe sapere la quantità media di pioggia che vi cade, la temperatura massima e minima che vi si riscontra, come tante altre notizie utili all’agricoltura e all’industria. E un osservatorio a Salso sarebbe necessario, oltre che per l’agricoltura e l’industria, anche per gli stabilimenti terapeutici. Speriamo dunque che o il Comune o i Concessionari dei Bagni lo istituiscano pensando che non costa molto e che arreca tanti vantaggi.
Vie di comunicazione - Cooperatore all’incremento del commercio d’un paese e allo sviluppo delle sue industrie è l’abbondanza delle vie di comunicazione con gli altri paesi e con tutte le frazioni del Comune.
Nel 1860 il comune di Salso possedeva tre sole strade carreggiabili compiute, quelle da Borgo a Salso, da Tabiano a Borgo e da Salso a Castelnuovo Fogliani; e due (quella da Salso a Pellegrino e da Scipione a Fiorenzuola) in costruzione. Ora ne la 14 senza contare le strade Salso-Borgo e Salso Pellegrino, che sono passate sotto la vigilanza della Provincia. Queste si chiamano

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strade provinciali, quelle strade comunali. Le strade invece fatte e mantenute dal Governo si dicono strade nazionali. Le strade comunali di Salso sono la strada di San Vitale al nord lunga 200 metri; la strada di circonvallazione, lunga come la precedente, con un ponte sulla Citronia; quella detta della Villa, della lunghezza d’un chilometro.
la bellissima strada di Tabiano in continuazione del Viale Romagnosi, lunga sette chilometri.

la Salsediana (via di Scipione) con un ponte sulla Citronia, lunga quasi tre chilometri e mezzo, passante in prossimità del pubblico cimitero, il quale fu edificato nel 1827 vicino al cadente Oratorio della Madonna della Rosa, fondato nel 1730, e che ha bisogno o di venire convenientemente allargato o di esser riposo e sostituito con uno più ampio e un po’ più discosto dal capoluogo;
la strada di Cangelasio e quella di Marzano, della stessa lunghezza, circa tre chilometri e mezzo.

la strada di San Vittore che non oltrepassa i tre chilometri; quella che da Tabiano conduce a Borgo lunga circa cinque chilometri;
la strada della Chiesa di Tabiano (quasi 3 Km.) e quella della Farfanara (Km. 4 e mezzo) della Bocca (Km. 5 e mezzo) di Gavazzola (2 Km.) e di Contignaco (metri 250).
Alle strade comunali summenzionate va messo accanto un gran numero di strade vicinali che anch’esse sono d’un’utilità incontestata siccome quelle che conducono da una casa o ceppo di case all’altro e da questo nella strada comunale.

Divisione Amministrativa - Il comune nostro prende la borgata di Salsomaggiore che ne è il capoluogo;

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le frazioni di Bargone, Scipione, Contignaco, Salsominore, San Vittore, Marzano, Cangelasio, Banzola e parte delle frazioni di Tabiano e Vigoleno.
L’Amministrazione comunale è composta di 20 consiglieri. Quattro di essi sono gli Assessori e formano la Giunta, che, come il Consiglio, è presieduta dal Sindaco.
Nel comune di Salso vi sono due medici condotti, un veterinario, dodici maestri, e altrettante scuole con la direzione didattica, due guardie comunali, quattro impiegati municipali, compreso il Segretario che ne è il capo, il Maresciallo dei Carabinieri e il Brigadiere delle Guardie di Finanza, che comandano una brigata ciascuno.
Il Comune di Salso ha un entrata annua di circa cento mila lire, e una spesa di altrettanto, di cui quasi per l’istruzione, e dieci mila per il mantenimento delle strade.

