Gazzetta di Parma -  26 Marzo 1925 - Giulio Monteverde e Cristoforo Marzaoli - Il colombo e la nostalgia 26 Marzo 1925 - Gazzetta di Parma - Giulio Monteverde e Cristoforo Marzaroli - Il colombo e la nostalgia - Alla prima Esposizione di Belle Arti Italiana, tenuta in Parma nel settembre 1870, il primo premio fu diviso fra due opere che ebbero la medaglia d’oro: il Colombo del grande Giulio Monteverde e la Nostalgia del nostro Cristoforo Marzaroli.

I due gessi meravigliosi si ammirano rispettivamente nella sala VII e nella sala VI della nostra Pinacoteca.
La Nostalgia è il capolavoro artistico di Cristoforo Marzaroli, ispiratogli dal capolavoro poetico di un altro grande parmigiano, Jacopo Sanvitale, esiliato in Francia, che comincia:
Mi cacciò la tempesta al vostro nido
Non piango io no, ma strido
Lungi dal nido!
Nel 1863 Marzaroli vinse il primo premio per la scultura al perfezionamento di Firenze, come il suo amico Cecrope Barilli aveva vinto il primo premio per la pittura; Marzaroli quindi, insieme con il Barilli, artista illustre anch’esso, « si stabilì all’ombra della cupola di Santa. Maria, del Fiore e creò la «divina» Nostalgia.
Il Marzaroli trovò i suoi Mecenati, che da povero guardiano di pecore come Giotto e da stovigliaio nella nativa Salsomaggiore lo iniziarono alla carriera artistica, nel dottor Luciano e nel farmacista Mariano Pigorini, rispettivamente padre e zio dei tre illustri che tutta Italia ammira: il senatore Luigi ; Caterina Beri; S. E. la contessa Angiola Ferraris.
II nostro Marzaroli purtroppo morì nel 1871. E allora Caterina Pigorini scrisse « Di Camerino, 10 marzo 1871 », una commovente Lettera a Giulio Monteverde, narrando con frasi mirabili la vita, le opere del concittadino ed amico.
La stupenda lettera ne rievoca la vita di fanciullino poverissimo, i primi studi, i primi successi, le grandi opere da lui compiute (la Nostalgia, il putto, la strega, il Monumento di Romagnosi in Piacenza), le immeritate sofferenze, gli sconforti, l’immatura morte a 36 anni.
Ci promettiamo di riparlare di questo grande artista, che Giulio Montoverde molto ammirò ed amò, oggi come tanti uomini di vero valore ingiustamente obliato, dando anche il clichè di un suo lavoro: il putto.
La epistola comincia così
«Io mi ricordo, nè potrò dimenticare giammai, i giorni fortunati in cui, tutti riverenti i parmigiani si fermavano davanti alla statua del suo Colombo, che onorava la (prima esposizione di Belle Arti Italiana, tenuta in Parma nel decorso settembre: e non potrò neppure dimenticare che Ella, in uno di quei giorni, con quella larghezza degli emuli generosi, mi conduceva ad ammirare un’altra grande opera di un artista nostro, e con quella modestia che è tutta sua mi diceva — Ecco la più bella, statua della Esposizione! — Quella statua era la Nostalgia del nostro,Cristoforo Marzaroli: e io al sentire quel discorso suo, così caldo, così schietto, così passionato entrava col pensiero in una camera solitaria, dove appassiva lentamente e si spegneva lo scultore valente che l’aveva modellata e avrei desiderato che l’eco di quelle parole benedette fosse volata a sussurragli all'orecchio una lode tanto spontanea, e l'avesse persuasa che stavolta gli uomini, per un caso molto raro, gli erano stati amici più della fortuna. — Ora quell’artista non è più, e la sua vita fu come una meteora, che passa sopra di noi, e rapidamente guizza, e scompare. Ella ha conosciuto il Marzaroli me lo disse egli stesso, quando io, prima di abbandonare il mio paese, mi recai a stringere la sua mano e dovetti uscire di casa sua, colla sicurezza, terribile che non l’avrei più riveduto, e me lo disse con orgoglio così vivo, con un sorriso così soave e con volto tanto animato, che io mi sentii batter il cuore con violenza e correr giù due lagrime sulle guancie.
Sacerdoti entusiasti amendue di quella divina manifestazione del genio che è l’arte, si erano conosciuti. e si erano amati; e perché grandi amendue, e perchè nutriti allo stesso schietto amore del buono non avevano provato quella fredda repulsione dei mediocri presuntuosi, e le lodi per l’uno o per l’altro sembravano loro essere, incensi offerti ad uno stesso altare per adorare la stessa divinità. — Spettacolo nuovo pei nostri giorni, in cui ci misuriamo tutti alzando i tacchi per parere più alti e viviamo sul baratto dei panni, cercando nomi a prestito e rubandoci il mestiere senza nessuna cristiana, pietà e senza rossore.
Giulio Monte verde così rispose:
Roma, 2 Aprile 1871.

Alla Signora Caterina Pigorini.
Egregia Damigella,
Per dipingere con veri e vivaci colori la biografìa del povero Cristoforo Marzaroli, non ci voleva che un cuore affettuoso ed un sapere elevato come è il suo. Chi ama la patria, la famiglia e l’arte, prova certamente grandissimo dolore per la perdita, di un valente artista, buon padre di famiglia, ed ottimo cittadino.
Io vidi il buon Marzaroli ed ammirai i suoi stupendi lavori in quei brevi ma lietissimi giorni che passai in codesta simpatica città, nell’epoca dell’Esposizione Italiana di Belle Arti; mi fu amico del cuore, come se avessimo passata tutta la. nostra vita assieme. Perciò può figurarsi con quanto interesse io abbia letta la lettera che Lei mi ha fatto l’onore d’indirizzarmi.
Nel porgerle mille ringraziamenti la riverisco distintamente, e mi creda

Di Lei Devotissimo

Giulio Monteverde

6 Aprile 1871.

 "Fonte archiviogazzettadiparma.medialibrary.it / Biblioteca Civica di Parma con Editrice Gazzetta di Parma"

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