Il don Chisciotte di SalsomaggioreIl Don Chisciotte di Salsomaggiore - Giornale balneare pupazzettato - Domenica 5 gennaio 1902- La crisi municipale a Salsomaggiore - In seguito al risultato di una seduta di Giunta, tenutasi il 29 dicembre u. s., il Sin­daco di Salsomaggiore e gli assessori Ricotti e Detraz hanno rassegnato le loro dimissioni. L'assessore Redenti era già dimissionario: resta in ufficio il solo Bottini Giovanni che ha assunto le funzioni di sindaco.

 

Lo screzio nella Giunta.

Diamo qui appresso la relazione della seduta so­praindicata e la facciamo seguire da alcuni appunti di cronaca.
Dopo la trattazione di varii affari di ordinaria am­ministrazione, il Sindaco avverte che, per l'applica­zione del Dazio di consumo nel 1902, si dovranno rinnovare le convenzioni che vanno a scadere col 31 dicembre.
Egli avverte di aver convocata la Giunta precisamente allo scopo di comunicare lo studio compilato dall’impiegato addetto al Dazio di consumo, studio pel quale si rivolsero all'impiegato stesso, anche per iscritto, le più vive raccomandazioni di equità ed ocu­latezza, onde le nuove basi da proporsi per le con­venzioni siano veramente adeguate alla entità dei consumi.
La Giunta, continua il Sindaco, sa che circa il modo di applicazione del Dazio nel 1902 e seguenti, ha già espresso al Consiglio il suo avviso in sede di bilancio nel senso che siano ammesse le convenzioni per coloro che concorderanno di accettare le con­venzioni su basi di reciproco gradimento.
L’ass. Ricotti dichiara, che, per quanto il Sindaco in nome della maggioranza della Giunta abbia in fatti, rispondendo ad analoga richiesta del cons. Pacetti dichiarato che anche nel 1902 si sarebbe mantenuto il sistema delle convenzioni o del Bollo a volontà degli esercenti, egli non può consentire nel sistema stesso, ed é sempre del parere, anche altre volte espresso, che il Comune debba applicare il bollo ge­nerale nella borgata. Una serie di considerazioni lo conforta nella sua opinione.
Da 20 o 25 anni non si è applicato il bollo, ed in cosi lungo periodo di tempo si sono, per l'incre­mento straordinario della stazione balneare, cosi au­mentali i coefficienti di consumo che manca assolu­tamente un criterio positivo o meglio un accerta­mento del consumo che permetta una norma precisa della imponibilità massima, ciò che dà motivo alle lagnanze e ai malcontenti che, malgrado la ocula­tezza colla quale La Giunta e l'impiegato preposto al Dazio hanno sempre stabilito i canoni, risorgono ad ogni momento, e non consente quella sicurezza di apprezzamento che è veramente desiderabile nell’in­teresse del Comune e degli stessi contribuenti.
L'assessore Ricotti continua esprimendo la persua­sione che, coll'applicazione generale del bollo, il Comune realizzerà introiti maggiori ed escluderà ogni ragione di lagnanze in quanto il dazio sarà pagato precisamente alla stregua del reale consumo.
Certo, l'applicazione del bollo dovrà seguire con criteri non eccessivamente fiscali, salvo a reprimere le contravvenzioni nei modi indicati dalla legge; nel caso di contravvenzione però nessuno avrà ragione di nuove lagnanze poiché é giusto che si punisca colui che tema di frodare l'erario comunale.
Egli conclude esprimendo la sicurezza che la solu­zione dell’esperimento del bollo generale per l’anno 1902, non solo sarà provvedimento rispondente a giustizia, ma porrà il Comune in grado di poter tornare in seguito al sistema delle convenzioni con quella sicurezza di criteri che oggi non può più as­solutamente avere.
L'assessore Detraz si associa alle considerazioni dell'assessore Ricotti anche per escludere una buona volta gli apprezzamenti personali e le insinuazioni che commentano malevolmente la conclusione di questa o di quella convenzione.