  

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manualetto topografia8

 

 VI

Cos’è il Circondario

 

Il circondario è la riunione di più comuni. Il comune più grande o più importante ne è il capoluogo. Nel capoluogo di circondario, oltre l’autorità comunale, risiedono: il sotto-prefetto, rappresentante del Governo, che è responsabile dell’ordine pubblico e dell’osservanza delle leggi; ma se il capoluogo di circondario è anche capoluogo di provincia, invece del sotto-prefetto vi è il prefetto - il delegato e le guardie di pubblica sicurezza, che vigilano affinché non avvengano delitti e i paesi e le città si mantengano sicuri e tranquilli - il commissario di leva, davanti al quale i giovani prima d’andar soldati estraggono il numero e sono visitati - il ricevitore del Registro, il cui ufficio è di registrare gli atti pubblici e privati, facendo pagare un tanto per ognuno di essi, e di esigere e di pagare per conto del Governo - l’agente delle imposte, che ripartisce le tasse fra i cittadini in proporzione delle loro sostanze - il regio ispettore scolastico, incaricato di visitare le scuole e riferire intorno al loro andamento - il magazziniere delle privative, che fornisce sale e tabacco ai rivenditori - un tribunale, dove si amministra la giustizia - una compagnia o un battaglione di soldati e la luogotenenza dei carabinieri.
Nel capoluogo di circondario vi sono altresì scuole

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secondarie, giardini infantili, ricoveri per i vecchi e gl’infermi e gli orfani, altri istituti di carità, prigioni, istituti di credito, teatri, stabilimenti industriali, un vescovo e un capitolo di Canonici. Tutta l’Italia è divisa in 284 circondari.
Mandamento - Per l’amministrazione della giustizia ogni circondario è diviso in varii Mandamenti,in ciascuno dei quali risiede un Pretore. Ogni paese che abbia la pretura è capoluogo di mandamento e ciascun nandamento abbraccia due o più comuni. Se i comuni sono di qualche importanza allora formano mandamento di per sé; e quando siano molto grandi, come Parma, Milano, sono divisi in due o più mandamenti. Tutta l’Italia è divisa in 1548 mandamenti.

  

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VII

 

Il nostro Circondario

 

Il Comune di Salsomaggiore appartiene al Circondario di Borgo San Donnino. Il circondario di Borgo San Donnino è formato di cinque mandamenti e di sedici comuni. Dodici di questi sono in pianura, dei quali tre in riva al Po (Zibello, Polesine e Roccabianca) e quattro in collina o montagna (Salsomaggiore, Medesano, Pellegrino, e Varano Melegari).
Mandamenti del nostro Circondario - I Mandamenti sono:
1. Il Mandamento di Borgo San Donnino, che comprende i comuni di Borgo San Donnino, Salsomaggiore e Soragna;
2. Il Mandamento di Busseto, formato dei tre comuni di Busseto, Polesine Parmense e Zibello;
3. Il Mandamento di Noceto, che abbraccia i tre comuni di Noceto, Fontevivo e Medesano;
4. Il Mandamento di Pellegrino Parmense, composto dei due comuni di Pellegrino e Varano Melegari;
5. Il Mandamento di San Secondo Parmense, sotto la cui giurisdizione sono i cinque comuni di San Secondo, Fontanellato, Roccabianca, Sissa e Tre Casali.
(Il regio decreto che ha ridotto il numero delle preture mandamentali porta la data del 9 novembre 891).

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Confini - I confini del Circondario di Borgo San Donnino sono: al nord il fiume Po, all ‘est e al sud il circondario di Parma, e all’ovest la provincia di Piacenza.
Popolazione Superficie - La sua popolazione è di 84022 abitanti sopra una superficie di chilometri quadrati 929,84.

Monti - I monti principali del circondario di Borgo San Donnino sono tutti nel comune di Pellegrino e si chiamano:
1. Santa Cristina, alto metri 963, su cui esisteva un antica basilica;
2. Le Canate, alto metri 853, su cui si trovano gli avanzi di un castello detto di Varrone, in cui pretendesi sia abitato il console Publio Quinto Varrone: castello arso nel 1360 e uguagliato al suolo nel 1373 da Bernabò Visconti. Su questo monte trovansi pure alcune cave di buona cote (pietra da affilare coltelli)
3. Pietranera, bellissima rupe di serpentino verde cupo, alto metri 676;
4. Sant’Antonio, dell’altezza di metri 646, su cui si vedono le reliquie di un altro castello, in vicinanza del quale si diceva esistesse un tesoro, cui i Farnesi pare tentassero di scavare.
Corsi d’acqua - Tra i corsi d’acqua che scendono nel circondario, oltre a quelli già mentovati parlando del comune di Salso, primeggiano:
Il Po, il maggior fiume d’Italia, che nasce dal Monviso, bagna molte città, tra cui Piacenza, passa a Zibello, Polesine e Roccabianca e sbocca nel mare Adriatico dopo un corso di 527 chilometri.

