9 maggio 1903 - Gazzetta di Parma  - Corriere salsese - L’intervista col R. Commissario — Il rubinetto dell’acqua e le bottiglie del vino — Il coraggio del signor Enrico Mazza — Un caldo appello agli onesti operai — Per la verità? — L’ing. Ferretti darà querela agli ex-amministratori del Comune di Salsomaggiore 9 maggio 1903 - Gazzetta di Parma  - Corriere salsese - L’intervista col R. Commissario — Il rubinetto dell’acqua e le bottiglie del vino — Il coraggio del signor Enrico Mazza — Un caldo appello agli onesti operai — Per la verità? — L’ing. Ferretti darà querela agli ex-amministratori del Comune di Salsomaggiore - Salsomaggiore 7 - 5 - 903. Le domande che ho ieri pubblicamente rivolte al R. Commissario, che amministra provvisoriamente il Municipio di Salsomaggiore, mi sono proposto di rivolgergliele oggi, privatamente, sotto forma di intervista. Alle 9 precise il barone Bollati di Saint Pierre entrava in ufficio. Appena fattomi annunziare, mi accolse subito colla sua squisita amabilità. Saputo lo scopo della mia inchiesta riguardo al rubinetto dell'acqua che zampilla nella drogheria dell’ex-assessore Ricotti, per sapere se il droghiere è in regola colla concessione e coll’uso di detta acqua, non conoscendo naturalmente la pratica, mi invitò ad attendere il signor Segretario, che sopraggiunse subito dopo.

