11 ottobre 1921 – Gazzetta di Parma - Un fascista gravemente ferito11 ottobre 1921 – Gazzetta di Parma - Un fascista gravemente ferito - Le nostre autorità erano contente perché la domenica scorsa era passata tranquillamente in tutta, la provincia, malgrado vi fossero state diverse inaugurazioni di gagliardetti di fascisti. Era la prima domenica tranquilla, dopo molte agitatissime ed alcune anche luttuose.
Ma ieri è giunta notizia da Borgo San Donnino, che in quel circondario, nella frazione di «Cento Pozzi», di Bargone di Salsomaggiore, domenica sera sul tardi si sono incontrati i gruppi di fasicisti, con gruppi di socialisti. Il Socialista Ceriati Cesare ne uscì bastonato al segno da riportare lesioni dichiarate guaribili in otto giorni, salvo complicazioni.
Il fascista Rossini Livio, riportò una ferita d'arma da fuoco, penetrante nella cavità, inguinale, in modo che il sanitario che lo visitó fece prognosi riservatissima. Il ferito venne trasportato ieri mattina all'ospedale Civile di Borgo San Donnino, ove fu operato e dove ora trovasi in istato gravissimo. Si è costituito ai carabinieri di Salsomaggiore, tal Barborini indiziato quale autore del ferimento.

16 Maggio 1923 - Gazzetta di Parma- Corte d'Assise - Per l’uccisione di Livio Rossini -  E' terminato ieri sera alla nostra Corte d'Assise il procedimento contro Barborini Edoardo, fu Pio e fu Guidotti Celestina nato a Noceto il 27 febbraio 1882 residente a Salsomaggiore, coniugato con prole, meccanico incensurato, detenuto dall'ottobre 1921, imputato:
a) del delitto di cui all'art. 364 C. P., per avere nella sera del 9 ottobre 1921 in Bargone di Salsomaggiore, a fine di uccidere, esploso a breve distanza quattro colpi di rivoltella di cui era armato, contro Rossini Livio, producendogli lesioni nell'intestino tenue nella regione iliaca destra, che per sopravvenuta peritonite purulenta, ne determinarono la morte nel successivo giorno 15 di detto mese, senza concorso di altre cause sopravvenute o preesistenti estranee al fatto delittuoso;
b) di contravvenzione agli art. 464 n. 1 e 465 n. 1 C. P. per avere nelle dette circostanze di fatto e di luogo, portato fuori della propria abitazione di sua appartenenza una rivoltella senza licenza dell'autorità competente, di notte tempo ed in località abitata;
c) di contravvenzione all'art. 1 legge 6-1-1918 n. 135 sulle concessioni governative per aver omesso il pagamento della tassa di porto di armi. d) della contravvenzione di cui agli articoli 1 e 5 R. D. 3 agosto 919 n. 1360 e 468 C. P. per omessa denuncia all'autorità di P. S. del possesso della rivoltella.
I fatti di cui il processo attuale è la conseguenza avvennero nell'osteria dei Cinque pozzi» in Bargone verso le 23 del 9 ottobre e si svolsero nel modo seguente: Alcuni fascisti, entrati nell'osteria citata, dove diversi comunisti stavano bevendo e giocando alle carte venivano con essi a diverbio per divergenze politiche.
Per l'intransigenza e per la violenza di una parte dei contendenti, il diverbio degenerava in una rissa feroce, terminata col ferimento del Rossini Livio. Per confessione dello stesso Barborini risultò che egli aveva preso parte alla rissa e che aveva sparato alcuni colpi di rivoltella.
Contro di lui si era già iniziato lo scorso anno presso la nostra Corte d'Assisi un procedimento che per istanza del difensore Avv. Cocconi veniva sospeso perché l'imputato potesse essere sottoposto a perizia psichiatra, risultando esser egli affetto da sifilide e soggetto ad attacchi di epilessia.
Nel nuovo processo, iniziatosi con un'istanza del difensore, respinta dal Presidente tendente a far sospendere il dibattimento a norma del decreto di amnistia che estingue ogni azione penale nei reati di movente politico, l'imputato ha dichiarato di essersi trovato presente al fatto ma di non aver sparato, giustificando la sua precedente confessione col dirla dovuta alle minaccie del maresciallo dei carabinieri.
Ha soggiunto di non esser comunista, ma di aver sentimenti patriottici e di esser ritornato dall'America allo scoppio della guerra per arruolarsi volontario. Le deposizioni poco precise della gran parte dei testi, nessuna nuova luce hanno portato nel dibattimento già di per se non troppo chiaro, e ben poco aiuto hanno offerto ai patroni dell'accusa e della difesa.
Soltanto per la loro grande dottrina i pochi elementi emersi sono stati sfruttati fino all'inverosimile ed il cronista deve per questo unire nello stesso elogio il P. M. avv. Andreotti, il patrono della P. C. avv. Scaffardi ed il difensore avv. Cocconi. I Giurati hanno emesso un veretto mite per quanto improntato a giustizia accordando all'imputato la semi infermità di mente, le attenuanti generiche ed il movente politico.
In base a questo verdetto il Presidente ha formulato la sentenza che condanna il Barborini per il delitto di cui alla lettera a) del testo d'accusa a 4 anni, mesi 2 di reclusione, all'interdizione dei Pubblici Uffici, al risarcimento dei danni e lo assolve dalle altre imputazioni perché cadute in prescrizione. La pena suddetta deve essere ridotta di 15 mesi, potendo l'imputato beneficiare dei decreti d'indulto e condono riguardanti i reati a movente politico.