Egli non si preoccupa degli apprezzamenti meno che rispettosi della serena equanimità sempre usata dalla Amministrazione, ma pur tuttavia preferisce il sistema d'applicazione del Dazio proposto dal collega Ricotti, come quello che esclude ogni biasimo e che assicura al Comune un beneficio economico certo.
L'assessore Ricotti, per quanto sappia che non tutti gli esercenti sono disposti a commentare benevol­mente l'operato della Giunta in materia di conven­zioni daziarie, non ne tiene alcun conto per il ri­spetto che ha di sé e dei suoi colleghi e per la si­cura coscienza che la Giunta ha sempre proceduto secondo giustizia e colla massima equità in relazione ai criteri di comparazione di cui ha potuto disporre. Solo perchè i criteri di comparazione diventino as­soluti anziché relativi come sono stati in passato, egli é contrario in modo assoluto all'applicazione delle convenzioni senza un periodo di esperimento a bollo.
Il Sindaco Presidente non può assolutamente con­sentire coll’assessore Ricotti nel criterio da lui preferito nell'applicazione del Dazio mediante il bollo generale. Ciò implica prima di tutto una limitazione di diritto poiché non sarebbe giusto escludere dalla possibilità di accordo quegli esercizi che si prestassero a ciò volonterosamente. Le convenzioni si sono sempre concluse su basi che la Giunta municipale, confortata dal parere competente dell’impiegato addetto al Dazio, ritiene veramente eque e proporzionate alle entità dei consumi dell’esercizio cui si riferiscono, ciò che esclude il pericolo di un danno per la finanza comunale. Certo non é cosi facile accontentare tutti quando si tratta di imporre degli oneri, ma é altrettanto certo che, conforme quanto la Giunta ha solennemente di­chiarato al Consiglio, non si può pensare di provve­dere alle imprescindibili necessità del bilancio con aggravi sulla proprietà fondiaria.
Si deve dunque con ogni maggior prudenza cer­care la risorsa dove i profitti sono rimuneratori. Nel caso concreto si tratta poi di colpire non il profitto del lavoro individuale, non il guadagno ma il minore o maggiore consumo e crede, dissentendo in ciò dal collega Ricotti, che la Giunta sia in condi­zione di giudicare con la massima serenità sulla quan­tità di consumo di questo o di quell'esercizio.
Il collega Ricotti ha parlato di applicazioni miti del bollo. Ma il bollo si dovrà applicare a forma di legge e costituirà sempre una fiscalità, un imba­razzo incompatibile colla specie di alcuni esercizi.
Egli non intende assolutamente di imporre agli esercenti il peso della continua sorveglianza degli agenti daziari. Sarebbe lieto che gli esercenti, a di­fesa dello stesso loro interesse, si costituissero in so­cietà allo scopo di assumere essi stessi la gestione del dazio; assai più lieto di questo che della pro­spettiva di dover ricorrere alla imposizione generale del bollo.
Epperò conclude affermando di non poter seguire il collega Ricotti nella sua proposta.
L'assessore Ricotti chiede si proceda a votazione sulla sua proposta nella quale gli é forza insistere come su quella che fornirà criterio esatto della po­tenzialità del cespite del Dazio, il quale non si potrà niente affatto, come il Sindaco crede, conseguire col sistema misto, senza aggiungere che collo stesso si manterrà in permanenza una cagione di malcontento.
Il Sindaco dichiara che porrà ai voti la proposta Ricotti con precedenza. Procedutosi a votazione si constata che la proposta Ricotti ha raccolto due voti favorevoli e due contrari.
Il Sindaco si dichiara dispiacente della diversità di opinione e si riserva di riflettere circa la sua con­dotta.