Dall’impressione personale avutane per l’emozione che il segretario non potè nascondere, dopo aver inteso di che si trattava, compresi facilmente che avevo colpito giusto. L’excusatio non petita (non dico, per ora, il resto) non si fece attendere sotto forma di spiegazioni, e di benevoli difese, che proprio io non chiedeva.
Dovetti quindi insistere che mi ero presentato, non per accusare alcuno, e nemmeno per discutere il caso particolare; ma per conoscere dei fatti e documenti, che io avrei coscienziosamente pubblicati nelle mie solite corrispondenze, colla mia solita imparzialità, tanto se fossero risultati favorevoli alla mia tesi, come se fossero risultati contrari.
Chiesi adunque:
I. Se il Municipio tiene uno solo o più contatori per il servizio dell’acqua potabile nel palazzo comunale. Si verificò che tiene un solo contatore.
II. Se l’ex-assessore Ricotti prende l’acqua per la sua Drogheria privata, esistente al piano terreno del palazzo comunale, dalla condotta del municipio o da altra condotta. Si convenne che la prende dalla condotta del Municipio.
III. Se l’ex-assessore e droghiere Ricotti paga un tanto al Municipio per l’uso di detta acqua. Si ammise che non paga proprio niente.
IV. Se il medesimo sig. Gerolamo Ricotti ha diritto all’uso dell’acqua gratis in forza del suo famoso contratto d’affitto (lire 310 di canone annuo).
Il R. Commissario richiamò la copia originale del contratto, la lesse attentamente, e mi confermò che nulla risultava in questo documento.
V. Mi venne finalmente il dubbio che il Ricotti avesse trovato l’acqua nella drogheria prima di prendervi possesso, quando era ancora adibita ad uso di scuola; ma il Segretario, dopo aver assunto le necessarie informazioni da chi era in caso di darle, mi dichiarò che la diramazione della condotta d’acqua nella drogheria Ricotti fu impiantata due anni dopo la data dell'affitto. Così stando le cose, ho creduto mio dovere di modestissimo contribuente, di suggerire al Regio Commissario di far pagare, quind’innanzi, al non più assessore, ma semplicemente droghiere Ricotti, l’acqua che egli indebitamente usava.
Ma il segretario fece osservare che il Comune paga all’amministrazione dell’acquedotto una somma annua a forfait di 500 lire per gli usi pubblici dell’acqua potabile, e che quindi l’erario comunale non aveva risentito alcun danno materiale. Io però, che ho sempre la mia fissazione, e che distinguo fra la legalità e la moralità, non mi trattenni dall’osservare che il Comune, permettendo che si usi l’acqua per un'industria privata, mentre non dovrebbe servire che per i pubblici servizi, non agisce correttamente. Mi sentii rispondere che se l’impresa dell’acqua potabile si ritiene danneggiata, sta ad essa di far valere i propri diritti. Va benissimo, signori egregi!
Ma se l’impresa dell’acquedotto cita il Comune per i danni (lasciamo pure andare la questione morale), non dovrà il Municipio chiamare in causa chi, usando di contrabbando dell’acqua, espone il Comune allo sbaraglio di perdere la causa e di compromettere il proprio decoro? Cosa ne dice l’on. Berenini, il consulente legale del Municipio, e magari del suo amico e compagno e grande elettore, Gerolamo Ricotti?
Il Regio Commissario, che si è proposto di essere severo esecutore della legge (quando lo può), che l’altro giorno ha fatto sloggiare dal pubblico mercato nel termine di un'ora la modesta capanna di un erbivendolo, perchè occupava qualche metro quadrato in più del necessario; ebbene faccia rispettare la legge — se è vero che è eguale per tutti — anche dall’ex-assessore Ricotti. Si sarà accorto il R. Comissario che il fatto non è una sciocchezza, ed egli, ora che lo sa, non può a meno di prendere un provvedimento adeguato all’enorme impressione prodotta in paese da così deplorevole abuso, Mi permetta, illustrissimo signor Commissario, un semplicissimo confronto.
Di fianco alla Drogheria Ricotti, munita dell’acqua potabile a spese del Comune, ci sono i locali (infelici locali!) della Posta e del Telegrafo; e sebbene si tratti di un vero servizio pubblico, questi locali sono sprovvisti dell’acqua, che il Municipio avrebbe potuto cedere ad essi gratuitamente e senza danno dell’erario. Chi lo crederebbe ?
Gli ufficiali postali e telegrafici hanno fatto domanda di avere l’acqua; ma non la si è data, ovvero, per darla, si è preteso il pagamento di una forte somma. Essi, poveri impiegati, devono andare a dissetarsi nella Drogheria Ricotti, o altrove, pagando l’acqua a dieci centesimi il bicchiere. Il confronto è troppo stridente. E conviene anche sapere, non per fare delle insinuazioni, ma per esporre dei fatti, lasciando al lettore di commentarli, che gli ufficiali postali non sono in odore di santità,... elettorale per gli ex amministratori. Ma intanto io ho dimenticato l’intervista e non ho detto che dopo aver esposto al R. Commissario il mio libero ed onesto pensiero mi sono accomiatato da lui, ringraziandolo della sua gentilezza. Ed ora provideant eonsules! Mi sono quindi recato con alcuni amici a far colazione al Ristorante dell’Isola Bella, un luogo simpatico, dove si è serviti bene ed a buon mercato.
Quivi ho avuto occasione di incontrarmi coll’egregio sig. Enrico Mazza, il proprietario dell’Hotel Cavour, che sorge vicino al modesto Ristorante dell’Isola Bella. Dall’acqua al vino, il passo è breve specialmente fra osti ed albergatori. Si venne, così, sul discorso delle famose bottiglie di vino, per cui gli ex-amministratori e specialmente l’ex Sindaco, se ne sono avuti tanto a male da dar querela al giornale il Risveglio di Borgo S. Donnino... senza però querelare Ruy-Blas e la Gazzetta di Parma. Riproduco così a memoria il discorso, al quale presi parte.
Mazza. Io mi trovavo, in un giorno di settembre dello scorso anno, nel Ristorante del sig. Emilio Ferrario presso la via così detta dei sospiri; io prendevo il caffè, e vi erano parecchie altre persone. Entra la guardia Lusvaldi, e domanda al Ferrario il conto delle bottiglie bevute dai suonatori. Sono 90, egli dice; e cioè 70 pei suonatori, e 20 che portai nella casa del Sindaco.
Il Ferrario soggiunse; no, sono cento, perchè in casa del Sindaco ne ho mandate altre dieci.
Ebbene, concluse la guardia municipale, faccia il conto per cento. Paga Scarpa grossa.
Ruy-Blas. Ma è proprio vero che ha sentito questo discorso? Non potrebbe essersi ingannato ?
Mazza. Non mi sono ingannato. Giuro che è la verità, e sono pronto a ripeterla in faccia a chiunque, perchè sono un onesto uomo. Il discorso fu tenuto in luogo pubblico, in presenza mia, e di due amici miei coi quali facevo colazione. Vi era ad un tavolo vicino il sig. Giuseppe Ferrario, che ascoltò attonito.
C’erano anche altre persone che non conoscevo, sul volto delle quali si leggeva lo stupore ed anche l’ammirazione per uno stimabile cittadino, che non conosce la viltà, e che ha dato un nobilissimo esempio di coraggio civile e di indipendenza. Io ho stretto la mano colla maggiore effusione al sig. Enrico Mazza, ed ho cercato di riprodurre fedelmente quanto egli ha detto.
Con ciò io credo di rendere un servizio, non solo al giornale il Risveglio, ingiustamente colpito; ma specialmente alla pubblica moralità, atrocemente offesa!
E voi, operai, che seguite questa gente, la quale vi si è imposta con audacia, per sfruttarvi, per ingannarvi, sappiate una buona volta chi sono questi vostri capi. Se siete veramente dei cittadini liberi, degli uomini coscienti, se sentite altamente la vostra dignità ed il vostro onore non dovete lasciarvi condurre come dei fantocci automatici da gente così fatta. Con questi capitani, sappiatelo bene non si vincono, ma si perdono le battaglie. Non si va avanti, verso un ideale di felicità e di giustizia, quando non si rispetta la moralità, non si dà l’esempio del disinteresse. Liberatevi da costoro, ed abbandonateli alla vergogna delle loro male azioni. E’ ora di finirla !