L’Ongina, che deriva dal monte della Ranca presso a Vernasca nel Piacentino, scorre in vicinanza

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di Busseto, paese natale di Giuseppe Verdi, e mette foce nel Po. La lunghezza del suo corso è di 50 Km.

Il Recchio, che ha le sorgenti nel comune di Medesano, bagna il comune di Noceto e si getta nel Taro.
Il Ceno, che dal monte Penna dove ha origine, scende a bagnare i comuni di Pellegrino e Varano Melegari e si versa nel Taro, dopo un corso di 92 chilometri.
Vie di comunicazione - Per mezzo di strada ferrata il circondario di Borgo è in comunicazione con Salsomaggiore, Piacenza, Milano, Torino e Genova; con Parma, Mantova e il Veneto, la Spezia, Bologna e l Italia centrale e meridionale.
Comode vie carrozzabili conducono da Borgo a Parma, da Borgo a Piacenza, da Borgo a Busseto e a Polesine, da Borgo a Fontanellato e Fontanellato e a Soragna, da Borgo a Salso e a Pellegrino.

 

 

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Circondario di Borgo San Donnino

  

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Borgo San Donnino

 

Posizione - Giace Borgo in pianura sulla destra riva dello Stirone a 9 Km. nord da Salso, nel luogo dove anticamente sorgeva la città di Fidenza, della quale nel 1874 furon scoperti gli avanzi d’un ponte romano che si trovan sotto la porta del Duomo e sono conservati a spese dello Stato. Il nome che porta oggi lo assunse senza dubbio dopo la scoperta del corpo del martire San Donnino, decapitato ai tempi degli imperatori Diocleziano e Massimiano, cioè tra la fine del terzo secolo e il principio del quarto.
Storia - Dopo il mille Borgo era verosimilmente un castello come Bargone e tanti altri sopravvissuti all’epoca loro; castello attorniato da poche casupole e bersagliato dalle fazioni.
La storia ricorda difatti che Borgo fu arso e distrutto tre volte negli anni 1008 ,1152, 1307; che ebbe a guerreggiare contro Parma a cui non volle esser mai sottoposto e che fu feudo dei Pallavicini, investiti del dominio di molte altre terre. I Parmigiani, che lo agognavano, riuscirono talora ad impadronirsene, togliendolo o al comune di Piacenza, cui fu successivamente regalato e venduto, o agli stessi Pallavicini; e per vendicarsi della resistenza che loro opponevano i Borghigiani, nel 1269 fecero abbattere le mura e le torri del castello.

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Borgo nel 1311 ottenne di erigersi a comune, e non avendo più nulla a temere dai Parmigiani coi quali si era pacificato, venne riparato e fortificato. Dai Pallavicini passò ai Farnesi, quando questi presero possesso del Ducato di Parma, e di poi la storia di Borgo si confonde con la storia del ducato.
Via Emilia - La città è traversata dalla Via Emilia nella direzione da est a ovest. La via Emilia è una bellissima strada fatta costruire dal Console Marco Emilio Lepido l’anno di Roma 566, la quale comincia a Piacenza passa a traverso dell’Emilia e della Romagna e termina a Rimini.
Borgo ha belle vie, vaste piazze, antichi palazzi e pregiati monumenti.
Vie - Le vie principali sono: Via Garibaldi (Strada del Duomo), Via Vittorio Emanuele (strada di Santa Maria e San Michele), Via della Stazione e Via del Teatro.
Piazze - Tra le piazze vanno menzionate la Piazza Grande o Piazza Cavour nella quale sorge l’obelisco alla memoria di Garibaldi; l’attigua piazza di S Giovanni, dove si tiene il mercato del bestiame bovino, e la Piazza della Sotto-Prefettura.
Palazzi - Ai palazzi importanti appartengono la Rocca (il presente palazzo delle scuole) grande edificio costruito sulle fondamenta di un antica rocca rovinata; il Municipio, di cui non è noto l’anno di fondazione, ma che fu più volte guastato con disadatti riattamenti; l’Ospedale fondato nel 1745 con lasciti privati; i due Ricoveri di mendicità, costrutti e aperti al principio di questo secolo e provvisti di scuole e officine; il Collegio delle Orsoline, il Seminario, il palazzo vescovile, quello della Sotto-Prefettura e la I.
Monumenti - Borgo vanta due monumenti d'arte pregevolissimi:

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il Duomo di stile lombardo, che risale ai secoli XII e XIII, la cui facciata è rivestita di marmi e adorna di bei bassorilievi;
e il Teatro Municipale costruito nel 1861, un vero gioiello, che ora ha assunto il nome di Teatro Girolamo Magnani, in memoria del grande scenografo pittore e decoratore borghigiano, tolto nel 1889 all’arte e alla patria, il quale vi eseguí, immortali lavori.
Industria - Se Borgo è privo di acque minerali e di stabilimenti balneari, ad altri rami d’industria attinge la sua ricchezza. V’ha infatti una fornace a fuoco continuo per la cottura dei materiali da costruzione; una fabbrica di vetri, fondata al principio del secolo; una distilleria di catrame; fabbriche di liquori e di acque gazose.
La sua posizione sulla linea ferroviaria Piacenza-Parma e la vicinanza di Salso, a cui è unito da un tranvai a vapore, e di Tabiano concorrono a sperare il suo commercio, ch’è bene avviato.
Uomini illustri - Anche di uomini illustri Borgo è stato fecondo. Oltre Girolamo Magnani, già citato, vi nacquero Giambattista Tagliasacchi, buon pittore del secolo scorso; l’abate Pietro Zani vissuto dal 1748 al 1821, autore dell’Enciclopedia metodica delle belle arti; Michele Leoni, letterato di bella fama, nato nel 1776 e morto nel 1858, il padre Benedetto Bacchini, storico oratore e fondatore d’un Giornale dei Letterati d’Italia, che fini la sua vita settantenne nel 1721; Antonio Facchinetti che nel 1591 diventò papa sotto il nome di Innocenzo IX; e Giovanni Rossi, musico valente morto nel 1886.
La città di Borgo che dista da Parma 22 chilometri e mezzo, fa circa 5000 anime e il Comune 12000.

 

 

VIII

Il Circondario di Parma

Posizione - Il circondario di Parma si estende a levante ea mezzogiorno del circondario di Borgo San Donnino. Esso comprende otto mandamenti e 27 comuni, dei quali dieci sono in pianura, otto parte in pianura e parte in collina, e nove tutti in montagna.
Mandamenti - I mandamenti sono:

1 e 2. I mandamenti nord e sud di Parma;
Al primo appartengono una parte di Parma e comuni di Cortile S. Martino, Sorbolo e Golese; il secondo comprende l’altra parte di Parma e i comuni di Collecchio, S. Lazzaro Parmense, S. Pancrazio Parmense e Vigatto.

3. Il mandamento di Calestano, composto dei comuni di Calestano e Lesignano Palmia;
4. Il mandamento di Colorno, che comprende i co muni di Colorno, Mezzani e Torrile;
5. Il mandamento di Corniglio, cui appartengono i comuni di Corniglio, Monchio e Palanzano;

6. Il mandamento di Fornovo, sotto la cui giurisdizione trovansi i comuni di Fornovo, Sala Baganza, Solignano e Varsi;

7. Il mandamento di Langhirano, formato dai comuni di Langhirano, Felino e Tizzano Val Parma.

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8. Il mandamento di Traversetolo, dal quale pure dipendono quattro comuni: Traversetolo, Lesignano de Bagni, Montechiarugolo, Neviano degli Arduini.

Confini - I confini del circondario di Parma sono: al nord il Po, all’est la provincia di Reggio d’Emilia, al sud la provincia di Massa Carrara e all’ovest i circondari di Borgo e di Val di Taro. La sua popolazione è di 155920 abitanti sopra una superficie di chilometri quadrati 1593,20; il circondario di Parma è dunque più grande del circondario di Borgo.