*
In seguito il Sindaco e gli assessori Ricotti e De­traz si sono dimessi.
A decidere su queste dimissioni era convocato il Consiglio pel 2 corrente; ma una cosi importante seduta andò deserta per mancanza di numero legale (2 soli furono i presenti!).
Il Consiglio si adunerà in seconda convocazione e potrà deliberare con qualunque numero di presenti — oggi stesso.

I due sistemi.

Gli assessori Ricotti e Detraz, non hanno, come alcuni credono, proposto il sistema del bollo, per ragioni di ripicche, o per aumentare le entrare del Comune.
Né essi, né il sindaco Zancarini desiderano aumen­tare le entrate del dazio cervelloticamente; essi hanno proceduto, per mezzo di un integerrimo funzionario, ad un nuovo accertamento di potenzialità imponibile, tenute presenti le cambiate condizioni di Salsomaggiore per lo sviluppo che ha preso la città, per la posizione d'inferiorità fatta ad alcuni Alberghi in con­fronto di altri che acquistarono preminenza.
Lo screzio non é sono sull’importo dell'imponi­bile poiché ancora i contribuenti iscritti nei ruoli, non sono stati neppure interpellatii (e questo é un grave torto della Giunta, di essersi ridotta all’ultimo giorno della scadenza delle vecchie convenzioni per affrontare una cosi grossa questione ; compromettendo a nostro credere - e nonostante la irregolare circo­lare diramata - il diritto del Comune a modificare, pel corrente anno, le convenzioni già in vigore): la divergenza é sorta sul metodo di applicazione del dazio.
Gli assessori dissenzienti basano la loro proposta sui seguenti vantaggi che indubbiamente possono derivare dal sistema del bollo e cioè:
a) accertamento reale della potenzialità di con­sumo dei singoli esercizi ;
b) esclusione di commenti sfavorevoli adoperato della Amministrazione Comunale la quale procedendo nel 1903, dopo un anno di esperimento della riscos­sione col metodo del dazio a bollo, avrà una norma positiva, tale da escludere ogni critica.
Gli oppositori di tale metodo osservano che, date le speciali condizioni d’incremento di Salsomaggiore, e perfino dello spostarsi di alcuni centri d'industria, non servirebbe a nulla l'esperimento del 1902 perchè in ciascuno degli anni successivi, si dovrebbe o mantenere con evidente ingiustizia, un accertamento non più rispondente a verità; oppure tornare daccapo.
Essi dicono che tale sistema può riuscir comodo a chi vuol profittare della momentanea depressione della propria industria, per accaparrarsi una favorevole condizione in un periodo di sperato rialzo!
E accampano i seguenti svantaggi del sistema:
a) Necessità in cui i singoli esercenti verranno a trovarsi di porre i loro locali nelle condizioni previ­ste dalla legge per l'applicazione del bollo;
b) Sorveglianza continua e quindi vessatoria, gene­ratrice di malcontento;
c) Danno emergente — specie ai piccoli esercenti — che con guadagno molto minore dei grandi negozianti (droghieri, albergatori, trattori, ecc.), sopra la unità di consumo in confronto dei detti grossi in­dustriali dovranno pagare la stessa tassa applicata a questi ultimi.
(Per esempio se ogni bottiglia di vino è tassata per dazio 10 cent.; questi 10 centesimi pel pic­colo industriale che vende quel vino per 60 cent, rappresentano un sesto dell'introito lordo e più dell'utile; mentre per i grandi alberghi che da una bot­tiglia di vino ritraggono 3 o 4 lire, quei 10 cent, rappresentano una minima frazione trascurabile in rap­porto al largo margine dì utile netto).

 

L’opinione del Sindaco.

Il Sindaco — pur riconoscendo la obbiettività se­rena e coscienziosa dei suoi avversari — si preoccupa delle speciali condizioni di Salsomaggiore che non può essere giudicato alla stregua di un comune rurale, e delle condizioni vessatorie che sarebbero fatte, col si­stema del bollo, agli esercenti, specie ai piccoli, agli albergatori ed agli affittacamere minori — come quelli più facili ad essere sospettati — vessazioni che — oltre agli esercenti colpirebbero i bagnanti. (Chiusura di comunicazioni fra alberghi e stabilimenti balneari; chiusura di buvettes negli stabilimenti balneari; aper­tura di valigie all'arrivo dei bagnanti, ecc. ecc.).
Col sistema delle convenzioni (veri contratti bila­terali) é compatibile la convenienza dell’Amministra­zione con quella dell'esercente; che accettando un canone qualsiasi, può presumibilmente esser certo che il canone stesso sia approssimativamente uguale e, forse anche inferiore, a quello che risulterebbe dal­l’applicazione del bollo; mentre, alla sua volta l'Amministrazione assicura all'erario comunale, quel canone che si presuma corrispondente al consumo reale.
Per queste ragioni il Sindaco è fautore del sistema misto cioè di stipulare delle convenzioni con chi voglia accettarle, riservando il sistema del bollo a chi se ne mostri malcontento.

 

L'opinione del pubblico.