Ruy-Blas.

 

Per la verità?

Salsomaggiore 8 - 5 - 903
Stamane ebbi sentore che era uscita la difesa degli ex amministratori col titolo pomposo: Per la verità. (O verità, quante bugie sono state dette nel tuo santo nome!) E ben conoscendo l’amabile cortesia del R. Commissario, andai subito da lui... alla conquista della tanto sospirata verità. Ma il R. Commissario mi rispose che il Cav. Zancarini aveva pensato di ritirare dalla circolazione l’opuscolo per la verità, onde farvi alcune aggiunte. Sempre maligno, io pensai che la verità, visto il tempo cattivo, si era andata a nascondere; forse voleva provvedersi di un parapioggia per difendersi dall’acqua... della Drogheria Ricotti. grande, tirato a mille esemplari, era già in circolazione!
Ed io, naturalmente, mi sono messo alla caccia, pur di rintracciarlo, a qualunque costo. Trovai, dopo molte ricerche, una persona gentile e compassionevole, che me lo prestò. Dunque voi affermate, signori ex-amministratori, nella prefazione del vostro opuscolo difensionale, che la verità dei fatti fu manomessa ad arte in una serie di corrispondenze alla «Gazzetta di Parma».

E voi sapete, signori Zancarini, Ricotti, Detraz e Redenti, come sanno tutti, che il corrispondente della Gazzetta, che si firma Ruy Blas, non è altro che il sottoscritto.

Ebbene, il sottoscritto vi darà querela, per dimostrarvi la verità dei fatti, dal medesimo affermati.
Querelanti, o querelati, il processo che volevate evitare, lo dovrete subire. E lo faremo proprio per la verità Imperocché, se io ho veramente alterata artificiosamente la verità, per togliere a voi la pubblica stima come voi dite, allora io sarei un volgare diffamatore.
Ma io vi ripeto e vi confermo la verità dei fatti narrati nelle mie corrispondenze, non solo di quelli sui quali avete tentato la difesa, ma anche degli altri, sui quali non dite nulla.
E per difendere il mio buon nome, la mia riputazione di cittadino onesto e di pubblicista veritiero, io ho il preciso dovere di querelarvi.
La querela io la estenderò contro di voi, anche per quanto avete pubblicato, senza alcuna necessità per la vostra difesa, riguardo alla famosa questione della Funicolare del Paradiso, nei miei rapporti, sia coi privati, sia col Municipio, e specialmente col signor Lodovico Redenti, ex assessore dei Lavori Pubblici; il chè avete fatto colla evidente intenzione di offendere ingiustamente il mio onore e danneggiare i miei interessi. Io sono ben felice, signori ex amministratori, che si discuta la mia questione morale dinanzi ai Magistrati.
Ma discuteremo, una buona volta, anche la vostra, e così potremo illustrare in faccia a tutti i documenti che avete pubblicati, ed anche quelli che non avete creduto di pubblicare.

Ing. Alessandro Ferretti.

Fonte: archiviogazzettadiparma.medialibrary.it / Biblioteca Civica del Comune di Parma in collaborazione con Editrice Gazzetta di Parma

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