Monti - I monti principali del circondario di Parma sono: l‘Alpe di Succiso o Spiaggiabella nel Comune di Palanzano, il più alto del Parmigiano, che arriva ai 2020, e l’Orsaro nel comune di Corniglio, cosi chiamato dagli orsi che è fama un tempo ricettasse, alto 1834 metri.
Laghi - Sull’Appennino parmigiano appartenente al circondario di Parma s incontrano dei laghi, che alimentano varii torrenti. I principali sono il lago Santo nel comune di Corniglio; i laghi Bellano, Verdarolo e Verde nel comune di Monchio.
Corsi d’acqua - I corsi d’acqua che bagnano il circondario sono: il Taro, che scende dal monte Penna nel comune di Bedonia, scorre presso Borgotaro e Fornovo e si getta nel Po, dopo un corso di 126 chilometri.
La Parma, la cui principale sorgente esce dal lago Santo; esso passa presso Langhirano, e, attraversato la città di Parma, sbocca nel Po. Il suo corso è di 110 Km.
l’Enza che ha origine dal monte Rigoso nel comune di Monchio, passa in vicinanza di Sorbolo e Traversetolo, e mette foce nel Po, dopo un corso di 112 Km.
La Baganza, che discende dalla Cisa nel comune

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di Berceto, bagna Berceto e Calestano e sbocca nel torrente Parma, dopo un corso di 52 chilometri.
Vie di comunicazione - Linee di ferrovie mettono in comunicazione il Circondario di Parma con Mantova e il Veneto, Reggio, Modena e Bologna, Berceto e Spezia, e Piacenza.
Col tranvai a vapore si va da Parma a Langhirano, da Parma a Fontanellato, a Soragna ea Busseto e, quando sarà compiuta la rete di tranvai ora in costruzione, in molti altri paesi.
Parma è unita agli altri paesi della provincia per mezzo di vie carreggiabili. Da Parma si va a Berceto, Borgotaro, sulla Cisa a Pontremoli, (vecchia strada della Spezia); a Fontanellato, S. Secondo e Zibello; a Langhirano, Corniglio, Monchio; a Colorno; a Montechiarugolo; a Noceto e a Medesano; a Fornovo, Varano Melegari e Pellegrino, a Solignano e a Varsi.

 

 

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PARMA

 

Posizione - La città di Parma rimane all’est di Salsomaggiore. Essa è cinta di mura e bastioni. ha cinque barriere o porte. moltissime vie e piazze e monumenti cospicui. La via Emilia l’attraversa da est a Ovest il torrente Parma da sud a nord.
Storia - Sull’origine di Parma vi sono varie opinioni: chi sostiene sia stata fondata dai Romani, chi dai Galli; e se abbiano ragione gli uni piuttosto che gli altri è difficile il dire. È certo però ch’è antichissima.
La sua storia non ingloriosa, è nell’età di mezzo la storia delle altre città della penisola. Nuova Atene sotto la dominazione greca, durante la quale era chiamata Crisopoli, ossia città d’oro, decadde sotto quella longobardica, e subì i suoi conti sotto il regno della feudalità, istituito da Carlomagno. Anche a Federico Barbarossa fu sottomessa; ma ben presto ne scosse il giogo e si eresse a repubblica. Fu durante questo regime di libertà che riportò la famosa vittoria su Federico II che l’aveva stretta d’assedio. I popoli liberi son sempre forti. Senonché anche la repubblica ebbe corta vita, soffocata da intestine discordie, cui davan luogo i maneggi delle ambiziose famiglie de’ Rossi, Correggio, Pallavicini e Sanvitale, miranti al predominio della città. La repubblica fu sostituita dalle signorie o tirannie domestiche e forastiere,

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le quali seguirono uno stesso sistema di governo, sia che il principe si chiamasse Visconti, Farnese, Borbone o Napoleone. Esse stettero in piedi sino al 1859, anno in cui l’Italia finalmente si costituì in un sol regno italiano, libero e indipendente sotto i re di casa Savoia.
Monumenti - A Parma meritano d’esser veduti:
il Duomo, antico e maestoso edificio, costrutto nel secolo XI, ornato d’affreschi del Correggio e del Parmigianino;
il vicino Battistero (edificio sacro dov’è il fonte battesimale), uno dei più bei monumenti del medio-evo che onori l’Italia;
la chiesa di San Giovanni Evangelista, contenente pregevolissimi dipinti a fresco e in tela del Correggio e del Parmigianino;

la chiesa della Steccata, di cui il Parmigianino dipinse la volta;

