4 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - Andrea Doria, prima traversata Genova - New York e ritorno4 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario del salsese Nino Saccani, classe 1932 - Andrea Doria, prima traversata Genova - New York e ritorno - L'Andrea Doria partiva l’indomani. Mi presentai all’ufficio del commissario che mi rilasciò un certificato per uscire dal porto e un documento per il guardarobiere. Passai poi dalle cucine dove il capo cuoco mi spiegò quali dovevano essere i miei compiti: griglia e breakfast al mattino, mezz’ora prima degli altri, straordinario pagato. Mi fece accompagnare da un ragazzo in guardaroba a prelevare lenzuola, coperte e grembiuli da lavoro. Il ragazzo, di Lerici, aveva la mia stessa età e legammo subito. Mi condusse in cabina; aria condizionata, quattro letti a castello, quattro stipetti e un lavandino. I servizi e le docce in fondo al corridoio.

I letti, mille lire per venti giorni di viaggio, li rifaceva al mattino un cabinista. I cinquanta ufficiali e i cinquecento del personale dormivano chi al centro chi a prua, le parti della nave più disturbate. Io dormivo nella parte centrale dove si sentivano i rumori delle turbine. I primi tempi faticai a prendere sonno, ma ero giovane, ventitre anni appena compiuti, mi abituai presto. Al pomeriggio il mio nuovo amico mi accompagnò dal sarto che mi confezionò due giacche e due pantaloni, costo trattenuto dalla busta paga. L’indomani sveglia alle sei e subito in cucina. Si partiva a mezzogiorno e in prima classe c’erano duecento persone da sfamare. Noi eravamo inquadrati come nell'esercito e, proprio come in una caserma, c’erano genovesi, triestini, calabresi, siciliani e soprattutto napoletani. Inizialmente ero visto con un po’ di diffidenza, ma poi, col passare del tempo, mi accettarono come uno di loro. Alle cinque del pomeriggio eravamo in rada a Cannes, un'ora di sosta, dove imbarcammo altre persone, e il mattino seguente alle otto eravamo a Napoli da dove ripartimmo alle cinque del pomeriggio. Dopo due giorni, alle quattordici e trenta, eravamo a Gibilterra. In rada per un'ora e poi via verso l'America. Sei giorni di navigazione, arrivo previsto a New York alle sette del mattino. All’imbarco ci avevano fornito un libretto personale, sul quale era stampato il nostro nome,  dove potevamo trovare tutte le informazioni riguardanti le possibili situazioni d’emergenza: punto di raduno in caso d’incendio, posto sulla scialuppa e il significato dei fischi della nave in caso di abbandono, d’incendio e di saluto. Sia alla partenza sia al ritorno ad un certo punto suonava l’allarme e tutti, equipaggio e passeggeri, dovevano recarsi in un punto prestabilito della nave con indosso il salvagente. Venti minuti circa di esercitazione durante i quali, in tutte le lingue, veniva ricordato che l’esercitazione aveva lo scopo di salvaguardare la vita in mare delle persone anche se, veniva sottolineato, la nave era inaffondabile perché costituita da tante paratie e dotata di porte tagliafuoco. Il nostro lavoro per la clientela iniziava all'ora della partenza e terminava alle quattordici e trenta. A quell’ora ci si ritirava in cabina e ci si riposava fino alle sedici, poi si riprendeva di nuovo il servizio fino alle ventuno e quindici. Quattordici ore di servizio, io mezzora in più. Cinque ore e mezza di straordinario pagato e una gratifica di ventimila lire a viaggio che si sommava allo stipendio mensile di cinquantacinquemila lire. Durante l’attraversata erano previste tre cene di gala: la prima per il saluto del comandante, la seconda durante la traversata atlantica e la terza di commiato. Sulla nave c’erano cinque cucine: cucina di I di II e di III classe, cucina degli ufficiali e cucina del personale. C’erano anche una gelateria e una pasticceria. Un self-service e una griglia in piscina di I classe permetteva per chi lo volesse di pranzare in costume da bagno. Io lavoravo nella cucina di prima classe. Alla sera, terminato il servizio, si faceva una doccia, si indossava una divisa pulita e ci ritrovava in una saletta dopolavoro dove si poteva bere qualcosa al bar, giocare a carte e dove, una volta a traversata, veniva proiettato anche un film. All’arrivo a New York, ancora sudato per aver servito il breakfast, l’altoparlante fece il nome di tutti i nuovi imbarcati, fra cui il mio. Dicevano che dovevamo presentarci subito all’ufficio del commissario dove ci aspettavano la polizia americana e quelli dell’immigrazione. Dopo un breve interrogatorio, dove mi chiesero se mi piaceva l’America, se avevo parenti in America e se ero comunista, mi presero le impronte digitali, mi fotografarono con un numero sul petto e mi lasciarono libero di ritornare in cucina. Finalmente al pomeriggio col mio amico, che mi faceva da guida, posai per la prima volta il mio piede sul suolo americano. Ci allontanammo dal porto fino a raggiungere la casa del marinaio, un edificio ad un piano con bar,  ristorante e qualche divertimento.  Comprai cartoline e francobolli, volevo far sapere a parenti e amici fin dove ero arrivato. La sera poi mi portò al cinema-varietà. Del film non capii una parola, il varietà invece, cinquanta bravissime ballerine, fu fantastico. Concludemmo la serata all’angolo della 42a strada dove c’era una grande birreria. Facevano panini, hamburger e cipolle oppure würstel e senape, con uno strano pane, bianco e morbido. La giornata americana mi era costata quasi tutti i venti dollari che ci avevano dato all'arrivo in porto. Fu una giornata indimenticabile.  A mezzanotte tornammo sulla nave. Avevamo bisogno di riposare perchè l'indomani dovevamo caricare il necessario per il viaggio e ripartire per l’Italia. Dopo nove giorni di navigazione attraccammo a Genova e dopo tre giorni a terra riprendemmo il mare per una nuova traversata. Sei traversate Genova - New York ogni due mesi.

Testimonianza raccolta da Gianluigi Saveri

 andrea doria menu 1

Andrea Doria,  menú cena di gala del 12 marzo 1956 - Comadante superiore Piero Calamai

1 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - Tal là, tal là al mer
2 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - Ti con cla facia lì at pol ander in cap al mond 
3 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 7 luglio 1955, per la prima volta mi imbarco a Genova sull'Andrea Doria
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5 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956, Andrea Doria, il giorno del naufragio
6 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956 - Il salvataggio
7 - Dalla via Trento all'Andrea Doria - Dal diario di Nino Saccani, classe 1932 - 25 luglio 1956 - 13, il mio numero fortunato

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