15 ottobre 1931 - IX - Corriere emiliano - I nostri Martiri – Livio Rossini - Oggi ricorre il decimo anniversario della morte del Martire fascista Livio Rossini - Riproduciamo da «Pattuglia eroica» questa interessante pagina che rievoca il sacrificio del martire Livio Rossini, squadrista animoso della «Ardita» di Borgo San Donnino (Fidenza) fu il secondo Martire del Fascismo parmense. La sera del 9 ottobre 1921, accompagnato dal cugino Guido e da un altro fascista, sostò in un'osteria, in località, Cento Pozzi di Salsomaggiore.

L'ingresso dei fascisti parve irritare gli avventori presenti nel locale e tre giovani, per evitare incidenti, anche perché disarmati, avendo ordinato del vino all'oste, ne offrirono un bicchiere a coloro che si trovavano nell'osteria. Questi rifiutarono sdegnosamente, la offerta, e forse vollero in essa vedere una prova di debolezza dei fascisti, che come tali, erano stati riconosciuti e pel distintivo di cui si fregiavano, e pel fez nero, che Livio Rossini portava.
Dopo un vivace scambio di parole, forti del numero, gli avversari si precipitarono con seggiole e bottiglie impugnate, contro i tre fascisti, mentre uno solo dei presenti rimaneva tranquillamente seduto, freddo spettatore di quanto avveniva.
Una lama brillò ad un tratto e Guido Rossini, il cugino di Livio, fu tosto una maschera sanguinosa, per le ferite al volto e alle mani. Comunque, nell'impari lotta i fascisti erano riusciti a fronteggiare gli assalitori, ed anzi, legnando violentemente gli avversari riuscirono in un primo momento ad avere la meglio.
A questo punto il comunista, che era rimasto impassibile, già meditando la strage, estraeva fulmineamente la rivoltella, esplodendo cinque colpi su Livio Rossini, che cadde colpito all'addome. Compiuto il gesto assassino, lo sparatore si allontanò rapidamente seguito dai compagni, mentre accanto al ferito rimanevano i due fascisti, di cui uno ripetutamente colpito da colpi di coltello. Si provvide subito al pietoso trasporto di Livio all'ospedale di Borgo San Donnino (Fidenza), ove, appena ricoverato, fu operato d'urgenza di laparatomia.
Inutili riuscirono però le cure dei medici e le premure dei famigliari e dei compagni di fede. Dopo una agonia straziante, il 15 ottobre 1921 Livio Rossini spirava, nell’abbraccio maetrno.