la chiesa della SS. Annunziata, antichissima, contenente una preziosa Annunziata a fresco del Correggio (ora trasportata nella Pinacoteca)

la Pilotta, edificio colossale, in cui son posti il Museo, l’Accademia di belle arti, la Biblioteca, la scuola d’incisione, disegno, architettura, pittura e scultura;
il teatro Farnese, tutto di legno; la Pinacoteca ricca di dipinti di Raffaello, Tiziano, Leonardo da Vinci, Correggio e Parmigianino, e l’Archivio di Stato:
l’edificio di San Paolo, sede della scuola normale femminile, ove ammirasi una stanza tutta dipinta dal Correggio;

il teatro Regio, il teatro Reinach, la Prefettura, il Municipio, il Vescovado, il palazzo delle Beccherie, in Ghiaia, e molti altri non meno importanti, cui i limiti di questa operetta e il suo scopo vietano di nominare.

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Uomini illustri – Parma, città ricca d’opere d’arte fu eziandio fertile di eletti ingegni. I principalissimi sono:
Mazzola Francesco, detto il Parmigianino nato nel 1503, morto nel 1542, pittore famoso;

Antonio Allegri, detto il Correggio dal nome del suo paese natale su quel di Modena, altro celebre pittore, che si considera parmigiano perché a Parma abitò a lungo ed eseguì i suoi più pregiati lavori (1493-1534);
Macedonio Melloni, fisico eminente della prima metà di questo secolo, autore di molte scoperte;
Paër Ferdinando, compositore di musica nato nel 1771, morto nel 1839 ;
Tommasini Giacomo, scienziato, medico e professore famoso in tutta Europa, che visse dal 1768 al 1846;

Zacchi Niccolò, nato nel 1586, morto nel 1670, insigne astronomo, scopritore delle fasce di Giove;
e Angelo Mazza, poeta vissuto nella seconda metà del secolo scorso.
Parma dista da Salso 32 Km e fa 45 mila anime circa.

 

 

IX

Il circondario di Valditaro

 

Posizione - Il circondario di Valditaro rimane sud est del circondario di Parnia ed è formato di tre mandamenti e sette comuni Tranne Borgotaro capoluogo del circondario che giace in una valle chiusa in giro da alti monti gli altri sei comuni sono alpestri
Mandamenti - I mandamenti sono:
1. Il mandamento di Borgotaro, a cui son sottoposti i comuni di Borgotaro, Albareto e Valmozzola;

2. Il mandamento di Berceto, che comprende il solo comune di Berceto;

3. Il mandamento di Bedonia formato dei comuni di Bedonia, Compiano e Tornolo.

Confini - Il circondario di Valditaro confina al nord col circondario di Parma e con la provincia di Piacenza, all’est col circondario di Parma, al sud con la provincia di Massa Carrara e all’ovest con la provincia di Genova.

Popolazione e Superficie - Esso è il circondario più piccolo dacché fa appena 37531 abitanti, ed ha una superficie di Km2 716,63.

Monti e fiumi - I monti principali del circondario di Valditaro sono:
Il monte Penna, nel comune di Bedonia, che si eleva 1739 metri; il Gotra, nel Comune di Albareto

 

 

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dell’altezza di 1646 metri, e la Cisa, dell’altezza di mille metri nel comune di Berceto (su cui è tracciata la vecchia strada carrozzabile della Spezia, che ora ha perduto della sua importanza per l’apertura della linea ferroviaria Parma Spezia.)
Questo circondario è bagnato dai torrenti Ceno, Taro e Baganza, di cui s’è già detto precedentemente.

Vie di comunicazione - Compiuta la linea ferroviaria Parma Spezia che sarà attivata quest’anno, Borgotaro si troverà in comunicazione con Parma e tutta l’Emilia da una parte, con la Spezia e tutta la Liguria e Toscana dall’altra. Per vie carrozzabili si va da Borgotaro a Berceto e a Parma, da Borgotaro a Compiano, a Bedonia, a Tornolo e ad Albareto.

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Borgotaro

 

Posizione - È una simpatica cittadetta, che sorge in ameno suolo sulla sinistra del Taro e a sud-ovest di Salso e di Parma. Essa è il centro del commercio e dell’amministrazione dell’alta valle del Taro, ed offre in piccolo tutto quello che la moderna carità e civiltà hanno escogitato a sollievo dell’indigenza e per l’educazione del popolo.

