6 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956 Il salvataggio 6 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario del salsese Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956 - Il salvataggio - Appena salito sulla Ile de France mi liberai subito del salvagente. Davanti a me c'era un lungo corridoio sul quale si affacciavano le celle frigorifere. Mi raggiunse un ragazzo con la divisa da cuoco che mi prese per mano e mi condusse in fondo al corridoio e poi su per una scala fino a raggiungere un enorme cucina. Ad attendermi trovai schierati tutti i miei colleghi della Ile de France, riconoscibili perché anche loro come il sottoscritto indossavano la divisa di cucina.

Mi prepararono un caffè, mi offrirono una sigaretta e mi portarono un paio di ciabatte. Non proprio della mia misura, ma meglio di niente. Poco prima avevo perso le mie scendendo nella lancia di salvataggio ed ero salito sulla Ile de France a piedi nudi. Mi raggiunse un marinaio dell’Andrea Doria che mi disse che dovevamo spostarci al piano superiore. Ringraziai i colleghi della cucina e raggiunsi la veranda di prima classe dove fummo tutti radunati. Eravamo in tanti e ci avevano preparato una buona colazione con té, caffè, pane, burro e marmellata. Dei miei colleghi della cucina dell’Andrea Doria c’era solamente il capo cuoco, tutti gli altri si erano buttati a mare, alcuni purtroppo infortunandosi, ed erano stati raccolti da altre scialuppe. Intanto stava albeggiando, ma era una giornata grigia, senza sole, sembrava autunno. Feci un giro intorno e vidi in lontananza l’Andrea Doria completamente inclinata con l’acqua che ormai aveva raggiunto il ponte. Nonostante la scarsa visibilità riuscii a contare cinque persone sul ponte di comando. Seppi dopo che erano gli ufficiali della nave, compreso il comandante Calamai che non voleva abbandonare la nave e si mise in salvo solo perché gli ufficiali, ritornati sulla nave, minacciarono di colare a picco col comandante stesso se anche lui non si fosse messo in salvo. Ritornai nel punto di raccolta sulla veranda dove, mentre bevevo un caffè corretto, mi si avvicinò una ragazza che mi porse un paio di calze. Intanto la Ile de France si mosse,  fece un giro attorno l’Andrea Doria suonando per tre volte la sirena come saluto marinaro. Ci allontanammo dalla nostra nave che stava colando a picco. Nonostante fosse ormai giorno, e fosse apparso un timido sole, scomparve rapidamente ai miei occhi e non la vidi più. Alle nove l’altoparlante, con un messaggio in italiano, ci chiamò a raccolta nella hall della nave. Ci consegnarono un modulo che ci chiesero di compilare in stampatello con nome e cognome e con un messaggio di quattro parole da inviare tramite telegramma ai parenti. Io scrissi: “sto bene saluti Nino”. Ritornai nuovamente in veranda dove venni a sapere che eravamo circa ottocento naufraghi fra passeggeri e personale. Alle dieci e mezza ci chiamarono di nuovo presso la hall della nave dove avevano preparato dei tavoli con capi di vestiario, sembrava di essere in una boutique. Disposti  su vari tavoli, ordinati per tipo e sesso,  ci si poteva servire secondo necessità. Io mi avvicinai al tavolo delle scarpe, ma con mia grande delusione dovetti constatare che non c’era nulla di adatto alla misura dei miei piedi. Alle undici e mezza ci servirono il pranzo in veranda: pollo e vitello arrosto, insalata di pomodoro, patate e birra. Come giusta conclusione ci portarono un buon caffè e ci offrirono una sigaretta. Un servizio assolutamente perfetto. Dopo pranzo, sopraffatto dalla stanchezza, mi assopii disteso su di una sdraio. Poco dopo passò un signore, alto più o meno come il sottoscritto, che si rivolse a me in tedesco. Non capii una parola, ma a gesti mi fece capire di aspettarlo che sarebbe tornato subito. Lo vidi tornare con in mano un paio di scarpe bianche. Erano per me. Le indossai, un po’ larghe, ma più che sufficienti. Lo ringraziai, lui mi appoggiò una mano sulla spalla e ci salutammo entrambi soddisfatti. Io di avere finalmente delle scarpe ai piedi e lui di aver risolto un problema ad una persona in difficoltà. Verso le quindici entrammo nella baia di New York e ancor prima di attraccare fummo assaliti da giornalisti e fotografi. In una di queste foto, pubblicata poi in America sul “Progresso Italo Americano, e in Italia sul “Corriere Lombardo” comparivo anch’io. Non tutti furono fortunati come il sottoscritto. Seppi poi che complessivamente 51 persone avevano perso la vita. Cinque della Stockholm, la nave che ci aveva speronato, e quarantasei dell’Andrea Doria.

Testimonianza raccolta da Gianluigi Saveri

1 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - Tal là, tal là al mer
2 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - Ti con cla facia lì at pol ander in cap al mond 
3 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 7 luglio 1955, per la prima volta mi imbarco a Genova sull'Andrea Doria
4 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - Andrea Doria, prima traversata Genova - New York e ritorno
5 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956, Andrea Doria, il giorno del naufragio
6 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956 - Il salvataggio
7 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956 - 13, il mio numero fortunato

 

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