Abbiamo fatto un giro per Salsomaggiore ed ab­biamo raccolto varie opinioni.
Sono divise, naturalmente, anche queste.
I più dicono che il sistema del Sindaco é il mi­gliore purché applicato onestamente, e soggiungono che non sarebbe giusto stipulare con il grosso degli elettori o con altri, possibili clienti o parenti, delle facili convenzioni per poi ricattare alcuni pochi sotto il dilemma: « o sottomettetevi a queste nostre pre­tese o vi imponiamo il sistema del bollo, sistema che se é gravoso quando applicato generalmente, di­venta rovinoso in Salsomaggiore per un albergo che fosse il solo ad esserne colpito! »

 

Le previsioni

Si sa già che qualche consigliere accorrente da lon­tano, per rafforzare la sua clientela politica, inviterà il civico consesso a dare un voto di fiducia alla Giunta e che questa ritirerà le date dimissioni.
Ma poi ?
Ritirate le dimissioni, ciascuno tornerà ad essere quello che era prima di dimettersi e cioé rispettiva­mente sindaco od assessore e, supponiamo, con le proprie idee. Ma allora tanto valeva non dimettersi prima.
Questo metodo insinuerebbe il sospetto che la burletta sia stata fatta per fare accettare facilmente gli aumenti del nuovo ruolo. Occorre invece che tutto il Consiglio esprima con un voto ebbro e pre­ciso, e senza complimentose considerazioni di clien­tele politiche o di riguardi di parentado, più o meno stretto, quale è la sua opinione; se cioè il dazio do­vrà applicarsi secondo le vedute del Sindaco o secondo i criteri degli assessori dissenzienti, poiché es­sendo l’uno e gli altri persone saggie e di carattere, riceverebbero grave torto se si volesse ritenere che si siano dimessi per un puntiglio di amor proprio an­ziché per un alto sentimento del dovere illuminato dalla convinzione, dal proprio criterio amministrativo e rinsaldato dalla integrità della propria coscienza.
D'altra parte non ci dissimuliamo che ben difficilmente troverebbe il Consiglio nel suo seno, all’infuori dei dimissionari, altre persone per comporre una Giunta, a meno che alcuni ottimi elementi che esso vanta non si sobbarcassero — al patriottico intento di evi­tare un Regio Commissario — per questo breve periodo di sei mesi che ci separa dalle elezioni, e vo­lessero sinceramente e efficacemente coadiuvare l'at­tuale Sindaco che é l’unica persona che possa al presente convenientemente ricuoprire l'importante uf­ficio.
Noi riteniamo che Vitale Zancarini, circondato da illuminati collaboratori, che tolgano alla Amministra­zione comunale il carattere troppo semplice, troppo famigliare, possa ancora lungamente — con fortunato successo — dirigere il nostro Municipio, quel carat­tere troppo famigliare che non si addice più all’m­portanza odierna di questo paese, alla civiltà dei suoi abitanti, alla educazione politica dell’epoca e del luogo. Quel carattere che legittima nei salsesi mille ingiusti sospetti in tante delle più innocenti deliberazioni.
Ora é il sospetto che il dazio sia applicato ingiu­stamente favorendosi questo o quell’industriale che fa parte della civica Amministrazione o vi é rappresentato da alcuni parenti; più tardi é il sospetto che un locale sarebbe stato meglio adibito ad un servizio pubblico anziché affinato ad un consigliere comunale o ad un assessore; oggi é ancora il sospetto che le scuole del comune potrebbero andare assai meglio con vantaggio dei giovani quasi tutti appartenenti a famiglie di operai se considerazioni di clientela, o perfino di parentela, non avessero guidato i pubblici amministratori nello subitane l'assetto ed il funzio­namento; domani che alcuni favori pubblici qui a Salso veramente reclamati da ragioni di estetica e di interesse generale, siano piuttosto ispirati dall’utile personale.
Noi crediamo fermamente che il difetto non sia nelle persone, che siamo abituati a vedere con la mi­gliore simpatu c che stimiamo grandemente, ma nelle cose. Salsomaggiore non é già il paesetto ove le co­scienze addormentate possano esser destate da pochi facinorosi, dove le maggioranze possano artificialmente improvvisarsi o comporsi da pochi mestatori a base di piccoli favori personali atti a consolidare vincoli di parentela o di cricche elettorali con la pro­paganda di conventicole religiose.
Il nostro Comune ha bisogno di persone oneste ed intelligenti come gli attuali suoi amministratori, ma che, non essendo fra loro parenti, avendo la ne­cessaria autorità, rappresentino per tutti e specialmente per le minoranze — il cui rispetto è la ca­ratteristica delle moderne conquiste liberali — una garanzia di equità, di giustizia e di assoluta impar­zialità.

Tratto da http://www.internetculturale.it

 

 

 

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