Storia - Borgotaro, l’antica Torresana, appartenne nel medio-evo, e fino oltre al 1300, a Piacenza. Durante la lunga servitù non lasciò tuttavia intentato niun mezzo per ricuperare la propria indipendenza, che talora anzi consegui, benché per poco. Nel 1312 l’imperatore Arrigo, in ricompensa di ricevuti servigi, investi del feudo di Borgotaro Ubertino Landi; ma questi ne fu ben presto spogliato da Galeazzo Visconti, al quale i Valtaresi valorosamente resisterono e mostrarono come si debba amare il proprio paese. Borgotaro col comune di Piacenza fu in progresso di tempo acquistato dalla Chiesa, e da questa cadde successivamente in potere di diversi feudatari, come i Visconti, i Landi, i Piccinini e i Fieschi. Istituito il ducato di Parma, Pier Luigi Farnese, primo duca e celebre tiranno, s’impadroni di Borgotaro che fu poi definitivamente sottomesso dal figliuolo di lui Ottavio. In avvenire i Valtaresi rimasero soggetti ai Borboni, succeduti ai Farnesi, ed ebbero di poi comuni le sorti con Parma e Piacenza.

 

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Borgotaro è cinto di mura, ha tre porte, vie regolari e simmetriche, pubbliche passeggiate, ed è adorno di begli edifizi, come il Castello, residenza municipale, il teatro, e la sotto-prefettura. Uomini illustri - Gli uomini illustri, di cui si onora Valditaro, senza contare gli antichi, certi Giovanni, poeta vissuto nel 1200 e Pietro, grecista del 1500, sono i seguenti, nati tutti a Borgotaro:
Don Alberto Cassio, riputato archeologo, nato nel 1669 e morto nel 176;
Prospero Manara, chiaro poeta nato l’anno 1714, morto nel 1800; Francesco Basetti, prode soldato, nato nel 1761 e morto in Morea nel 1825 valorosamente combattendo contro i Turchi per la libertà della Grecia.
Borgotaro fa 8000 abitanti e dista da Parma 83 chilometri.

 

X

Che cos’è la Provincia

 

La provincia è la riunione di due o più circondari.
La città più importante della provincia ne è il capoluogo. Il capoluogo di provincia è naturalmente anche capoluogo di circondario e di comune.

Capo della provincia è il Prefetto ,nominato dal Re. Il palazzo dove abita il Prefetto si chiama Prefettura. La provincia è amministrata dal Consiglio Provinciale, nominato dai Comuni della provincia, e quando questo non è riunito, dalla Deputazione Provinciale.

Le faccende dell’istruzione sono affidate al Consiglio Scolastico ed al Provveditore agli studi, ch’è la prima autorità scolastica della provincia. Il capo della sicurezza pubblica è il Questore, assistito dagl’Ispettori; e degli uffici amministrativi l’Intendente di Finanza.
Nel capoluogo di provincia risiedono inoltre i Tribunali, le Carceri, il Distretto militare, comandato da un colonnello, scuole d’ogni specie, collegi d’educazion, e istituti di beneficenza. Le provincie del regno d Italia sono in tutto 69.

 

 

XI

La nostra Provincia

 

  

Superficie e Popolazione - La nostra provincia comprende tre circondari: di Borgo San Donnino, di Parma e di Valditaro, mandamenti 16, e 50 comuni con una popolazione complessiva di oltre 280 mila abitanti, e una superficie di chilometri quadrati 3239,67.
Confini - Essa confina al nord col Po, dal quale la difendono argini gagliardi; all’est con la provincia di Reggio, per mezzo dell’Enza: al sud con la provincia di Massa Carrara e con la Toscana, per mezzo degli Appennini, e all’ovest con la provincia di Genova per mezzo degli Appennini, e con quella di Piacenza per mezzo dei torrenti Ceno, Stirone e Ongina e del monte Carameto.

La provincia di Parma resta per una metà circa in pianura e per l’altra in montagna. I monti più alti di essa sorgono a sud e a sud-ovest e fan parte della catena dell’Appennino.