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Livio Rossini, nato a Bargone di Salsomaggiore il 17 settembre 1903, conobbe, dunque, poco più che diciottenne, il martirio e la gloria. Figlio dei campi, spirito forte ed audace, più di quanto non sia per lo più la gente del paese, che, specialmente negli anni giovanili, e portata alla timidezza, fu fascista con le prime squadre allorché, a Fidenza prima ed a Salso e Bargone poi, si formarono i primi nuclei di disperati assertori della vittoria. La iscrizione di Livio Rossini al Fascio di Fidenza data infatti dalla costituzione ufficiale di quella sezione, avvenuta il 19 aprile 1921. In pari data si formò la squadra «Ardita» squadra che ebbe nel nome il suo programma.
E Livio Rossini cadde come sono caduti tanti dei nostri Martiri, sotto i colpi feroci dell'avversario, nella rissa, che le camicie nere affrontarono, forti soli del loro coraggio, baldi solo per la loro generosità, audaci solo per la loro fede, armati tutt'al più dei loro bastoni, contro nemici freddi e implacabili, che improvvisamente estraevano la lama, o l'arma omicida.

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Il giovanetto diciottenne è forse il Martire meno conosciuto del Fascismo parmense. Passò sotto silenzio la Sua tragica fine, perché il rantolo del morente fu udito solo dai compagni, che del giuramento che con Livio avevano prestato iscrivendosi ai Fasci di combattimento, fecero in quel momento il testamento del Martire.
La stampa dedicò, invece, in quel periodo pagine intere per la uccisione in conflitto di un capo lega nella collina, mentre l'unico giornale, il «Piccolo», che riportò, in brevi righe sia pure, la notizia, insinuò in un primo tempo che il colpo mortale di rivoltella, fosse stato esploso, per fatale errore da un fascista.
Vecchia ed abusatissima trovata degli avversari, che vollero far credere che gli unici ad usare la violenza, esercitandola su timidi, pacifici, inermi lavoratori, fossero i fascisti, anzi gli «Unni», come volle definirli il settimanale sindacalista. Ma la verità emerse dalle indagini, e nel dibattimento giudiziario.
Nella notte del ferimento di Livio Rossini, e più tardi in occasione della morte furono compiute delle rappresaglie pronte ed energiche, da parte degli squadristi Borghigiani e Salsesi, che considerano, gli uni e gli altri il Caduto come loro Martire patrono. I funerali furono una prima rassegna dello squadrismo della zona del Taro, e della bassa parmense. Intervennero numerose rappresentanze di Parma, del Piacentino del Cremonese.

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Si costituì immediatamente una squadra d'azione, che fu la prima delle molte «Livio Rossini», che combatterono nei mesi successivi, fino al momento del trionfo del fascismo.
La memoria del Martire fu ricordata dal Gruppo «Livio Rossini», costituitosi fra gli squadristi di Fidenza, da reparti della 74. Legione Taro della M. V. S. N. e della 187. Legione «Ardita» A. G. F. La lapide posta dai camerati del Fascio di Fidenza ne tramanda ai posteri ii ricordo in una piazza della fascistissima, città, ed innanzi a quel marmo, cosi come convengono al Cimitero sulla tomba di Lui, si riuniscono le vecchie camicie nere di Fidenza e di Salsomaggiore.
Il sacrificio di Livio è stato fecondo. Oggi nella zona i Fasci di combattimento, costituitisi in numerose squadre, testimoniano che il nome di Livio Rossini è circondato di viva e perenne riconoscenza. Come ogni Chiesa ha il suo Santo, ogni paese del piano ha il suo Martire: Un fascista...
Così Fidenza e Salso venerano nel diciottenne Colui, che dette senza chiedere, che offerse, che offerse senza pretendere, che accese col Suo sangue una face onde si illuminò ed illumina la via dei compagni di Fede.

 

 21 settembre 1926 - Corriere Emiliano - La solenne inaugurazione a Bargone del Monumento ai Caduti e della lapide a Livio Rossini

22 settembre 1926 - Gazzettino di Salsomaggiore - L’inaugurazione del Monumento ai Caduti a Bargone

"Fonte archiviogazzettadiparma.medialibrary.it / Biblioteca Civica del Comune di Parma in collaborazione con Editrice Gazzetta di Parma"

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