Salsomaggiore Illustrata31 dicembre 1939 - XVIII - Mattinata allo zoo - Salsomaggiore Illustrata - E un po di tempo, cari bimbi, che non ci vediamo. Ritornata in questi giorni a casa mi è stato detto che qualcuno di voi ha chiesto di me, grazie: sentirmi ricordata è cosa che mi ha fatto molto piacere! Ora riprenderemo le nostre conversazioni e le nostre passeggiate; questa mattina, che è piena di sole, approfittando dell'incanto primaverile, e dell’aria tiepida, entriamo insieme allo zoo.

31 dicembre 1939 - XVIII - Mattinata allo zoo - Salsomaggiore IllustrataLo vedete questo delizioso angolo de1 magnifico parco Regina Margherita vanto di Salsomaggiore, dove una nonnina chiusa nello sgabuzzino dell’entrata vi sorride dallo sportello chiedendovi il biglietto? Figuratevi che questo angolo verde sia un pezzetto dell’arca di Noè con un campionario di animali salvati dal diluvio. I primi che vi capitano sott’occhio forse non avevano bisogno di Arca per salvarsi: sono pesci giapponesi d’oro, di argento, e rossi che sventagliano lunghe code che sembrano bandiere al vento, di faccia è un serpente che, come quando per lui è freddo, sonnecchia ancora immobile arrotolato su se stesso come una corda, bestia che a vederla dà un senso di disagio, come i suoi vicini, malgrado sembrino giuocattoli, piccoli coccodrilli irrequieti. Volgendovi vedete invece come è grazioso e simpatico lo scoiattolo che spaventato dalle vostre piccole persone, passa dalla gabbietta al rullo girante che egli, movendo le gambette, fa girare vorticosamente dandosi la illusione di una corsa disperata per fuggire da Voi, e quando si ferma un istante volta la testina dicendovi la sua meraviglia di essere ancora sotto il vostro naso, e allora riprende la sua corsa pazza. Ostentano le sgargianti tinte delle loro penne i piccolissimi e i grandi pappagalli, lanciando questi ultimi il loro roco vociare, mentre i pavoni allargano a ventaglio le screziate penne delle loro code, spruzzate d’oro, e i trampolieri dal lungo e acuto becco guardano pensierosi attorno stando ritti sopra a una gamba sola che pare uno stecco. Trampolieri?... Ma sicuro, non ricordate questo nome? Si chiamano cosi per le loto sottilissime e lunghe gambe, che sembrano i trampoli dei vostri giochi, sulle quali come vedete resta in bilico il corpo fatto a barchetta che a prua finisce nel sottile e lungo collo: bestia fine ed elegante che sembra mettersi in gara per preziosità di forme con le antilopi e le gazzelle che pure vedete: corpicino snello quasi fragile sopra quattro gambette che sembrano doversi spezzare al minimo sforzo. Eccovi le jene maculate, violatrici di tombe, ed i loro competitori gli sciacalli dal rabbrividente grido che sembra una risata; bestie, come vedete dallo linea goffa e brutta, se, piccoli amici, la confrontate con quella delle vicine volpi dall’aspetto aggraziato ed astuto...Come?... Già una è zoppa... è accaduto a lei ciò che si dice della galla che tanto va al lardo che vi lascia io zampino! Guardate come sembra vi rivolgano, a modo loro, la parola i due grossi orsi bruni: vi guardano con aria implorativa, sembra che muovano le labbra ad articolare la parola, e con le zampe anteriori vi fanno atti di richiesta. Provate a gettar loro un tozzo di pane e vedrete come lo sanno afferrare con scimmiesca agilità. Contegnosi, serii, con movenze aristocratiche si girano, nelle loro gabbie le pantere, il puma e il fiero Leone con il suo imponente aspetto regale... malgrado sia un re della foresta perfettamente mancato, conoscendo soltanto il verde del parco e... le moine delle buone ragazze che lo hanno allevato. Nato a Salso, e mortagli la mamma appena venuto al mondo, venne preso in consegna dalle Signorine Bargiggia che se lo portarono a casa e lo allenarono con ogni amorevole cura allattandolo artificialmente, praticandogli iniezioni per irrobustirlo e tenendolo con loro, fino a quando, fatto adulto come lo vedete nella fotografia abbracciato a quella delle sorelle che gli fu più madre, venne riconsegnato allo zoo, dove per lungo tempo visse, senza prendere cibo se le signorine non andavano a darglielo, e solo stentatamente si abituò alla vita di gabbia e al suo ruolo di bestia selvaggia prigioniera. Questo maestoso bestione dalla sua faccia quadrata, che sembra guardare alla vostra piccolezza con dignitosa compassione, ha dimostrato qui a Salso quante possa in lui la gratitudine verso chi, con affetto gli ha dato tante cure: è un vivente esempio che dovete meditare molto, bambini miei, ricordarlo e all'occorrenza umanamente imitarlo. Queste sono ormai le gabbie dove stanno scimmie di ogni specie e di ogni razza: vedete quelle piccole che sembrano uno scherzo di natura, con quelle faccette rugose ed appassite che paiono quella di un omino grinzoso visto col cannocchiale rovesciato, le altre grosse e operose che si stancano di spuciarsi l’un l’altra, e quelle altre… come? Cosa domandate?... Perchè la calvizie che gli uomini hanno sulla testa loro l'hanno... altrove?... già dove termina la coda? E’ una storia che può servirvi di istruzione anch’essa come quella del leone Una volta , nella notte dei tempi, vennero al mondo scimmiottini di questa razza talmente cattivi, impertinenti e prepotenti che i rispettivi genitori dovettoro castigarli così ferocemente a sculacciate da far loro perdere... i capelli precisamente colà dov'erano stati puniti; do allora i discendenti sono sempre nati con la stessa spelatura e la pelle rosso fuoco... Bimbi state attenti, siate buoni e obbedienti ai vostri genitori altrimenti... Ed ora, prima di uscire, andiamo a salutare il grave e pensieroso dromedario, animale senza del quale non sarebbe possibile agli arabi attraversare il deserto come fanno caricandolo di fortissimi pesi sulla gobba, facendolo camminare giornate intere, dandogli da mangiare sterpi od una manciata di orzo e di datteri, mentre soffre la sete per parecchi giorni di seguito, vecchio prozio del cammello utile, come lui, in paesi meno caldi. Dobbiamo visitare questo campione delle così dette “ navi del deserto” con senso di rispetto e con bontà per la gratitudine che noi, dobbiamo a lui e suoi pronipoti. Pensate ai servizi resi ai nostri soldati nelle guerre di Libia e dell’impero, pensate ai pazienti trasporti di carichi gravissimi di materiale bellico o materiale sanitario, pensate alla rapidità di spostamento dei meharisti, nostri soldati Arabi o Somali che li montano, che sono sempre presenti ovunque nel deserto, fedeli cavalieri combattenti, devoti per la vita e per la morte ai loro ufficiali e con essi all’Italia nostra Reale e Imperiale.

Zia Maria

31 dicembre 1939 - XVIII - Mattinata allo zoo di Salsomaggiore

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