Industria e Agricoltura - La nostra provincia è fertile e industriosa, e produce di tutto, tra l’altro eccellenti formaggi e burri, meritamente conosciuti e apprezzati, e pregiati salumi, dei quali si fa un gran commercio. Ma la sua vita industriale e commerciale si svolge in massima parte nell’ambito dell’agricoltura, le quale nondimeno lascia qualche cosa a desiderare.

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La terra non dà tutto il frutto di cui è capace, perché non è coltivata a dovere. Una delle principali cause per cui non si cerca di migliorare i vecchi metodi di cultura agraria è l’ignoranza dei contadini di molti padroni. La parte meglio coltivata è la pianura e la bassa collina; dell’alta collina non si coltiva che la ventesima parte, e nella montagna la coltivazione non si estende che alla centesima parte. Gli agricoltori dell’alta collina e della montagna scambio di rimboscare i tratti di terreno brullo e sterile, ch’è inoperoso, seguitano a sboscare; e questa è vera jattura ché l’allevamento del gregge è di molto più proficuo che non sia la coltivazione delle leguminose e dei cereali, i quali in tale disadatto terreno intisichiscono in luogo di prosperare.
Quanti mali genera l’ignoranza! E si che di scuole non v’ha penuria nella provincia di Parma, dove ogni piccolo villaggio per quanto perduto nella varia bellezza de monti o nell’uggiosa uniformità del piano, ne ha aperta qualcuna. Il guaio è che non tutti i ragazzi, specie i campagnoli, vanno a scuola. Cosi restano ignoranti come i loro padri, come i loro nonni, come i loro bisavoli e imbevuti degli stessi errori e degli stessi pregiudizi che avevan quelli, dai quali li hanno succhiati, e che essi medesimi trasmetteranno ai loro figli. Le cose possono elleno camminare diversamente dai tempi andati?
Orografia - I monti più importanti della Provincia di Parma sono:
Santa Cristina, le Canate, l’Alpe di Succiso, l’Orsaro, il Penna, il Gotra, la Cisa, descritti nei precedenti capitoli.

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Idrografia - I principali corsi d acqua da cui è intersecata la provincia sono:
Il Po, lo Stirone, l’Ongina, il Recchio, il Ceno, il Taro, la Parma, l’Enza, la Baganza, di cui si è parlato precedentemente.

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Città principali - Oltre Parma ,Borgo S. Donnino e Borgotaro, le città principali dell’Emilia sono: Piacenza, sulla destra del Po, cinta di fortezze con 35000 abitanti; Fiorenzuola, presso l’Arda, con 6600 ab.; Reggio sul Crostolo, con 50700 ab.; Guastalla, vicino al Po con 10400 ab.; Modena, bagnata dalla Secchia e dal Panaro con 59000 ab.; Mirandola, con 12800 ab.; Parullo, con 10200 ab.; Carrara, celebre pei suoi marmi con 30 mila ab.; Massa, capoluogo di provincia, con 20 mila ab.; Pontremoli, con 12700 ab.; e Castelnuovo, di Garfagnana con 4800 abitanti.

Uomini illustri - Fra gli uomini illustri emiliani, che son tanti, citerò Pietro Giordani, letterato (1774-1848); Melchiorre Gioia, cultore delle scienze economiche e statistiche (1776-1829) entrambi piacentini. - Lodovico Ariosto, sommo poeta 1(474-1533), il padre Angelo Secchi, astronomo (1818-1878), reggiani. - Tassoni Alessandro, poeta (1749-1815), Lodovico Antonio Muratori, storico (1672-1750); Pico della Mirandola, prodigio di memoria e di dottrina (1463-1494), modenesi. - Pellegrino Rossi, economista e statista ministro di Pio IX (1787-1849) e Pietro Tenerani, scultore (1789-1869), carraresi.

Vie di comunicazione - Le linee ferroviarie che mettono in comunicazione l’Emilia con le altre regioni dell’Alta Italia sono:

Parma-Piacenza, Piacenza-Milano e la Lombardia, Piacenza-Torino e il Piemonte, Piacenza-Genova e la Liguria, da una parte. Dall’altra Parma-Suzzara-Mantova e il Veneto, Parma-Bologna e la Romagna e Parma-Spezia. Numerare ed indicare le vie carrozzabili sarebbe malagevole impresa; da ogni città ne partono tante in tutte le direzioni quanti sono i paesi che la circondano.

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